5.2 Evoluzione del pensiero economico sul concetto di avviamento
5.2.4 Il contributo di Besta
L’indagine e l’analisi del pensiero economico da Villa a Massa ha evidenziato il crescente impulso fornito alle discussioni sulla nozione di avviamento sotto il profilo qualitativo, ma anche quantitativo. Tra queste un posto di primaria importanza `e attribuito a Besta, il quale elabora una nuova concezione di av- viamento, assimilandolo ad un elemento patrimoniale suscettibile di autonoma
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Borr`e L. (2008), p. 7
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stima, e, di conseguenza, prevede una differente metodologia di computo sotto il profilo contabile. Nel pensiero dell’autore trova ancora riscontro l’interpretazione del fenomeno come maggior valore attribuibile al complesso aziendale rispetto alla somma dei singoli elementi patrimoniali, che si evince dalla definizione proposta secondo cui l’avviamento `e inteso come “il valore che l’impresa prospera ha per se stessa indipendentemente dai beni suoi, o se vuolsi il maggior valore che ac- quistano i beni in quanto trovansi congiunti insieme e impiegati in modo proficuo oltre la misura normale” 44. Il tratto pi`u innovativo e rappresentativo del pen-
siero bestano `e indubbiamente costituito dall’equiparazione dell’avviamento ad una grandezza costitutiva del patrimonio, la cui classificazione, all’interno delle categorie individuate dall’autore 45, `e riconducibile ai c.d. elementi complemen-
tari, ovvero a quegli elementi che pur non essendo equiparabili alle attivit`a pi`u tipiche (beni tangibili, titoli, crediti) assumono comunque un peso significativo sul valore complessivo, fermo restando che l’iscrizione in bilancio `e ammessa solo al compimento di operazioni di cessione concluse a condizioni che ne giustifichino la rilevazione. Se si analizza pi`u da vicino, tuttavia, la nozione di avviamento elaborata dallo studioso si ricava che tale elemento, al pari di altri quali i crediti, i segreti di fabbrica, i monopoli, viene incluso tra gli elementi patrimoniali non come bene di per se stesso, ma in quanto riferito a “condizioni o mezzi per il futuro acquisto di beni; e sono questi beni reali che non si hanno ancora, ma sui quali si pu`o contare per l’avvenire, gli elementi veri dei patrimoni dei singoli ”
46. Pare emergere da queste considerazioni lo sviluppo di un’idea di patrimonio
legata perlopi`u ad elementi materiali che non considera l’avviamento e le altre attivit`a intangibili come beni, ma come strumenti attraverso i quali l’impresa sar`a in grado nel futuro di acquisirne di nuovi.
Dopo aver evidenziato l’aspetto definitorio resta da affrontare una problematica
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Besta F. (A) (1922), La ragioneria, seconda edizione riveduta ed ampliata, libro II, Vallardi, Milano, p. 85
45Besta propone la classificazione degli elementi attivi del patrimonio nelle quattro categorie
riportate di seguito:
1. Beni che presentemente appartengono all’azienda; 2. Capitali investiti in imprese collettive;
3. Crediti;
4. Elementi complementari.
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Capitolo 5. L’avviamento nelle business combinations: analisi storica e trattamento contabile
che `e ad esso strettamente connessa, ovvero la metodologia di determinazione del valore di avviamento: quest’ultimo, secondo l’autore, “`e essenzialmente pari al valore attuale dell’eccesso dei frutti che, nell’ipotesi di una gestione normale retta da energie fisiche, di volere e di intelligenza normali, ordinarie, possono sperarsi e presumersi dai capitali effettivamente investiti in quell’affare o in quell’impresa sui frutti medi che sogliono dare i capitali impiegati con pari sicurezza in altri affari o imprese simili o analoghe, ma in condizioni comuni, non privilegiate” 47.
In termini pi`u semplicistici, il criterio impiegato per la stima dell’avviamento si basa su un processo di capitalizzazione dei sovraredditi, il cui importo verr`a poi sommato a quello degli altri elementi patrimoniali per giungere alla determina- zione del valore complessivo dell’azienda 48: ne deriva, perci`o, l’applicazione di
un metodo che pu`o definirsi analitico, poich´e basato sulla stima e considerazione dei singoli elementi patrimoniali, in cui l’avviamento `e oggetto di una valutazio- ne autonoma. Il problema che si pone nell’analizzare simile criterio valutativo consiste essenzialmente nella determinazione del valore dei sovraredditi, tema sul quale gli stessi esponenti della scuola bestana non sono risultati unanimemente concordi: ci`o che emerge `e in ogni caso la necessit`a di provvedere alla scom- posizione del risultato economico di periodo in due parti, l’una definibile come un reddito normale, che `e la traduzione in termini numerici dell’impiego, dello
sfruttamento, ma anche della remunerazione e ricostituzione dei beni patrimoniali dell’azienda, l’altra, il sovrareddito, che invece, coerentemente con l’impostazio- ne assunta sul piano definitorio, configura un insieme di condizioni dalle quali dipende la capacit`a dell’impresa di acquisire nel futuro nuovi beni. `E evidente la difficolt`a che l’applicazione di questo metodo comporta sotto il profilo della correttezza ed attendibilit`a delle stime, motivo per cui lo stesso autore predica l’utilizzo di particolare cautela nelle valutazioni, cercando di ricondurle a situa- zioni di sostanziale normalit`a, ovvero prescindendo da situazioni contingenti ed eccezionalmente favorevoli che possano inficiare in misura consistente i risultati
47Ivi, p.422
48Lo studioso propone in tema di metodologia valutativa il seguente esempio: “Se, a cagion
d’esempio, un’impresa i cui beni reali costituenti il suo capitale industriale hanno un valore, poniamo, di cinquanta mila lire, pu`o sicuramente contare su un profitto netto, ragguagliato ad anno, di L. 3,300, e se la misura normale d`e profitti dei capitali investiti in imprese consimili s’adegua al sei per cento all’anno, si dovr`a all’eccezionale buon avviamento un utile annuo di L. 300; e quest’utile, ridotto a capitale alla ragione sopra detta del sei per cento, darebbe L. 5,000.” – Besta F. (B) (1922), La ragioneria, libro III, pp. 12-13. Sommando, perci`o, il valore del capitale industriale (50,000) a quello calcolato per l’avviamento (5,000) si ottiene indicazione del valore dell’impresa complessivamente considerata (55,000)
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ottenuti49. Allo stesso modo l’orizzonte temporale da assumere come riferimento sul quale proiettare le stime deve estendersi su un intervallo di durata limitata posto che “la vita delle imprese, anche pi`u prospere, non pu`o indefinitivamente durare, che, sopra tutto, non potrebbe durare a lungo nelle condizioni privilegia- te in cui per avventura si trovasse” 50: nonostante perci`o l’esempio proposto da
Besta (e riportato nella nota 48) preveda il ricorso al calcolo del valore attuale di una rendita perpetua, `e lo stesso autore che sostiene un approccio accorto e cauto nell’effettuazione delle valutazioni.
Volendo sviluppare alcune considerazioni conclusive a margine dell’illustrazione del pensiero bestano, l’elemento che appare maggiormente rappresentativo `e co- stituito dall’adozione di una visione atomistica dell’azienda, il cui valore viene determinato come somma degli elementi patrimoniali che ne fanno parte e di una componente legata all’avviamento: quest’ultima, a sua volta, viene stimata me- diante un procedimento di capitalizzazione dei maggiori redditi ottenuti attraver- so l’esercizio dell’attivit`a d’impresa rispetto a quelli mediamente ottenibili sulla base delle sole risorse tangibili a disposizione. L’approccio frammentario che si delinea `e conseguenza evidente dello scenario economico del tempo, caratterizzato dall’assenza di metodicit`a e sistematicit`a, in cui, “l’azienda `e una somma di
fenomeni negozi e rapporti, il patrimonio `e un aggregato di elementi, l’utile
una somma di risultati ” 51: questa visione atomistica `e comunque bilanciata
dalla previsione dell’inscindibilit`a dell’avviamento, il quale non pu`o essere cedu- to separatamente, a testimonianza del legame che si instaura tra gli elementi patrimoniali.