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Il Monumento ad Antonio Canova alla Basilica dei Frar

Chirone che ammaestra Achille nella Musica

1.6. Il Monumento ad Antonio Canova alla Basilica dei Frar

Il corpo accademico dell’Accademia di Belle Arti di Venezia si fece promotore e committente di un grande progetto per onorare il sommo scultore dell’Ottocento veneto, l’artista di fama nazionale ed internazionale Antonio Canova.

Dalle cronache del tempo e dal referto medico del dottor Zannini, che con il dottor Aglietti fu al capezzale dello scultore, sappiamo che Canova morì a Venezia la mattina del 13 ottobre 1822, alle ore sette e quarantatre minuti149. I funerali furono celebrati in forma solenne il 16 ottobre nella Basilica a San Marco e l’orazione funebre fu letta dal conte Leopoldo Cicognara, allora Presidente dell’Accademia di Venezia.

Lo stesso giorno dei funerali, la commissione dell’Accademia tramite il Presidente Leopoldo Cicognara aprì i registri per la contribuzione, in tutta Europa, alla costruzione del mausoleo in onore del sommo Canova150. Il monumento doveva sorgere a Venezia: in questa città lo scultore aveva appreso i primi rudimenti dell’arte dal maestro Giuseppe Bernardi Torretti, conosciuto nobili mecenati che lo avevano aiutato a raggiungere tanta grandezza e dove, infine, aveva concluso la sua carriera e trascorso gli ultimi giorni della vita. Doveva essere il monumento che testimoniava ai posteri la riconoscenza del mondo per la gloria della sua arte e, anche, il riconoscimento alla nobiltà d’animo dell’uomo151.

Le elargizioni non tardarono a venire e l’adesione fu copiosa anche da parte dei meno abbienti, avendo stabilito che per ogni azione bastassero due zecchini. Si contarono centoventicinque azionisti esteri, primi tra tutti per generosità l’Imperatore e l’Imperatrice d’Austria (200 azioni), seguirono azionisti provenienti da tutto il mondo: America, Baviera, Danimarca, Francia, Germania, Svizzera, Inghilterra, Paesi Bassi, Portogallo, Prussia, Polonia, Sassonia. Dall’Italia, in particolar modo dal centro e dal nord giunsero cinquecentotre azioni e più della metà solo dalla città di Venezia. Risultò che l’introito definitivo fu di 4238 azioni, per un totale di 118038,45 Lire Austriache, mentre la spesa complessiva per il monumento ammontò a 114063, 90 Lire Austriache. Con i soldi rimasti, sufficienti per circa metà dell’ulteriore spesa, si volle coniare

149 Lettera di un anonimo a Giuseppe Monico, in PIER ALESSANDRO PARAVIA, Notizie intorno alla vita di Antonio

Canova giuntovi il catalogo cronologico di tutte le sue opere, Venezia Giuseppe Orlandelli editore, 1822 (ristampa

anastatica, a cura di R. Varese, Bassano del Grappa, 2001, p. XCIV) e PAOLO ZANNINI, Storia della malattia per cui

Antonio Canova, Venezia, 1822.

150 ASVe, Governo Veneto, 1823, b. 2174, f. XVI 2/7, Rubrica Accademia delle Belle Arti, Oggetto Monumento

Canova e LEOPOLDO CICOGNARA, Lettera sul monumento da erigersi in Venezia alla memoria di Antonio Canova, del

co. Cicognara presidente della I.R. Accademia di Belle Arti, all’egregio Sig. Ab. Gio. Battista Canova, Venezia li 25

Dicembre 1822, Venezia, Picotti, 1822.

151 ID., Sul Monumento da erigersi in Venezia alla memoria di Canova, Venezia, Giuseppe Picotti, 1822. Per una

una medaglia con cui gratificare parimente tutti i contribuenti. Lavorata dal giovane udinese Antonio Fabris, colui che nel 1847 fu nominato incisore capo alla Zecca di Venezia, la medaglia commemorativa presentava da un lato il prospetto del monumento e dall’altro l’effige di Antonio Canova152.

Il grande consenso ottenuto dall’iniziativa di Cicognara doveva confermarsi anche nella sua realizzazione, ma a quale scultore si poteva affidare il compito di realizzare il monumento per il “nuovo Fidia”? Solo lo stesso Canova avrebbe potuto essere all’altezza.

Si ritenne pertanto soluzione migliore quella di utilizzare un’opera frutto della mente canoviana, evitando così anche le gare tra artisti e le inevitabili lungaggini inerenti a un concorso. All’Accademia si conservava uno dei modelli del monumento funebre a Tiziano153 (fig. 13), ideato e forgiato dalla mano di Canova proprio per la Basilica dei Frari, su commissione del suo mecenate veneziano, il cavalier Zulian nel 1794. La morte di quest’ultimo e la caduta della Repubblica impedirono di realizzare il progetto154. Poco più tardi, nel 1798, lo stesso Canova utilizzerà questo modello, se pur con adattamenti, per realizzare il monumento funebre di Maria Cristina d’Austria (fig. 14). L’opera commissionata dal marito, il duca Alberto di Sassonia, fu collocata ed inaugurata nel 1805 nella chiesa degli Agostiniani a Vienna155.

Nel modello per il Monumento a Tiziano

“nel mezzo della parte inferiore vi era una porta aperta a cui si ascendeva per tre gradini, sull’ultimo dei quali, a sinistra la Pittura, coperta di un velo, da cui trasparivano i lineamenti del viso composti a mestizia, stava in atto di entrar nel sepolcro. Al suo fianco un genio ne portava in simboli, e dietro seguivano le due arti sorelle, Scultura e Architettura, questa appoggiata a quella, con i simboli relativi gettati sopra i gradini. Al lato desto un leone lacrimante sdraiato raffigurava la scuola veneziana, e a ridosso di lui il Genio inspiratore dell’artista piangeva la sua face spenta. Quando il Cicognara ebbe il pensiero gentilissimo di riprodurre in marmo pel Canova questo monumento da lui creato per Tiziano, volle che si alterasse il meno possibile l’originale: epperò non fece che sostituire nell’alto rilievo il ritratto di Canova a quello del pittor cadorino, e mantenne l’ordine stesso delle figure, quantunque, trattandosi di uno scultore, la prima dovesse rappresentare la Scultura”156.

152 LEOPOLDO CICOGNARA, Allocuzione letta dal sig. Conte cav. Cicognra, Presidente della R. Accademia Veneta nel dì

21 gennaio 1824, giorno in cui fu dedicato il piccolo monumento dai soci Accademici all’immortale Canova, Venezia,

s.d. [1824] e Il Veneto e l’Austria. Vita e cultura artistica nelle città venete 1814-1866, cat. di mostra, a cura di S. Marinelli, G. Mazzariol, F. Mazzocca, Milano, Electa, 1989, pp. 121-122.

153 AABAVe, Atti, 1821, b. 16, Venezia 13 agosto 1821, I fratelli Selva donano all’Accademia di Belle Arti di Venezia

il modello del Monumento a Maria Cristina d’Austria e il modello del Monumento a Tiziano realizzati da Canova e di proprietà del defunto loro fratello Gianantonio Selva.

154 Cfr. GIUSEPPE PAVANELLO, L’opera completa del Canova, Milano, Rizzoli, 1976, p. 99 155 Ivi. pp. 107 – 109.

156 VITTORIO MALAMANI, Memorie del Conte Leopoldo Cicognara tratte da documenti originali, parte II, Venezia,

Rispetto al Monumento per Maria Cristina d’Austria, che si trova sulla navata destra della chiesa degli Agostiniani a Vienna, il Monumento a Canova si trova sulla navata sinistra della Basilica dei Frari, è per questo che i gruppi scultorei sono invertiti. Il leone e il genio si trovano alla sinistra del monumento mentre il corteo è alla destra, così chè il visitatore che entra dal portone principale della Basilica può vedere frontalmente il corteo e non di schiena.

Ma se il modello per il monumento a Canova era stato felicemente trovato, restava pur sempre il problema di chi potesse meritare l’onore dell’esecuzione.

A questo scopo vennero scelti, sei dei più illustri artisti veneti che in diversi modi erano stati legati a Canova. Essi, di comune accordo, si divisero il lavoro e determinarono il prezzo di ogni opera che doveva essere eseguita in marmo157. Lavorarono gomito a gomito nei locali dell’Accademia dove era stata installata una piramide in legno “perfettamente simile a quella del monumento, in grandi proporzioni, di 32 piedi di altezza dalla piattaforma, e di pari larghezza alla base, e a ciascuno degli scultori prescelti fu data una sezione dei gradi di essa per modellare nelle proporzioni esatte le rispettive statue, ottenendo così quella corrispondenza di parti tanto necessaria all’armonia dell’insieme”158, e in base alla quale gli scultori modellarono in creta le parti a loro affidate con la supervisione di Leopoldo Cicognara159.

Giuseppe de Fabris, protetto all’inizio della sua carriera dallo stesso Canova e dimorante a Roma, eseguì il Genio seduto sulla scalinata antistante la piramide per il prezzo di 350 Luigi160. Rinaldo Rinaldi, assistente dello scultore possagnese e anch’esso dimorante a Roma, eseguì il

Leone ed il Genietto della scultura per il prezzo di 480 Luigi (fig. 15). Antonio Bosa, scultore di

Pove del Grappa, fu incaricato di eseguire in bassorilievo il medaglione che racchiude l’effige di Canova e le due fame che lo sorreggono161, il tutto per un prezzo di 260 Luigi. Bartolomeo Ferrari, marostincense, scolpì la statua della Scultura per il prezzo di 350 Luigi e per lo stesso prezzo Giacomo De Martini, veneziano, eseguì i due Genietti che seguono le statue della Pittura e dell’Architettura. Queste ultime furono scolpite da Luigi Zandomeneghi, al quale spettarono ben 600 Luigi (fig. 16). Il lavoro di intaglio della piramide fu realizzato all’abile tagliapietra Domenico Fadiga. L’affidamento dell’esecuzione del Genio e del leone rispettivamente a De Fabris e a Rinaldi non fu casuale, bensì dovuta al fatto che essi, a differenza degli altri artisti impiegati nell’operazione, avevano la possibilità di osservare da vicino il Genio ed i Leoni nel Monumento a

157 LEOPOLDO CICOGNARA, Il Monumento a Canova eretto in Venezia, Venezia, Alvisopoli, 1827, p. 11

158 VITTORIO MALAMANI, Memorie del Conte Leopoldo cit., p. 311 e LEOPOLDO CICOGNARA, Il Monumento a Canova

cit., p. 10.

159 Monumento Canova in Venezia, in “Gazzetta Privilegiata di Venezia”, n. 148, 4 luglio 1823.

160 Per le vicende del Genio realizzato da Giuseppe De Fabris si veda la scheda relativa in NICO STRINGA, Giuseppe De

Fabris. Uno scultore dell’Ottocento, Milano, Electa, 1994, pp. 68-73.

161 AABAVe, Atti, 1827, b. 28, 1 aprile 1827 Antonio Bosa riferisce su alcuni getti in gesso presi dal marmo da lui

Clemente XIII in San Pietro a Roma e Cicognara ritenne di dar loro questo vantaggio. Purtroppo, modellate sul posto, ma lavorate negli studi degli scultori, le due opere costituenti la parte sinistra della decorazione piramidale evidenziano una netta sproporzione dimensionale e stilistica rispetto alla parte destra della composizione (il corteo funebre), composto e compatto questo, mosso e leggero l’altro.

Cospicue furono le spese per i viaggi degli scultori residenti a Roma, nonché per il trasporto dei marmi e la spedizione dei modelli, per i quali furono impiegati circa 500 Luigi. Con la stessa cifra si provvide alla spesa per la segatura del materiale occorrente per il rivestimento della piramide, per lo zoccolo e per la gradinata. Per l’acquisto, il carico e scarico dei marmi a Venezia e a Roma, si sborsarono circa 700 Luigi162. Per far fronte alla spesa totale che ammontò a ben 4090 Luigi, si attinse ai fondi della Cassa del Monumento sostenuta dai generosi azionisti.

Il Monumento a Canova trova a tutt’oggi degna collocazione nella seconda campata della navata laterale sinistra nella Chiesa dei Frari.

Realizzata con blocchi di marmo di Carrara163, ad eccezione del basamento in lumachella, l’opera si compone di un’imponente piramide il cui lato misura circa 8,8 metri e di un basamento lungo circa 10,45 metri. Sulla fronte della piramide una porta in bronzo sta all’ingresso del monumento, ossia della stanza sepolcrale. Sopra due Fame reggono l’effigie in rilievo di Canova ritratto di profilo e cinto dal serpe simbolo dell’immortalità. Alla destra dell’osservatore le tre Arti sorelle salgono i tre gradini che portano all’entrata della Piramide. Prima fra tutte è la Scultura, nell’atto di muovere il passo verso l’interno e di condurvi l’urna che gelosamente custodisce tra le mani con il cuore di Canova; seguono la Pittura e l’Architettura, tutte e tre scortate dai rispettivi Geni tutelari con i relativi attributi e le faci mortuarie accese. A sinistra, sdraiato sul primo gradino, sta il Leone Veneto che esprime infinita tristezza per la dolorosa perdita, mentre su di lui si abbandona il Genio ispiratore in posa lasciva, con la face spenta rivolta a terra.

162 “arrivato a Venezia il naviglio che portava il marmo, si diè tosto mano a costruire la piramide, e si cominciò dal

piantar le palafitte sotterranee, come si usa in tutte le costruzioni veneziane, dal fabbricare il zoccolo e la gradinata” in VITTORIO MALAMANI, Memorie del Conte Leopoldo cit., p. 315.

163 Cicognara si dovette accontentare di Marmo di Carrara di seconda qualità, sia per abbattere i costi della costruzione,

sia perché in toscana non si trovava più marmo di prima qualità. Sappiamo che il bianco statuario di Carrara, era scarseggiante dal 1820 ca. Leopoldo Cicognara e Luigi Zandomeneghi per Venezia cercarono quindi una materia prima consona ai territori veneti e nell’ambito dell’Impero Asburgico con minori costi di trasporto e di dogana. Dopo un tentativo fallito in Tirolo, si trovò come soluzione, la pietra d’Istria, di cui esistevano ancora le cave utilizzate in passato dalla Serenssima. Cfr. ASVe, Governo Veneto, Accademia di Belle Arti, 1822, b 1955, Fascicolo XX 18/9 Cave di Marmo.

Tornano adatte le parole che Giroloma Zulian scrisse in merito al Modello del Monumento a

Tiziano, il 16 luglio 1791: “il contrasto del dolore delle due arti Sorelle con quello della pittura

[scultura], che sembra volersi seppellire con Tiziano [Canova], è felicissimo”164.

Nel 1823 la “Gazzetta Privilegiata di Venezia” riporta che: “gli altri quattro scultori stanno contemporaneamente modellando i loro gruppi, e le loro statue”165; ancora la “Gazzetta” il 1 maggio 1824 in un articolo riferisce: “tutti i modelli colossali delle molte figure introdotte a far parte di tal Monumento non solo sono ultimati, ma stanno nelle rispettive officine disposti a dar forma ai marmi di già estratti dalle cave”166. Il 1° febbraio 1826 Ferrari scrive all’amico Cadorin: “mi accingo ancora ad eseguire la statura rappresentante la Scultura pel monumento Canoviano che va posto ai Frari”167.

Nel complesso programma di messa a punto del grandioso progetto del monumento ad Antonio Canova, il ruolo di Bartolomeo Ferrari e Luigi Zandomeneghi fu di primaria importanza. Membri della commissione di scultura, gli venne affidato un’importante compito: in una lettera del 15 ottobre 1822, scritta da Luigi Zandomeneghi con la collaborazione di Ferrari, solo due giorni dopo la morte dello scultore di Possagno, si dichiara:

“Noi sottoscritti Prof.ri di scultura abbiamo ricevuto dalli Sig.ri Prof.ri di medicina Consigliere Protomedico Francesco Aglietti, e Direttore dell’Ospital Civico Paolo Zanini, il cuore dell’Esimo Marchese Antonio Commendatore Canova, custodito in un vase di cristallo, sugellato dalli Sig.ri medesimi. Assieme a questa preziosa consegna ricevemmo pure la dichiarazione autentica che fu chiusa tra le due membrane che serrano il coperchio contro il vase sud.to. Ciò fu dietro ordine del Sig. cav. Leopoldo Conte Cicognara impartitoci con sua lettera del 14 corrente”168.

Il cuore di Canova venne conservato presso l’Accademia di Belle Arti sino all’avvenuto compimento del monumento sepolcrale, che da allora contiene solo il cuore dello scultore169. Nel vaso rimasto vuoto all’Accademia venne collocata la mano destra dello scultore, ora conservata a Possagno per ricongiungersi con il resto del corpo ivi sepolto170.

164 GIUSEPPE PAVANELLO, Dentro l’urne confortate di pianto. Antonio Canova e il Monumento funerario di Maria

Cristina d’Austria, Verona, Scripta edizioni, 2012, pp. 17, 36 (n. 7), pp. 17, 36 (n. 7).

165 Monumento Canova in Venezia, in “Gazzetta”.cit, 4 luglio 1823.

166 Monumento a Canova a Venezia, in “Gazzetta Privilegiata di Venezia” 1 maggio 1824.

167 BCPd, Lettera dello Scultore Sig. Bartolommeo Ferrari del 1 Feb.io 1826 di Venezia al Sig. Gio. Cadorin, in

Miscellanea XXIV di Scritti Appartenenti Alle Belle Arti, pp. 141-145.

168 BMCC, Ms P.D. 590 C/ cc XI, 15 ottobre 1822.

169 LEOPOLDO CICOGNARA, Allocuzione letta dal sig. Conte cav. Cicognra cit.. Cfr. “Gazzetta privilegiata di Venezia”,

n. 19, 24 gennaio 1824.

170 MARCELLO CAVARZAN, Le “Reliquie e le memorie di Canova a Possagno”, in La mano e il volto di Antonio

Il corpo di Canova fu tumulato a Possagno all’interno del monumento ideato e realizzato dallo stesso scultore per il Marchese Berio di Napoli, mai pagato dai committenti e rimasto quindi nello studio dello scultore.

Il primo giugno 1827 alla Basilica dei Frari ebbe luogo l’inaugurazione del Monumento a Canova:

“lo scoprimento solenne, e fu trovata bellissima una messa funebre scritta a posta dall’abate Marsand; splendida la funzione ecclesiastica; ed imponente oltre ogni dire l’aspetto della vasta chiesa. Quantunque non si fossero fatti inviti officiali, presenziavano la cerimonia le autorità civili e militari, tutta l’aristocrazia, tutti i letterati di Venezia e delle città vicine, e tutti i forastieri che a Venezia si trovavano. Fu omaggio pieno e spontaneo reso alla cerimonia del Canova, e pianse il fratello suo, che assisteva da un canto della chiesa; pianse Leopoldo Ciognara quando con brevi e soavi parole rammentò l’amico perduto”171.

Per quasi un secolo il monumento fu meta di pellegrinaggio degli amatori dell’arte, fino a quando anche Canova fu oscurato da una critica avversa, che arrivò a definirlo come “lo scultore nato morto, il cui cuore è ai Frari, la cui mano è all’Accademia, e il resto non so dove”172.

171 VITTORIO MALAMANI, Memorie del Conte Leopoldo cit., p. 327.

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