5.3. La scelta della lotta armata e le sue strutture
5.3.1. La conferenza di Roma
Il 24, 25 e 26 settembre a Roma si tenne la III conferenza nazionale di or- ganizzazione di Potere Operaio e il luogo scelto, il Palazzo dei Congressi 346A. GRANDI, La generazione degli anni perduti., p. 142.
347Ivi, p. 162. 348Ivi, p 159.
dell'Eur, il numero di partecipanti e la sua organizzazione, confermava la scelta di diventare partito da parte del movimento.349 Lo slogan stesso la- sciava poco spazio alla domanda di quale sarebbe stato l'argomento della tre giorni: “Potere Operaio per il partito, Potere operaio per l'insurrezione, Potere Operaio per i comunismo”.350 L'apertura dei lavori della conferenza fu affidata a Negri che presentò il saggio anonimo, ma attribuibile all'intel- lettuale padovano (pubblicato in Potere Operaio n. 45 e di nuovo da Fel- trinelli nel 1974) “Crisi dello Stato-piano comunismo e organizzazione ri- voluzionaria”.
Di fronte all'intraprendenza operaia il capitale aveva sempre trovato il modo di ingabbiare la conflittualità operaia e di mantenere il suo dominio sulla società. Di fronte al successo della rivoluzione russa e al rischio della sua estensione, il capitale demolì la figura dell'operaio professionale, refe- rente fondamentale della teoria dell'organizzazione351 dell'epoca, sosti- tuendolo con la figura dell'operaio-massa. Dopo l'ottobre venne il '29 e l'incapacità di assorbire il malcontento operaio attraverso le riforme e l'as- sistenza statale spinse il capitale a ricercare nuovi strumenti di stabilizza- zione del sistema.352 Questi vennero trovati nella crisi che agiva da fattore di contenimento della conflittualità operaia, attraverso lo spettro della di- soccupazione e della ristrutturazione aziendale. Il capitale quindi era di- sposto a provocare anche artificialmente la crisi/recessione con lo scopo di disciplinare la classe operaia.353
Posta la situazione in questo modo, con uno stato non più promotore di sviluppo, garantendo al capitale le migliori condizioni di sviluppo, ma ge- neratore di crisi,354 era necessario alzare il livello dello scontro allargando- lo dalla fabbrica allo stato, passando per la società. All'interno del conte- sto della crisi era possibile iniziare la lotta rivoluzionaria perché se la si fosse rinviata, il risultato probabile sarebbe stato l'arretramento della clas- se operaia di fronte al capitale. La normalizzazione della situazione e la ri- 349Ivi, p. 184.
350Sentenza 1a Corte d'Assise di Roma, 12 giugno 1984, p. 338.
351A. NEGRI, Crisi dello Stato-piano comunismo e organizzazione rivoluzionaria, Feltrinelli, Mi-
lano,1974, p. 20.
352A. VENTRONE, “Vogliamo tutto”, p. 183.
353Ivi, p. 184.
presa dello sviluppo avrebbe comportato l'ingabbiamento della classe ope- raia e la necessità di ripetere gran parte del lavoro di organizzazione fatto durante la crisi.
In diversi modi si sarebbe dovuta intraprendere questa lotta contro lo stato come attraverso l'appropriazione che «è la qualificazione propria del comportamento di classe contro lo Stato del disvalore, del comando d'im- presa»355 e sul cui terreno si doveva sviluppare il programma. Le azioni di appropriazione non possono che essere di massa e i «quadri dell'organiz- zazione rivoluzionaria sono tutti coloro che hanno raggiunto questo livello di coscienza e che a partire da questo sono promotori, la guida, i provoca- tori dell'azione di massa per l'appropriazione.»356 Queste azioni di appro- priazioni, fossero esse spontanee, semispontanee o semiorganizzate, dove- vano essere trasformate in azioni di «attacco militante contro il dominio che il capitale riproduce attraverso risposte puntuali e determinate.357»
Il programma enunciato da Negri vedeva quindi la presenza di una massa e di una avanguardia, il cui compito era dirigere la prima, in modo che le azioni da essa intraprese fossero utile alla lotta contro lo stato, aves- sero cioè uno sbocco insurrezionale. L'organizzazione doveva rispondere a questa polarità massa/avanguardia dove:
l'avanguardia deve saper interpretare e condurre la volontà di appropriazione della massa contro l'impresa, contro il comando di fabbrica sulla classe358
ma i due momenti non devono essere separati o confusi perché:
entrambi devono essere presenti nel movimento complessivo giocando ruoli spe- cifici e ricomponendosi nell'azione insurrezionale guidata dalle avanguardie. Guai alla separazione dei due momenti: l'azione dell'avanguardia è vuota, quella dell'organizzazione di massa è cieca. Ma è altrettanto pericolosa la confusione dei due momenti in avanguardie di masse unificate.359
Ciò a cui si doveva arrivare era «una avanguardia militante che sappia stabilire un rapporto effettivo con le nuove organizzazioni di massa, che sappia centralizzare e promuovere il movimento complessivo verso sboc-
355Ivi, p. 42. 356Ivi, p. 43. 357Ivi, p. 44. 358Ivi, p. 45 359Ibidem.
chi rivoluzionari.»360 Il discorso di Negri vedeva quindi la necessità di ri- correre a delle avanguardie che fossero in grado di “usare”, se necessario, le masse per l'obiettivo finale dell'insurrezione/rivoluzione. Questo lega- me avanguardia/massa poteva essere scisso, dando all'avanguardia la pos- sibilità di agire autonomamente in modo da spronare le masse alla prote- sta.
Molti altri interventi ribadirono la necessità di iniziare la lotta contro lo stato, di organizzare la massa in modo che possa affrontarlo e di reperire le risorse necessarie alla lotta rivoluzionaria. Per Pace si doveva espandere il terreno di lotta all'esterno dalla fabbrica estendendo al di fuori di essa le spinte autonome di lotta operaia raccolte al suo interno361 arrivando a chie- dere anche la clandestinità («Diciamo si alla clandestinità,si alla violenza, si alla militarizzazione»362). Il tema della clandestinità venne introdotto da un altro delegato, il toscano Francesco Pardi detto “Pancho”, che auspica- va che «Potere Operaio da domani in poi, con la centralizzazione che deve raggiungere, abbi la possibilità di dislocare delle forze ingenti, assoluta- mente ingenti, sul piano della clandestinità»,363 venendo poi ripreso da Negri e Piperno, perché certe cose in un convegno pubblico non si poteva- no dire.364
La linea verso cui si voleva indirizzare il movimento sembrava ormai decisa: sì alla militarizzazione e all'estensione della lotta attraverso una sua socializzazione (coinvolgimento di strati sociali e territori inizialmente esclusi dall'analisi di Potere Operaio), perché ormai era lo stato che veniva indicato come nemico, vista la sua statura cui era necessario adeguarsi. Non mancavano certamente degli oppositori a questa posizione come la relazione di Francesco Piro che affermò che la clandestinità avrebbe allon- tanato molti compagni dalla lotta di classe e domandava se la classe opera- ia avesse ancora bisogno di qualcuno che gli facesse da braccio armato.365
La posizione sulla clandestinità venne ridimensionata da Piperno che nel corso del suo intervento fornì anche una spiegazione sul salario politi- 360Ivi, p. 46.
361Sentenza 1a Corte d'Assise di Roma, 12 giugno 1984, p. 343.
362Ivi, pp. 343-4. 363Ivi, p. 344 364Ivi, p. 345. 365Ibidem.
co che costituiva «un diverso modo di vivere, un diverso modo di organiz- zare, perché salario politico per noi significa attacco ai rapporti di produ- zione» che erano rapporti di forza in quanto rapporti politici.366 In merito al discorso sulla clandestinità questo poteva essere condiviso ma non era ancora tempo di parlarne. La conclusione del congresso venne affidata a Negri stesso che ribadì la necessità di organizzarsi in modo che Potere Operaio potesse veramente mettere in piedi un ciclo di lotte per cui era ne- cessario essere uniti. Il congresso procedette all'elezione dell'Esecutivo na- zionale, che avrebbe dovuto essere il cervello pensante di Po, con Negri che venne nominato segretario politico nazionale.
Da Roma in poi il movimento si sarebbe dovuto impegnare nel processo di militarizzazione con tutte le sue articolazioni, centrali e periferiche, im- pegnate in tale processo perché
la proposta del “partito dell'insurrezione” — inteso come partito, inteso come for- mazione organizzata che si propone di dirigere e armare il movimento di massa della classe operaia — costituisce così il centro del dibattito degli organi dirigenti e delle sezioni e cellule di P.O.367
Ormai il movimento aveva imboccato la strada dell'insurrezione armata e allora si doveva predisporre la giusta struttura attraverso cui preparare la lotta contro lo stato e orientare verso di essa le azioni d massa. A livello periferico le singole sezioni, intese come «punti complessivi di analisi, di direzione, di agitazione della situazione complessiva sulla quale si svilup- pa lo scontro tra proletario e Stato di classe», organizzavano le scadenze (momenti di lotta che potevano scaturire nell'insurrezione) e l'uso della violenza.368 La valutazione della “situazione sul campo” spettava alle sin- gole sezioni ma era l'Esecutivo politico che decideva il momento di orien- tare verso lo sbocco istituzionale i singoli momenti di lotta:
L'Esecutivo Nazionale valuta i tempi e i modi in cui si svolgono queste scadenze, dando indicazione sui momenti in cui la forza organizzata del rapporto partito- masse, sviluppatosi all'interno delle singole scadenze, sa rovesciarsi in lotta diret- tamente antiistituzionale e sa liberare il senso del processo rivoluzionario.369
Il processo insurrezionale si sarebbe dovuto svolgere sulla base delle azioni di massa coordinate dell'Esecutivo nazionale da cui sarebbe scaturi- 366A. GRANDI, La generazione degli anni perduti, p. 202.
367MOZIONE DELL'ESECUTIVO POLITICO, Potere Operaio n. 44, novembre 1971, p. 2. 368Ibidem.
te nell'insurrezione. Emergeva un rapporto partito-massa in cui il primo non influenzava il secondo per ottenere obiettivi da esso determinato, ma che invece sviluppava il processo insurrezionale sulla base delle indicazio- ni della massa, svolgendo principalmente una funzione di coordinamento.