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Corrado di Marburgo

Nel documento Il rogo degli eretici nel Medioevo (pagine 151-154)

CAP IV: I PRINCIPALI ROGHI DELL’INQUISIZIONE.

1. Gli eccessi degli inquisitori negli anni Trenta del Duecento

1.1 Corrado di Marburgo

In Germania l’eresia era particolarmente diffusa nella regione del Reno448. Gregorio IX, il 12 giugno 1227, diede il permesso a Corrado di Marburgo449 definito predicator verbi Dei - di avviare inchieste in partibus Theutoniae, affiancato da altri collaboratori per procedere “ad haeresim de illis partibus abolendam” 450. Si noti che la lettera ha come titolo Super officium praedicationis sibi commisso, quindi non si parla in alcun modo di incarico inquisitoriale. Corrado di Marburgo e i suoi collaboratori ricevono un incarico paragonabile a quello dei testes synodales, con la differenza di essere nominati direttamente dal papa, e di poter operare in un territorio più vasto di una diocesi, pur dovendo comunque rispondere ad un tribunale vescovile451. Sembra, anche se nelle fonti è definito da alcuni frati Predicatori come confratello, che Corrado non appartenne ad alcun Ordine religioso. Non siamo a conoscenza della sua formazione e dei suoi studi; viene descritto come magister, quindi doveva possedere una discreta cultura.

Nel 1231 Gregorio IX consolidò il suo mandato, concedendo a Corrado maggiori poteri inquisitoriali, quali il diritto ad allestire un tribunale indipendente, il poter ricorrere al “braccio secolare” e la possibilità di imporre scomuniche e interdetti contro chi proteggeva gli eretici. La concessione di questi poteri a

448 Sulle origini dell’inquisizione in Germania si veda R. KIECKHEFER, Repression of heresy in

medieval Germany, Liverpool 1979; D. KURZE, Die Anfänge der Inquisition in Deutschland, in P. SEGL

(a cura di), Die Anfänge der Inquisition cit., pp. 131-195.

449 La figura di Corrado di Marburgo meriterebbe maggiori approfondimenti, lo studio più completo

sull’inquisitore tedesco rimane quello di A. PATSCHOVSKY, Zur Ketzerverfolgung Konrads von

Marburg, in “Deutsches Archiv für Erforschung des Mittelalters”, 37 (1981), pp. 641-693. Si veda

anche la voce a cura di J.H. ARNOLD, nel Dizionario storico dell’Inquisizione cit., I, pp. 394-395.

450 “Eidem mandat quatenus, assumptis ad investigandum in partibus Teutoniae pravitatis

haereticae sectatores quos noverit expedire, diligenter ac vigilanter inquirat haeretica pravitate infectos in partibus memoratis”, L. AUVRAY, Les registres de Grégoire IX, I, Paris 1899, n. 109, col. 56.

451 A proposito di tale documento che segna l’avvio dell’attività repressiva di Corrado il Patschovsky

afferma: “Dieses Schreiben ist von der Forschung zu Recht als Aufforderung verstanden worden, per denuntiationem als “Synodalzeuge” Ketzer vor das bischöfliche Sendgericht zu bringen”, A. PATSCHOVSKY, Zur Ketzerverfolgung cit., pp. 643-644.

Corrado tuttavia non fu un caso isolato; infatti pochi giorni dopo, il 22 novembre 1231, il papa concedeva le stesse competenze a Burcardo, priore dei Predicatori di Regensburg e al suo confratello Teodorico452. Nell’arcidiocesi di Mainz operavano già nella lotta all’eresia Corrado Dos, un frate Predicatore e il suo assistente Giovanni, un laico infermo, che avevano assunto questo compito dichiarando di conoscere gli eretici, mandandone al rogo diversi, anche se non conosciamo in base a quale mandato operassero453. I due, si unirono a Corrado come subdelegati, l’inqusitore assunse il controllo di tutte le indagini di ricerca e cattura degli eretici. Secondo la cronaca di Worms, i metodi di indagine e di processo adottati da Corrado, definito iudex sine misericordia, offrivano poche garanzie agli imputati. Da diverse fonti è testimoniato che i presunti eretici, non erano interrogati sulla natura delle loro convinzioni, ma posti di fronte ad una scelta: confessare la colpa ed evitare il rogo, o in alternativa, dichiarare la propria innocenza ed essere condannati alle fiamme454.

Il triumvirato portò innumerevoli eretici presunti o reali sul rogo “circa Renum nonnulli et alibi innumerabiles heretici per mastrum Cunradum de Marburc auctoritate apostolica examinati ac per sententiam secularem damnati combusti sunt igne”455, senza fare alcuna distinzione sociale, instaurando un regno

452 Ibidem, p. 645.

453 “Anno Domini 1231 (…) Venit namque quidam frater dictus Conradus Dorso, et erat laicus totalis

et de ordine Predicatorum, et adduxit secum quendam secularem nomine Iohannem, qui erat luscus et mancus et vere totus nequam. Hii duo incipientes in partibus superioribus, primo in pauperibus, dicente se noscere hereticos et inceperunt illos cremare, quibusdam confitentibus se reos esse et nonne a sua secta recedere”, Annales Wormatienses, MGH, SS 17, ed. G.H. PERTZ, Hannoverae 1861, pp. 38-39.

454 “Qui vero confitebatur heresim, sicut plures fecerunt innocentes ut vitam retinerent, illos

raserunt in capillis super aures, et sic oportebat illos incedere quam diu ipsis placebat. Qui vero negaverunt, illos combusserunt”, Annales Wormatienses cit., p. 39; “Siquidem plerisque per Teutoniam prelatis ac clericis seu etiam laicis magistri Cunradi visitandi hereticos seu examinandi forma displicuerat, videlicet ut aliquis infamatus ab heresi publico examini presentaretur et confessus errorem ac reverti volens tonderetur, suam vero innocentiam fide iuratoria defendens, postea convictus pro heretico cremaretir”, Annales Erphesfurdenses, MGH, SS 16, ed. G.H. PERTZ, Hannoverae 1859, p. 29; “multi (…) a quodam fratre Cunrado ignis supplicio (…) nimis precipiti sententia sunt addicti. Nam eodem die quo quis accusatus est, seu iuste seu iniuste, nullius appellationis, nullius defensionis sibi refugio proficiente, est dampnatus et flammis crudelibus iniectus”, Annales Colonienses Maximi, MGH, SS 17, ed. G.H. PERTZ, Hannoverae 1861, p. 843.

di terrore456. Nel 1233, Gregorio IX rafforzò ulteriormente il suo appoggio alle attività di Corrado, premiando coloro che lo assistevano nella lotta all’eresia con le stesse indulgenze di chi prendeva la croce per andare a combattere in Terra Santa.

La vicenda di Corrado arrivò al suo epilogo quando nel 1233 accusò di eresia il conte Heinrich von Seyn e altri nobili. Il conte rifiutò di presentarsi di fronte al tribunale di Corrado, e fece appello all’arcivescovo di Mainz Siegfrid III, che nell’aprile dello stesso anno, in un concilio riunito a Mainz, dichiarò inammissibile l’accusa di eresia rivolta a Heinrich e diffidò Corrado a procedere oltre. In una lettera inviata al papa, l’arcivescovo di Mainz descriveva le azioni di cui si era reso colpevole Corrado. L’inquistore aveva permesso a degli eretici di attuare delle vendette private, accusando degli innocenti; aveva mandato a morte tutti quelli che rifiutavano di dichiararsi eretici, e inoltre, aveva predicato la crociata contro coloro che aveva accusato di eresia, nonostante gli fosse stato vietato dal concilio di Mainz. Corrado era stato più volte avvertito dall’arcivescovo di procedere con prudenza e discrezione, ma l’invito era sempre stato inascoltato dall’inquisitore. Tre giorni più tardi Corrado e il suo collega, il Minore Gerardo Lutzelkolb, furono assassinati da uno degli accusati, mentre Corrado Dors fu ucciso a Strasburgo e Giovanni impiccato a Friedberg. La morte di Corrado causò la dura reazione di Gregorio IX, che il 13 giugno del 1233 scrisse la lettera Vox in Rama, nella quale si scomunicava gli assassini dell’inquisitore e si sollecitava tutte le autorità alla loro persecuzione457.

Nel 1234, durante un sinodo tenuto il 2 aprile a Magonza, uno dei prelati, ricordando Corrado di Marburgo disse: “il maestro Corrado di Marburgo merita di essere dissotterato e bruciato proprio come un eretico”458.

456 “Nam et propter veras hereses et propter fictas multi nobiles et ignobiles, clerici, monachi,

incluse, burgenses, rustici a quodam fratre Cunrado ignis supplicio per diversa Teutonie loca, si fas est dicim, nimis precipiti sententia sunt addicti”, Annales Colonienses Maximi, p. 843.

457 L. AUVRAY, Les registres de Grégoire IX cit., n. 1391, coll. 780-781. 458 A. PATSCHOVSKY Zur Ketzerverfolgung cit., p. 647 e p. 689.

Nel documento Il rogo degli eretici nel Medioevo (pagine 151-154)