• Non ci sono risultati.

Le notti dei fuochi

7.2. Le azioni dei Collettivi a Padova

7.2.3. Le notti dei fuochi

Una peculiarità tutta veneta nel panorama eversivo degli anni '70 furo- no le cosiddette “notti dei fuochi” che, inaugurate nell'aprile del '77, prose- guirono fino al 1979. Tra il 1977 e il 1979 si succedettero ben dieci diverse “notti dei fuochi” che misero in luce la capacità dei Cpv di coordinare una serie di attentati in città diverse colpendo obiettivi diversi tra loro, tra i quali sedi di partito e caserme dei carabinieri. La prima notte dei fuochi si verificò tra il 29 e il 30 aprile quando furono colpite sette diverse abitazioni e aziende di piccoli imprenditori identificati come “covi del lavoro nero”.484

Un'altra raffica di attentati si verificarono nella notte tra il 2 e il 3 genna- io '78 quando dodici tra sedi della Dc e caserme dei Carabinieri furono at- taccate suscitando ampio sdegno tra le forze politiche padovane. Il segre- tario provinciale della Dc dottor Aldo Bottin affermò

La dc di Padova di fronte ai gravi episodi di violenza che hanno determinato il danneggiamento e la distruzione delle sedi delle sezioni dc di Vigonza, Campo- sampiero, Saonara, Villatora, Quartiere Forcellini: Pernumia e S. Osvaldo invita tutte le forze democratiche a mobilitarsi per condannare queste azioni che richia- mano il metodo politico già proprio delle squadre fasciste e per isolare i gruppi eversivi i quali lungi da indebolire la dc obiettivamente perseguono una strategia di involuzione autoritaria. La Dc richiama gli iscritti e l'elettorato a rafforzare la loro azione e la loro unità nella coscienza che queste sono la migliore garanzia per mantenere e rafforzare le istituzioni democratiche che essi hanno concorso a svi- luppare fin dal tempo della resistenza. Come in quella fase della nostra storia, an- che ora la dc saprà mostrare che alla violenza si resiste democraticamente senza cedimenti Agli ami ci più direttamente colpiti, la segreteria provinciale esprime la volontà di concorrere con ogni mezzo possibile alla ripresa della loro attività. Il partito non si lascia intimidire da metodi che dimostrano la pochezza umana e politica di chi li attua e che sono già definitivamente condannati dalla storia.485

Il segretario accomunando le tecniche di lotta a quelle dei fascisti, tolse una qualsiasi legittimazione politica ai responsabili, e richiamava all'unità delle forze democratiche sottolineando, però, che la risposta doveva rima- nere all'interno dei paletti democratici. Accomunando i responsabili al fa- scismo e richiamandosi alla Resistenza veniva attuava una delegittimazio- ne politica e ideologica del terrorismo con cui si voleva rafforzare l'unicità della via democratica nel garantire il progresso socio-economico del paese. 484A. NACCARATO, Violenze, eversione e terrorismo del partito armato a Padova., p. 139.

Anche le altre forze politiche sottolinearono, ognuna con gli opportuni di- stinguo, la necessità di mantenere la risposta alle azioni terroristiche all'in- terno del tracciato democratico. Sempre in gennaio, nella notte tra il 29 e il 30 si succedono altri dodici attentati contro vari imprenditori della regio- ne. In aprile vennero compiuti altri quattordici attentati in cui, nella notte del 13-14, furono colpite diverse sedi della Dc e auto di funzionari di poli- zia. La serie di attacchi fu rivendicati dalla Ooc e dai Pco.

La quinta notte si verificò tra l'11 e il 12 luglio quando vennero colpiti dodici bersagli tra caserme dei carabinieri, abitazione di funzionari di po- lizia e istituti penitenziari.486 Gli attacchi, rivendicati dalla Ooc e dai Pco, furono indirizzati contro quattro caserme dei carabinieri, l'autocentro di polizia, la casa di pena, l'abitazione di un poliziotto, un'agenzia immobi- liare e un dirigente della Civis e videro l'impiego di bombe molotov e pi- stole.487 La discrepanza del numero di attentati riportati dal giornale, un- dici al posto di dodici, poteva essere il risultato di un quadro della situa- zione incompleto. Anche per gli attentati di gennaio Il Gazzettino parlò di undici attacchi e non dodici ma nell'articolo Offensiva degli ultras a Padova:

11 attentati quando si riferì ai fatti di gennaio citò il numero corretto di at-

tentati di quella notte, cioè dodici. Gli attentati di luglio si verificarono in un breve lasso di tempo, tra le 0:55 e l'1:15, e in località diverse della regio- ne mostrando anche in questo caso l'elevato grado di organizzazione rag- giunta dai Cpv.

Dopo una pausa di circa tre mesi i Collettivi incendiarono un'altra notte veneta, stabilendo anche il primato di bersagli colpiti, con ventiquattro at- tacchi messi a segno tra il 26 e 27 ottobre. Anche in questo caso i Collettivi diedero prova della loro efficiente organizzazione e della ramificazione della stessa nella regione, perché nella raffica di attentati, rivendicati dai Proletari comunisti organizzati, vennero colpite le città di Padova e Rovigo oltre che il vicentino. La città del Santo vide l'esplosione di bombe, forse al tritolo, nelle sedi della Sip, dell'Iacp (Istituto autonomo case popolari) e di un'assicurazione. In seguito agli attentati dinamitardi vennero scagliate delle molotov contro l'abitazione di un funzionario della Sip mentre la casa del direttore della mensa universitaria Fusinato Walter Parpaiola subì 486A. NACCARATO, Violenze, eversione e terrorismo del partito armato a Padova., p. 140.

il lancio di due molotov e cinque colpi di pistola.488 Altri attentati colpiro- no il sindaco di Piove di Sacco, un ufficio tecnico di Cittadella mentre a Monselice ci fu il fallimento di un possibile attentato. L'attentato venne ri- vendicato dai Pco alle 10:45 con una telefonata all'Ansa di Mestre.

A Venezia la sede dell'Iacp fu oggetto di un attacco che devastò il secon- do piano dell'edificio e solo l'intervento dei vigili del fuoco impedì il pro- pagarsi dell'incendio.489 Un altro attentato, anch'esso rivendicato dai Cpo, colpì l'abitazione del direttore dell'opera universitaria dello Iuav, mentre di un terzo attacco, contro la porta di un ritrovo di studenti, non era chiara la dinamica.490 Anche l'entroterra veneziano subì l'attacco dei Collettivi: a Chioggia un ordigno incendiario colpì con la sede degli uffici comunali dell'acquedotto mentre a Mestre una bomba carta esplose contro la sede di un'assicurazione. L'attentato di Chioggia venne rivendicato dai Pco che dichiararono che «per un errore tecnico ci è andata male, ma la prossima volta ci andrà meglio.»491 A Rovigo vennero colpite le abitazioni dei diret- tori dell'azienda municipalizzata trasporti urbani rodigini e dell'Iacp: con- tro il primo vennero esplosi dei colpi da arma da fuoco che colpirono l'abi- tazione in cui viveva, mentre nei confronti del secondo venne usati un or- digno che esplose parzialmente e che era collocato nel retro della casa. Nella zona di Vicenza esplosero varie molotov e venne usato anche un mi- tra.

Per salutare la fine dell'anno (notte tra il 19 e il 20 aprile) i Collettvi mi- sero in piedi sedici attentati contro sedi sindacali e imprenditoriali mentre il benvenuto nell'anno nuovo venne dato da altri otto attentati che aveva- no come obiettivo militanti missini e perpetrati tra il 22 e il 23 gennaio 1979. Gli attentati vennero rivendicati Pco e dall'Ooc. Complessivamente quella notte vennero colpiti venticinque obiettivi in tutto il Veneto, princi- palmente persone legate al Movimento sociale, con il superamento del precedente record di ventiquattro attentati della sesta notte dei fuochi. La penultima notte dei fuochi, consumatasi nella notte tra il 29 e il 30 aprile 1979, vide il picco di attentati con ventisette bersagli colpiti in tutta la re- 488A. GARZOTTO, PADOVA sette bombe in un quarto d'ora, Il Gazzettino, 28 ottobre 1978, p.

2.

489F. MARANGONI, VENEZIA devastata la sede dell'Iacp, Il Gazzettino, 28 ottobre 1978, p. 1.

490Ivi, p. 2 491Ibidem.

gione. Diverse sedi istituzionali, caserme dei carabinieri e sedi di partito furono colpite e Padova in quest'ennesima ondata di attacchi fu la meta più ambita. Gli attentati furono rivendicati dai Pco, dall'Ooc, dalle squa- dre comuniste territoriali e dalle Squadre comuniste proletarie.492 L'ultima notte dei fuochi avvenne tra il 29 e il 30 ottobre quando diverse concessio- narie della Fiat vennero colpite da molotov o bombe improvvisate. A Pa- dova furono colpite le concessionaria della Fiat “G. B. Auto” e della Lancia “A. Bondi”oltre alla filiale della Fiat, in via Pescarotti.493 Negli attentati vennero impiegate ordigni improvvisati e molotov. Altre concessionarie della ditta torinese furono colpite in provincia di Vicenza.