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I. 2 2 Le fonti di finanziamento europee

III.2. Il finanziamento europeo a valere sul Progetto Bio2Energy

III.3.6 La realizzazione del progetto e il controllo intermedio

III.3.6.1 Il controllo dei tempi

Il controllo dei tempi «monitorizza lo stato delle date effettive di inizio e di fine delle attività, verifica l’avanzamento di ogni singola attività e del progetto nel suo complesso e infine aggiorna il piano dei tempi»84 in funzione dell’eventuale corrispondenza o al contrario scostamento, dei tempi di esecuzione con quelli inizialmente previsti.

Il controllo su tale variabile assume una rilevanza primaria nella gestione progettuale, in quanto qualora i tempi previsti vengano disattesi, si genera inevitabilmente in primis uno slittamento della data di fine progetto di pari misura, oltre a un incremento dei costi «dovuto agli stessi motivi tecnici che hanno prodotto i ritardi, con spesso ulteriori costi imputabili al necessario impiego di risorse, diverso da quello inizialmente pianificato»85. E’ opportuno dunque diagnosticare le criticità che possono costituire causa di ritardi, intervenendo tempestivamente prima che si generi un danno economico di rilevante entità.

Lo strumento con cui monitorare l’andamento temporale del progetto è il Diagramma di Gantt, precedentemente trattato, il quale permette la visualizzazione alla data odierna delle attività completate, di quelle parzialmente realizzate e quindi per le quali è possibile definire una percentuale di completamento e, infine, le altre attività ancora da iniziare. Tale situazione, confrontata con il piano originario, permette di rilevare lo scarto esistente che porta alla definizione delle necessarie azioni correttive.

Per la realizzazione del progetto Bio2Energy, come espresso precedentemente, in sede di pianificazione sono stati previsti inizialmente 24 mesi, con decorrenza a partire da Settembre 2016 e dunque, con termine in Settembre 2018.

84 ISIPM (Istituto Italiano di Project Management) – Mastrofini E. (2017), op.cit. 85

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La riunione per lo stato di avanzamento ha messo in luce il ritardo di due mesi intervenuto nella realizzazione del pilota, impiegato al fine di testare miscele di rifiuti e garantire la bontà dei processi, il quale è ricompreso nell’obiettivo operativo due; a ciò connesso è il ritardo subentrato nella realizzazione del capannone presso il quale verrà implementato il sistema di codigestione che tratta i fanghi derivanti dal depuratore e i rifiuti organici.

Il ritardo nella realizzazione del capannone è da imputare alla mancata autorizzazione necessaria al fine di edificare la struttura presso l’area del depuratore di proprietà della Patrimonio Srl e la cui gestione è affidata a Sea Risorse Spa. L’opposizione alla realizzazione è sopravvenuta in primo luogo dal Consorzio 1 Toscana Nord, il quale ha evidenziato all’interno dell’area dove si prevede sorgerà l’impianto, la presenza di un tratto intubato del canale inserito nel reticolo classificato di bonifica in gestione allo stesso Consorzio e soggetto ai vincoli di cui al Regio decreto 368/1904 e al “Regolamento consortile per la vigilanza-conservazione e polizia sulle opera di bonifica e loro pertinenze in vigore”, i quali impongono il divieto di realizzare qualunque tipo di fabbrica a una distanza superiore a cinque metri dai cigli del fosso consortile86. Il consorzio ha ritenuto infatti che la realizzazione delle opere previste nel progetto avrebbe potuto inficiare sul normale corso d’acqua, ricadendo le stesse nelle vicinanze del sopracitato fosso. Sea Risorse ha potuto così dare inizio ai lavori solo dopo aver presentato al Consorzio la richiesta formale di nullaosta, finalizzata a verificare nel dettaglio la conformità del progetto alle norme di polizia di bonifica. A ciò ha avuto seguito l’ottenimento della concessione da parte del Consorzio con apposito disciplinare contenente le condizioni tecniche/amministrative che dovranno essere rispettate.

Ulteriori difficoltà alla realizzazione del capannone sono emerse per le reazioni dei residenti della località presso cui verrà implementato, legate al timore che tale realizzazione incrementerà l’inquinamento e peggiorerà il livello di vivibilità in un’area, a parere degli stessi, già ricoperta da odori e gas che incidono negativamente sulla salute, oltre a rendere meno attrattiva la zona con un consequenziale brusco calo dei valori degli immobili in loco.

Questi genera inevitabilmente un ulteriore ritardo di quattro mesi nella realizzazione delle attività riferite all’obiettivo operativo tre, strettamente dipendente e connesso al

86 Art. 133, Titolo VI Disposizioni di polizia, Capo I Disposizioni per la conservazione delle opere di bonificamento e loro pertinenze dell’ R.D. 8-5-1904 n. 368 Regolamento sulle bonificazioni delle paludi e dei terreni paludosi. Pubblicato nella Gazz. Uff. 28 luglio 1904, n. 176.

162 precedente, riguardante la caratterizzazione dei prodotti e lo studio dei fertilizzanti rinnovabili. Il “differimento” dunque complessivamente rilevato nello svolgimento del progetto in questione è pari a sei mesi, da aggiungere ai ventiquattro inizialmente previsti; ciò comporta inevitabilmente una modifica nella data di fine progetto, così definita per Marzo 2019.

Nella riunione per lo stato di avanzamento, per compensare gli slittamenti temporali subentrati nell’esecuzione delle attività di ricerca, si è deciso di comune accordo di fare richiesta per la proroga della data di fine progetto, al fine di poter usufruire di un tempo superiore ai 24 mesi inizialmente previsti e, più precisamente, pari a un massimo di sei, potendo così portare a termine le attività costituenti il piano di progetto. L’associazione temporanea di scopo ne potrà usufruire soltanto una volta ed esclusivamente previa richiesta adeguatamente motivata.

L’altra soluzione in alternativa attivabile da parte delle aziende di progetto per far fronte ai ritardi intervenuti, consisteva nel sostenere ulteriori ingenti costi per accelerare i tempi di completamento e rientrare in quelli inizialmente previsti, per esempio concentrando maggiori risorse umane oltreché strumenti e attrezzature nella realizzazione del capannone e nello svolgimento delle altre attività rientranti nell’obiettivo operativo due, identificato quale principale causa di ritardo. Quest’ultima decisione non ha costituito oggetto di scelta, a causa dei rigidi vincoli presenti sugli stessi costi del progetto, imposti dal bando FAR FAS 2014, al fine di evitare, in caso di inosservanza degli stessi, la revoca del contributo a fondo perduto e/o a credito agevolato precedentemente corrisposto. L’alternativa sovraesposta avrebbe comportato inoltre difficoltà nella ripianificazione e riorganizzazione delle attività di progetto, necessitando queste ultime di un coordinamento tra i partner di progetto, con la consequenziale necessaria riallocazione delle risorse interessate.

Gli enti partner di progetto, al fine di rispettare il nuovo termine così stabilito, dovranno comunque prestare un’accurata attenzione alle attività rilevate come “critiche”, ovvero quelle che potrebbero essere causa di ulteriori ritardi, in quanto il prolungarsi delle attività progettuali oltre l’ulteriore estensione dei sei mesi di proroga, comporterebbe inevitabilmente la revoca del beneficio dalla Regione erogato. Tuttavia per le attività rimanenti non si prevedono, allo stato attuale, particolari e ingenti rischi essendo, come si è chiarito nella descrizione del progetto, attività prevalentemente di mero studio e analisi; i partner di progetto dovranno in particolar modo garantire il buon funzionamento dell’impianto e poter disporre di tutte le informazioni e dati che

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permettano di caratterizzare ed esprimere un giudizio in merito alle soluzioni così rilevate.

Un ulteriore metodo considerato ancor più efficace per gestire i tempi di progetto e comprendere così il periodo rimanente per lo svolgimento dell’attività di progetto, si basa sul prodotto tra due indicatori precedentemente trattati, emergenti dalla valutazione del peso della singola attività elementare (normalmente impiegando i costi diretti percentuali di competenza) e da una seconda valutazione dell’avanzamento fisico delle attività (sulla base del rapporto tra le ore già lavorate e quelle totali), come verrà meglio specificato e applicato successivamente nell’ambito della metodologia Earned Value.