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2.2.4 – LA CRIMINALITA’ GLOBALE OVVERO L’EFFETTO PERVERSO DELLA MONDIALIZZAZIONE.

GLI EFFETTI POLITICI DELLA GLOBALIZZAZIONE E I CAMBIAMENTI DELLE ISTITUZIONI STATALI.

2.2.4 – LA CRIMINALITA’ GLOBALE OVVERO L’EFFETTO PERVERSO DELLA MONDIALIZZAZIONE.

Quando la legge è sottomessa agli uomini non restano che degli schiavi o dei padroni;

è la certezza di cui sono più certo: la libertà segue sempre la sorte delle leggi, essa regna e perisce con queste. Jean Jacques Rousseau.

Nella società dell‟informazione, nell‟età dell‟informazione, la struttura reticolare che ci vede tutti quanti come nodi di una grande ed unica rete di comunicazione, viene sfruttata da tutti quegli individui e quelle associazioni che desiderano uscire dall‟isolamento localista nel quale sono rimasti prigionieri fino a tutto il periodo moderno.

In questo modo, assurgendo alla posizione di nodo indipendente ma collegato ad innumerevoli altri nodi della stessa rete, si avvia un processo di cittadinanza mondiale che, almeno apparentemente, mette tutti sullo stesso piano, dà a tutto uguale potere ed uguale visibilità.

Questa caratteristica è stata sfruttata dal potere economico per allargare i propri confini ed i propri profitti a scapito delle limitazioni territoriali già imposte dagli stati sovrani; è stata sfruttata dai movimenti sociali di protesta per far conoscere e rendere partecipi tanti cittadini del mondo alle proprie battaglie contro la globalizzazione ingiusta; è stata sfruttata da molte organizzazioni criminali per allargare i propri mercati ed i propri affari.

Infatti, se è vero che all’origine del crimine globale vi sono organizzazioni

radicate a livello nazionale, regionale ed etnico, gran parte delle quali con una lunga storia legata alla cultura di paesi e regioni particolari, con una propria ideologia e con propri codici d’onore e meccanismi di affiliazione319

, è altrettanto vero che le

organizzazioni criminali internazionali hanno raggiunto accordi e intese per spartirsi intere aree geografiche, sviluppare nuove strategie di mercato, elaborare forme di mutua assistenza e di risoluzione dei conflitti (…), il tutto a livello planetario320.

319 M. CASTELLS – Volgere di millennio - Edizioni EGEA SpA, Milano, 2008, pag. 191.

320 Rapporto della Commissione Antimafia del Parlamento italiano all‟Assemblea Generale delle Nazioni

Le tante, piccole forme di criminalità organizzata nate e vissute all‟interno di stati e regioni ben delimitati, si sono unite a formare una rete globale diversificata

che permea i confini e mette in relazione malaffari di ogni genere321.

Coloro che sono i capi indiscussi di tali organizzazioni hanno chiaramente compreso che era giunto il momento di unirsi per continuare a regnare incontrastati ed impuniti nel nuovo scenario mondiale, carpendo quelli che sono i benefici delle nuove forme di comunicazione e di interazione reciproca che le nuove reti informative mettono a disposizione di larga parte della popolazione mondiale, facendone, anzi, il motore propulsore dell‟affermazione a livello planetario del loro potere illegale parallelo a quello legale.

Ogni angolo del globo era stato raggiunto dalle aziende, dagli uomini, dai prodotti del Sistema. (…) L’organizzazione criminale coincide direttamente con l’economia, la dialettica commerciale è l’ossatura del clan322

. Dialettica portata avanti

come un‟azienda di prim‟ordine con un‟attività di import export che registra proventi per milioni di euro ogni giorno. Un‟organizzazione perfetta che pian piano si allarga fino ad espandere i propri affari anche nell‟emisfero opposto al nostro.

Probabilmente non c‟è paese in cui non arrivino merci controllate dal sistema grazie ad una struttura rinnovata e flessibile, permeabile a nuove alleanze, capace di alimentarsi continuamente con nuovi affiliati e nuovi clan; mai si era avuta

una così grande e schiacciante presenza degli affari criminali nella vita economica di un territorio come negli ultimi dieci anni in Campania323. Un Impero che non si

sottomette a nessuno e al quale nessuno può non sottomettersi, nemmeno la politica. I nuovi “Sistemi”, questo il nome oggi utilizzato in luogo dei più desueti “Mafia” o “Camorra”, sono divenuti organizzazioni affaristiche con ramificazioni

impressionanti su tutto il pianeta324, organizzazioni che vivono e prosperano all‟interno

di spazi lasciati vuoti dalle istituzioni e dalla società civile che, di volta in volta si ritirano e girano gli occhi da un‟altra parte, ne sono complici, oppure denunciano in modo accalorato gli innumerevoli crimini suscitando talvolta comprensione, talvolta fastidio, in quella parte di società che non si sente particolarmente coinvolta, che rimane

321

M. CASTELLS – Volgere di millennio - op. cit. - pag. 188.

322 R. SAVIANO – Gomorra – Mondadori Editore, Milano, 2006, pag. 48. 323 Ivi, pag. 57.

distante di fronte alle decine di morti ammazzati che potrebbero sembrare in tutto e per

tutto personaggi inventati da uno sceneggiatore con troppa fantasia325.

Le organizzazioni criminali prosperano all‟interno di quella che viene definita “una zona grigia”, uno spazio, sia fisico che virtuale, nel quale sono libere di agire indisturbate, una zona lasciata libera dalle istituzioni; la mafia prospera dove non

vi è più lo stato; nel sud lo stato è assente o troppo debole. Come nell’Europa orientale, la mafia è avanguardia di un capitalismo spaventoso che prospera sulla deregolamentazione326.

È stato proprio approfittando di questi lasciati vuoti da una politica servile prima e da un potere statale e legale in declino che le criminalità di ogni tipo e di ogni paese, hanno avuto campo libero.

Sembra ormai ripetitivo affermare che quindi, per combattere la mafia, anzi, le mafie, c‟è bisogno di nuove istituzioni, non quelle del passato, cieche o colluse, che da sempre ne hanno aiutato la crescita e la radicalizzazione, ma istituzioni nuove, più forti e reali, che impongano le proprie regole di giustizia ed eguaglianza all‟intera popolazione.

In breve, forse anche la globalizzazione di cui tanto si è parlato, non ha fatto altro che aiutare lo sviluppo e l‟ampliamento dei regimi mafiosi tramite la loro unione che li ha resi invincibili di fronte ad avversari, le istituzioni, che, per contro sempre grazie alla globalizzazione sono diventate sempre più deboli.

Ma c‟è bisogno anche di una nuova società civile che non si presti, come oggi, schiava della miseria, che per sopravvivere preferisce, o forse è costretta, a coltivare acri e acri di cocaina sulla quale i narcotrafficanti si arricchiscono, oppure a lavorare, mal stipendiati, in nero, per ore ed ore al giorno nella falsificazione di abiti o borse che le maggiori griffes italiane e stranieri hanno appaltato alle organizzazioni criminali assicurandosi così il doppio guadagno di acquistare a prezzi stracciati e rivendere poi a prezzi esorbitanti.

Decenni di denunce e di morti non sono bastati a renderci immuni da questa piaga che anzi continua a dilagare a macchia d‟olio in un numero sempre maggiore di attività: dal traffico di droga a quello di materiale radioattivo, di esseri umani e di organi, di abiti e borse firmati come di armi. Ogni merce è buona per essere prodotta e

325 Ivi, pag. 172.

rivenduta nei canali illegali e sotterranei che da piccole gallerie sono ormai diventati tunnel, un business multimilionario che supera di gran lunga le percentuali di PIL dei più grandi paesi industrializzati.

Un traffico che non tiene conto di alcunché che non sia il mero profitto e lo sfruttamento di coloro che non possono fuggire e che utilizza e reinveste i profitti all‟interno dell‟economia legale. È proprio in questi investimenti che si chiude il cerchio, instaurando il contatto più diretto con il capitalismo globale che diventa un tutt‟uno: economia legale ed illegale si mescolano, si uniscono grazie alla globalizzazione dei mercati finanziari e alla possibilità di effettuare trasferimenti elettronici di denaro in pochi secondi.

Gli stessi canali dell‟economia legale all‟interno dei quali è quasi impossibile distinguere i capitali buoni da quelli inquinati; una volta compiuta tale

integrazione, i profitti realizzati attraverso il crimine confluiscono nel turbinio dei flussi finanziari internazionali327.

Solo superando i confini nazionali e diventando di dimensioni globali, le organizzazioni criminali possono giungere a questi risultati, ma la loro internazionalizzazione non può prescindere dalla costituzione di alleanze strategiche fra

reti criminali328: nessuna organizzazione di queste dimensioni può rimanere autonoma o estendersi senza invadere il territorio di un‟altra organizzazione. È necessario quindi scendere a compromessi, stilare contratti ed accordi, rispettarsi a vicenda e trovare punti di convergenze a livello globale.

La potenza organizzativa del crimine internazionale si spiega proprio in questo reticolo di alleanze: feudi malavitosi locali, che affondano le proprie radici nella

tradizione e nell’identità, in un ambiente istituzionale favorevole, dispiegano un raggio d’azione globale grazie ad alleanze strategiche329

.

Profondo è l‟impatto della criminalità sulle istituzioni, sullo stato, sulla politica che, già delegittimati dai processi di globalizzazione, sono minacciati dall‟elusione dei controlli e nella capacità di imporre legge ed ordine.

Il rischio è quello di un eccesso di autodifesa che leda le libertà democratiche portando ad una regressione nel terreno dei diritti, delle istituzioni e dei

327 M. CASTELLS – Volgere di millennio - op. cit. - pag. 202. 328 Ibidem.

valori democratici, faticosamente conquistati nel cammino della modernità. Un esempio ne è proprio l‟associazione tra immigrazione, clandestinità, povertà e criminalità, il cammino nel renderli sinonimi generando nella popolazione, resa precaria e insicura dalla nuova politica economica neoliberista, sentimenti xenofobi che rischiano di degenerare in puro razzismo rendendo il divario fra ricchi e poveri, fra nord e sud, fra bianchi e neri, fra cittadini ed abitanti della periferia, sempre più netto.

A questo la politica è chiamata a rispondere. In questo sta ancora oggi la possibilità per la politica, quella con la P maiuscola, di tornare in auge superando il clima di sfiducia imperante che si allarga fra i cittadini e li porta ad essere sfiduciati, rassegnati, impotenti di fronte a scelte politiche delle quali non si sentono partecipi, che non capiscono, non condividono, consapevoli di subirle come soprusi di fronti ai quali sono impotenti e rassegnati.

Cittadini che non si sentono partecipi dei processi democratici e che vedono le istituzioni come nemici da cui guardarsi o carrozzoni sui quali si cerca di salire per salvaguardare i propri interessi per non scenderne più. Un mondo altro, lontano e ovattato nel quale pochi eletti decidono la vita di generazioni costrette a sparare, per

credo, per noia, ma spesso per fame330.

La politica e le istituzioni sono chiamate a cambiare tutto questo;e hanno il dovere di riciclarsi e rinnovarsi in organizzazioni più flessibili, che si pongano come trait d‟union fra i bisogni locali e le risposte globali di cui i cittadini non solo sentono il bisogno, ma delle quali oggi, nell‟epoca postmoderna, non possono più fare a meno.

CAPITOLO 3

COSMOPOLITISMO E GLOBAL GOVERNANCE: LE

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