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Cicognara, che per la grande impresa aveva ottenuto da Canova l’esecuzione della Polimnia (fig. 9), il 7 gennaio 1817 lo informa di aver pensato che per le “statue e gruppi lavorerebbero Ferrari, Zandomenghi, Bosa, Pizzi”118. Nella lettera del 9 aprile 1817 a Canova, Cicognara afferma: “Rinaldi farà un piccolo gruppo da porre su d’una della are prese da quell’antica di biblioteca San Marco, Pizzi qui professore farà l’altro gruppo”119.

Il 26 aprile Canova suggeriva come soggetto a Cicognara per i due gruppi in marmo Amore

e Psiche e Arianna e Bacco120. Ma pochi giorni prima il 21 aprile il ferrareseaveva proposto Achille

educato da Chirone e Icaro e Dedalo, soggetti allusivi all’educazione e all’insegnamento morale e

perciò più consoni alla circostanza121. Il 9 maggio il Presidente, ritornando sull’argomento comunicava all’amico di avere sostituito il Dedalo e Icaro con “il Giuramento di Annibale che farò fare a Pizzi”122, mentre riconfermava per Rinaldo Rinaldi il Centauro Chirone che insegna a

suonare la cetra ad Achille.

Durante la fase esecutiva si verificò, com’era prevedibile dato il numero di lavori in cantiere, una serie di inconvenienti, in particolare per le opere di scultura. Il gruppo del Giuramento

di Annibale che era stato commissionato ad Angelo Pizzi, nel giugno del 1818 non era ancora

116 Lettera del 28 maggio 1818, PLCF, b. 3, f. 2, edita in PAOLO MARIUZ, Leopoldo Cicognara ad Antonio Canova.

Lettere inedite della Fondazione Canova di Possagno, Possagno, Fondazione Canova, 2000, pp. 70-72.

117 Cfr. Vienna – Mostra delle opere dell’Omaggio, in “Gazzetta Privilegiata di Venezia”, n. 192, 29 agosto 1818 e

PAOLO MARIUZ, L’“Omaggio delle Provincie Venete” nelle lettere di Leopoldo Cicognara e Antonio Canvoa, in

Canova e l'Accademia cit., 2002, p. 17.

118 ANTONIO CANOVA, Epistolario (1816-1817) cit., p. 613. 119 Ivi pp. 764-765.

120 VITTORIO MALAMANI, Un’amicizia di Antonio Canova. Lettere di lui al Conte Leopoldo Cicognara, Città di

Castello, 1890, pp.90-93.

121 BCBC, Lettera data 21 aprile 1817, III.274.2817. 122 VITTORIO MALAMANI, Un’amicizia…, pp. 98-101.

“finito d’escire da’punti”123 e non riuscì ad essere terminato per l’esposizione in accademia il 24 maggio di quell’anno. La lentezza di Pizzi nel lavorare era causata dalla malattia che lo affliggeva da diversi mesi124 e che il 23 marzo del 1819 lo portò alla morte. Ammalatosi Pizzi, l’Accademia nominò supplente alla cattedra di scultura Giovanni De Min125.

Ci riferisce Bartolomeo Ferrari che:

“ho eseguito un Gruppo in marmo rappresentante il Giuramento d’Annibale che il celebre scultore Angelo Pizzi aveva modellato, ma che per indisposizione di salute non potè eseguire essendo cagionevole e volle onorarmi dell’esecuzione a preferenza d’ogni altro, che appena cominciata da me l’opera passò a miglior vita, e che con tutto l’impegno la condussi a termine”126.

Anche Antonio Emmanuele Cicogna in un passo del 12 aprile 1819 dei suoi Diari, ci conferma che fu Pizzi a scegliere Ferrari per portare a termine l’opera di cui aveva potuto realizzare solo il gesso:

“Oggi ho veduto la vedova del suddetto scultore Pizzi; ha detto che morendo esso raccomandò allo scultore Ferrari di compiere l’incominciato gruppo di Annibale e Amilcare che serve di regalo all’Imperatrice”127.

Ferrari portò a termine il marmo nel 1821 in tempo per essere esposto in agosto alla mostra annuale che si teneva in Accademia128. In questa occasione la Congregazione Centrale non inviò Cicognara a Vienna per accompagnare l’opera, bensì lo stesso Ferrari che fu ricevuto nella capitale austriaca dall’Imperatrice in persona che lo omaggiò di una tabacchiera d’oro129.

Come scritto nel prezioso libro a corredo, la scultura immortalava il momento in cui:

“Dal padre Amilcare, mentre facea sacrificio agli Dei, fu sospinto Annibale in età di nove anni a giurare sui sacri fuochi odio implacabile alla nazione Romana; dal che provennero quelle ostinate guerre, per le quali se non fu salvata l’Africa, almeno fu in gran parte vendicata. Questo fatto si ricorda acconciamente nel presente gruppo, il quale dimostra come le alte passioni e il sublime amor della Patria rapidamente discendano dal

123 BCBC, Lettera di Cicognara a Canova del 16 giugno 1818, III.274-2755.

124 AABAVe, Atti, 1818, b. 11, 6 giugno 1818. Il medico il 5 giugno aveva dichiarato che Pizzi era “da più mesi

gravemente malato per profonde ostruzioni nei visceri del basso ventre, e nel fegato specialmente”.

125 Ibidem, 13 giugno 1818

126 BCPd, Lettera dello Scultore Sig. Bartolommeo Ferrari del 1 Feb.io 1826 di Venezia al Sig. Gio. Cadorin, in Miscellanea XXIV di Scritti Appartenenti Alle Belle Arti., pp. 141-145. Per altre indicazioni riguardo le vicende dell’opera e Angelo Pizzi cfr. ENRICO NOE’, Lo scultore Angelo Pizzi (Milano 1775-Venezia 1819), in “Saggi e memorie di storia dell’arte”, n. 36, 2011, pp, 286-289, 313.

127 BMCVe, Cicogna 2846, c. 4540, 12 aprile 1819.

128 Catalogo delle opere che si trovano esposte alla pubblica osservazione nella I.R. Accademia di Belle Arti, in

“Gazzetta Privilegiata di Venezia”, n. 182, Venerdì 10 agosto 1821. Bartolomeo Ferrari espose due opere tra cui Il giuramento di Annnibale di cui la Gazzetta riporta: “gruppo in marmo destinato a completar la serie dei doni offerti alla devozione delle provincie Venete alla Maestà degl’Imperiali Augusti Consorti. Questo Gruppo immaginato dal defunto Professore di scultura sig. Angelo Pizzi, e soltanto abbozzato fu ridotta felicissimo compimento dalla mano del predetto sig. Ferrari”.

cuore dei padri a quello de’figli, quando specialmente vi concorra il favore del Cielo, che ascolta ed accoglie gli umani voti, e da cui derivano le prime sorgenti d’ogni più vera e perenne pubblica felicità”.

I soggetti dei gruppi scultorei, da leggersi in chiave simbolica, sottintendevano la temperanza dei sovrani, generosi e prudenti nell’educazione dei giovani tale da radicare le passioni più vere come l’amore di patria, cui era volto il giuramento del giovane Annibale sospinto dal padre Amilcare. E la vita di Annibale fu appunto contrassegnata da un odio profondo per Roma, come da giuramento fatto all'altare di Cartagine. Annibale rimase fedele fino alla fine dei suoi giorni al giuramento fatto “che mai avrebbe firmato una pace con Roma”.

L’Imperatore e la consorte Carolina accettarono da Cicognara un’ opera che, avendo per profondo senso l’amore per la patria, poteva sottintendere un sentimento di odio dei veneziani per i dominatori asburgici.

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