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1.4.5 – LA TOLLERANZA ZERO E IL NUOVO ORDINE PENALE.

“Il grado di civiltà di una società si vede dalle sue prigioni.” Feodor Dostojevskij.

In nome delle garanzie di sicurezza e di giustizia sociale si stanno facendo largo sempre di più nell‟opinione pubblica, grazie in particolar modo ai mezzi di comunicazione di massa attraverso i quali il potere politico pubblicizza il suo nuovo ruolo di garante dell‟ordine sociale, una serie di luoghi comuni che, seppur di provenienza statunitense, si stanno rapidamente diffondendo su tutto il territorio europeo.

Sono questi luoghi comuni che hanno il compito di mascherare il vero problema della società globalizzata: la perdita di potere dello Stato in favore del Mercato e della sua mano invisibile che genera povertà invece di ricchezza e disuguaglianze invece di nuove opportunità; è impellente, quindi, la ridefinizione del

ruolo dello Stato che, un po’ ovunque, si ritira dall’arena economica, affermando

169 Ivi, pag. 153 170 Ivi, pag. 157

l’esigenza della riduzione del ruolo sociale e dell’ampliamento, nel segno di un progressivo inasprimento, dell’intervento penale171

.

Sull‟esempio americano, quindi, lo stato assistenziale europeo dovrebbe essere drasticamente ridotto per mettere al primo posto degli scopi politici la sicurezza intesa in senso fisico, come sicurezza personale e dei propri beni con un conseguente declino dello stato sociale, dello stato economico ma una dilatazione dello stato penale che diventerebbe così il primo difensore dei cittadini ed il primo garante della loro sicurezza.

Naturalmente per prima cosa occorre individuare quelle che sono le minacce per la sicurezza personale dei cittadini e provvedere a neutralizzarle e per fare questo, placando così le paure delle classi medie e superiori della società, occorre dare largo spazio e nuovi poteri alle forze dell‟ordine, militarizzando le città, principalmente in quelli che sono i cosiddetti quartieri a rischio, cioè quelli prevalentemente popolari.

La retorica militare della guerra al crimine e della riconquista dello spazio pubblico, che assimila i delinquenti (reali o immaginari), i senzatetto, i mendicanti e gli altri marginali a invasori alieni, suggerendo un’associazione con l’immigrazione, sempre redditizia dal punto di vista elettorale172.

Negli Stati Uniti questa politica viene perseguita, a partire dalla fine degli anni ‟90, con un drastico aumento delle risorse a favore dell‟apparato poliziesco e carcerario ed una drastica riduzione dei già risicati stanziamenti a favore degli apparati di assistenza sociale.

Ma il risultato più drammatico è senz‟altro l‟equiparazione di povertà e criminalità, nonché alla criminalizzazione dei comportamenti dei poveri accusati di essere loro stessi causa della loro situazione per carenze di tipo morale. Lo stato paternalista del welfare state si trasforma in uno stato moralista e punitivo che presenta però due fisionomie diverse e distinte: due fisionomie diametralmente opposte per gli

obiettivi (i neri) e per i beneficiari (i bianchi), ossia per coloro che si collocano da una parte o dall’altra della barriera di casta che l’ascesa dello stato penale contribuisce a ristabilire e rafforzare173.

171 L. WACQUANT - Parola d’ordine: tolleranza zero – op. cit. – pag. 12 172 Ivi, pag. 20

Si rafforzano le divisioni fra bianchi ricchi e neri poveri e stigmatizzati: gli appartenenti alle classi subalterne sono spinti ai margini del mercato del lavoro, un mercato flessibile e precarizzato, abbandonati dallo Stato e presi di mira dalla politica della tolleranza zero. Sono sempre di più relegati in una situazione a metà fra povertà e criminalità dalla quale non hanno più nessuna possibilità di uscire, anzi, quella che viene perseguita è una logica di esclusione che prende il posto del ruolo del ghetto come prigione, come luogo in cui rinchiudere il sottoproletariato nero: oggi questa funzione spetta al carcere che si unisce al ghetto come strumento di reclusione di una popolazione considerata deviante, pericolosa e superflua dal punto di vista economico e politico.

C‟è quella che Bauman definisce una produzione di rifiuti umani, di esseri umani scartati perché fuori posto, in esubero, eccedenti, non adatti alla costruzione di ordine e al progresso economico della società attuale.

Tutto questo viene importato in Europa dove i sostenitori delle politiche neoliberali di smantellamento dello Stato sociale sottolineano come questo snellimento abbia portato un aumento della ricchezza con la conseguente creazione di posti di lavoro, senza tener conto delle conseguenze sociali di tali politiche: precarietà e povertà di massa, generalizzazione dell‟insicurezza sociale, incremento delle disuguaglianze sociali ed economiche, segregazione e criminalità, deperimento delle istituzioni pubbliche, negatività che la politica della tolleranza zero prometteva invece di sconfiggere.

L’ascesa dello Stato penale americano esprime una politica di criminalizzazione della miseria funzionale all’imposizione della condizione salariale precaria e sottopagata come obbligo di cittadinanza e alla concomitante riformulazione dei programmi sociali in senso punitivo174

La criminalizzazione della povertà conseguente alla politica della tolleranza zero ha portato con sé la concezione che la carcerazione sia il mezzo più efficace per la prevenzione dei crimini che a sua volta ha determinato quella che Wacquant definisce la

bulimia carceraria statunitense: crescita esponenziale dei detenuti con intasamento

delle istituzioni giudiziarie per quanto riguarda i processi e delle carceri per quanto riguarda la detenzione vera e propria. Da qui la necessità della costruzione di nuove

carceri, naturalmente con lo storno degli stanziamenti dal settore sociale a quello penitenziario, gli Stati Uniti hanno deciso di costruire per i loro poveri non ambulatori,

asili o scuole, ma prigioni175 ma anche e soprattutto con l‟intervento di stanziamenti di privati.

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