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Gli strumenti di progettazione europea: il Project Cycle Management

I. 2 2 Le fonti di finanziamento europee

II.4 La progettazione europea

II.4.2 Gli strumenti di progettazione europea: il Project Cycle Management

Poiché nel corso degli anni ’80 i rapporti di valutazione eseguiti dai membri DAC (Comitato di Aiuto allo Sviluppo)65, un comitato cioè specializzato dell’OCSE con lo scopo di sviluppare e coordinare le attività internazionali di supporto allo sviluppo economico e sociale sostenibile, indicarono che una parte significativa dei progetti era mal eseguita, venne introdotto dalla Commissione Europea il Project Cycle Management (PCM), agli inizi degli anni ’90, per migliorare la qualità della progettazione e gestione, oltre all’efficacia degli stessi progetti. Si tratta di uno strumento di progettazione piuttosto semplice, flessibile, con una logica chiara che assicura una visione completa e integrata di tutta la vita del progetto, mediante cioè un approccio integrato tra le diverse fasi progettuali66, garantendo in tal modo l’efficacia, in termini di perseguimento degli obiettivi e di rilevanza dei medesimi rispetto alle reali necessità dei beneficiari, posti, in termini di importanza, al vertice del modello. Un concetto centrale nel PCM è quindi quello di “progettazione per obiettivi” che si oppone alla più diffusa “progettazione per attività”, prevedendo in primis la definizione dell’obiettivo “finale” del progetto che soddisfi le esigenze dei destinatari, da cui scaturiscono successivamente i sotto-obiettivi necessari per il suo conseguimento. Il PCM parte dalla concezione del progetto come “processo collettivo di partecipazione”, attraverso il quale una pluralità di soggetti si riconosce in un sistema coerente di attività e si impegna, in condizioni di reciprocità, nella loro realizzazione, lungo le diverse fasi della vita del progetto.

Un progetto segue normalmente un ciclo di vita67 composto da sei fasi:

65 Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, www.esteri.it. 66 Cossetta A., Sviluppo e cooperazione:idee politiche, pratiche, FrancoAngeli, 2009. 67

68 Figura II.8: il ciclo del progetto

Fonte: Bonifazi A., Giannetti A., (2004), op.cit.

1. programmazione (programming). Lo scopo di questa fase è in primo luogo quello di identificare e accordarsi sugli obiettivi principali di cooperazione e le relative priorità settoriali, nonché fornire un quadro pertinente e fattibile entro il quale possano essere identificati e preparati progetti specifici, riscontrabile nel bando emanato dall’Ente finanziatore.

Con questa prima fase si intende fornire una prima idea ai destinatari in merito a cosa si intende realizzare, alle priorità e soggetti da coinvolgere, valutando la sussistenza della coerenza tra l’idea progettuale maturata e quanto richiesto nel bando;

2. progettazione di massima (identification), in cui viene elaborata una prima idea di progetto, ancora non dettagliata che ne definisce però gli elementi essenziali. In questa fase sono individuati inoltre i partner di progetto, tramite uno o più incontri di progettazione partecipativa, definiti workshop GOPP (Goal oriented project planning) di progettazione di massima, condotti, normalmente, da un facilitatore professionista, neutrale che funge quindi da “garante” dei diversi punti di vista o eventualmente da parte di un singolo progettista o gruppo “ristretto” che utilizza la sopracitata metodologia di progettazione “a tavolino”, pervenendo così a una proposta di massima, redatta normalmente, secondo uno schema “standard”. Tali workshop GOPP possono essere previsti anche durante le fasi successive del ciclo del progetto, affinché tutti i soggetti interessati possano avere un ruolo decisionale rilevante in tutto il processo. La “progettazione di gruppo” oltre a garantire una migliore qualità della proposta

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progettuale, rispetto a quella realizzata da una singola persona, favorisce trasparenza e comunicazione tra tutti i soggetti coinvolti.

Nella fase di identificazione sono individuate e sottoposte ad ulteriore esame le azioni specifiche da intraprendere, in forma di analisi dei problemi che ciascun gruppo beneficiario si trova ad affrontare, con l’indicazione delle sue possibili risoluzioni. Al termine di tale fase vengono prescelte quelle idee – progetto maggiormente in linea con i gruppi beneficiari e il quadro di programmazione stabilito e che saranno dunque oggetto di approfondimento nella successiva fase. Uno strumento in tal sede particolarmente utile è la Swot Analysis68, il cui acronimo deriva da: Strenghts, Weakness, Opportunities, Threats. E’ un’analisi finalizzata a definire le opportunità di sviluppo in una specifica area territoriale, settore o ambito di intervento, che derivano da una valorizzazione dei punti di forza e da un contenimento dei punti di debolezza, alla luce del quadro di opportunità e rischi. La suddetta matrice favorisce dunque una lettura dell’organizzazione e del suo ambiente esterno.

Figura II.9: Swot Analysis

Fonte:Grazi L., (2013), op.cit.

3. progettazione esecutiva (formulation), in cui si realizza la specificazione dettagliata dell’idea di progetto così da garantirle la veste definitiva con la descrizione o previsione degli aspetti più di dettaglio (quantità, costi, lavoro, output), in merito alla fattibilità e sostenibilità. Al termine della fase si decide di formulare una proposta formale e di avviare la ricerca del finanziamento, secondo le modalità indicate nel bando;

68 Grazi L., Introduzione all’Europrogettazione: il PCM, la preparazione di un progetto europeo, intervento nel Modulo europeo Jean Monnet “Le città e l’UE”,Università degli studi di Siena, 2013

70 4. finanziamento (contracting), in cui le proposte sono analizzate dalle autorità competenti che decidono se finanziare o meno il progetto. Nel caso di approvazione del suddetto finanziamento, si procede con la stipula del contratto o convenzione di finanziamento che rappresenta il legame giuridico tra l’Ente erogatore e il proponente;

5. realizzazione dell’intervento progettuale (implementation) ovvero la fase in cui il progetto viene assemblato ed eseguito, «mettendo in opera tutti i mezzi materiali e immateriali necessari alla realizzazione del progetto, come previsto dal piano di finanziamento»69. La fase ricomprende anche le associate attività di controllo e monitoraggio in itinere;

6. valutazione ex post (evaluation). E’ la fase in cui ci si avvia a una riflessione sui risultati raggiunti dal progetto, per trarne inoltre indicazioni utili ai fini di una migliore progettazione futura.

Le sei fasi sono progressive e ciascuna conduce a quella seguente, necessitando a tal fine di informazioni utili all’assunzione di decisioni appropriate.

Il ciclo del progetto può variare nella pratica a seconda del tipo di Programma in cui è inserito, garantendo così al Projet Cycle Management un «approccio di tipo open source, in quanto le diverse organizzazioni possono utilizzarlo, modificarlo, adattarlo alle proprie esigenze»70.