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Robert Le Bougre

Nel documento Il rogo degli eretici nel Medioevo (pagine 154-158)

CAP IV: I PRINCIPALI ROGHI DELL’INQUISIZIONE.

1. Gli eccessi degli inquisitori negli anni Trenta del Duecento

1.2 Robert Le Bougre

Robert Lepetit, detto “il Bulgaro”, perché probabilmente prima di entrare nell’Ordine dei Predicatori era stato un cataro, fu un inquisitore attivo negli anni Trenta del XIII secolo nella Francia del Nord459.

Le prime testimonianze della sua attività inquisitoriale si hanno da una lettera del 19 aprile 1233, che ci informa su di un suo precedente mandato a Charité-sur-Loire in Borgogna, affiancato da altri due religiosi, il priore del convento di Besançon e un tale Guglielmo460. Roberto informava Gregorio IX di aver scoperto l’esistenza di numerose comunità di eretici nei territori circostanti, e lo ragguagliava sui successi ottenuti dalla sua azione, tanto da essere riuscito a far testimoniare uno contro l’altro i membri di una stessa famiglia. Il papa, soddisfatto dell’operato dell’inquisitore, ordinò a Robert di estendere la sua zona di azione. Ben presto però il comportamento del giudice della fede andò a scontrarsi con l’ostilità del clero locale. Nel 1234 il papa scrisse all’arcivescovo di Sens, informandolo di aver revocato l’autorità del Bulgaro e degli altri inquisitori nella provincia; evidentemente si erano verificati degli attriti tra il Bulgaro e l’arcivescovo, generati forse da un’assenza di dialogo e collaborazione tra le due parti. Il pontefice, infatti, ricordava nella lettera che i frati potevano procedere nella loro missione soltanto dopo aver ricevuto il permesso dall’arcivescovo. Il papa nello stesso tempo, ribadiva all’arcivescovo la sua convinzione dell’importanza dei frati Predicadori in chiave antiereticale: “Ceterum quia dicti fratres eo sunt ad confutandos hereticos aptiores, quo magis in eis vivificat vita doctrinam et doctrina vitam informat (…) negotio fidei credimus utile ut eos ad extirpandos errores perversorum dogmatum”461.

Il 21 agosto del 1235, una nuova lettera di Gregorio IX, riconfermava il mandato dell’inquisitore contro l’eresia nelle regioni di Sens, Reims e in altre

459 Su Robert Le Bougre, oltre il famoso studio di C.H. HASKINS, Robert Le Bougre and the

Beginnings of the Inquisition in Northern France, in “The American Historical Review”, Vol. 7, No. 4

(Jul., 1902), pp. 631-652; si veda il più recente saggio di S. TUGWELL, The downfall of Robert Le

Bougre, in Praedicatores, Inquisitores cit., pp. 753-756 e la voce, a cura di J.H. ARNOLD, del Dizionario storico dell’Inquisizione cit., III, pp. 1135-1136.

460 L. AUVRAY, Les registres de Grégoire IX cit., n. 1253, coll. 707-709. 461 Ibidem, n. 1763, coll. 969-971.

province del regno di Francia. Il papa ricordava a Robert di agire soltanto se vi fosse un sospetto fondato e di pocedere con cautela, in modo da non coinvolgere persone innocenti ma di non lasciare impuniti i colpevoli462. La volontà del papa di affidare il mandato inquisitoriale a Robert in tutta la Francia del Nord veniva ribadita da due altre lettere inviate il 22 e il 23 agosto all’arcivescovo di Sens, nelle quali si sollecitava il prelato a “procedere in inquisitionis negotium et ad dominicum certamen accingi, praestans fratribus memoratis in eadem prosecutione consilium, auxilium et favorem”463.

L’attività inquisitoriale di Robert Le Bougre è difficile da definire con certezza, data la scarsa documentazione a nostra disposizione. Dalle cronache di autori a lui contemporanei si evince che Robert, chiamato da Matteo Paris “malleus hereticorum”, applicò il suo mandato in modo arbitrario, compiendo abusi ed eccessi dal punto di vista procedurale. Ricorse con estrema frequenza all’animadversio debita, bruciando gli eretici, condannandoli al carcere perpetuo o addirittura ad essere interrati vivi. Sempre secondo Matteo Paris nel 1236 Robert nel giro di pochi mesi aveva mandato al rogo una cinquantina di eretici464. L’episodio più eclatente della sua prolifica attività repressiva fu senza dubbio il rogo di 183 catari avvenuto il 13 maggio 1239 a Mont-Aimé, alla presenza di diversi ecclesiatici e di alcuni signori locali465.

Ben presto, questi suoi eccessi, lo portarono ad entrare in conflitto con la gerarchia ecclesiastica locale, come confermerebbero alcuni episodi di imputati assolti dai vescovi locali e successivamente condannati e puniti duramente da Robert, smentendo quindi il corretto operato e giudizio dei tribunali vescovili.

462 “(…) praecipit ut fratre Roberto eiusque sociis negotium inquisitionis committat, qui per

universum Regnum Franciae passim contra haereticos, cum praelatorum et aliorum fratrum religiosorum consilio, caute procedant”, L. AUVRAY, Les registres de Grégoire IX cit., II, n. 2736, col. 145.

463 Ibidem, n. 2737, coll. 145-146; n. 2735, coll. 144-145.

464 “Quam plures autem ex utroque sexu ad fidem converti refutantes fecit incendio conflagari, ita

quod infra duos vel tres menses circiter quinquaginta fecit incendi vel vivos sepeliri”, MATTHEW PARIS, Chronica Maiora, MGH, SS, 28, ed. F. LIEBERMANN, Hannoverae 1888, p. 133. È la prima volta che compare la sepoltura da vivo come punizione per gli eretici, inoltre non sembra attestata neanche nella punizione altre tipologie di crimini, sembrerebbe più probabile che si tratti di una concessione letteraria di Matteo Paris per accentuare la persistenza e la durezza di Robert nella repressione ereticale.

465 AUBRY DES TROIS-FONTAINES, Chronicon, MGH, SS, 23, ed. P.SCHEFFER-BOICHORST,

Furono i casi di Pierre Vogrin, assolto due volte dai vescovi ma condannato e scomunicato da Robert, per aver fatto appello al papa, e di Petronilla e di suo genero Landry che assolti da tutte le accuse di eresia, dopo aver svolto una soddisfacente purgatio canonica, furono lo stesso arrestati e imprigionati dall’inquisitore466.

Il malcontento, sempre più crescente verso Robert Le Bougre, indusse il papa a sospendere l’inquisitore e ad aprire un’inchiesta. Sulla fine della vicenda di Robert le notizie sono poco chiare; secondo Matthew Paris, l’inquisitore passò i suoi ultimi giorni di vita in carcere. Tale notizia sembrerebbe confermata anche dal racconto delle Vitae fratrum Ordinis Praedicatorum, in cui si narra che un frate di nome Robert, dopo essersi messo in contrasto con i suoi confratelli a causa della sua arroganza, venne espulso dall’Ordine e mandato in catene dal papa, per poi finire i suoi giorni a Clairvaux467.

2 I roghi di massa

In questo paragrafo si analizzeranno i principali roghi di massa avvenuti durante l’Inquisizione. Anche se non propriamente attribuibile all’attività inquisitoriale, merita una menzione particolare il rogo di Verona del 1233. Questo episodio è indicativo del clima repressivo che si stava creando attorno agli eretici, grazie ad una ritrovata comunione di intenti tra i gruppi dirigenti comunali e il Papato. Ciò fu reso possibile soprattutto grazie all’Alleluia e all’impegno, religioso e

466 Il malcontento della gerarchia ecclesiastica locale si nota nella corrispondenza con Gregorio IX

dell’8 novembre del 1235 e del 10 aprile del 1236, Les registres de Grégoire IX cit., n. 2825, coll. 193- 195; n. 3106, coll. 361-362.

467 “Tandem abutens potestate sibi concessa et fines modestie transgrediens et iusticie, elatus,

potens et formidabilis, bonos cum malis confundens, involvit et insontes et simplices punivit. Auctoritate igitur papali iussus est precise, ne amplius in illo officio fulminando deseviret. Qui postea, manifestius clarescentibus culpis suis, quas melius estimo reticere quam explicare, adiudicatus est perpetuo carceri mancipari”, MATTHEW PARIS, Chronica cit., p. 147; “Hunc cum propter superbiam suam et quia non volebat se regere secundum consilium maiorum suorum confidens de populari favore, fratres Parisius diu tenuissent in vinculis, tandem a domino papa eius obtinuerunt amici, ut solveretur et alium intraret ordinem. (…) sed ab utriusque propter mala sua expulsus tandem Claram Vallem (…) ad vilem statum reductus est in illo conventu et sic coram multis confusus post tempus modicum cum verecundia magna et multo dolore decessit”, GERARDUS DE FRACHETO, Vitae Fratrum cit., p. 292.

politico, dei frati Predicatori e Minori in molte città padane, soprattutto all’insegna della repressione antiereticale. Il successo ottenuto dai frati mendicanti fu sicuramente una delle cause che spinse Gregorio IX ad avvalersi dei frati nell’ufficio inquisitoriale.

La Pianura Padana, dopo i tragici esiti dell’esistenza catara nel meridione della Francia, era diventata per il catarismo una sorta di Eden. Questo periodo di relativa tranquillità per le Chiese catare, fu scosso dal vasto e intenso fenomeno dell’Alleluia del 1233468, che vide tra i suoi maggiori protagonisti il frate Predicatore Giovanni da Vicenza469 e, altri frati Predicatori e Minori. Fu proprio nel clima della “grande devozione” che molti roghi furono accesi, grazie alla campagna di pacificazione e moralizzazione condotta da alcuni componenti dei due Ordini. Il successo dei frati, non si ridusse solo al favore ottenuto nei confronti dell’opinione pubblica, ma si concretizza anche a livello politico. Gli alleluiatici assunsero il controllo delle magistrature cittadine e ottennero l’inserimento negli statuti cittadini della legislazione antiereticale, emanata da Federico II. Di fronte all’azione dei mendicanti e alla repressione ecclesiatica da essi suscitata, gli spazi per gli eretici in Italia settentrionale si restrinsero inesorabilmente.

È in questo clima emotivo e politico che a Verona, nel 1233, si verificò il primo dei due roghi di massa che videro come teatro la città scaligera470. Giovanni da Vicenza, giunto a Verona per la sua predicazione pacificatrice, dopo aver ottenuta la riconsegna del carroccio da parte delle truppe lombarde in guerra con la città, si fece nominare dux et comes e si distinse come persequtor hereticorum471.

Giovanni, infatti, come leggiamo negli Annales Veronenses di Parisio da Cerea, il 21

468 Per gli studi sull’Alleluia si rimanda a p. 46, nota 170 del presente lavoro.

469 Su Giovanni da Vicenza si veda lo studio di M. RAININI, Giovanni da Vicenza, Bologna e l’Ordine

dei Predicatori, in L’Ordine dei Predicatori e l’Università di Bologna, a cura di G. BERTUZZI, Bologna

2006, pp. 146-175.

470 Sui roghi di Verona C. CIPOLLA, Il patarenismo a Verona nel secolo XIII, in “Archivio veneto”, XXV

(1883), pp. 64-86, 267-287; ID., Nuove notizie sugli eretici veronesi, 1273-1310, in “Rendiconti della reale Accademia dei Lincei”, s. IV, V (1895), pp. 336-353; G.M. VARANINI, Minima Hereticalia:

Schede d’archivio veronesi (sec. XII-XIII), in Chiesa, Vita Religiosa, Società nel Medioevo Italiano. Studi offerti a Giuseppina De Sandre Gasparini, a cura di M. ROSSI e G.M. VARANINI, Italia Sacra, 80, Roma

2005, pp. 677-693; (http://www.rmojs.unina.it/index.php/rm/article/view/191/170), versione ampliata in “Reti Medievali”, 6, 2 (2005).

471 “hic persequtor fuit ibi hereticorum, sic quod plures comburi fecit”, GERARDI MAURISII, Cronica

dominorum Ecelini et Alberici fratrum de Romano (aa. 1183-1237), a cura di G. SORANZO, in Rerum Italicarum Scriptores, VIII/4, Città di Castello 1914, p. 33.

luglio dello stesso anno, aveva fatto condannare al rogo come eretici sessanta tra maschi e femmine “ex melioribus” della città. Le esecuzioni si protrassero per tre giorni, quindi, molto probabilmente gli eretici furono giustiziati a piccoli gruppi; i roghi furono allestiti in due zone differenti della città: il foro e la glara472.

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