• Non ci sono risultati.

Si vive immersi nella vastità inconsapevole di un cosmo di atti linguistici, tanto che parlare una lingua, capire e farsi capire, sembra un fatto del tutto spontaneo.

Sembra naturale perché in situazioni di normalità non richiede alcuno sforzo apparente o particolari conoscenze sul funzionamento del linguaggio umano. In realtà, una lingua è un oggetto difficile da definire

scientificamente. Ogni atto linguistico presuppone specifiche conoscenze linguistiche e una complessa attività di organizzazione per realizzare, costruire ed infine disporre secondo un certo ordine, suoni e parole. Di fatto, tutti questi presupposti non vengono riconosciuti come tali perché sono impliciti. Ciò nonostante l’essere umano riesce a costruire e comporre frasi anche notevolmente complesse, formate da molti suoni e parole, alcuni semplici, altre meno; coniugazioni di verbi, collegamenti tra unità, accordi tra le parole e disposizione delle stesse rispetto ad un certo ordine; subordinazioni e coordinazioni di frasi.

Il sistema lingua, infatti, si articola su più livelli di partenza: la fonologia, la morfologia, la sintassi e la semantica che corrispondono rispettivamente al sistema dei suoni, delle parole, delle frasi e dei significati. Ciascun livello ha “carattere sistematico” poiché le unità che lo compongono sono tra loro interdipendenti, ovverosia collegate le une alle altre. Nella maggior parte dei casi una lingua è sia scritta che parlata.

Tuttavia, molte lingue sono o sono state solo parlate e non scritte, come ad esempio le lingue indiane d’America. Inoltre, un bambino impara prima a parlare che a scrivere e senza ricorrere ad un determinato insegnamento. Viceversa, imparare a scrivere, richiede una specifica preparazione. Infine la lingua parlata cambia nel corso del tempo e in certi periodi anche molto velocemente, mentre gli alfabeti, che “scrivono una lingua” tendono a mantenersi e ad evolvere più lentamente rispetto alla lingua parlata. Un esempio a noi vicino di lingua in generale solo scritta, ma non parlata e che quindi difficilmente potrà cambiare in modo sostanziale, è il latino. Per i sopra citati motivi, senza valutare l’importanza della lingua scritta dalle opere letterarie alle pagine multimediali, la linguistica ha privilegiato l’espressione orale della lingua rispetto a quella scritta. Il punto di vista di chi scrive la presente tesi considera scritto e parlato in un rapporto di creativa e pertinente reciprocità. Si pensi ad esempio alla sublimità di talune opere d’arte, letterarie o poetiche in cui la bellezza o la capacità evocativa dei suoni delle parole e dei significati vengono trasmessi proprio attraverso la scrittura.

Emblematico il pensiero di Jakobson quando parla della funzione poetica dell’arte della parola o linguaggio e riportata nel paragrafo dedicato agli

studi sul linguaggio umano di questa stessa tesi.Proseguendo l’analisi dei molteplici aspetti di una lingua è importante proporre ora la distinzione tra il livello astratto e il livello concreto di ciascun atto linguistico.

Ogni volta che si ripete una parola vi è variazione di suoni. Tuttavia, tra la variazione “fisica” di un suono che può riguardare la durata o l’altezza e la capacità distintiva che riguarda l’opposizione dei suoni c’è una grande differenza. Nel primo caso ogni parola è fisicamente diversa da un’altra, nel secondo caso vi è diversità di significato. Si vedano ad esempio le due parole sola e sole. In questo senso si distingue tra un livello astratto e un livello concreto della lingua. I tre grandi linguisti F. de Saussure, R. Jokobson e N. Chomsky hanno rispettivamente posto, tra le altre, le fondamentali distinzioni di seguito riportate tra:

1. “langue” e “parole”, 2. “codice” e “messaggio”,

3. “competenza” ed “esecuzione”.

L’insieme delle conoscenze linguistiche di un parlante è molto vasto e si definisce competenza linguistica. Parlare una lingua e capire chi la parla significa disporre di competenze nei vari livelli in cui la lingua si struttura o, nel dettaglio, agire competenza fonologica, morfologica, sintattica e semantica. Fattori innati e fattori acquisiti concorrono alla costruzione di una grammatica, intesa come sistema di conoscenze accolte e depositate nel proprio ambito mentale. Quando un bambino apprende una lingua, costruisce progressivamente dentro di sé una grammatica, ma sulla base degli enunciati proferiti da chi lo circonda e non delle regole della lingua. Tali enunciati costituiscono dei “dati” e sono chiamati “dati linguistici primari”. Come spiegato nella parte dedicata alla linguistica e a Saussure, una parola, ma anche una frase, è un segno linguistico.

Un segno può essere sia linguistico che non linguistico ed è formato dall’unione inscindibile di un significato e un significante. Lo studio del cambiamento di una lingua attraverso il tempo si chiama diacronico, mentre lo studio dei rapporti tra elementi coesistenti di una lingua, escludendo la variabile tempo, si definisce sincronico.

In quasi tutti i paesi si parla una lingua ufficiale o standard che non significa però unica.

Le lingue, infatti, possono subire modulazione diverse a seconda delle aree geografiche e della stratificazione sociale. Presentano inoltre differenze tra la forma scritta e la forma parlata, a seconda delle situazioni, assumono carattere formale (più controllato) o informale (parlato spontaneamente). La stratificazione a sua volta si articola in ulteriori varietà chiamati registri linguistici. Una lingua, invero, non solo può cambiare nel corso del tempo, ma presenta diversità anche in uno stesso luogo.

Infine, una nota di valore: non esistono lingue primitive e lingue più evolute, più facili o più difficili, superiori o inferiori quanto ad organizzazione logica, esteticamente belle o brutte, più importanti o secondarie. Tutto ciò appartiene al giudizio soggettivo, ma non trova fondamento sul piano oggettivo.

1.12

Dallo studio del linguaggio umano