7.2. Le azioni dei Collettivi a Padova
7.2.2. Fatti di piazza e il blocco di zone di città
Dopo alcuni mesi di tranquillità, dopo l'incendio dell'auto di Margiotto, i militanti della sinistra radicale ritornarono in azione in occasione dei co- mizi di Covelli e Almirante, quando le forze dell'ordine vennero attaccate con molotov e armi improprie. In occasione del comizio dell'onorevole Covelli (28 maggio 1975) che si stava svolgendo in piazza delle Erbe, ven- ne scatenata «una vera e propria battaglia»465 da parte di «diverse centinaia di appartenenti a gruppi della extraparlamentari di sinistra».466 Per circa un'ora i manifestanti, circa 500,467 lanciarono cubetti di porfido e bombe
465Il centro trasformato in campo di battaglia, Il Gazzettino, 29 maggio 1975, p. 4. 466Ibidem.
molotov contro le forze dell'ordine che risposero con il lancio di lacrimo- geni. Nel frattempo gli scontri si allargarono alle zone limitrofe e i manife- stanti usarono un autobus per erigere una barricata in via Verdi, mentre altre due vennero erette ai lati di piazza dei Signori usando le sedie dispo- ste dal comune per uno spettacolo teatrale.468 L'arrivo di Almirante in città (3 giugno '77) diede iniziò a un altro pomeriggio di guerriglia che vide di- verse automobili incendiate e tre agenti feriti. Anche qui, come pochi gior- ni prima, al lancio di bombe molotov da parte dei militanti della sinistra radicale seguì il lancio di lacrimogeni da parte della polizia che controlla- va le principali vie d'accesso a piazza Insurrezione.469 I manifestanti inol- tre usarono alcuni autobus, macchine e tabelloni elettorali per ostacolare l'azione della polizia e creare dei ripari dai quali lanciare le molotov. Due autobus vennero usati tra via Verdi e via Dante, mentre un terzo venne di- sposto più indietro verso corso Milano mentre le macchine, ribaltate, ven- nero usate per ostacolare la carica della polizia.470 Gli scontri si esaurirono verso le 19:30 del 3 giugno e sette persone vennero arrestate , alcune diret- tamente in piazza e altri da blocchi stradali organizzati da forze dell'ordi- ne. Collegato ai fatti di piazza della primavera del '75 fu l'attentato contro l'auto del magistrato Ingransci, presidente del collegio giudicante del pro- cesso contro tre partecipanti agli scontri del 3 giugno. Il 3 luglio venne collocata sotto l'auto del giudice una tanica contenente due litri di liquido infiammabile, in cui era annegato un solvente al sapone, e innescata da un accendino chimico che esplose verso le 13:40.471 L'attentato venne rivendi- cato dai Cpv.
Nel 1975 si assistette anche a uno dei primi casi di blocco del territorio, quando un corteo non autorizzato giunse in via Buonarroti, dove c'era una sede del Msi. Scardinato il lucchetto della saracinesca e infranto una ve- trata, i manifestanti entrarono nella sede devastandola e incendiando in strada alcuni mobili trovati al suo interno.472 Per attuare tali azioni i mani-
p. 59.
468Il centro trasformato in un campo di battaglia, Il Gazzettino, 29 maggio 1975, p. 4
469G. RIZZON, Scatenata la guerriglia in pieno centro a Padova, Il Gazzettino, 4 giugno 1975,
p. 1 470Ibidem.
471Incendiata l'automobile del presidente del Tribunale, Il Gazzettino, 4 luglio 1975, p. 7. 472Assaltata una sede del Msi, Il Gazzettino, 15 novembre 1975, p. 4
festanti bloccarono la circolazione stradale usando dei cassonetti dei rifiu- ti. L'azione fu fermamente condannato dal sindaco della città Ettore Ben- tsik.
Nel marzo del '76 mentre la città si preparava ad accogliere gli alpini, i «professionisti del disordine», come il giornalisti soprannominarono i mi- litanti della sinistra estrema, tentarono di saccheggiare la mensa universi- taria di via San Francesco oltre a lanciare una decina di molotov contro un'auto di polizia e a pestare un vigile urbano e alcuni passanti.473 Dopo aver occupato la mensa di via San Francesco, e aver subito delle cariche da parte delle forze dell'ordine, una ventina di manifestanti si diresse in piaz- za dei Signori dove prese di mira un'auto della polizia scagliando contro di essa delle bombe incendiarie. Il pestaggio del vigile e di alcuni passanti avvenne la sera stessa in occasione di scontri tra militanti di diverse fedi politiche.
Accanto a fatti di piazza riusciti ci furono casi in cui gli intenti di scon- tro non si materializzarono. In un'occasione l'intervento delle forze del- l'ordine impedì lo scoppio di nuovi scontri di piazza perché vennero se- questrate le molotov da impiegare nell'azione. La manifestazione autono- ma del 26 marzo 1977 non degenerò in scontri con le forze dell'ordine per- ché in Piazza Mazzini venne scoperto, da una pattuglia di vigili urbani, un autofurgone Fiat con poco più di 150 bombe molotov al suo interno. La scoperta delle molotov privò i manifestanti della capacità di far degenera- re la manifestazione che infatti proseguì tranquilla per tutto il suo svolgi- mento.474
La mattina del 19 maggio 1977 la zona del Portello venne isolata grazie a una serie di blocchi stradali posti sulle vie a cui era collegata. Durante l'”occupazione” del Portello vennero impiegate anche armi da fuoco, de- terminando la prima comparsa sulla scena padovana delle pistole, in ag- giunta alle classiche molotov ormai diventate una presenza classica nelle azioni di piazza.
Il tutto ebbe iniziò da un corteo autorizzato di circa cinquecento perso- ne che protestavano contro la soppressione di sei festività da parte del go- 473Violenza e disordini a Padova, provocati da ultras di sinistra, Il Gazzettino, 19 marzo 1976,
p. 7.
verno e che partendo da piazza dei Signori si divise in due parti. Il primo si diresse verso la mensa operaia e il secondo verso la ditta Marigold in via Bronzetti.475 Mentre la manifestazione procedette dalla Fusinato, partiva un secondo corteo formato da militanti che armati di molotov, pistole, ba- stoni armi improprie che attuarono l'isolamento del Portello. Diverse au- tovetture vennero poste in via Marzollo, Paolotti, Belzoni, Gradenigo, Fi- stomba e Turazza.476 I blocchi stradali vennero rinforzati tramite l'uso di alcuni cassonetti dell'immondizia posti nella confluenza tra via Fistomba e piazzale Stanga e in via Turazza e di due autobus (uno posto nell'incrocio tra via via Belzoni e Paolotti e l'altro in via Fistomba).477 Una volta isolata la zona i militanti procedettero all'esproprio proletario (rapina) di un ne- gozio di alimentari e alla distruzione di due agenzie immobiliari della zona. All'arrivo delle forze dell'ordine, a rango ridotto perché in parte in- viate a Roma, i militanti si dileguarono in via Turazza e Ariosto.
I fatti del Portello misero in luce la capacità organizzativa raggiunta dai Cpv che furono in grado di mobilitare uomini e mezzi sufficienti a tenere in scacco una zona della città. L'azione fu decisa nel corso di tre-quattro riunioni tenutesi presso la Fusinato dove vennero spiegati gli obiettivi e formate le squadre, partendo dai servizi d'ordine,le squadre ad essi asse- gnate, l'ubicazione e come attuare i blocchi e le vie di fughe e di accesso.478 L'azione poteva essere ricondotta ai Cpv a causa dell'uso delle armi da fuoco, il cui controllo spettava ai vertici dell'organizzazione. Le pistole ar- rivarono la mattina del 19 alla Fusinato, all'interno di una ventiquattrore, e poi tornarono a Casa Mignoni due giorni dopo.479 Il percorso delle armi stabilì il legame tra i fatti del Portello e i Cpv: l'abitazione dei coniugi Mi- gnoni si sarebbe scoperta essere la base logistica dei Cpv, dato che fungeva da magazzino dell'armamentario a disposizione del Fcc.
Per il 15 novembre 1977 venne indetta una manifestazione contro la po- litica dei sacrifici dei sindacati da cui si staccò un corteo di circa un centi- naio di persone che si diressero in via Savonarola. Qui dalla folla si forma- 475CSEL, fondo Tosi, b. 17, f. 16, sentenza del tribunale penale di Padova 26 luglio 1980,
p. 56. 476Ivi, p. 57.. 477Ibidem. 478Ivi, p. 18.
rono due gruppi di giovani di cui il primo formò un picchetto armato di bastoni e il secondo allestì una barricata usando due Fiat 500 a cui seguì un lancio di molotov a cui la polizia rispose con il lancio di lacrimogeni. Nel corso dei fatti, dal centro del corteo, si staccò un terzo gruppo di mani- festanti che invase un complesso di miniappartamenti in costruzione dove scrissero la frase “La casa non è un lusso, è un diritto”.480
L'ultima azione di guerriglia che colpì la città avvenne il 4 dicembre 1979 quando diverse zone si trovarono sotto l'attacco dei Collettivi che usarono nell'azione sia molotov che armi da fuoco. Bersagli privilegiati furono diverse agenzie immobiliari e una sede della Dc mentre diverse au- tovetture e cassonetti dell'immondizia vennero usati come barriere strada- li. Via Guizza e via Facciolati furono bloccate incendiando alcuni casso- netti dell'immondizia e anche ponte IV Martiri fu bloccato da due auto, dopo che i proprietari furono costretti ad abbandonare le proprie vetture (una Fiat “132” e una Fiat “a112”), mentre anche in via Santa Maria Assun- ta vennero incendiati due contenitori dell'immondizia e due auto sono danneggiate anche in via S. Osvaldo.481 Le agenzie immobiliari e la sede della Dc in via Pizzolo furono assaltate contemporaneamente ai blocchi stradali durante i quali, inoltre, venne inoltre rapinato un supermarket in Via S. Osvaldo (bottino della rapina 1,035,000 lire482) mentre a una guardia giurata fu rubata la pistola dopo essere stato accerchiato da un gruppo di militanti. Colpi di pistola colpirono l'abitazione dell'impresario edile An- tonio Grassetto in via Fucini.483 L'azione del dicembre '79 mostrò che i Collettivi avevano ancora le capacità militari e logistiche di mettere in pie- di una vasta azione che per la sua complessità richiedeva una buona dose di organizzazione, nonostante gli arresti del 7 aprile.
480CSEL, fondo Tosi, b. 17, f. 16, sentenza del tribunale penale di Padova 26 luglio 1980, p. 60.
481A. FEDERICI e G. SARTORE, Spari, molotov e rapine nella nebbia, Il Gazzettino 4 dicembre
1979, p. 6
482A. NACCARATO, Violenze, eversione e terrorismo del partito armato a Padova., p. 172.
483A. FEDERICI e G. SARTORE, Spari, molotov e rapine nella nebbia, Il Gazzettino 4 dicembre