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Correzioni di errori tipografici e refusi nella grafia

Minime sono le deroghe al criterio di riprodurre i testi con fedeltà: si è rimediato a qualche evidente refuso riguardante la mancanza o presenza immotivata di una parentesi e l’uso di tondo, corsivo, grassetto.

In pochissimi casi si è ritoccata la punteggiatura, soprattutto quando era possibile basarsi su quella più perspicua delle edizioni 1-6 o 8.

Si segue l’uso oggi più diffuso per le virgolette che racchiudono le citazioni: Panzini lasciava sempre uno spazio fra la parola e le virgolette, T lo elimina; il punto fermo viene sempre posto dopo le virgolette, non prima.

Non si dà conto del fatto che Panzini usa per gli ordinali a volte i numeri romani, altre volte i numeri arabi, altre volte le parole corrispondenti. Per il numero uno, viene sostituito il numero arabo a quello romano, usato quasi sempre nelle edizioni 3-8, in cui ad es. «19» è molto spesso scritto «I9».

Solo limitati gli interventi che riguardano i corsivi, di cui Panzini fa un uso molto personale e incostante, evidenziando a volte un’intera espressione, altre volte una singola parola, oppure un sinonimo o il significato del lemma, o ancora esempi dell’uso di una parola o espressione195.

il libro vide la luce (1

).] il libro vide la luce, or fanno appena due anni. 2>3=5

la nota (1), presente nel testo (e quindi non richiamata in apparato), compare solo da 3. Viceversa, la variante

voci tecniche che ricerca, e] voci tecniche che ricerca (1) e / (1) A conforto di chi cerca esclusivamente parole tecniche, gioverà

avvertire come l’editore HOEPLI abbia in corso di stampa un Dizionario tecnico […]. 2>3=5

segnala che la nota, riportata in corpo minore, è inizialmente presente in 2, ma da 3 scompare.

195 Spesso accade che il Dizionario Moderno scriva in tondo vocaboli che ci aspetteremmo in corsivo o viceversa. Ad es. nelle voci Acquetta («Anche oggi il popolo in molte regioni dice dar l’acquetta per significare dare il veleno, uccidere con veleno»; ci aspetteremmo il corsivo per l’intera espressione «dar l’acquetta»,

Sono state corrette senza avvertire volta per volta tutte le sviste evidenti di un’edizione (dandosi spesso la forma corretta in edizioni precedenti o successive). Questo vale sia per 7, ad es.:

[1905] Aggiudicatàrio: […] L’aggiudicazione può aver per oggetto anche una concessione o un appalto […],

6-7 riportavano l’evidente errore «concezione», in T corretto in «concessione», presente in 1-5;

[1905] Articolo [1]: […] si può premettere e tralasciare l’articolo. […], «permettere» di 6-7, in T è corretto in «premettere», presente in 1-5, sia per passi di altre edizioni riportati in apparato, ad es.:

[1905] *Après nous le déluge: dopo di noi il diluvio. Famoso motto attribuito a Luigi XV di Francia, che preludia e prevede la rivoluzione del 1789,

[1] Après nous le déluge:

e prevede la rivoluzione] e presente il marasma sociale e politico che originò la rivoluzione 1 marasma]] marasmo 2-6>T

in 5 «presente» era scritto «presenta», errore non segnalato in apparato. Tra i casi più complessi si segnala il seguente:

[1908A] Antisociale: […] poichè il concetto del bene e del male va perdendo il suo significato religioso, così il male è ritenuto tale perchè offende, non Dio, ma il fine sociale,

[2A] Antisociale:

male va perdendo…fine sociale.] male vanno perdendo sempre più il loro significato assoluto, così antisociale è altresì sinonimo eufemistico di infame, delittuoso,

peccaminoso, quasi considerando il peccato, il delitto, etc. unicamente sotto l’aspetto

positivo che esso nuoce al supremo scopo moderno, cioè il fine sociale. 2A-4>5, l’apparato non segnala l’errore materiale di 3, che salta un pezzo di voce scrivendo «il concetto del bene e del male vanno perdendo sempre più il loro significato eufemistico di infame, delittuoso».

lezione di 8) e Albero [1] («Trinchetto è l’albero che sta a prua, di maestra quello che sta al centro o quasi, di mezzana a poppa. Bompresso è l’albero che sporge fuori della prora. Alberi di fortuna sono quelli che si improvvisano in caso di disalberamento»; non vengono evidenziati col corsivo i nomi tecnici dei diversi alberi, come faranno invece Migliorini e Schiaffini in 8). Ancora, l’abbreviazione «ecc.» o «etc.» al termine di un elenco è scritta talvolta in tondo, talvolta in corsivo, con un’alternanza che appare completamente casuale. T e l’apparato riproducono fedelmente la grafia delle edizioni riportate di volta in volta.

Inoltre, sono stati corretti senza avvertire volta per volta i rari casi in cui è possibile ripristinare la giusta collocazione di brani di voce aggiunti erroneamente ad un’altra voce:

[1905] Bugandaio: taluno, a cui pare di parlare con più eleganza, usa la voce bugandaio per

lavandaio. Parola inutile.

In 6 la voce termina: «Parola inutile. Bungalow (bonghelò) casa di campagna nelle Indie inglesi»; l’ultima frase viene inserita nell’apparato della v. Bungalow e fa sì che essa venga datata 1931 (altrimenti sarebbe comparsa come lemma per la prima volta in 6A):

[1931] *Bungalow: (bonghelò) nome di speciale costruzione (villa) a verande, usata dagli inglesi nelle Indie.

[6] Bungalow:

nome…nelle Indie.] Bungalow (bonghelò) casa di campagna nelle Indie inglesi.

6>6°;

analogamente, la v. Controllare, controllo e controllore termina in 7 «E se scrivessimo coperativa?», passo spostato sotto la v. Cooperativa.

Ancora, sono stati corretti senza avvertire errori dovute a semplici modifiche di posizione o ad inserimenti di altre voci. Per es., la v. Claque, claqueur per l’etimologia rimanda al «precedente vocabolo» anche nella settima edizione, quando la voce in questione non è più preceduta da Claque ma da Claqué; in T si corregge «per l’etimologia, v. Claque». Nell’apparato della v. Contributo il passo «V. ciò che è detto al vocabolo precedente» di 1-3 è corretto in «V. ciò che è detto al vocabolo Contribuire», essendo in 7 il «vocabolo precedente» non più Contribuire bensì Contributo.

Errori non corretti

Sono stati conservati (e riportati in apparato come si presentano) i rari passi in cui il testo non fornisce elementi sufficienti per stabilire quale doveva essere la lezione corretta, come ad es.:

[1905] *Bout de l’oreille: […] «Qui, in questo affare, la politica mostra le bout de

l’oreille».

[1] Bout de l’oreille:

mostra le bout de l’oreille».] mostra le bout de l’oreille». Riporto questa locuzione ancorchè di rarissimo uso, per dimostrare ribadire una mia opinione spesso qui ripetuta […] 1 per dimostrare ribadire]] per ribadire 2-3 […],

non ci sono elementi in 1 per escludere «dimostrare» o «ribadire», né per inserire una congiunzione fra i due; l’edizione quindi riporta fedelmente il testo di 1.

Non sono stati corretti errori di altro tipo (dagli errori polari alle concordanze a senso, come nella v. Antisociale «il concetto del bene e del male vanno perdendo sempre più il loro significato» di 2A-4) i quali dunque sono registrati in apparato e, se non furono eliminati nel passaggio dall’una all’altra edizione, possono comparire anche in T. Per es.:

[1927A] Asprigno: agg., dannunziano, di largo uso fra i suoi troppi imitatori, «suoi» si riferisce evidentemente a D’Annunzio, non all’aggettivo lemmatizzato;

[1905] Abbaino: […] stanze miserabili che nello spazio dei grandi casamenti si adattano tra i due spioventi e l’ultimo piano della casa: soffitta.

[1] Abbaino:

l’ultimo piano] il primo piano 1>2=T;

[1927] Balilla: […] Si attribuisce al sasso di Balilla, piccolo David, lo sgombro di Genova dagli Austriaci (1746) […].

[5] Balilla:

Si attribuisce al sasso…David, lo sgombro] Si attribuisce a Balilla (Perasso?), piccolo Golia, lo sgombro 5 Golia]] David 6>T.

Non sono stati corretti i passi non aggiornati per dimenticanza, come l’uso del tempo presente della quarta edizione in poi per parlare della «Guerra», terminata da qualche anno (ad es. nelle voci Annaffiatoi del diavolo in 4-6 o Armata

dell’Isonzo in 4-5).

Non sono stati corretti altri errori d’autore a vario titolo non privi di interesse, che quindi figurano in T o in apparato: ad es. la grafia del lemma Châlet, che Migliorini e Schiaffini correggono in Chalet avvertendo che è «errata la grafia

Châlet», la v. intitolata fin da 2 «Apòstrofe in fine di riga», e solo in 8 corretta

«Apòstrofo», l’assurdo «centimetri quadrati di sezione» nella v. Cavo [1], oppure l’errata accentazione «mànducet» poi corretta in «mandùcet» (v. Chi non lavora non

mangia, 4-5 / 6-8).