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Nascita e sviluppo della stregoneria

Nel documento Il rogo degli eretici nel Medioevo (pagine 186-189)

CAP IV: I PRINCIPALI ROGHI DELL’INQUISIZIONE.

6. Nascita e sviluppo della stregoneria

Dopo la quasi totale distruzione dell’eresia catara e la dispersione dei valdesi, ridotti alla clandestinità nelle impervie valli alpine, l’Inquisizione si concentrò sulla lotta al diffondersi di pratiche magiche, divinatorie e stregonesche544.

Durante il tardo medioevo si registrò un rafforzamento del senso di paura, inversamente proporzionale alle maggiori sicurezze e agiatezze acquisite, all’interno della società urbana. Questo senso di insicurezza e terrore verso fenomeni sconosciuti e apparentemente non spiegabili razionalmente, emerge anche nelle fonti del tardo medioevo. Compaiono temi portatori di angoscia che prima figuravano solo raramente e il demonio diventò onnipresente, anche perché non si mostrava più solo ai religiosi, ma anche ai laici, persuadendoli a stipulare con lui un patto demoniaco545. A questo crescente clima di minaccia del maligno contribuirono, senza dubbio, anche delle circostanze materiali. Intorno alla metà del XIV secolo, la peste nera, che uccise, in soli tre anni, un terzo della popolazione europea, fu vista come una manifestazione della collera di Dio, ma anche come un attacco portato alla christianitas da una presunta congregatio di streghe. Nel XIV secolo si cercarono ripetutamente capri espiatori esterni alla comunità cristiana e

543 Ringrazio il dott. Riccardo Parmeggiani per avermi reso disponibile la consultazione del suo

saggio in corso di pubblicazione Lettori dello studium domenicano e tribunale dell’Inquisizione a

Bologna, da cui ho tratto la citazione.

544 Sulla nascita, diffusione e repressione della stregoneria cfr. La stregoneria in Europa, a cura di M.

ROMANELLO, Bologna 1975; N. COHN, Le origini del sabba e la grande caccia alle streghe, Milano 1994; A. PROSPERI, Credere alle streghe: inquisitori e confessori davanti alla “superstizione”, in

Bibliotheca Lamiarum. Documenti e immagini della stregoneria dal Medio Evo all’Età Moderna.

(Mostra bibliografica e documentaria. Pisa, Biblioteca Universitaria, Palazzo della Sapienza 24 marzo - 23 aprile 1994), Ospedaletto 1994, pp. 17-33; G.G. MERLO, Streghe, Bologna 2006. Si vedano inoltre le voci Stregoneria, a cura di O. DI SIMPLICIO e Stregoneria, età medievale, a cura di P. DINZELBACHER, nel Dizionario storico dell’Inquisizione cit., III, pp. 1513-1517 e pp. 1517-1521.

545 Sul patto demoniaco cfr. A. D’AGOSTINO, Il patto col diavolo nelle letterature medievali. Elementi

si identificarono dapprima con gli ebrei e i lebbrosi, poi con i maghi i guaritori, per giungere alle streghe. Il sesso femminile divenne il bersaglio privilegiato della repressione inquisitoriale, perché ritenute più portate a ricercare il male e a legarsi con il diavolo. Forse la donna, in quanto protagonista di aspetti centrali dell’esistenza umana, come la procreazione e l’allattamento, quindi in grado di dare la vita e anche di condizionarla, appariva maggiormente sospettabile. Altre peculiarità della donna, come le mestruazioni e la menopausa potevano inoltre essere interpretate come segni di disordine, di impurità e di peccato legati a forze diaboliche. Dal punto di vista teologico la Scolastica contribuì a propagare la credenza nei demoni e ad affermare la realtà dell’esistenza del patto con il diavolo; tale insegnamento si diffuse grazie al pensiero di Tommaso d’Aquino, che basava le sue teorie sull’insegnamento di Agostino. Così, dopo che l’Inquisizione era riuscita a reprime le principali eresie strutturalmente organizzate, i giudici della fede dovettero ricercare nuove forme di dissidenza che potevano mettere in pericolo la Chiesa, ma soprattutto danneggiare la vita quotidiana dei fedeli. Si indirizzarono dunque contro i maghi, già accusati di eresia, dato che, per la loro relazione col demonio, erano considerati degli apostati. Inoltre, eliminato il pericolo reale dell’eresia dualista - l’unica che era stata in grado di darsi una propria organizzazione gerarchica interna e di porsi in antitesi alla Chiesa di Roma - fu fabbricata ad hoc l’esistenza di una congregazione di streghe e, per finalità propagandistiche, fu diffusa l’idea che volesse la distruzione della Chiesa. Il presunto apparire di una società delle streghe servì ai canonisti della Chiesa per dichiarare che il Canon Episcopi - un’istruzione data ai vescovi sull’atteggiamento da assumere nei riguardi della stregoneria, risalente al 906 e contenuta nel De

synodalibus causis et disciplinis ecclesiasticis del benedettino tedesco Reginone di

Prüm – era ormai privo di valore, anche perché riduceva la stregoneria a semplice credenza popolare, esecrabile ma punibile con provvedimenti disciplinari miti. Il mutamento di mentalità nei confronti della stregoneria si può riscontrare anche dal fatto che nel XV secolo si arrivò a comminare la scomunica e addirittura la pena di morte contro chi osasse ancora attenersi al Canon Episcopi546.

L’intervento dell’Inquisizione nell’assimilare i delitti di magia e stregoneria al reato di eresia si delineò con lentezza. La vecchia norma sancita da una bolla di Alessandro IV del 13 dicembre 1258, la quale stabiliva che gli inquisitori non potevano giudicare reati “de divinationibus et sortilegiis”, tranne nel caso che “manifeste haeresim saperent”, fu però oggetto di interpretazioni contrastanti, in quanto insufficiente a frenare la diffusione sempre maggiore di pratiche magico- superstiziose. Due secoli dopo, il primo agosto 1451, il pontefice Niccolò V scrisse all’inquisitore generale di Francia, Hugo Lenoir, autorizzandolo a ricercare e perseguire “sacrilegos et divinatores” anche in assenza del manifesto sentore ereticale – “etiam si haeresim non sapiant manifeste” - di cui aveva parlato Alessandro IV. Ciò dava agli inquisitori la possibilità di occuparsi anche di casi riconducibili alla semplice superstizione, come di fatto avvenne in moltissimi processi del tempo. Successivamente si catalogarono le confessioni delle streghe riguardanti il sabba547, l’adorazione del demonio e la profanazione dei sacramenti sotto rubriche che arrecavano la dicitura “heresis fascinariorum” o “heresis strigatus” 548.

La definitiva sistemazione del modo di procedere da parte degli inquisitori in materia di stregoneria maturò il 5 dicembre del 1484 con la bolla di Innocenzo VIII Summis desiderantes affectibus549. Il papa, dietro sollecitazione dei frati Predicatori Heinrich Kramer (Institor) e Jacob Sprenger, denunciava e condannava fatti orribili che accadevano in alcune regioni della Germania, dove numerose persone di ambo i sessi si davano al culto del nemico di Dio, partecipando a sabba stregoneschi. Il testo della bolla fu inserito all’inizio del celebre Malleus

maleficarum, pubblicato nel 1486 da Heinrich Kramer (a lungo attribuito come

coautore anche al confratello Jacob Sprenger). Nel Malleus veniva stabilito che anche solo il dubbio dell’effettiva presenza delle streghe fosse da considerare un crimine ereticale – un secolo dopo, nel 1587 la costituzione Immensa aeterni Dei di

547 Sul sabba, il rito in cui le streghe si riunivano segretamente per incontrarsi con il Demonio, si

veda C. GINZBURG, Storia notturna. Una decifrazione del sabba, Torino 1992; M. OSTORERO, Le

diable au sabbat. Littérature démonologique et sorcellerie (1440-1460), Firenze 2011.

548 C. GINZBURG, I benandanti: stregoneria e culti agrari tra Cinquecento e Seicento, Torino 1972

(rist. ed. 1966), p. 27, nota 32.

Sisto V, normalizzò la presunzione di ereticità, con la formula praesumptam

haeresim sapere viderentur che sanciva la svolta rispetto all’antica norma che

parlava di manifesta haeresis550 - . Si sottolineava inoltre che la magia non era

soltanto un crimen exceptum, ma anche un crimen mixtum: di competenza del diritto ecclesiastico in quanto eresia, di quello secolare poiché danneggiava persone, animali e cose.

Tra Quattrocento e Cinquecento la minaccia incombente da combattere sarà la “setta abominevole” delle streghe, come dirà l’inquisitore Bernardo da Como551. È in questo clima generalizzato di terrore che torneranno a fare la loro comparsa i grandi roghi di massa. Come si erano rilevati funzionali per sradicare dalle radici la temuta eresia dualista, così saranno ripresi per sconfiggere l’altra grande minaccia (più o meno organizzata) maligna che si era posta in antitesi alla Chiesa. La caccia alle streghe, generata dall’alto, grazie alla collaborazione tra autorità religiose e civili, ebbe il supporto anche degli strati popolari. Infatti, la Chiesa riuscì nell’intento di far passare l’idea che le maghe, i guaritori e gli indovini, portatori di tradizioni popolari, da sempre radicate e praticate all’interno della società, in realtà fossero delle streghe e degli stregoni, alleati del demonio per sovvertire l’ordine costituito e portare male e dannazione all’interno della christianitas.

Nel documento Il rogo degli eretici nel Medioevo (pagine 186-189)