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Pietro di Bruis (1119)

Nel documento Il rogo degli eretici nel Medioevo (pagine 125-128)

CAP III: I PRINCIPALI ROGHI PRIMA DELL’INQUISIZIONE.

5. Pietro di Bruis (1119)

Purtroppo non c’è giunta nessuna testimonianza sincronica di Pietro di Bruis376, come è stato invece per i canonici d’Orléans e gli eretici di Monforte, il nostro unico informatore per quanto riguarda l’eresia di Pietro è l’abbate di Cluny

375 ibidem, p. 434.

376 Su Pietro di Bruis si veda: R. MANSELLI, Il secolo XII cit., pp. 67-100; J. FEARNS, Peter von Bruis

und die religiöse Bewegung des 12. Jahrhunderts, in “Archiv für Kulturgeschichte”, 48 (1966), pp.

165-179; G.G. MERLO, Eretici ed eresie medievali, Bologna 1989, pp. 21-31; la voce a cura di G. BARONE, Petrus von Bruis, in Lexikon des Mittelalters, VI, Stuttgart 1993, coll. 1964-1965; la voce a cura di R.I MOORE, Petrus von Bruis, in Theologische Realenzyklopädie, XXVI, Berlin-New York 1996, pp. 285-287.

Pietro il Venerabile, autore del trattato antiereticale Contra Petrobrusianos

hereticos destinato ai prelati delle archidiocesi di Embrun e Arles e delle diocesi di

Die e Gap377, con l’obbiettivo di fornire loro la strumentazione dottrinale per

comprendere e meglio arginare il pericolo eterodosso rappresentato da Pietro e dai suoi seguaci. Una breve allusione a Pietro di Bruis è fatta anche da Pietro Abelardo nel secondo libro della Theologia Scholarium378, che cita il nostro eretico

insieme a Tanchelmo di Anversa379, come esempi di eretici e di magistri divinorum

librorum che con la loro predicazione diffondono tra il popolo false dottrine.

Nel 1119 Pietro di Bruis, un tempo chierico in cura d’anime, espulso dalla Chiesa per ragioni probabilmente legate alle sue idee380, intraprese una predicazione itinerante, girando a piedi nudi e con la barba lunga, per tutta la Provenza per quasi una ventina d’anni e incontrando il favore delle folle, principalmente quelle delle zone montane381.

Pietro riteneva degno di fiducia soltanto il Vangelo, rifiutando il Vecchio Testamento e tutta la tradizione della Chiesa. La fede veniva ricondotta a una decisione personale, in conformità con il vangelo di Marco (Mc 16,16). Il battesimo doveva essere impartito soltanto agli adulti, quello dato ai bambini non aveva nessun valore. I luoghi di culto, i sacramenti, le immagini e le preghiere offerte ai

377 PIETRO IL VENERABILE, Contra Petrobrusianos Hereticos, cura et studio J. FEARNS, Turnholti

1968, Corpus Christianorum, Continuatio Mediaevalis X,; Su Pietro il Venerabile e la sua opera si veda J. CHATILLION, Pierre le Vénerable. Les courants philosophiques, littéraires et artistiques en

Occident au milieu du XIIe siècle, Paris 1975, pp. 165-179.

378 “alter vero ita omnem fere divinorum sacramentorum et ecclesiastice doctrine institutionem

enervaret, ut multos rebaptizari cogeret, et venerabile dominice crucis signum penitus removendum censeret, atque altaris sacramentum nullatenus celebrandum esse amplius astrueret”, PIETRO ABELARDO, Opera Theologica, III. Theologia Summi boni. Theologia Scholarium, cura et studio E.M. BUYTAERT, C.J. MEWS, Turnholti 1987, Corpus Christianorum, Continuatio Mediaevalis

XIII, p. 439.

379 Tanchelmo fu un laico attivo nella città di Anversa, nelle Fiandre, che suscitò gli abitanti della

città a ribellarsi contro il prete locale Ilduino, colpevole di vivere in concubinato con la nipote. La sua predicazione provocò una forte eco e un seguito in tutti i Paesi Bassi, fino a farsi capo di una vera e propria insurrezione armata composta da contadini, marinai e molte donne. Fu ucciso nel 1115 da un sacerdote, ma anche dopo la sua morte i suoi insegnamenti continuarono per diverso tempo. Sulla vicenda di Tanchelmo si veda R. MANSELLI, L’eresia del male, Napoli 1963, p. 144-145; L. PAOLINI, Eretici cit., pp. 56-60.

380 “(…) de ecclesia, quam tenebat, scit ipse quare, eiectus”, PIETRO IL VENERABILE, Contra

Petrobrusianos cit., p. 89

defunti erano disprezzati, i sacerdoti percossi e i monaci incarcerati e ridicolizzati costringendoli a prendere moglie:

“ecclesie prophanate, altaria suffossa, cruces succense, die ipso passionis dominice publice carnes comeste, sacerdoti flagellati, monachi incarcerati et ad ducendas uxores terroribus sunt ac tormentis compulsi”382.

Particolare avversione era indirizzata verso la croce, considerata strumento di morte e simbolo delle torture subite dal Cristo, quindi secondo Pietro non degna di venerazione, ma di disprezzo e da gettare tra le fiamme383. Il corpo e il sangue erano stati consacrati soltanto nell’Ultima Cena dal Cristo e gli uomini non avevano nessun potere di rinnovare il sacramento di quel sacrificio.

Nel 1132-1133 (sulla data dell’esecuzione c’è incertezza) Pietro venne catturato nei pressi di Saint-Gilles, sorpreso mentre stava bruciando delle croci. La folla inferocita per il suo gesto sacrilego immediatamente lo condannò al rogo punendolo con lo stesso fuoco a lui tanto caro:

“(…) rogum Petri de Bruis, quod apud Sanctum Egidium zelus fidelium flammas dominice crucis ab eo succensas eum concremando ultus est, postquam plane impius ille de igne ad ignem, de transeunte ad eternum transitum fecit”384.

Pietro il Venerabile afferma che la morte del predicatore avvenne per lo zelo dei fedeli, lasciando intendere che la predicazione di Pietro avesse sconvolto le certezze nella fede dei fedeli, ma sarebbe allora difficile spiegare la ventennale attività del predicatore e la sua favorevole accoglienza ricevuta tra le popolazioni di montagna e di città. Sembrerebbe che, come ritiene Merlo, in realtà Pietro il

382 Ibidem, pp. 10-11.

383 “cruces sacras confringi precipit et succendi, quia species illa vel instrumentum, quo Christus

tam dire tortus, tam crudeliter occisus est, non adoratione, non veneratione vel aliqua supplicatione digna est, sed ad ultionem tormentorum et mortis eius omni dedecore dehonestanda, gladiis concidenda, ignibus succendenda est”, ibidem, p. 5.

Venerabile riferisca quello zelo alla pronta risposta della giustizia laica, molto probabilmente su richiesta ecclesiastica385.

La morte di Pietro di Bruis vide la dispersione dei suoi seguaci, ma non la fine delle sue idee eversive che in parte furono riprese nella predicazione del monaco Enrico, discepolo di Pietro, ma con una fisionomia propria e autonoma che caratterizzò la sua vicenda in maniera differente da quella del maestro386.

Nel documento Il rogo degli eretici nel Medioevo (pagine 125-128)