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I contatti con i Gap e le Br

5.5.1. Potere Operaio e Feltrinelli.

Giangiacomo Feltrinelli, rampollo di una delle famiglie più ricche d'Ita- lia cercò di costruire nel dopoguerra un'organizzazione rivoluzionaria che fosse in grado di reagire a una presunta minaccia neofascista che sarebbe potuta sfociare in una svolta autoritaria del paese. Si deve a lui e alla sua casa editrice la diffusione in Italia degli scritti dei Tupamaros, di ex parti- giani, di Che Guevara ed altri oltre che alla pubblicazioni di varie riviste della sinistra radicale.388 Il progetto rivoluzionario di Feltrinelli si concre- tizzò con la formazione dei Gruppi d'azione partigiana (Gap) e con l'in- staurazione di contatti con altri gruppi della sinistra radicale e, date le sue disponibilità finanziarie, il loro relativo finanziamento.

386Sentenza 1a Corte d'Assise di Roma, 12 giugno 1984, p. 356.

387Ivi, pp. 356-7.

Contatti con l'editore vennero stabiliti fin dal 1969 quando si succedette- ro diversi incontri tra Negri, Piperno e Feltrinelli ma successivamente ven- ne conferito a Fioroni l'incarico di tenere i collegamenti con l'editore.389 Po fornì un aiuto prezioso a Feltrinelli quando, dopo piazza Fontana, fuggì in Svizzera perché nel mirino di polizia e servizi segreti che volevano inca- strarlo per l'attentato.390 L'entrata in clandestinità di Feltrinelli non mise fine ai rapporti tra di lui e Po e l'anno successivo partecipò a delle sessioni di addestramento in cui insegnava a costruire bombe molotov e altri ordi- gni rudimentali ai militanti di Potere Operaio.391

A partire dall'estate del 1971 iniziò il tentativo di rafforzare il legame tra Feltrinelli/Gap e Po, nella prospettiva di una possibile integrazione dei due gruppi rivoluzionari. Le due organizzazioni si aiutarono reciprocamente quando ne avevano bisogno, come nel caso della rapina al casinò St. Vin- cent dove Feltrinelli ottenne “in prestito” da Po alcuni militanti o quando invece Feltrinelli fornì a Fioroni alcune carte d'identità false. Di una possi- bile integrazione si parlò sia nell'estate del '71 che in una riunione tenutasi a ottobre ma il discorso venne poi approfondito in alcune lettere tra Osval- do (nome di battaglia di Feltrinelli) e Saetta/Elio, successivamente identifi- cato con Piperno.

Nella prima lettera Feltrinelli auspicò un «processo di avvicinamento, di integrazione e di coordinamento tanto sul piano operativo, quanto su quello logistico e politico.»392 Dato che l'argomento stava finendo su un bi- nario morto, Feltrinelli paventò le possibili ipotesi di fronte all'integrazio- ne:

I- non se ne fa niente. Le forze restano separate e distinte, operano sotto sigle di- verse, ma continuano a darsi l'un l'altro una mano così come è stato fatto in passa- to, ogniqualvolta sorgono problemi specifici;

II- Si affronta il problema dell'integrazione tramite la creazione di uno stato mag- giore di altri S.M [presumibilmente Stati Maggiori nda]. Nell'area metropolitana Nord e dei rapporti che intercorrono tra questi nuclei dirigenti; si esaminano le caratteristich, si definiscono le competenze e l'autonomia di questi S.M., si scelgo- no i compagni che devono farne parte e si procede ad un'integrazione reale delle forze, ad un'integrazione reale in cui scompaiono vecchi confini e caratterizzazio- 389Sentenza 1a Corte d'Assise di Roma, 12 giugno 1984, pp 423-4.

390A. GRANDI, La generazione degli anni perduti, p. 253.

391Ivi, p. 166.

ni.393

Alla richiesta di integrazione avanzata da Feltrinelli, Piperno rispose che poteva essere fatta:

1. In un quadro di integrazione nazionale delle nostre organizzazioni omogenee e di un rapporto dialettico con Po (quadro che deve tenere presente e farò fronte a tutti gli oneri che ne derivano) andiamo ad unità operativa e di comando delle no- stre forze a Milano. Ma i nostri compagni vanno trattati come un nucleo organiz- zativo con cui si discute come tale e non separati ed utilizzati come tecnici.394

ma a patto che:

2. Gli accordi, le indicazioni a cui perveniamo nei nostri incontri vanno lealmente rispettati. Altrimenti non si può più programmare l'azione coordinata e si logora il rapporto politico.395

La morte di Osvaldo (15 marzo 1972), mentre tentava di far saltare un traliccio a Sagrate, mise fine al tentativo d'integrazione delle due organiz- zazioni e provocò lo scioglimento dei Gap e l'arrivo presso Po di molti di molti dei suoi militanti. Proprio le indagini sulla morte di Feltrinelli por- tarono alla prima scoperta, da parte della magistratura, dell'apparato oc- culto di Po: l'arresto di Corradini, mentre le forze dell'ordine stavano con- trollando la casa di Fioroni (era intestato a lui il furgone usato da Feltrinel- li per arrivare al traliccio), portò alla scoperta del secondo livello di Po, ma le indagini si conclusero con un nulla di fatto.

5.5.2. I rapporti con le Br.

Di fronte alle prime azioni delle Brigate rosse, Potere Operaio non poté fare altro che appoggiarle e legittimarle dando così inizio a una collabora- zione tra le due organizzazioni. L'escalation di violenza inaugurata dalle Br, fatta di rapimenti di cui il più eclatante fu quello di Aldo Moro, e omi- cidi mirati non poteva che essere “benedetta” da Potere Operaio che vede- va in ciò il chiaro segnale di come la lotta di classe si stava alzando di livel- lo. Il tipo di violenza praticata dalle Br però era uno degli aspetti della lot- ta di classe e visto l'ottica di guerra civile che, secondo Po, andava svilup- pandosi si rendeva necessario stabilire una guida unitaria della lotta di 393Ivi, p. 426.

394Ivi, p. 427 395Ivi, p.428.

classe. Le azioni delle avanguardie dovevano essere ricondotte all'interno dell'interesse generale della classe operaia e quindi i momenti della lotta politica e militare non dovevano essere disgiunti. La lotta armata sarebbe stata di lungo periodo e si doveva fondare «sullo sviluppo del potere del- le masse proletarie intrecciato all'azione propulsiva dell'avanguardia».396 L'autunno del '72, coincidente con i rinnovi contrattuali, doveva favorire il «distacco dei proletari dalle organizzazioni riformiste, a consolidare nuovi organismi di massa, ad estendere la presenza delle avanguardie rivoluzio- narie e gettare le basi di una loro unità.»397 La prospettiva di Po prevedeva quindi la radicazione nel tessuto sociale-proletario di queste nuove orga- nizzazioni di massa. Si offriva alle avanguardie un terreno dove agire e da cui lanciare l'attacco contro lo stato e il sistema. Perché ciò avvenisse era necessario una completa identificazione della massa nell'organizzazione e nell'avanguardia viste come le legittime difensori della classe operaia.

Ma come si concretizzò la collaborazione tra le Br e Potere Operaio? I due gruppi si aiutarono reciprocamente attraverso il procacciamento di armi e munizioni di cui ambedue avevano bisogno: le Br fornirono delle pistole a Po mentre i brigatisti chiesero a Po dei caricatori per mitra Sch-

meisser.398 Altre forme di collaborazione videro il ricorso da parte delle Br a Po per nascondere il brigatista Pietro Morlacchi e per organizzare l'assas- sinio (non attuato) di Marco Pisetta, un “infiltrato” (in realtà un pentito) che aveva danneggiato l'organizzazione con le sue dichiarazioni, e ripara- to a Friburgo.399 La brigata Ferretto e il “partito armato di Mirafiori” costi- tuirono gli esempi più evidenti della collaborazione Br-Po. Con il “partito armato di Mirafiori” s'intendono una serie di azioni illegali come pestaggi di dirigenti, capi e sindacalisti, cortei interni, atti di sabotaggio della pro- duzione e il sequestro di Bruno Labate che interessò l'impianto produttivo della Fiat di Mirafiori nel 1973.400 La linea d'azione da seguire a Mirafiori era decisa da Negri e Curcio e messa in pratica grazie a una linea operati- va che fungeva da “esecutore materiale” delle decisioni dei due. Tra Negri e Curcio vi furono almeno quattro incontri fino al 1974. La Brigata Ferret- 396Ivi, p. 442.

397Ibidem.

398M. SARTORI, Cronaca, in Terrore rosso, p. 18.

399Ibidem.

to fu il tentativo di unire la lotta armata mantenendo però le rispettive or- ganizzazioni, perché i suoi membri che provenivano sia da Po che dalle Br continuavano a militare nelle rispettive organizzazioni. Nelle intenzioni di alcuni dirigenti di Po, come Negri e Piperno, la brigata aveva la funzio- ne di garantire a Potere Operaio il controllo delle Br. Ma nel 1974 finì per rafforzare la colonna veneta delle Brigate rosse.401