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Lavoro temporaneo e lavoratori: scelte e rischi

1.2 Flessibilità e occupazioni temporanee

1.2.3 Lavoro temporaneo e lavoratori: scelte e rischi

A fronte della rapida crescita dell’occupazione temporanea nella maggior parte dei paesi OECD il dibattito si è per lungo tempo concentrato sull’analisi dei problemi che

questo fenomeno comporta per i lavoratori (Sennet, 1999; Gallino, 2002; Beck, 2000). Gli autori sostengono che la rapida diffusione di forme di lavoro “atipico” (“atypical work”) contribuisce ad accrescere il livello d’insicurezza e di precarietà dei lavoratori e rischia di aumentare nel medio - lungo termine la segmentazione nel mercato del lavoro, cioè la netta separazione tra lavoratori che sono stabili in occupazioni permanenti e lavoratori temporanei che rimangono intrappolati in condizioni di precarietà e instabilità lavorativa. Sebbene si tratti di forme di lavoro regolare, le occupazioni temporanee possono, infatti, presentare connotati di precarietà interconnessi con la marginalità sociale che include instabilità, mancanza di protezione, insicurezza e vulnerabilità sociale e/o economica (Rodgers,1989).

Da una breve rassegna della letteratura è possibile riassumere alcune caratteristiche del lavoro temporaneo che lo contraddistinguono dal lavoro standard a tempo indeterminato e che si ripercuotono sul benessere dei lavoratori (OECD, 2002, 2006; de Vries e Wolbers, 2005; Gash e McGinnity, 2007; Hevenstone, 2008; Barbieri e Cutuli, 2009).

• Ridotte retribuzioni. Al di la delle numerose considerazioni teoriche ed istituzionali esistenti sulla relazione tra lavoro temporaneo e salari, essa rimane una questione prevalentemente empirica13. Numerosi studi hanno fornito stime sui differenziali salariali tra lavoratori permanenti e lavoratori temporanei per uno o più paesi di riferimento. Tra questi, Booth et al (2000), concentrandosi sull’Inghilterra, rilevano che l’aver intrapreso un contratto temporaneo nelle fasi iniziali della propria carriera lavorativa comporta una “penalità” salariale piuttosto consistente e risultati simili emergono anche in Olanda, Germania, Francia e Regno Unito (Dekker, 2001; Blanchard e Landier, 2001; Houseman, 1997). Questi risultati suggeriscono che i salari dei lavoratori temporanei sono mediamente più bassi di quelli dei lavoratori assunti con contratto standard a tempo indeterminato anche qualora si tenga conto delle caratteristiche personali dei lavoratori e delle caratteristiche dell’occupazione (azienda, settore produttivo, professione ricoperta, ecc.).

• Difficoltà di accesso alle indennità aggiuntive/accessorie. Un’altra dimensione importante dei contratti temporanei si riferisce all’accesso che essi garantiscono alle indennità aggiuntive, quali le ferie, i periodi di malattia, i sussidi di disoccupazione, la maternità e la pensione (OECD, 2002). Nonostante sia gli schemi pubblici sia gli accordi privati coprono nominalmente tutti gli individui, l’eleggibilità de facto dei lavoratori temporanei è in alcuni casi piuttosto bassa, a causa di alcuni criteri di eleggibilità, quali ad esempio i periodi minimi di contribuzione. In altre parole, se l’occupazione temporanea, di per sé, non preclude l’accesso alle indennità aggiuntive

13 Le considerazioni teoriche suggeriscono che i salari nel lavoro temporaneo potrebbero essere sia superiori che inferiori rispetto a quelli corrisposti per il lavoro standard a tempo indeterminato (OECD, 2002). La teoria dei salari afferma che i lavoratori temporanei potrebbero essere pagati di più rispetto ai lavoratori standard in quanto la maggior parte dei lavoratori preferisce la seconda tipologia di lavoro. Dall’altra parte le teorie sui mercati del lavoro “duali” sostengono che i lavoratori afferenti al segmento secondario del mercato - inclusi i lavoratori temporanei - vengono pagati di meno rispetto a quelli afferenti al primo segmento. Infine, seguendo la prospettiva dei salari di efficienza (Guell, 2000), inciderebbe in modo più significativo sui livelli salariali corrisposti la possibilità o meno che i contratti temporanei siano rinnovati alla scadenza; maggiore è la probabilità che il contratto temporaneo venga rinnovato, minore è il salario corrisposto al lavoratore. Nei diversi paesi europei ed extraeuropei la legge prevede spesso la parità di trattamento economico tra lavoratori standard e lavoratori temporanei che ricoprono la medesima professione. Nei paesi in cui è presente il salario minimo, ad esempio, questo copre sia i lavoratori permanenti che quelli temporanei; in altri casi, le norme che regolano i contratti collettivi non si estendono automaticamente a tutte le tipologie contrattuali e/o le leggi sulle pari opportunità non vedono coinvolti esplicitamente i lavoratori temporanei.

per i lavoratori, la durata spesso molto breve di queste forme contrattuali produce questo effetto indesiderato. Occorre, infine, rilevare che i lavoratori dipendenti con contratti a tempo determinato di durata pari o superiore ad un anno godono mediamente degli stessi benefici dei lavoratori assunti a tempo indeterminato. • Peggiori condizioni di lavoro e bassi livelli di soddisfazione. I lavoratori

temporanei tendono a esprimere un minor grado di soddisfazione per il loro lavoro. Ciò si deve principalmente ai ridotti livelli salariali e al minor grado di sicurezza garantito dalle occupazioni temporanee (OECD, 2002). Le occupazioni temporanee si caratterizzano, inoltre, per un alto grado di monotonicità e inflessibilità delle mansioni e includono spesso un maggior ricorso al lavoro notturno e nei week-end rispetto alle occupazioni a tempo indeterminato14.

• Instabilità dei percorsi lavorativi. Il problema più rilevante e dibattuto per i lavoratori temporanei è quello dell’instabilità occupazionale e il rischio di frammentazione dei percorsi di carriera. Molti contratti temporanei si caratterizzano per una durata inferiore ad un anno e la maggior parte dei lavoratori temporanei non resta nella medesima occupazione per un periodo superiore, con il rischio di sperimentare periodi anche piuttosto lunghi di non lavoro (disoccupazione) tra un’occupazione e l’altra15. In altri casi, ai lavoratori temporanei sono offerti contratti di lunga durata (o rinnovati contratti brevi), così che sono in grado di assicurarsi una discreta continuità lavorativa. Nella realtà, molti lavoratori temporanei sperimentano una discreta continuità nel proprio percorso di carriera riuscendo in molti casi a raggiungere un’occupazione permanente a uno o due anni di distanza. In altri casi invece, anche a causa dei ridotti investimenti in capitale umano da parte delle imprese, i lavoratori temporanei rischiano di restare disoccupati a uno o due anni dall’ultimo contratto temporaneo, o intrappolati in condizioni di temporaneità e discontinuità lavorativa16.

Da quanto detto non stupisce che la stragrande maggioranza di chi ha un lavoro temporaneo dichiara di svolgerlo perché non ha trovato un’occupazione permanente. La proporzione di lavoro temporaneo “involontario” è, infatti, elevata nei paesi con un più alto tasso di disoccupazione e indagini dirette confermano come questo tipo di rapporto sia per lo più accettato soltanto in mancanza di un’attività stabile (Marshall, 1990). E’ rilevante poi la quota di giovani (da 15 a 24 anni) che vengono assunti dalle aziende con contratti temporanei a scopo formativo e che sperano di trovare un’occupazione stabile al termine del periodo di prova (Reyneri, 2002).

Accanto al lavoro temporaneo involontario vi sono però anche lavoratori temporanei “volontari” che scelgono queste forme di lavoro per soddisfare specifiche esigenze di

14 Le condizioni di lavoro, così come percepite dai lavoratori, vengono costantemente monitorate e verificate all’interno della “European Survey on Working Condition”, realizzata dall’European Foundation in stretta collaborazione con EUROSTAT e gli istituti nazionali di statistica.

15 La durata dei rapporti di lavoro incide sul benessere dei lavoratori in diversi modi. In primo luogo la brevità dei contratti implicano una maggiore insicurezza in quanto la ricerca di un nuovo lavoro include alcuni rischi (ad es. il rischio di disoccupazione). In secondo luogo le condizioni di lavoro variano in modo considerevole al variare della durata dei contratti (es. le indennità aggiuntive legate al periodo di lavoro maturato). Infine, i contratti di durata più lunga sono più spesso trasformati in contratti di assunzione a tempo indeterminato e possono essere valutati in modo migliore dai potenziali futuri datori di lavoro.

16 Sebbene la teoria economica non concordi sul fatto che le imprese siano disincentivate o incentivate ad investire nel capitale umano dei lavoratori temporanei l’evidenza empirica suggerisce che i lavoratori temporanei ricevono interventi di formazione professionali minori rispetto ai loro colleghi assunti a tempo indeterminato.

flessibilità e di bilanciamento tra la sfera privata e quella lavorativa. Si tratta di lavoratori stagionali impiegati nel turismo, che lavorano solo in alcuni periodi dell’anno, i giovani impiegati nello studio, per i quali la possibilità di scegliere quando e quanto lavorare permette di conciliare con maggiore facilità lo studio con il lavoro, e molte persone che hanno collocato al primo posto della loro vita l’impegno nella famiglia (si tratta in larghissima maggioranza di donne che vedono in questa formula lavorativa la possibilità di conciliare al meglio la cura degli impegni familiari con quelli lavorativi). Un secondo gruppo di lavoratori temporanei volontari è composto da lavoratori professionalmente forti e specializzati che vivono tali rapporti come attività indipendenti e che preferiscono cambiare continuamente posto di lavoro al fine di acquisire sempre maggiore esperienza.