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CONSIDERAZIONI SUI SEGNI SOLIDI

Nel documento LINGUAGGIO ASTRALE (pagine 60-68)

Testo letto al Congresso “La Croix des Signes Fixes” tenutosi a Parigi il 27 marzo 2000 al Palais des Congrès e pubblicato sul n. 1 di Phos.

sa che è altro da sé costituisce la parte più tecnica dell’arte astrologica e può non essere accolta da tutti gli uomini di scienza, non da tutti i filosofi. Per questo moti-vo, Keplero, ad esempio, e Placido Titi la rifiutarono a loro tempo. Al contrario, la di-visione che si fonda su distinzioni qualitative del tempo non abbisogna di argomen-tazioni inerenti alla tecnica astrologica. Per questo motivo fu generalmente accet-tata anche al di fuori dell’ambito astrologico. Una compilazione medica di ispirazio-ne pitagorica dice che la parte mediana di ogni stagioispirazio-ne esprime il temperamento più puro (την ειλικρινηστατην... κρασιν)1e negli scholia agli Aratea di Germa-nico, che non è un testo astrologico, possiamo leggere la definizione del to poion, delle nature effettrici di questi diversi temperamenti dei segni:

i segni tropici presiedono alle terre straniere e presentano di volta in volta im-pulsi e propositi affatto diversi; i segni biformi significano la ripetizione di ogni cosa generata e talora ritardi e rinvii; i solidi portano a compimento con energia e con ardore e conducono all’esito ogni cosa, sia prospera od avversa, secondo che sono osservati da stelle giovevoli o contrarie.2

Sappiamo che i segni dello zodiaco hanno ricevuto un gran numero di deno-minazioni: nella letteratura di lingua greca se ne contano diverse centinaia. Ogni denominazione rivela un particolare comportamento o modo d’essere; e può riferir-si al segno matematico e immateriale (δωδεκατηµοριον), al segno materiale composto di stelle e di figure (ειδωλον, ζωδιον), al segno in quanto espressione di una natura elementare (στοιχειον) e, infine, alla natura che il segno assume per il suo rapporto con i pianeti. Di tutte queste denominazioni, quelle che rilevano dal tempo, le sole che qui ci interessano, appartengono al primo tipo e il loro compor-tamento è descritto nel capitolo del quadr. ove Tolemeo tratta dell’animo umano.

Per comprendere questo capitolo è necessario riandare alla teoria greca dell’a-nima o, meglio, a quanto Tolemeo recepisce di questa teoria. Nel Manuale di armo-nia, Tolemeo propone due distinzioni tripartite dell’anima, la prima delle quali è ari-stotelica e può essere definita, secondo Alessandro d’Afrodisia, nel modo seguente: – nutritiva o sensitiva

– vegetativa o appetitiva – razionale o intellettiva

La prima comprende le facoltà proprie della pianta, la seconda quelle che sono proprie dell’animale, la terza concerne quelle sole che sono dell’essere umano. Ora, le facoltà dell’anima devono essere pari in numero agli accordi consonanti, quali sono codificati dalle leggi dell’armonia, in modo che le facoltà delle funzioni infe-riori, essendo parziali, corrispondano alle specie degli accordi parziali, ovvero di quarta e di quinta. Vi è quindi un intimo rapporto, secondo il matematico alessan-drino, tra gli intervalli consonanti e le parti dell’anima: l’ottava si accorda alla fu-neione razionale dell’animo, giacché in entrambe vi è il semplice, l’uguale, l’indiviso; la quinta alla facoltà sensitiva, la quarta alla facoltà vegetativa. Queste analogie so-no poste da Tolemeo nel modo che segue:

tre sono i primi intervalli omofoni e consonanti: l’ottava omofona e la quinta e la quarta consonanti. Ora, l’ottava si accorda alla facoltà intellettiva, poiché in en-trambe vi è soprattutto il semplice, l’uguale e l’indiviso, la quinta alla facoltà sensi-tiva, la quarta alla facoltà vegetativa. Invero, la quinta è più prossima all’ottava che non la quarta, in quanto più consonante, poiché il suo eccesso la rende più vicina all’uguaglianza ed inoltre la facoltà sensitiva è più vicina all’intellettiva che non la vegetativa, in quanto partecipa in qualche modo della sensazione. Infatti, dove vi è essere non sempre vi è sensazione, ove vi è sensazione non sempre vi è intelletto. Al contrario, ove vi è sensazione vi è anche essere, ove vi è intelletto vi è anche sensa-zione ed essere. Allo stesso modo, dove vi è la quarta non vi è la quinta, né laddove è la quinta vi è l’ottava; al contrario, dove vi è la quinta, sempre vi è anche la quar-ta e dove vi è l’otquar-tava sempre vi è anche la quinquar-ta e la quarquar-ta, perché le une sono proprie di commistioni e modulazioni imperfette, le altre delle perfette.3

Ove vi è essere non sempre vi è sensazione, ove vi è sensazione non sempre vi è intelletto, ovvero: la perfezione dell’essere richiede la specificità della causa agen-te, mentre l’universalità della causa agente porta alla generazione di esseri semplici e indifferenziati. L’essere è quindi la condizione primaria del vivere, la più semplice e l’operazione dei cieli che deve rispondere ad essa deve essere universale ed indiffe-renziata. Secondo una concezione diffusa nel Medioevo, si stimava che, per il tra-mite del moto della sfera più esterna, il primo mobile, il corpo ricevesse l’anima ve-getativa e per il concorso del moto dell’ottava sfera accogliesse in sé le funzioni dell’anima sensitiva. Queste opinioni sono condannate da s. Tommaso4 e tuttavia saranno riprese in modo positivo fino al XVII secolo.5

Si tratta tuttavia di una concezione che non è estranea alla tripartizione tole-maica dell’animo in questo: il cerchio che, nel suo moto, genera distinzioni qualita-tive parziali, non può che generare le funzioni inferiori dell’animo. E questo cerchio è il primo mobile, che trascina lo zodiaco nella sua rotazione annua e diurna. Sem-pre nel Manuale di armonia, Tolemeo dice che questo cerchio si muove secondo un ritmo ternario, in accordo all’anima vegetativa e secondo un ritmo quaternario, in accordo all’anima sensitiva. In effetti, da null’altro le dodici parti dello zodiaco han-no ricevuto le loro qualità, se han-non per il tramite degli intervalli di quarta e di quinta: tramite l’intervallo di quarta i segni sono distinti in mobili, solidi e bicorporei, trami-te l’intrami-tervallo di quinta in segni elementati: ignei, trami-terrei, aerei e acquei.

Pertanto, e questa è la prima conclusione, le funzioni dell’anima vegetativa possiedono tre facoltà, uguali in numero alla prima distinzione qualitativa dei se-gni: la facoltà del crescere, dell’esercitare forza e vigore, di declinare e decrescere. Per contro, le funzioni dell’anima sensitiva possiedono quattro facoltà, uguali in numero alla seconda distinzione qualitativa dei segni: la vista, l’odorato, il gusto (essendo il tatto riconosciuto da Tolemeo comune a tutti i sensi). Queste ultime fa-coltà giungono al loro compimento, per usare un’espressione medievale, nell’ ele-mentatio naturæ, poiché la vista risponde al fuoco, l’udito all’aria e all’odorato, al gusto, al tatto l’acqua e la terra.6

Crescita, vigore, declino sono pertanto qualità dei segni dello zodiaco in cia-scuna delle quattro parti dell’anno: il crescere è proprio del segno tropico, che dà inizio al tempo nuovo, il vigore del solido, che questo tempo conferma, il declinare del bicorporeo, che è così definito poiché già partecipa del tempo futuro. Il loro si-gnificato proprio è concisamente definito da Leopoldo: “I segni tropici significano la rapidità, i solidi la stabilità, i bicorporei l’alterazione”.7

In effetti Tolemeo mostra la diversa natura di questi segni (come pure di quelli distinti per genere) in virtù del moto del Sole: “Questi segni presero nome dall’even-to che in essi si produce”,8e Ibn Ridwan insiste su questo punto: Noi possiamo sa-pere le virtù dei segni solo grazie al mutamento che il Sole opera in essi. Da questa premessa, ne trae una conclusione: “I segni non hanno per sé alcun effetto natura-le, ma il loro effetto consiste nel mutamento che la virtù del Sole opera in essi e inoltre dalla virtù delle altre stelle quando li attraversano. I segni, pertanto, ci ap-paiono come materia, le stelle come forma”.9Al modo medesimo di Tolemeo, Alca-bizio nel suo Introductorium e AbuMa’sar descrivono la natura di questi segni: il Sole nei tropici manifesta il mutamento del tempo (intiqal az-zaman) e i segni tro-pici sono così chiamati (munqalabah) poiché in essi vi è il mutare, il trasformare (qalaba); i segni solidi manifestano la forza del tempo (quwwa az-zaman).10

A questa separazione tra influsso indifferenziato e universale e influsso specifi-co specifi-conviene la distinzione primaria, nell’astronomia medievale, tra orbis totalis e or-bis partialis: la prima è ogni orbita concentrica che ha per centro il centro della Ter-ra (centrum mundi), la seconda ogni orbita eccentrica il cui centro è un punto geo-metrico che non coincide con il centro della Terra. Orbes partiales sono tutte le sfe-re planetarie, gli eccentrici e gli epicicli, mentsfe-re l’orbis totalis per eccellenza è il pri-mum mobile.11 Nel medioevo molti ritennero che in virtù del moto della sfera più esterna, il primum mobile, il corpo assumesse l’anima vegetativa, mentre con il con-corso del moto dell’ottava sfera giungessero al corpo le facoltà dell’anima sensitiva. Questa opinione è rifiutata da s. Tommaso12e nondimeno viene ricordata positiva-mente fino al XVII secolo.13

Questa concezione non è tuttavia estranea alla tripartizione tolemaica dell’a-nima in questo: i moti più semplici devono convenire con le parti più basse dell’ani-ma. Dice inoltre Tolemeo che questi moti presentano un ritmo ternario nell’anima vegetativa, un ritmo quaternario nell’anima sensitiva. Vi sono pertanto tre facoltà per l’anima vegetativa: il crescere, il vigore e il declinare e quattro per l’anima sensi-tiva: vista, udito, olfatto, gusto (il tatto a tutti i sensi essendo comune). Queste ulti-me facoltà si realizzano nell’eleulti-mentatio naturae, poiché all’udito risponde l’aria, al-la vista il fuoco, all’olfatto, il gusto e al tatto l’acqua e al-la terra.14 Quanto alle prime, si esprimono nel moto più semplice, che tutti gli altri moti comprende ed abbraccia: un moto che deve essere percepibile ai sensi, definibile per misura e per qualità, co-me è dei periodi naturali del tempo: l’anno e il giorno.

Sono inoltre qualità delle case della figura astronomica in ciascuno dei quattro quadranti e del ciclo sinodico lunare, come si può evincere dal capitolo del quadr.

che tratta dei segni maschili e femminili.15 Questo significa, ed è qui una prima conclusione, che le facoltà dell’anima vegetativa abitano nei periodi naturali del tempo e si muovono in essi non secondo un modo continuo, ma diastematico, se-condo gli intervalli propri dell’accordo di quarta. Ne consegue che il corpo stesso, qualora lo volessimo dividere in tre parti, potrà adattarsi a questa tripartizione dei segni. Ai segni tropici il limite esterno delle membra: la cute e l’epidermide e le parti carnose, onde Tolemeo16 dichiara che le malattie della pelle nascono massimamen-te quando la Luna si muove nei segni solstiziali ed equinoziali; ai solidi le parti più solide e dure, quali sono le ossa ed essi sono invero concausa delle gibbosità, clau-dicazioni, lussazioni e fratture; ai bicorporei, infine, le parti più minute, quali le vene e i nervi e lo scorrere stesso degli umori, che sono sottili e assumono varii stati; e vediamo ai bicorporei essere riferite affezioni quali la chiragra e la podagra. Questa tripartizione dei segni è elencata da Serapione di Alessandria nell’equazione: bicor-porea = nervosa, tropica = carnosa, ossea = solida.17

Nel giudizio che Tolemeo dà di questa triplice natura dei segni in connessione ai moti dell’anima, egli esprime virtù che son proprie dell’animo umano, non dell’a-nimale o della pianta. In altre parole, egli moralizza le facoltà dell’anima vegetativa ed esse risultano essere virtù, che nel Manuale di armonia aveva descritto nella triade: temperanza, continenza, pudore.

In generale, i segni tropici rendono gli animi acconci a trattare le pubbliche faccende, desiderosi degli uffici civili ed inoltre ambiziosi, dediti al culto, ingegnosi, solerti, indagatori, atti alla ricerca, abili al congetturare e divinatori ed astronomi. I segni bicorporei rendono gli animi multiformi, mutevoli, difficili a conoscere, insta-bili, che mutano volentieri proposito, doppi, sensuali, versatili, amanti della musica, tardi, di pronta percezione, inclini al rimpianto e al malcontento. I segni solidi ren-dono gli animi giusti, alieni dall’adulazione, costanti, coerenti, atti a intendere bene e prontamente, tolleranti, laboriosi, rigidi, moderati, memori delle ingiurie subite, solleciti nel compiere, contenziosi, ambiziosi, sediziosi, avidi, duri, inflessibili.

Tutte le analoghe definizioni delle qualità effettrici di questi segni, delle quali la letteratura astrologica è ricchissima, non seguono di norma un’esposizione se-condo la loro successione temporale, ma danno prima gli estremi, quindi il medio. Questa qualità media è bene espressa dal segno solido e, nei giudizi che sono riferiti alle iniziative, la loro facoltà propria, che è del mantenere e dell’esprimere con for-za, è assai più evidente. Citiamo ad esempio dalla compilazione sui segni tropici, so-lidi, bicorporei ascritta ad Orfeo, e che dovrebbe verisimilmente essere posta sotto la paternità di Teofilo di Edessa:

Quattro sono i segni solidi: Toro, Leone, Scorpione, Acquario. Nei segni solidi i possedimenti e gli acquisti sono sicuri. In segno solido devi prender moglie e la sua dote. Nei segni solidi devi dare alla luce il risultato dei tuoi lavori, si compiono in-fatti i propositi. Certa nei segni solidi è la separazione dalle donne, chi fugge non farà ritorno, né il ladro verrà trovato a tempo e la partenza dal proprio paese è cosa sicura. Chi diviene ostile nei segni solidi, si riconcilierà tardi. Nei segni solidi la

sen-tenza è certa e i giusti non si ribellano. Perniciosa è la malattia nei segni solidi: o porta la morte o allunga il morbo, se non termina entro sette giorni. Infausti sono i ceppi nel segno solido, poiché chi si è adirato non muta sentimento. Se qualcuno vorrà offrire denaro nei segni solidi, non lo darà. Nei segni solidi si dia inizio a in-trattenimenti virtuosi, alla musica. È conveniente nei segni solidi scrivere contratti, poiché le scritture saranno oneste. Chi serve come soldato nei segni solidi, rimarrà assolutamente nella propria milizia e non passerà sotto un altro generale. Nei segni solidi si deve dare inizio a celebrazioni, danze e ad ogni cosa opportuna e vantag-giosa, allo stesso modo che nei tropici si deve cominciare quanto è incommodo e ordinario, giacché ciò che nasce nei solidi permane stabile e nei tropici è soggetto a mutamento. Queste cose significano i predetti segni quando sorgono e quando contengono la Luna.18

Il segno solido è detto in greco stereon, che esprime l’idea di solidità, compat-tezza e durezza ed ha pertanto l’accezione morale di robusto, vigoroso, energico ed altresì di rigido e crudele. Nell’astrologia indiana il termine fu tradotto con l’equiva-lente sthira, che ha come significati metaforici “ciò che è privo di dubbio e quindi certo, fedele”.19 Più raramente troviamo il termine dhruva, la cui accezione prima è “ciò che è fisso, immobile” ed è anche il nome della stella polare e del polo celeste medesimo. Nell’astrologia di lingua latina viene reso con solidum, onde lo possiamo considerare termine tecnico del lessico astrologico. Soltanto a partire dal medioevo troviamo l’aggettivo fixum, che è un calco dall’arabo thâbit, che proviene non già dall’accezione prima del termine arabo, ma dalla denominazione delle stelle fisse in arabo: al-kawâkib al-thâbitât. In arabo, il termine thâbit ha una grande ricchezza di accezioni, che convengono al significato medesimo che la letteratura astrologica ha assegnato ai segni solidi. Esso significa ciò che è stabilito, fermo, costante e signifi-ca l’uomo che ha sangue freddo, che si muove di un passo fermo. Thâbit è aggetti-vo verbale di thabata, che significa il perseverare in una cosa, consolidare, resistere a qualcuno e lottare contro qualcuno. Ed altresì: stabilirsi, fissarsi da qualche parte, l’agire con lentezza, ma altresì l’effettuare, il compiere una cosa. Ed ancora: l’essere legato, attaccato a qualcosa, l’avere pazienza, longanimità, il trovare che qualcosa è buona e vera. D’altro canto, thabt è la fermezza di cuore e athbât sono gli uomini sicuri, sui quali si può contare. Possiamo infine notare che la caratteristica dei segni solidi di rifuggire dall’adulazione trova un perfetto riscontro nel termine istithbât, che viene pur sempre da thabata e denota la figura retorica che consiste in ciò che sembra esser detto a mo’ di rimprovero e che contiene in realtà un elogio. Si deve osservare che l’accezione di “certo” e di “vero” che troviamo espresse nell’accezione stessa del segno solido, è sovente affermata nei testi astrologici. Degli undici modi che certificano il prodursi degli eventi, il nono, scrive Demofilo, è l’essere i pianeti in segno solido, giacché allora i benefici consolidano (stereousi) il bene, i malefici il male.20Di nuovo, sovente leggiamo che la Luna e l’oroscopo in segni solidi fanno le cose certe, nei bicorporei le probabili, nei tropici le mutevoli e volubili.21

tropici e ai bicorporei, rilevano da una stretta analogia col significato primo di que-sta tripartizione dei segni. Non è sempre così per l’insieme della letteratura apotele-smatica relativa ai segni dello zodiaco. Si mantiene stretta analogia col significato primo quando si dice che i segni maschili convengono agli uomini, i femminili alle donne. L’analogia passa attraverso una metafora quando viene detto che i segni afoni convengono alla riservatezza, gli impudichi al perdersi d’animo,22 i mutilati a quanto avviene per rapina o alle azioni condivise, quelli che hanno abbondante se-me o scarso o nullo ai clienti degli avvocati, ai discepoli, quelli che hanno corna ai comandanti militari e ai pugili.23Si passa infine al contrasto quando si dice che i se-gni afoni convengono ai suonatori di tromba e di flauto.24 Vi è poi da notare che questa tripartizione dei segni è iscritta in un decorso temporale, esprime qualcosa rispetto al tempo degli eventi: l’opinione comune vuole che i segni tropici signifi-chino i giorni, i bicorporei i mesi, i solidi gli anni.25

Infine, poiché la formulazione del giudizio astrologico non dipende da un solo criterio, ma da molti, non solo la mobilità o la solidità del segno danno la natura dell’evento. Dice ad esempio Sahl ibn Bisr che di tutti i segni tropici i più mobili so-no l’Ariete e il Cancro, tra quelli solidi il Leone è il più solido, lo Scorpione il meso-no solido.26 Occorre poi notare in quali parti dei segni si trovano gli astri significanti l’evento.

Scrive infatti Giuliano di Laodicea: «Occorre rivolgere l’attenzione anche ai confini ovvero ai loro signori e combinarli nel giudizio complessivo. Portiamo ad esempio un solo caso: sia la considerazione riguardo a segni tropici, diciamo per-tanto che vi è un mutamento; ma nei confini di Saturno con lentezza, in quelli di Giove o di Mercurio dopo poco tempo, in quelli di Marte inaspettatamente e all’im-provviso, in quelli di Venere non senza scoramento; e se i signori sono in segni o confini solidi o stazionano, ciò conviene alla lentezza, se in tropici o se non stazio-nano alla rapidità».27

Si deve quindi considerare la disposizione degli astri nel suo complesso. In questo modo, da una natura semplice e indivisibile, il cui effetto pertanto permane, si giunge alla determinazione di un evento mediante la commistione di tutti i fat-tori concorrenti.

I limiti di questa relazione non consentono di proseguire con riflessioni ulte-riori. Ma, poiché i segni tropici, solidi e biformi rilevano dalla ciclicità del tempo e ne dimostrano la scansione, qualcuno potrebbe chiedersi: Se l’uomo necessita, nel-l’anima e nel corpo, continuità e stabilità, stati connessi alla semplicità e all’inte-grità dell’essere, non possono i segni solidi significxare qualcosa di più nell’essere umano e nel suo destino? Bisognerebbe forse porsi prima un’altra domanda: perché AbuMa’sar, nel Kitâb al-mudh“al al-saghir, dà alla sorte di Venere una denominazio-ne particolare, sahm al-t–abât, sorte della permadenominazio-nenza, la pars stabilitatis o pars durationis del Medioevo latino?

NOTE

1 Cfr. A. DELATTE, Etudes sur la littérature pythagoricienne, Paris 1915, pag. 185.

Nel documento LINGUAGGIO ASTRALE (pagine 60-68)