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alla comunicazione

1.25 Gli studi sull’autopoies

In stretta analogia con la teoria generale dei sistemi e la teoria della comunicazione, si sviluppano e si intrecciano gli studi sull’autopoiesi di H. R. Maturana e F. J. Varela (1980). Scopo principale degli autori è quello di spiegare la complessità dei sistemi viventi, analisi ritenuta impossibile da compiere adottando i criteri della scienza ufficiale.

In antitesi con la metodologia della scienza moderna, essi aprono uno squarcio sul concetto di vivente e della sua conoscibilità definito autopoiesi (dal greco praxis, azione e poiesis, creazione, produzione). Il termine autopoiesi deriva dalla necessità di trasmettere in una sola adeguata parola due importanti caratteristiche dell’organizzazione dei sistemi viventi: “l’organizzazione circolare” e “l’autonomia”.

L’approccio è sistemico, vuole guardare oltre la cornice concettuale cartesiana. La teoria dei sistemi autopoietici di Maturana e Varela è stata definita negli anni Settanta del Novecento.

Argomentata in due saggi, il primo composto tra il 1969 e il 1970 intitolato “Biologia della Cognizione”, il secondo composto tra il 1971 e il 1973 intitolato “Autopiesi”, è raccolta nell’opera “Autopoiesi e Cognizione”137. Il testo è considerato dagli autori stessi un libro di biologia, ma anche un libro di teoria dei sistemi e infine un libro di filosofia. Dal punto di vista biologico “un sistema vivente è autopietico in quanto si auto produce”. Esso si modifica non per azione di stimoli esterni, ma in base alla sua organizzazione interna, allo scopo di conservare questa sua stessa organizzazione. Il processo che origina l’autoproduzione (auto poiesi) è il processo cognitivo. Secondo gli autori tutti i sistemi viventi sono sistemi cognitivi e il vivere stesso è un processo di cognizione. Questo assunto vale per tutti gli organismi, siano essi dotati, o meno, di un sistema nervoso. Il concetto centrale della teoria è riassunto nelle conclusioni della prima parte del libro in cui gli autori definiscono “l’organizzazione vivente un’organizzazione circolare che assicura la produzione e il mantenimento dei componenti che la specificano in modo tale che il prodotto del loro funzionamento è proprio la stessa organizzazione che li produce”. L’organizzazione dei sistemi autopoietici si fonda sulle relazioni “circolari” dei suoi componenti. In questo modo lo stato interno del sistema viene cambiato, ma in modo adeguato al suo mantenimento e, dunque, senza perdere la sua identità.

I sistemi viventi sono “autonomi”, costituiscono delle “unità di interazioni” poiché si modificano secondo la propria organizzazione e non in termini di interscambio con l’ambiente; sono sistemi chiusi, in quanto il loro comportamento è comprensibile solo alla luce dell’evoluzione interna; sono infine sistemi cognitivi, nel senso che determinano l’autoproduzione (o autopoiesi). La teoria dei sistemi autopoietici si inserisce nel più ampio contesto della Teoria generale dei sistemi di von Bertalanffy (1967) e della cibernetica di Wiener (1948), che si proponevano di superare l’approccio riduzionista, nonché trascendere i confini disciplinari nello studio dei sistemi complessi.

137 Maturana H. R., Varela F. J., Autopoiesis and Cognition. The Realization of the Living, Dortrecht, Reidel,

L’organizzazione costante dei sistemi autopoietici che per Maturana e Varela corrispondono ai sistemi viventi, fa si che questi entrino continuamente in relazione con se stessi. Costiutiscono pertanto sistemi auto-referenziali.

I sistemi autopoietici, come già detto, sono sistemi chiusi, poiché si autoriproducono e non hanno relazioni di interscambio con l’ambiente. La circolarità dell’organizzazione di un sistema rende il sistema un’entità di relazioni. Per conservare la sua identità di vivente il sistema ha bisogno della circolarità delle differenti interazioni della sua organizzazione. Tuttavia, attraverso la capacità di auto trasformazione delle proprie caratteristiche dovuta al processo di cognizione, assumono anche la natura di sistemi aperti.

L’evoluzione dei sistemi è data dal modo in cui è mantenuta la circolarità, ovvero il cambiamento evolutivo dei sistemi viventi è il risultato della loro organizzazione circolare che permette il mantenimento della stessa circolarità.

Sul piano filosofico, infine, l’opera presenta alcune tesi sull’epistemologia. In primo luogo esclude ogni forma di riduzionismo del quale si è già detto. In secondo luogo afferma che ogni spiegazione è data della relazione tra l’osservatore, il sistema osservato e il contesto.

E’ importante distinguere i componenti costitutivi del sistema osservato da ciò che riguarda l’interazione dell’osservatore con il sistema stesso. In altri termini, la spiegazione dei sistemi viventi deve tenere presente la relazione tra osservatore e entità osservata, tra l’osservatore e la sua percezione del sistema. Le relazioni costitutive del sistema non vanno confuse con le relazioni dell’osservatore con il sistema. Ne consegue che “l’osservatore non è separabile dalla sua osservazione”. La teoria dei sistemi autopietici ha suscitato interesse in numerosi ambiti, ma la sua applicazione ai sistemi sociali rimane ancora una riflessione aperta. Maturana completa il suo saggio con una nota di carattere sociologico e inerente la preminenza del linguaggio, quale “tratto caratteristico dell’esistenza umana”. Definisce il linguaggio un “dominio costitutivamente sociale”, nonché l’essere umano un essere sociale “centrato sul linguaggio”. La sua tesi intende confrontarsi con la domanda: “Che cos’è un sistema sociale ?”. La risposta a questa

domanda è importante perché aiuta a capire due fondamentali processi: la dinamica sociale e il cambiamento sociale. L’analisi dell’autore si sviluppa in quindici punti che possono essere come segue riassunti.

Innanzi tutto un sistema sociale non è descrivibile analizzandone uno in particolare. Esso non può che essere costituito dalla realizzazione delle autopoiesi dei suoi componenti. La struttura di una società è data sia dalla struttura dei suoi componenti autopoietici, sia dalle relazioni degli stessi componenti. Una società si identifica come una unità e se la società è umana, stabilisce le sue relazioni attraverso il linguaggio. L’uomo è un essere sociale e tutte le sue azioni, per quanto individuali, “influiscono costitutivamente sulla vita degli altri esseri umani e, quindi, hanno significato etico”. Un sistema sociale è essenzialmente conservativo poiché si fonda sulle interazioni ricorrenti (ripetute) di sistemi autopietici.

Una società agisce come un sistema omeostatico che conferma le relazioni, definendo così un tipo particolare di sistema sociale. In linea con la teoria dell’autopoiesi, nella società umana il cambiamento sociale può avvenire soltanto se cambiano le influenze reciproche fra i componenti che la costituiscono, ovvero se cambia la condotta dei suoi membri. Andando verso la conclusione, il merito principale del testo di Maturana e Varela si può riassumere nell’importante compito di introdurre e sottoporre ad esame in modo innovativo la complessità dei sistemi viventi e il processo di cognizione.

Il concetto di auto poiesi è stato ripreso e analizzato da numerosi studi di teoria dei sistemi.

In particolare il sociologo N. Luhmann (1992) ha cercato di capire come assumere i metodi auto poietici nella ricerca sociale. Secondo la sua prospettiva nei sistemi sociali l’autopoiesi del sistema si realizza mediante la comunicazione.