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alla comunicazione

1.14 Informazione non è sinonimo di comunicazione

Posta la complessità di analisi dell’oggetto comunicazione e la presenza di una pluralità di modelli interpretativi sul tema e dei quali si è già discusso, il dibattito contemporaneo ha individuato due principali generici

macroparadigmi in merito alla comunicazione umana: quello informazionale e quello relazionale.

Al’interno della prima concezione si possono collocare l’approccio linguistico, antropologico, cibernetico e la teoria generale dei sistemi. La visione di fondo può essere sintetizzata molto approssimativamente nell’idea di comunicazione, come espressione di strutture sociali, già date ed esterne, anziché di un agire in autonomia dell’essere umano. Il linguaggio stesso è visto come manifestazione delle strutture proprie della mente. Gli studi di Claude Levi-Strauss e di Noam Chomsky rientrano nell’alveo di questo modello.

Il secondo macroparadigma considera soprattutto l’interazione sociale con particolare riferimento ai contesti conversazionali. L’attenzione viene posta sull’azione comunicativa, che è quanto dire sugli aspetti concreti dell’azione umana intesa come espressione del comportamento sociale razionalmente osservabile. Tra gli autori più rappresentativi si ricordano Karl Otto Apel con il concetto di “comunità illimitata della comunicazione” e Jurgen Habermas con la teoria “dell’agire comunicativo”.

In base al primo orientamento teorico la modalità comunicativa si struttura attraverso la trasmissione di informazioni, ha carattere fonologico e al soggetto è riservato un ruolo rigido o passivo. Richiede la presenza di pratiche standardizzate, un basso livello di interpretazione semantica e un sistema di codici univoci.

Nel secondo orientamento invece, la comunicazione si presenta come conversazione, assume le modalità del dialogo e vede la partecipazione attiva, produttiva e responsabile degli interlocutori. Il significato dei messaggi passa attraverso un’ interpretazione sistematica degli interlocutori e implica una forte interazione intersoggettiva.

Giunti a questo punto si ravvisa la necessità di procedere alla distinzione tra il concetto di informazione e il concetto di comunicazione.L’informazione si presta a due tipi di accezione.

Il primo è di natura fisico-matematica e rappresenta la misura della “non ripetitività”, della novità caratteristica di ogni processo fisico. Un processo ripetitivo trasmette poca informazione e influenza minimamente i comportamenti di un osservatore. Analogamente, anche una condizione di

estrema improbabilità o casualità impedisce di attribuire senso al processo. Le tecnologie della comunicazione riproducono i concetti appena citati in quanto si prefiggono di produrre in modo artificiale una giusta quantità di informazione. L’informazione procede secondo schemi che permettono ai riceventi la decodifica. In altre parole la componente imprevedibile o informativa definita messaggio è in stretta relazione con gli interessi di chi lo produce ovvero l’emittente, con gli interessi di chi osserva o destinatario e con gli aspetti simbolici correlati alla realtà e alla mente. L’informazione nel senso fisico-matematico è fortemente condizionata dall’interferenza, tuttavia costituisce soltanto la base materiale del processo informativo e, attraverso adeguati dispositivi, l’informazione può essere comunque mantenuta. Nella vita sociale le diverse situazioni comunicative sono il risultato di processi precedenti, sovrapposti. Pertanto si modificano, ma senza perdere in linea di principio il contenuto astratto, il carattere di improbabilità, il significato. Ciononostante le modalità con cui è trasmessa l’informazione come ad esempio la specifica grafia di un testo o l’intonazione della voce e dunque la parte non contenutistica dell’informazione, sono molto importanti perché su di esse si fonda la comunicazione.

Il secondo tipo di accezione intende l’informazione come un processo che produce effetti cognitivi sull’interlocutore, nonché un processo attraverso il quale si trasmettono dei contenuti. E’ l’ambito delle informazioni pratiche e della cultura, del discorso scientifico, ma anche giornalistico, narrativo e storico, delle relazioni, delle conversazioni e delle implicazioni emotive. In questo secondo senso l’informazione assume il carattere di comunicazione. In stretta prossimità al concetto originario di comunicazione che sta alla base del funzionamento delle società umane appena esposto, sono state individuate delle linee di pensiero alternative.

Tra le varie forme di comunicazione si possono citare l’iscrizione, una specie di traccia trasformata in segno, di messaggio memorizzato, che influenza il comportamento sociale e individuale in una società. Le tracce o i segni per essere compresi richiedono di essere riconosciuti ed interpretati. Hanno con ciò una struttura doppia:

• la relazione di rimando che si instaura tra chi produce e chi riceve il segno.

Nondimeno, i concetti di traccia e segno si limitano ad essere una condizione, seppur sostanziale, ma non possono essere usati in sostituzione del concetto di comunicazione.

Un’ulteriore interessante forma di comunicazione è stata proposta da Erwin Goffman (1956) sul tema delle relazioni sociali “faccia a faccia”. A differenza di altri approcci Goffman esamina l’interazione come fenomeno in se stesso e non come il prodotto di strutture sociali o contesti istituzionali esterni all’interazione stessa. L’interesse per gli aspetti linguistici dell’interazione è in realtà un interesse per l’ordine (nel senso dell’organizzazione) sociale dell’interazione nella vita quotidiana. Nella prospettiva di Goffman le relazioni sociali sono azioni, mentre chi si occupa di comunicazione ritiene che esse si costruiscano sulla loro dimensione simbolica o di significato che è quanto dire attraverso la produzione e l’interpretazione dei fenomeni di senso o manipolazione.

Una terza forma di comunicazione è la significazione che si caratterizza per la capacità di produrre sugli interlocutori effetti di tipo cognitivo, emozionale e pratico.

I punti esaminati aiutano a comprendere più compiutamente la struttura della comunicazione e a introdurre i principali modelli teorici di riferimento. In una prima ricostruzione si può dire che storicamente l’azione sociale comunicativa oscilla tra due estremi teorici, l’uno basato sulla linearità dello schema informazionale in ragione del concetto di trasmissione, l’altro riconducibile all’approccio relazionale e rappresentato dal concetto di reciprocità o”attività in comune”.