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Condotta e performance dei concorrenti

3.1.1 I principali cambiamenti a livello istituzionale

3.3 Il settore dell’intermediazione di lavoro in Italia

3.3.2 Condotta e performance dei concorrenti

Nel caso del settore dell’intermediazione di lavoro è molto difficile definire un comportamento univoco dei concorrenti in quanto si tratta di numerose tipologie di intermediari che differiscono tra loro per quanto riguarda la natura (pubblici, privati ed istituzionali), le funzioni svolte nel mercato del lavoro e il core business72. In un mercato composito da soggetti tanto differenziati anche in termini di dimensione, servizi offerti, diffusione sul territorio, penetrazione nei singoli segmenti, risulta difficile anche definire le performance complessive del settore (tipicamente misurate in termini di livelli di remunerazione, tassi di espansione, efficienza e competitività).

Per queste ragioni, al fine di descrivere sinteticamente i comportamenti e i risultati degli intermediari nel settore dell’intermediazione, si considerano separatamente le principali tipologie di intermediari che operano nel contesto italiano.

Centri per l’Impiego

. Fino alla seconda metà degli anni ’90 l’unico servizio di placement disponibile è stato quello del collocamento pubblico che doveva essere utilizzato obbligatoriamente per l’assunzione di determinate categorie di lavoratori.

Nel 2009 sono presenti in Italia 537 Centri per l’Impiego dislocati sull’intero territorio nazionale con una dimensione media di circa 23 dipendenti; si concentrano prevalentemente nel sud e sulle Isole raccogliendo un’utenza complessiva di circa 2 milioni e mezzo di persone all’anno (ISFOL, 2007). I target principali dei Cpi sono i lavoratori in difficoltà, come i disabili, gli immigrati, le donne in rientro dalla maternità, e soprattutto i disoccupati di lunga durata e le persone in possesso di un titolo di studio basso: a queste persone i Cpi offrono prevalentemente servizi di orientamento, inserimento lavorativo e formazione professionale.

Negli ultimi anni il servizio pubblico si è radicalmente rinnovato. Con il DLgs 181/2000 la logica “assistenzialista” è stata sostituita (almeno nelle intenzioni) da percorsi personalizzati verso il lavoro73. Molti Centri per l’impiego si sono specializzati nello stimolo all’auto imprenditorialità locale attraverso attività sistematiche di diffusione delle informazioni, incentivo al lavoro autonomo, assistenza nella gestione dei sussidi e consulenza specialistica nella fase di sturt-up.

Nonostante i numerosi cambiamenti strategici ed operativi i Cpi raccolgono ancora solo una piccola parte della domanda proveniente dalle aziende per la ricerca e selezione di personale (circa il 4,4%); le aziende che ne fanno maggior uso sono quelle che operano nei settori del manifatturiero, metal meccanico e turistico alberghiero; esse si rivolgono al servizio pubblico principalmente per la ricerca di personale di media bassa qualifica, quali operai non specializzati e impiegati esecutivi74. Rispetto ai lavoratori il vantaggio del soggetto pubblico rispetto ai competitors privati è rappresentato dalla fiducia riposta dal lavoratore nella sua neutralità: il cittadino pur diffidando pregiudizialmente dell’efficienza del soggetto pubblico gli attribuisce comunque una neutralità ed un rispetto delle norme che non riconosce al privato: l’essere soggetti pubblici è pertanto fonte di garanzia e se a questa si associa una nuova capacità di erogazione ciò può

72 Come si é visto il settore è composto dalla sommatoria di tutte le imprese che operano nei campi del collocamento pubblico e privato, della ricerca e selezione, del lavoro interinale, della ricollocazione professionale del e-recruitment e dell’orientamento, a cui si aggiungono anche gli uffici placement delle Università e i Centri di Formazione.

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Un esempio è rappresentato dal “Patto di servizio”, attivato in metà dei Cpi, tramite cui sia l’ufficio che l’utente si impegnano ad affrontare un percorso di formazione e inserimento: l’obiettivo è quello di scoraggiare il fenomeno dell’opportunismo di chi cerca solo un sostegno economico, sebbene nella metà dei casi il mancato rispetto degli impegni non comporti delle sanzioni.

diventare un’arma competitiva importante nel mercato dell’intermediazione di manodopera.

Agenzie di ricerca e selezione

. La tipologia più numerosa tra le agenzie per il lavoro è sicuramente quella dalle società di ricerca e selezione. Nel 2009 sono in totale 683 le società di ricerca e selezione iscritte all’albo informatico del Ministero del lavoro e fanno registrare un giro d’affari che si aggira intorno ai 500 miliardi di euro. Dal lato dell’offerta i target delle agenzie di ricerca e selezione sono principalmente i lavoratori specializzati con professionalità di livello medio - alto. Dal lato della domanda coprono solamente il 2,5% del mercato e a loro si rivolgono per la maggior parte aziende che appartengono al settore finanziario, alla grande distribuzione, all’informatica e al tessile/abbigliamento e le competenze più richieste dalle aziende sono quelle nell’area commerciale/marketing, direzione generale e risorse umane.

Vi sono operatori di grandi dimensioni legati spesso anche a circuiti internazionali ma per la maggior parte si tratta di società di piccole che operano a livello locale e/o in mercati di nicchia75. Nella maggioranza dei casi le agenzie di ricerca e selezione non adottano un approccio strategico specialistico per settori e profili ma mantengono un target piuttosto indifferenziato (Consiglio e Moschera, 2005).

Nel comparto si distinguono i così detti “cacciatori di teste” (Head Hunters); si tratta di agenzie specializzate nella ricerca di profili dirigenziali e si distinguono al loro interno rispetto al mercato di intervento e alla maggiore o minore specializzazione su determinati profili: offrono anche servizi aggiuntivi alle aziende come la consulenza organizzativa e del personale, la formazione, la valutazione delle performance e la realizzazione di report di settore. Vi sono anche società di temporary (interim) management: coprono una solo piccolissima fetta del mercato del lavoro, hanno lo stesso funzionamento di una agenzia di somministrazione e si occupano di selezionare e fornire alle organizzazioni lavoratori temporanei in posizioni manageriali; a differenza delle agenzie di somministrazione generaliste i manager “temporanei” non sono assunti dall’agenzia, ma sono lavoratori indipendenti utilizzati dalle aziende per affrontare situazioni di crisi, per portare avanti progetti di cambiamento o per gestire fasi di successione imprenditoriale.

Agenzie di outplacement

. Nel 2009 le società di supporto alla ricollocazione riconosciute e presenti nell’Albo elettronico del Ministero del lavoro sono 57. Nel 2005 il comparto realizzava un giro d’affari di circa 20 milioni di euro che è cresciuto del 20% nel 2008 anche a fronte della crisi finanziaria e dei fondi messi a disposizione dalle amministrazioni pubbliche per il ricollocamento della manodopera in esubero.

I committenti principali delle società di outplacement sono solitamente grandi aziende, multinazionali, e solo in minor misura, società di dimensioni medio - grandi (Bianco, 2004). I dati pubblicizzati dall’ASIO (Associazione Italiana Società di Outplacement) mostrano che nel periodo 2004-2005 le società aderenti all’Associazione hanno re-impiegato oltre 2.800 persone su un totale gestito di circa 3.300, conseguendo un tasso medio di ricollocazione dell’85% (operazioni collettive). Nello stesso biennio il ricollocamento individuale ha interessato figure impiegatizie, quadri e dirigenti di età compresa tra i 38 e i 45 anni, che nell’arco di circa 6 mesi sono stati ricollocati con successo in settori privati dell’industria e dei servizi e nella Pubblica Amministrazione.

Agenzie di intermediazione. Nel 2009 nell’albo del Ministero sono registrate 17 agenzie private di intermediazione. Nello svolgere prevalentemente attività di

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Alcune, pur operando in ambito nazionale, sono organizzate in federazioni che comprendono diversi stati. Esistono anche delle federazioni internazionali (es. Association of Executive Search Consultants – AESC) che si occupano di ricerca di dirigenti per imprese multinazionali o, in ogni caso, con una propensione internazionale.

collocamento le agenzie di intermediazione concorrono direttamente con il settore pubblico con la differenza che il collocamento privato è svolto da organismi che sono delle imprese a tutti gli effetti, e che quindi per sopravvivere debbono vendere i propri servizi sul mercato.

Le ragioni per cui il numero di tali operatori è oggi piuttosto ridotto risiedono nei criteri di autorizzazione particolarmente rigidi per questa tipologia di agenzia per il lavoro. Le società che si registrano nella sezione “agenzie di intermediazione” sono autorizzate ad erogare servizi di intermediazione, ricerca e selezione e outplacement. Per ottenere l’autorizzazione dal Ministero devono però rispettare requisiti organizzativi simili a quelli delle agenzie di somministrazione (società di capitali, 50.000 euro di capitale versato, presenza in almeno quattro regioni e avere l’intermediazione quale attività prevalente), oltre ai classici requisiti di tipo giuridico e finanziario. Per questo molte ex società di intermediazione a partire dal 2003 si sono convertite in agenzie di somministrazione generaliste così da poter offrire l’intera gamma di servizi per il lavoro compresa la somministrazione di manodopera.

Intermediari speciali. Altre organizzazioni sono autorizzate, in regime speciale, a svolgere attività di intermediazione nel mercato del lavoro.

Tra queste le Università, le uniche ad essere legittimate ex lege all’esercizio dell’intermediazione, sono destinate a diventare il canale principale per i neolaureati per la ricerca della prima occupazione. A tre anni dalla riforma solo il 60% delle Università italiane offriva servizi di job placement per i laureati (ISFOL, 2006a) a cui solo il 5,2% dei laureati ha fatto ricorso mostrando di preferire ancora modalità dirette per la ricerca di lavoro, quali l’invio di curriculum ai datori di lavoro (30,5%), la conoscenza diretta (20%) e le inserzioni sui giornali (ISTAT, 2006).

Nella sezione VI dell’albo informativo del Ministero del lavoro sono registrate 20 agenzie di intermediazione in regime particolare di autorizzazione; si tratta di agenzie comunali e datoriali che per svolgere l’attività di intermediazione devono rispettare alcuni vincoli giuridici ed organizzativi. Quanto a questo gruppo vari fattori paiono aver influito sulla non ancora completa “messa in opera” della riforma. Si rileva una scarsa “convenienza” per gli attori economici ad operare come agenzie di intermediazione, un limitato interesse delle parti sociali ad “emergere” nel “nuovo” ruolo di intermediatori, direttamente o attraverso i loro enti bilaterali e una solo parziale attivazione dei sistemi regionali di autorizzazione, indispensabili all’ingresso dei nuovi operatori locali (ISFOL, 2006a).

Job sites.

Il 26,1% delle persone in cerca di lavoro utilizza internet per cercare lavoro inviando direttamente il proprio curriculum alle banche dati aziendali o rivolgendosi ai siti web dedicati all’e-recruitment. Sono circa dieci i siti di job recruiting in Italia che offrono servizi di comunicazione e contatto. Sebbene si pensasse che internet avrebbe sostituito i soggetti classici dell’intermediazione, negli anni i job sites hanno perso quote di mercato e si trovano oggi in forte difficoltà; ciò perché il “primo contatto” non è che il punto di arrivo di un processo molto più complesso che include, ad esempio, la valutazione del CV e il colloquio face-to-face (si tratta di componenti importantissime del processo di matching che i job sites non sono riusciti ancora a presidiare).

Un fenomeno recente riguarda la nascita e la crescita dei social network professionali dedicati al mondo del lavoro che, sfruttando una tecnologia web 2.076, favoriscono la

76 Con il termine Web 2.0 si intende “ l’ambiente in cui si sono sviluppati dei siti web e delle applicazioni, che mettono il controllo del contenuto, sia generato direttamente dall’utente che no, nelle mani del consumatore.

creazione di legami deboli tra individui e offrono chance occupazionali a chi vi partecipa. In tutto il mondo nascono reti sociali on-line che collegano chi vuol progredire nel mercato del lavoro: dai siti americani Vault, frequentato da chi è ad inizio carriera, LinkedIn, per chi ha qualche anno di esperienza, e Ryze che punta ai professionisti di lungo corso, agli europei come il francese Viadeo o lo spagnolo Neurona. Anche se un po’ in ritardo rispetto al resto d’Europa il fenomeno sta prendendo piede anche in Italia. Se si considera l’importanza che assumono le relazioni sociali per la ricerca di lavoro in Italia e che nel 2007 i visitatori dei social network sono stati 11.377.399 è prevedibile che la tecnologia web 2.0 possa condizionare in maniera significativa le future dinamiche del mercato dell’intermediazione italiano (Nielsen, 2007).