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LA CULTURA ASTROLOGICA DELL’ARIOSTO

Nel documento LINGUAGGIO ASTRALE (pagine 56-60)

La grandezza dell’Ariosto non è stata ancora apprezzata appieno. Non solo fu -probabilmente - l’ultimo grandissimo poeta della nostra letteratura, ma fu uno dei pochissimi poeti-musicisti, capaci cioè di limare ogni consonante, ogni vocale di un verso in modo che risultasse di una purezza assoluta, mozartiana. Basti pensare al-l’apertura festosa , da “Allegro con brio” delal-l’apertura

… Le donne i cavallier, l’arme gli amori / le cortesie le audaci imprese io canto

confrontata con l’inizio quasi annoiato della Gerusalemme liberata

Canto l’armi pietose e il Capitano/ che il gran Sepolcro liberò di Cristo

l’ammucchiata di erre impure nel secondo verso aggroviglia la frase e rallenta il rit-mo..

E’ un’arte che a mio avviso trova paragoni solo in Dante (Bach) e nel bistratta-to D’Annunzio (Debussy). Il verso acquista quindi le virtù della magia della parola, capace di incantare !

Come non bastasse, all’Ariosto dobbiamo anche il merito di aver approfondito l’astrologia, anche se alla corte Estense dell’epoca fosse quasi obbligatorio intender-sene, vista la potente influenza ficiniana nella letteratura e in pittura (Schifanoia).

Le citazioni astrologiche dell’Ariosto sono sempre corrette, e si intuisce che il Poeta conosce bene le differenze fra stelle fisse ed erranti, cosa sia il “polo” del cie-lo, “prendere il punto“ eccetera, come si può notare più avanti.

Ma è ancor più consolante notare come l’Ariosto distingua sempre la nobiltà e la validità della nostra disciplina rispetto alle altre forme mantiche, per le quali non nasconde un certo disprezzo.

DANTE VALENTE

LA CULTURA ASTROLOGICA

DELL’ARIOSTO

Si può dire che in questo campo, almeno rispetto alla corte Estense, ci sia stato un regresso negli ultimi secoli!

Eccovi alcuni frammenti indicativi : … A proposito della LUNA:

… nel cerchio della luna a menar t’aggio

che dei pianeti a noi piu’ prossima erra… (34,67) … O Santa dea che dagli antiqui nostri

debitamente sei detta triforme

ch’in cielo in terra e ne lo inferno mostri (Cinzia-cielo, Diana-terra, Ecate-inferi) l’alta bellezza tua sotto più forme (18,184)

Quando Medoro prega la luna di illuminare il campo dei caduti per trovare il corpo del suo Re:

… la Luna a quel pregar la nube aperse (o fosse caso o pur la tanta fede) bella come fu allor ch’ella s’offerse e nuda in braccio a Endimion si diede … ALTRI PIANETI

… parte dormendo fin che ‘l giorno arrivi parte mirando ora Saturno e Giove Venere e Marte e gli altri erranti divi… … dopo una lunga aspettazion pur nacque in Oriente il disiato albore… (23,6)

… vedeasi Jove e Mercurio facondo Venere e Marte che l’aveano sparto a man piene e spargean d’eterei fiori di dolce ambrosia e di celesti odori (46,92)

(si noti Mercurio “facondo”, comunicativo, attributo specifico) e a proposito della formazione culturale del Cardinale Ippolito

Di filosofi altrove e di poeti

... quel gli dipinge il corso dei pianeti questi la terra, quello il ciel gli squadra questi meste elegie, quel versi lieti… (46,92)

e a proposito di un giudice che si rivolge all’astrologo sospettando il tradimento della moglie:

… Colui da prieghi vinto tolle il punto il ciel figura come par che stia … (43,87)

(sottile allusione ai dubbi di Copernico che studiò a Ferrara…) … per tutti i segni il Sol prima si volse (passò un anno) ch’al giudice licenzia fosse data

al fin tornò, ma pien di gran sospetto per quel che già l’astrologo avea detto...

il sito figurò colui del polo e a tutti i pianeti il luogo diede

poi rispose che quel ch’avea temuto come predetto fu, gli era avvenuto

… E’ questo, quel che l’osservate stelle le sacre fibre e gli accoppiati punti responsi, augùri, sogni e tutte quelle sorti, ove ho troppo i miei studi consunti… … Non con spirti constretti tali incanti ne’ con osservazion di stelle fanno,

ma con simulazion, menzogne e frodi legano i cor d’indissolubil nodi … (8,1)

O città bene aventurosa (disse) [allude a Ferrara] di cui già Malagigi mio cugino

contemplando le stelle erranti e fisse

e costringendo alcun spirto indovino nei secoli futuri mi predisse …

Non strettamente astrologiche, ma cariche dell’incanto del passaggio del Sole al-l’Ascendente o al discendente sono le geniali e sfolgoranti descrizioni di albe e tra-monti:

… passò il Bondeno, e già il color cilestro si vedea in Oriente venir manco

che votando di fior tutto il canestro

l’Aurora vi facea vermiglio e bianco … (43,54) Poscia che il Sole incoronato

del mare usci’ di luminosi rai … (31,36) … E lo facea; se non tosto ch’al Sole la vaga Aurora fe’ l’usata scorta… (30,43) … passa la notte; e Febo il capo biondo

traeva dal mare, e dava luce al mondo … (25,44) … già avea attuffato le dorate ruote

il Sol ne la marina d’occidente … (25,18) … e v’arrivai che non era la luce

del sole ascosa ancor ne la marina (25,52) … e posò fin ch’un nembo rosso e bianco di fiori sparse le contrade liete

del lucido Oriente d’ogni intorno

et indi uscì de l’aureo albergo il giorno … (25,93) … ma poi che’sol, lasciando il mondo fosco alla nutrice antiqua fe’ ritorno (Teti) et orsi e capre e serpi senza tosco

(le costellazioni, non velenose) e l’altre fere ebbeno il cielo adorno

che state erano ascose al maggior lampo (il Sole)

L.A. 125-223

Quando ci indigniamo per l’ostilità del mondo accademico, dimentichiamo che non è il caso di Giuseppe Bezza, un vero “Sophos” moderno, richiesto e ambito da Rivi-ste qualificate, da Radio Tre, da l’Ecole des hautes études di Parigi ecc..

Gli siamo tutti grati per aver rinnovato le emozioni “visive” suscitate dai pia-neti e le analisi temporali degli antichi, alla base di ogni deduzione.

E’ il Presidente dell’associazione “ Cieloeterra”, che aduna i cultori dell’Astrolo-gia classica

I segni dello zodiaco hanno diverse denominazioni in accordo alle diverse na-ture che gli astrologi hanno riconosciuto in loro. Queste nana-ture o sono per sé o so-no in rapporto ad altro: le prime dipendoso-no unicamente dal moto dello zodiaco, le seconde dalle relazioni che con i segni hanno i due luminari e i cinque astri erranti.

La prima divisione dei segni per sé è quella che Tolemeo ricorda in quadr. I, 11 e costituisce la loro prima denominazione qualitativa: i segni sono distinti in mobili, solidi, bicorporei. Ad essa seguirà la divisione per genere, maschile e femminile. Questa prima divisione dei segni è in primo luogo una distinzione qualitativa del tempo, di cui lo zodiaco vuole essere misura; ma in secondo luogo può essere as-sunta come una differenziazione qualitativa delle diverse parti dello zodiaco. D’altro canto, circa tre secoli prima dell’evidenza di una letteratura astrologica erudita e matematicamente fondata, abbiamo testimonianza dell’uso dei segni zodiacali co-me misura temporale nei parapegmata di Metone ed Euctemone.

Diviso l’anno in quattro parti secondo i solstizi e gli equinozi, ciascuna di esse deve avere un proprio, distintivo temperamento. Questo temperamento, poiché è generato nel tempo, deve avere un’insorgenza e una dissoluzione e, tra questi due estremi, vi ha da essere necessariamente un medio che costituisca l’espressione che meglio conviene alla semplicità del temperamento medesimo.

Bisogna notare che delle due divisioni primarie, quella che dipende da

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