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Potere Operaio padovano

Il livello padovano di Potere Operaio potrebbe aiutare a dimostrare la reale “capacità militare” di Po di muovere un attacco organizzato verso lo stato. Si è già parlato della militarizzazione del movimento a partire dal- l'autunno del 1971, ma le vicende padovane potrebbero mettere sotto una diversa luce questo processo. In diverse città italiane Po allestì una strut- tura occulta ma l'effettiva capacità della stessa di andare oltre a sporadici attacchi contro lo stato, in molti casi dovuti più alla volontà dei parteci- panti che a una effettiva capacità del movimento ad attuarli, dimostrarono che la realtà dei fatti era ben diversa da ciò che veniva propagandato attra- verso gli organi di stampa.

Potere Operaio padovano (Pop), come nella sua versione nazionale, pre- vedeva una struttura politica e una “militare” che svolgeva più funzioni che andavano dalla difesa dei cortei al reperimento di informazioni e all'e- 403Ivi, p. 304.

secuzione di compiti speciali. La ramificazione di Pop si estendeva anche al di fuori della città per abbracciare anche i comuni di Este e Monselice. Nel territorio esistevano due vertici politici. Il primo era il Comitato poli- tico Padova centro e l'altro invece il Comitato politico di Este-Monselice. Da quello padovano scaturivano le direttive che poi venivano eseguite da appositi organismi, le assemblee autonome, a livello di singole fabbri- che.405 Procedendo nella descrizione della strutturazione padovana di Po si trovava il Comitato operaio dell'UTITA, i Comitati Interistituti che coor- dinavano i Comitati di base presenti nelle varie scuole e nell'università. Accanto a questa struttura politica ne esisteva un'altra, “militare”, che al- tro non era che il servizio d'ordine (So) che, a differenze di altre medesime realtà di Po, non presentava una struttura stabile e ben definita ma veniva allestito di volta in volta sulle esigenza delle singole manifestazioni.406 Già da questa descrizione dell'articolazione di Pop si può desumere che nella città del Santo Po non raggiunse il livello di specializzazione raggiunte in altre sedi di Po come a Roma o Milano, dove accanto agli organismi politi- ci e al servizio d'ordine esisteva una struttura occulta dedita ad approfon- dire il livello dello scontro contro lo stato.

A livello padovano la militarizzazione del movimento non interessò la totalità dei suoi membri ma singoli individui che si mossero in tale dire- zioni cercando di reperire armi, sia incendiarie che da fuoco, e addestran- dosi al loro uso. Queste “sessioni di allenamento “ si svolsero sui Colli Eu- ganei in due distinte occasioni dove nella prima alcuni militanti si esercita- rono nell'uso delle bombe molotov mentre nella seconda vennero impiega- te armi da fuoco. A dimostrazione dell'individualità di queste azioni la Corte d'Assise di Padova condannò per i fatti sopracitati (svoltosi tra il 1972 e il 1974) gli imputati Paolo Benvengnù e Gianni Boetto.407 L'articola- zione padovana di Po mostrò l'incapacità del movimento di darsi un'effi- cace struttura militare, realmente in grado di attaccare lo stato, e per vede- re un'ondata di violenza colpire la città si avrebbe dovuto aspettare il 1974 e la comparsa sulla scena dei Collettivi politici veneti (Cpv).

405Sentenza Corte d'Assise di Padova 30 gennaio 1986, p. 203 406Ivi, pp. 208-9, 223.

407A. NACCARATO, Violenze, eversione e terrorismo del partito armato a Padova. Le sentenze

contro Potere Operaio, Autonomia Operaia Organizzata e Collettivi Politici Veneti, Padova,

5.8. Conclusioni.

Nelle pagine precedenti si è cercato di dare un quadro riassuntivo delle vicende di Potere Operaio nel corso della sua breve esistenza. Si è visto come il movimento, nato nel '69, teorizzasse fin dall'inizio la volontà di in- sorgere per rovesciare il sistema, ma nei suoi primi anni di vita non andò oltre alla sua teorizzazione. Non mancarono nei mesi che intercorsero tra il settembre del '69 e l'autunno del '71 momenti di violenza e di scontri con la polizia o altre forze politiche, ma queste si mantennero all'interno di un quadro di uso della forza “normale” per la sensibilità politica dell'epoca. Con il convegno di Roma invece Potere Operaio cambio “passo” e alle semplici parole cercò di affiancare i fatti. Da lì in avanti cercò di mettere in piedi una struttura paramilitare che fosse in grado di portare un attacco vittorioso contro lo stato. L'uso della violenza passò da una chiave difen- siva a una offensiva, diventando il mezzo definitivo per provocare la cadu- ta del sistema. In linea a ciò si assistette a una socializzazione del campo d'intervento, allargandosi dalla fabbrica alla società nel suo complesso. In linea con il nuovo corso del movimento si cercò di reperire armi, muni- zioni e alleanze con altri gruppi sempre orientate verso il fine insurrezio- nale. Di fronte a questi “grandi propositi” la realtà era ben diversa: Po continuava a essere isolato ed emarginato rispetto agli altri gruppi della si- nistra radicale mentre il numero di militanti faticava a salire mettendo una grave ipoteca sulla capacità dello stesso di guidare la classe operaia. La fine di Potere Operaio comportò una dispersione delle sue forze in direzio- ni diverse, tra chi lasciò l'attivismo politico e chi invece proseguì il suo percorso di militante aderendo a nuove organizzazioni di sinistra o sce- gliendo, come Valerio Morucci, di imboccare definitivamente la via della lotta armata e della clandestinità aderendo alle Brigate rosse o ad altre or- ganizzazioni terroristiche nate in quegli anni roventi.

CAPITOLO 6

La ricostruzione della struttura padovana dei Collettivi politici può es- sere fatta ricorrendo principalmente a fonti giudiziarie che possono resti- tuire, nei limiti delle funzioni della magistratura, una panoramica dell'evo- luzione padovana di Potere Operaio e dei Collettivi politici veneti. Una sentenza giudiziaria ricostruisce i fatti nell'ambito dei reati e degli imputa- ti che giudica e dovrebbe essere quindi fortemente ancorata alla realtà, senza uscire dai paletti della legge, per entrare in quelli delle idee. I magi- strati indagano su quei fatti direttamente collegabili al dibattimento che stanno presiedendo e tutto ciò che esula da ciò non dovrebbe influenzare la loro capacità di giudizio. Attraverso le sentenze possono essere rico- struite la struttura e le azioni dei Collettivi politici veneti (Cpv), nella loro articolazione padovana, ma anche tracciato un quadro degli avvenimenti che interessò la città negli anni '70.