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Nel DM però non c’è solo l’attualità: il sommario promette -un po’ contraddittoriamente col titolo, a dire il vero- «motti latini e greci», un patrimonio il cui

93 La parola jagatan è registrata sotto la v. Yagatan, «sciabola in uso presso i turchi e gli arabi». Non si tratta dunque di un vocabolo d’origine giapponese.

uso e la cui diffusione -lo abbiamo visto- dovrebbero inorgoglire gli Italiani. Oltre alle tante citazioni letterarie, di cui parleremo più avanti, il DM raccoglie moltissime parole non d’autore e particelle dal greco e dal latino.

Il greco è presente con un gran numero di vocaboli tutt’ora usati in ambito scientifico, specie medico (Batterio, Derma, Logorrea, Megalomania, Plankton,

Pseudologia Patologica, Zoospore…), e in molti altri settori (cfr. ad esempio Autarchia, Autarchico, Episodio, Xenofobo, Entusiasmare, verbo non accolto nella Crusca perchè

sospettato di essere un francesismo; Panzini ne difende il «nobile senso etimologico»). Panzini allega quasi sempre le parole antiche che stanno dietro a quelle italiane (per es. nella v. Margarina, che spiega «dal gr. mavrgaron = bianco di perla»). Sono greci moltissimi prefissi e suffissi di vasta applicazione: Panzini lemmatizza, spiegandone etimologia e uso, fra gli altri, i prefissi Auto- («che si trova in grandissimo numero di parole neologiche»), Anti, Dis-, Es-, Eu-, Micro, Poli-, e il suffisso -Oide.

Ma nemmeno le radici greche sono esenti da critiche qualora vengano usate troppo spesso e senza necessità: gerontrofio per “ospizio” è ritenuto un «inutile grecismo»; alla voce A «con valore privativo al modo greco» Panzini commenta: «neologismo non in sè, ma per l’abuso che se ne fa oggi; e certo non è bello». Lo stesso dicasi per prefissi e suffissi:

basta avere a disposizione un psico, un onto, un meta, un auto, un alfa privativo, un istero, un proto, un

iper, un ipo, un oide e poche altre parolette per rinnovarne a iosa e farne, se piace, di lunghe come una

serpe. A me queste parole con la maschera dell’incognito, spesse volte imprecise, sempre altezzose e aspre di suono, fanno un effetto non di ammirazione ma di depressione e melanconia94.

È molto più cospicua e variegata la presenza del latino, sia nei lemmi (oltre alle tante citazioni lemmatizzate) sia negli interpretamenta. Panzini lemmatizza parole ed espressioni latine anche d’uso comune e prive di paternità illustre, come Aut aut,

Confiteor, Fas-nefas, Gratis, Ibidem, Olim, Vademecum, Asinus asinum fricat, Dulcis in fundo, Hic et nunc, Refugium peccatorum, Sui generis, Sub judice, Temporibus illis, Verba volant, Varietas delectat.

Nei romanzi, il latino compare fin dal titolo dei capitoli: Virgines ardentes per il c. XV della Lanterna, Magister elegantiarum e Pax tibi, Marce, evangelista meus per i cc. IX e XVI del Viaggio di un povero letterato; il DM lemmatizza l’ultima frase, «motto della Serenissima di Venezia» ed Elegantiae arbiter, citando «il troppo famoso romanzo

Quo Vadis?» che «rinverdì l’uso di queste antiche parole latine».

Ricordo rapidamente alcune fra le espressioni latine presenti nei romanzi e messe a lemma nel DM: ad libitum (VL p. 311), age quod agis (VL p. 300 e BL p. 533),

captatio benevolentiae (L p. 90), clerici vagantes (L p. 15), de visu (CN p. 712), festìna lente (BL p. 533), militare, navigare est necesse! (VL p. 321, variazione dell’«antico

motto della lega Anseatica» ripreso da d’Annunzio), via crucis (L p. 90).

Panzini usa nelle opere narrative e mette nel suo dizionario anche vari latinismi che assumono veste italiana, soprattutto voci poetiche rimesse in voga dagli esteti95, per

94 DM2, Prefazione, p XV.

esempio le vv. Atesino, Atriense (anche in BL p. 549), Deciduo, Equile, Erbale («voce poetica dannunziana»), Fasèlo («latinismo d’uso poetico», con citazione da d’Annunzio; in BL p. 641 fasello), Fatiscente, Fetare, Iacintino («antico agg. rinnovato dalla odierna scuola estetica»), Impreteribile (sebbene per Rigutini sia «voce pedantesca», e il DM ammetta che «certo non è gemma di parola», compare in CN p. 668), Senescenza,

Spadone, Subsannare («antico verbo […] rinnovato dal Carducci»), Vesperale, Comitale

e Liliale (due parole che la genuina Noretta ignora e non si cura di imparare in FV p. 753)96.

Anche in questo caso la lode dell’antico non è incondizionata: Panzini critica l’abuso di termini e modi di dire latini, specie se esiste la corrispondente voce italiana ed essi sono da considerarsi alla stregua di forestierismi superflui (ed in effetti spesso il loro uso proviene da lingue straniere):

Sursum corda !: in alto i cuori! sublime motto che sta nella liturgia della Messa […]. Pur troppo […] è

espressione fatta, che infiora i fervorini dei soliti discorsi,

Sanatorium: neologismo di foggia latina dal verbo sanare, tolto dalle lingue straniere. […] Meglio,

sanatorio,

Spècimen: voce ingl. e fr., dal lat. spécimen (da specio = guardo): indica saggio, modello, ecc. Voce

straniera, usata per vizio […].

Un nutrito gruppo di latinismi, poi, merita nel DM l’accusa di pedanteria, perché derivano dal linguaggio burocratico o forense, «bislenche e bislacche locuzioni curialesche – veri micròbi mummificatori del libero e gentile nostro idioma»97:

Espletare ed espletato: per compiere, finire, condurre a termine, sono voci degli uffici (lat. explere) che

possono aspirare al premio della goffagine fra le consorelle del gergo,

Petente: per richiedente, «latinismo crudissimo, usato per colui che chiede alcun che con una istanza o

supplica» (Rigutini). Anzi tanto crudo, che non è digeribile. Ma non mi pare dell’uso. Così postulante,

e ancora le voci Docente («ha del pedantesco»), Egrotante («latinismo brutto ed inutile»),

Elaborato («voce pedantesca e brutta»), Erigendo, Instituendo («sa di grave e

pedantesco»), Tempestivo, Vitando, etc.

Quanto agli interpretamenta, oltre ai frequentissimi e necessari richiami al latino per le etimologie (per cui cfr infra), Panzini inserisce per suo gusto la lingua morta tramite certe parole tecniche “scolastiche”: come item nella v.

96 Fra i latinismi presenti nei romanzi e non registrati nel DM, ricordo adusto (L p. 110), arene (L p. 133),

augelli (VL p. 334), basterna (BL p. 530), la carcere (S p. 248), Celsitudine (S pp. 231, 243), il cenere

(BL p. 640), colubri (L p. 141), dare opera (L p. 145), dealbato (VL p. 281), glebe (L p. 45), infule (CN p. 733), labere (L p. 19), marchionale (L p. 119), meretricole (BL p. 537), nebule (L p. 138), negligeva (S p. 246), nepente (BL p. 617), opimo (L p. 158 ), persiche (L p. 77, PM p. 456), polluti (VL p. 294), pudibonde (L p. 119), requie (PM p. 395), rubesto (L p. 133, VL p. 316), ruine (L p. 134), sagittari (BL p. 536),

sarcina (VL p. 271), satisfazione (VL p. 293), scortille (BL p. 537), solingo (L p. 132), tardigrado (L p.

13), ubertosa (L p. 23), versiculi (VL p. 290), vesania (S p. 252), vespero (L p. 79), viatore (L p. 132). 97 DM1, Prefazione, p. XI.

Ferro di cavallo (Il): ma usato e trovato, item le forcine di ferro, […] item il corno, item la gobba […],

sono ritenuti parafulmini contro la jettatura […].

Sempre nelle definizioni delle parole, capita spesso che Panzini introduca brevi citazioni e modi di dire latini non necessari alla comprensione:

Antifonario: raccolta di canti della Chiesa cristiana, dovuta […] a Gregorio I, detto il Magno […], che

aggiunse pure composizioni sue: monumenta patrum renovavit et auxit,

Congiura del silenzio: […] Forma moderna di messa all’indice o in odium auctoris,

Fausto o lieto evento: espressione fatta e di sapore pedantesco, che ricorda la formula latina: quod bonum,

felix faustum fortunatumque sit. È riferita specialmente alla nascita di regale infante,

Plaisir: v. Car tel, ecc. Delle famiglie reali, in un secolo, 27 su 40 hanno perduto il trono. […] O quam cito

transit gloria mundi (1934).

L’esclamazione quam cito transit gloria mundi è una delle conclusioni moraleggianti preferite da Panzini per le sue voci (suggella anche le vv. Boche, Borrelleggiare,

Preraffaelliti, per esempio), assieme al sarcastico richiamo a Hegel «sempre

superamenti!», con cui contesta il presunto progresso nei vari campi (vv. Armi nuove,

Comodino).