1.4. Il centrosinistra (1958-60)
1.4.1. Verso il centrosinistra (1960-62)
La maturazione politica del centrosinistra non si completò prima del 1962 quando venne varato il primo governo frutto di un accordo Dc-Psi a livello di programma che garantiva all'esecutivo, privo però di ministri so- cialisti, l'appoggio parlamentare del Psi. Nel periodo che seguì i fatti del luglio del '60 si realizzarono alcune condizioni interne ed esterne che per- misero al centrosinistra di realizzarsi. Nei due partiti promotori dell'ac- cordo, si assistette a un progressivo rafforzamento delle posizioni filo-al- leanza rispetto agli avversari mentre esternamente due importanti attori per la politica italiana, Washington e il Vaticano, diedero il benestare al progetto del centrosinistra.
Alla morte di Pio XII, nel 1958 venne eletto al soglio pontificio il patriar- ca di Venezia Angelo Roncalli il cui pontificato, a causa della sua età avan- zata doveva, nelle intenzioni dei cardinali,essere breve e transitorio in 94 Ivi, p. 169.
modo d permettere alla Curia di meglio accordarsi su chi affidare i destini della Chiesa. Il nuovo pontefice, che prese il nome di Giovanni XXIII, in- vece si rivelò fondamentale per traghettare la Chiesa nella modernità e la- scio un segno fondamentale grazie al Concilio Vaticano II. Nella fase ini- ziale del suo pontificato segui la linea conservatrice della Curia romana, mantenendo a esempio il divieto per i preti di possedere apparecchi televi- sivi o guardare programmi non religiosi,96 e ribadendo l'opposizione della Chiesa verso il centrosinistra. Segnali di un diverso atteggiamento comin- ciarono ad apparire nel 1961, quando alcuni elementi conservatori delle gerarchie ecclesiastici non riuscirono a impedire la formazione delle prime giunte di centrosinistra97 nate dalle elezioni amministrative del '60. Altri segnali come l'incontro prima con Fanfani (aprile del 1961) e Moro (no- vembre '61), mostrarono il diverso atteggiamento di Giovanni XXIII verso il centrosinistra. Il papa era interessato a riportare la Chiesa a occuparsi più del suo lato pastorale e spirituale che politico,98 lasciando le questioni interne dello stato italiano fuori dalle mure vaticane. La volontà riformatri- ce di Giovanni XXIII emerse chiaramente con la convocazione del Concilio Vaticano II, dai cui lavori dovevano scaturire le linee guida per riformare la Chiesa adattandola alla società moderna senza però compromettere i principi sui quali si fondava. L'attenzione per il sociale, per una migliore giustizia sociale e per le classi lavoratrici emersero nelle encicliche Mater et
magister e Pacem in Terris. Con quest'ultima si rivolgeva a tutti gli uomini
di buona volontà e non solo ai cattolici. Il pontificato giovanneo si disco- stò apertamente da quello di Pio XII, orientato a una reazionaria condanna del comunismo, che precludeva qualsiasi possibilità di dialogo con gli esponenti marxisti.
Negli Stati Uniti le elezioni presidenziali del 1960 furono vinte dal can- didato democratico John Fitzgerald Kennedy che successe al repubblicano Eisenhower e alla sua politica di ostilità verso l'adozione, da parte dell'Ita- lia, di una politica riformista o di dialogo con i socialisti. Diversi consiglie- ri di Kennedy, tra cui l'ex ambasciatore a Mosca, Harriman, e lo storico Schlesinger, ritenevano il centrosinistra la miglior soluzione per l'Italia sia per evitare il riavvicinamento Psi-Pci sia perché una politica riformistica 96 Ivi, p. 312.
97 Y. VOULGARIS, L'Italia del centro-sinistra 190-1968, Carrocci editore, Roma, 1998, p. 117.
oltre a essere in sintonia con le idee politiche di Kennedy avrebbe accen- tuato ulteriormente l'isolamento politico dei comunisti.99 La nuova ammi- nistrazione superando l'opposizione del dipartimento di Stato e di parte della Cia, appoggiò la nascita del centrosinistra in Italia ritenuto, nel caso che l'alleanza tra cristiani democratici e socialisti democratici funzionasse, un modello estensibile ad altri paesi come la Francia, la Germania e «persi- no alla Spagna del dopo Franco».100 L'appoggio americano verso il centro- sinistra continuò anche dopo la morte di Kennedy e la concessione di un prestito di un milardo di dollari nel 1964 venne visto come un appoggio all'alleanza Dc-Psi.
All'interno della Dc e del Psi continuava intanto il processo chiarificato- re attorno al centrosinistra, al fine di portarlo a compimento e concretiz- zarlo. Dopo il luglio del '60 Fanfani formò il suo terzo governo, al cui in- terno trovarono posto molti esponenti della destra democristiana, come Scelba agli Interni, Gonella alla Giustizia, Segni agli Esteri e Pella al bilan- cio.101 Il governo aveva un chiaro segnale transitorio e doveva normalizza- re la situazione nel paese, per poi trasformarsi quanto prima in un gover- no di centrosinistra. Come gesto di buona volontà verso Fanfani i sociali- sti al momento delle votazioni della fiducia si astennero. La vita del go- verno era destinata a intersecarsi con due avvenimenti che ne avrebbero influenzato la durata: le elezioni amministrative del 1960 e l'approssimarsi della scadenza del settennato di Gronchi.
In occasione delle amministrative del 6-7 novembre '60 la Dc, per venire incontro alle richieste dei socialisti, modificò in senso proporzionale la leg- ge elettorale dei consigli provinciali, cercando in questo modo di favorire il distacco dei socialisti dai comunisti grazie alla possibilità di presentare liste singole e non di coalizione.102 I risultati elettorali aprirono un nuovo scenario a livello locale, dove per entrambi i partiti si ventilò la possibilità di formare delle giunte di centrosinistra. Seguirono mesi di trattative che portarono alla nascita il 21 gennaio, della prima giunta di centrosinistra a Milano, seguite da quelle riguardanti Firenze e Genova. L'altro problema 99 P. GINSBORG, Storia d'Italia, p. 310.
100Y. VOULGARIS, L'Italia del centro-sinistra 190-1968, p. 120.
101G. CRAINZ, Storia del miracolo italiano, p. 204.
102N. KOGAN, Storia politica dell'Italia repubblicana [tr. it. de A Political History of Postwar
del governo Fanfani era rappresentato dalla scadenza del settennato di Gronchi. Il presidente mirava alla rielezione e per paura che sciogliesse le Camere per varare un nuovo governo a lui più favorevole, i sostenitori del centrosinistra decisero di rinviare la crisi al semestre bianco, cioè il perio- do antecedente alla scadenza del mandato in cui il presidente non poteva sciogliere le Camere.103 Alla fine si decise di rinviare la crisi del governo a dopo il congresso della Dc che si sarebbe dovuto tenere nel gennaio 1962.
Nella Dc intanto si era acceso il dibattito intorno alla politica economica da seguire per sostenere lo sviluppo economico. Della programmazione economica si parlò al convegno di San pellegrino (13-16 settembre 1961), dove le relazioni del sociologo Achille Ardigò e dell'economista Pasquale Saraceno misero in luce gli effetti positivi di un intervento statale nell'eco- nomia. Per Ardigò le conseguenze dell'industrializzazione minacciavano le basi del potere elettorale della Dc, a cui il partito doveva rispondere con una nuova sintesi che da un lato mirava ai nuovi ceti medi, nati dal decli- no del mondo rurale, e dall'altro a un dialogo con i socialisti.104 Saraceno avvalorò la necessità di una pianificazione economica che sanasse le dise- guaglianze prodotte da uno sviluppo economico non controllato e accen- tuate dal libero mercato. La definitiva accettazione del centrosinistra da parte del partito avvenne all'VIII congresso della Dc tenutosi a Napoli nel gennaio del '62. L'alleanza con il centrosinistra però non era vista come un'occasione, una reale possibilità di riformare il paese ma come una scel- ta obbligata e come tale l'instradarsi verso di essa doveva essere cauta e lenta in modo da non trovarsi di fronte a brutte sorprese. Da ciò sarebbero scaturiti i limiti della politica riformista: da un lato la lentezza dell'inter- vento economico che invece doveva essere tempestivo e dall'altro i vincoli posti all'alleanza e i contraccolpi delle riforme.105 Il partito tranquillizzato dalle parole di Moro diede il via libera per l'alleanza con i socialisti.
Nel Psi la discussione attorno all'alleanza con la Dc non solo non si ri- solse con una vittoria schiacciante, come nella Dc, dei i fautori del centrosi- nistra ma finì per gettare le basi della scissione del 1963. I lavori del XX- XIV congresso (marzo 1961) si conclusero con l'adozione di una risoluzio- 103MAMMARELLA, L'Italia contemporanea, p. 272.
104P. GINSBORG, Storia d'Italia, p. 315.
ne che, ribadendo l'impossibilità di un'alleanza con la Dc, apriva però alla possibilità di sostenere esternamente una maggioranza impegnata in un programma di riforme dai tempi ben definiti.106 La linea degli autonomisti uscì vincitore dal congresso ma senza aver ottenuto una sostanziale mag- gioranza, perché solo il 55% dei delegati approvò la loro linea mentre l'op- posizione di sinistra ottenne il 42%. Un altro scoglio da superare per i so- cialisti era la posizione da sostenere di fronte al posizionamento interna- zionale dell'Italia, perché i democristiani si aspettavano che con l'alleanza ci fosse l'accettazione della scelta occidentale dell'Italia. Un primo segnale di ciò si ebbe già durante il congresso, quando nella relazione di maggio- ranza si affermava che, nonostante l'appartenenza all'alleanza atlantica, l'I- talia poteva contribuire alla distensione e al riavvicinamento tra i bloc- chi.107 Una sostanziale accettazione della Nato si manifestò nel gennaio del '62 quando Nenni, in un articolo per Foreign Affairs, affermò che il partito non avrebbe sollevato il problema della permanenza dell'Italia nella Nato, e anche la Direzione nazionale del partito avvallò la posizione di Nenni sottolineando la dimensione difensiva dell'alleanza.
L'obiettivo socialista restava sempre l'abbattimento dell'ordine capitali- stico ma era cambiato il modo in cui attuarlo, non più esternamente, cioè come conseguenza della maturazione delle giuste condizioni per sovverti- re l'ordine sociale ma internamente attraverso la diretta partecipazione al- l'attività governativa. Il compito delle riforme era di fornire una reale al- ternativa al sistema capitalistico e non, com'era invece la prospettiva so- cialdemocratica, incidere sulla ridistribuzione del reddito mantenendosi però sempre all'interno dell'ottica capitalistica.108 L'esperienza governativa avrebbe logorato i socialisti perché costretti a un continuo ritocco delle proprie aspettative programmatiche al fine di mantenere l'alleanza con la Dc.