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Contenzione meccanica vs. contenzione fisica: una sostanziale differenza

Nel documento integrale... (pagine 114-117)

3.5. Alla ricerca di soluzioni: buone pratiche contro la contenzione

3.5.2. Contenzione meccanica vs. contenzione fisica: una sostanziale differenza

Eludere la contenzione meccanica non esclude, ma anzi si potrebbe dire che implica, la contenzione fisica.

Come già emerso dalle parole di Lorenzo Toresini, la contenzione fisica, laddove circoscritta a pochi minuti

e accompagnata da gesti e parole con un valore relazionale, può contribuire nei SPDC no restraint a evitare

che il paziente venga legato.

Della stessa opinione è il dirigente ministeriale, Di Fiandra, che mette in luce quanto la pratica di contenere

momentaneamente i movimenti del paziente in evidente stato di agitazione possa assolvere un ruolo

preventivo anche negli altri SPDC rispetto ad eventi precipitanti che, altrimenti, indurrebbero a legare il

paziente:

I - Poi c’è anche quella fisica, no? C’è chi fa la distinzione tra le meccanica e la fisica. Per il fatto che i pazienti siano trattenuti…

Di Fiandra: Legato o trattenuto... per esempio, trattenere - è anche uno dei consigli che davano qui - le mani della persona ha invece un compito proprio preventivo, diventa relazionale, quindi evita altro tipo di misura. Per cui ecco, quello che questo documento [fa riferimento ad un documento istituzionale alla cui redazione aveva iniziato a partecipare negli anni scorsi], che secondo me se venisse ripreso e migliorato e attualizzato potrebbe realmente fare è lavorare perché si prevengano tutte le forme di contenzione.

Come argomentato dai tre volontari intervistati dell’Associazione torinese Arcobaleno, la contenzione

meccanica e fisica sono due pratiche che dal punto di vista etico e valutativo assumono una figurazione

completamente diversa. Oltre a recuperare, attraverso le loro dichiarazioni, queste diversità, che pongono la

contenzione meccanica in una posizione decisamente più deprecabile, è utile riportare, a corredo delle loro

dichiarazioni, la mappa concettuale (fig. 3.1.) con cui loro stessi, attraverso parole chiave, hanno qualificato

i due tipi di pratica che, invece, spesso sono assimilate, ponendole in rapporto di sinonimia, anche sul piano

terminologico:

I - Fermiamoci un attimo, da quello che dice Vittoriano ci sono due differenze tra la meccanica e la fisica, la prima differenza è che si tratta di una pratica relazionale e la seconda è che nella contenzione fisica, che può accadere, entra però in gioco il corpo dell’operatore [compilano la mappa]

Raffaella: è più alla pari, rischio del mio, rischio di prendermi un pugno, è diverso. Se penso a questa situazione [meccanica] mi vengono delle immagini, parole forti tipo tortura, e se penso alla meccanica delle cinghie mi viene in mente la crocifissione, se penso a una persona legata a un letto mani e piedi l’immagine è quella della crocifissione. E quindi mi viene un disumano e qua invece, nella fisica, mi viene un umano. C’è comunque uno scontro, un rapporto alla pari. Io di questo non ho fatto esperienza personale, l’ho fatta dall’altra parte, una lotta con una persona al Mainero, ho avuto la peggio e sono finita al pronto soccorso, con il collare, lui mi ha preso per il collo e così…

Enrico: io anche ho avuto esperienze, la fisica relazionale, tra virgolette, è alla pari e a seconda della relazione che hai con la persona il contenimento fisico può anche essere letto come un abbraccio protettivo, a seconda di come … cioè io ti faccio da palla e tu eviti di fare e farti danni ulteriori. Poi ovviamente dipende, è un rapporto alla pari ma va capito come la persona che la accetta o la subisce la declina, la interpreta. Se la subisce e si ribella può diventare una situazione pericolosa, anche perché in quel momento magari ti stai confrontando con una persona che ha dentro una furia tale che non è paragonabile alla mia. In ogni caso il contenimento relazionale/ fisico/abbraccio può anche essere costruito attraverso la conoscenza, attraverso un vocabolario condiviso, se l’altro ti dice guarda che quando mi girano io faccio così e tu non devi fare… la contenzione meccanica invece ha un discrimine ed è l’utilizzo dei mezzi di violenza, che oggi sono protocollati e giuridicamente legittimi, insomma un utilizzo legittimo dei mezzi di violenza. Il che è ben diverso dal co-costruire una relazione anche attraverso il contenimento fisico. Quello che mi colpisce nella contenzione meccanica è il vocabolario procedurale e certi tipi di ingaggio e di passaggi, cioè un conto è dire sono in un gruppo appartamento, c’è uno che sta male chiamo il 118, un altro è dire sono un educatore e richiedo l’intervento della SUP che sarebbe Servizio Urgenza Psichiatrico, che sai che arriva lo psichiatra con poliziotti tipo antisommossa, arrivano bardati a prescindere… e nel chiamare l’ambulanza dici codice giallo 5, che significa il livello prima del rosso, che non vuol dire pericolo di vita, ma in tutto questo linguaggio da protocollo dai delle indicazioni ben precise.

Capitolo 3 - La dignità negata. Sguardi esperti e multifocali sui nodi della contenzione meccanica

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“Contenere” la contenzione meccanica in Italia

Fig. 3.1. – Mappa concettuale costruita dagli operatori Arcobaleno: contenzione meccanica vs. contenzione fisica

Come riferisce Caterina Corbascio, seppure i modelli alternativi alla contenzione sussistano, c’è un problema

culturale che impedisce alla psichiatria italiana di seguire il solco tracciato da esperienze positive in ambito

italiano e internazionale:

I - Mi diceva prima dell’Inghilterra, ci sono buoni esempi di alternative non solo alla contenzione ma alla gestione delle crisi?

Corbascio: Sì, c’è molta letteratura su questo, io ho lavorato molto con loro, e ci sono anche esperienze statunitensi, quello di Soteria di Lorena Mosher, per esempio, dove erano tutti non professionals, che facevano fronte alle crisi senza farmaci, con un approccio relazionale: Case Soteria, case famiglia, mi pare nel Vermont, e poi molte realtà anche in Inghilterra. Ero andata lì per presentare esperienze nostre, ce n’erano ma poche di alternative. Io credo che si possano fare cose diverse, non sono io la più titolata perché mi occupo di territorio, di residenzialità, soprattutto…

I -Quali erano le esperienze italiane alternative presentate?

Io avevo portato il Mainero48 perché per un periodo il Mainero funzionava così con pazienti che conoscevamo, era il 2009, poi Trieste, il CSM aperto 24 ore, e poi qualcosa a Napoli.

I - Quindi insomma dei modelli ci sarebbero ma…

Ma non si può proprio parlarne. Però adesso che ho parlato con lei magari torno alla carica… perché uno rinuncia solo perché non ne può più, sono trecento anni che ci provo…

Nel documento integrale... (pagine 114-117)

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