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3.3.1 – PER UNA DEFINIZIONE DI GOVERNANCE.

COSMOPOLITISMO E GLOBAL GOVERNANCE: LE NUOVE FRONTIERE DELLA POLITICA GLOBALE.

3.3.1 – PER UNA DEFINIZIONE DI GOVERNANCE.

“Bisogna guardarsi bene dal giudicare le società nascenti con idee attinte da quelle che non sono più”.

Alexis de Tocqueville.

Se le definizioni di globalizzazione sono varie ed eterogenee, ancora di più lo sono le diverse definizioni che ad oggi sono state date di governance, a sostegno del fatto incontrovertibile che esiste ancora una qualche confusione nella comprensione di questo progetto così come nelle possibilità in cui deve essere applicato.

In particolare la governance è rivolta al governo della globalizzazione, per

evitarne gli effetti perversi più evidenti e noti. Un governo che si deve rivolgere alle

440 D. ARCHIBUGI – Cittadini del mondo – op. cit. - pag. 76.

economie dei paesi ricchi, ma soprattutto deve risollevare le sorti dei paesi in via di sviluppo442.

Abbiamo affermato, soprattutto nel capitolo 1 di questo lavoro, che la prevenzione del crimine, dell‟illegalità, ma potremmo dire anche dell‟intolleranza e del razzismo, passa soprattutto attraverso lo sviluppo del senso civico, della solidarietà sociale, della tolleranza per i diversi, insomma dalle virtù civili e politiche che sono esattamente opposte alla paura e al sospetto di tutti verso tutti, alimentati e ingigantiti dalla legislazione emergenziale sulla sicurezza che la politica sta portando avanti in questi decenni.

Da un punto di vista globale possiamo affermare che i paesi industrializzati

hanno di fatto creato un regime commerciale globale su misura per servire gli interessi della finanza e delle grandi società dell’Occidente, naturalmente a scapito dei paesi poveri del mondo443, gli stessi paesi oggi guardati con estrema diffidenza in quanto

grandi esportatori di quella “merce umana” che insidia la nostra sicurezza

La definizione di governance che abbiamo appena dato, sembra essere l‟esatto opposto, e cioè l‟unico modo, attraverso l‟abbattimento delle disuguaglianze e il volgere lo sguardo proprio a chi è diverso e vive in paesi finora al di fuori della distribuzione di risorse e ricchezze, per tentare di assicurare un futuro a generazioni che stentano a sopravvivere.

Certo, la governance non è solo questo, ma questo è l‟obiettivo primario di ogni buona politica tanto a livello locale che a livello sovranazionale. Nell‟interrogarci sul possibile governo mondiale non possiamo non tenere in considerazione questo aspetto che, anzi, è proprio quell‟aspetto fondamentale che ha portato alla certezza della necessità di un governo globale, che guardi con occhi globali tutti i problemi che attanagliano il pianeta.

È la visione mondiale che contraddistingue la governance dal governo degli stati, per forza di cose limitati al proprio territorio e alla propria popolazione, anzi, la

governance diviene un sistema di gestione delle interdipendenze, un modo di coordinamento delle azioni collettive di molteplici soggetti e gruppi; che,

442 A. BORGHINI – Limiti e prospettive di una teoria generale della global governance – op. cit. - pag.

37.

evidentemente, secondo tale definizione, si contrappone all’idea classica di stato come rapporto di tipo autoritario, verticistico di gestione e guida della società civile444.

Il primo problema che si pone è proprio se, nel sostituire lo stato nazione nel governo di una comunità allargata come quella mondiale, possano essere rispettate

trasparenza amministrativa, democrazia delle decisioni, partecipazione 445 nella considerazione che il peso politico che di fatto si è spostato dallo stato alla governance, di fronte alla necessità di ovviare agli effetti perversi della globalizzazione, ha fatto dimenticare i limiti che emergono quando ci si trova di fronte il problema del controllo

e della verifica dei risultati446 aggravati proprio dalla molteplicità degli obiettivi prefissati, degli attori in gioco e del diverso grado di potere che riescono a mettere in campo.

Ma occorre ribadire che la governance riconosce le limitazioni dei

meccanismi rappresentativi elitari e preme per forme deliberative in grado di coinvolgere combinazioni sempre diverse di attori sociali447in un‟ottica che appare

puramente democratica nel tentativo di regolarsi e correggersi in modo tale da rafforzare la propria efficienza ma anche il potere di inclusione sociale, e quindi la legittimità.

Si questa argomentazione gli studiosi si dividono nelle loro valutazioni: secondo alcuni la democrazia è realmente in pericolo perché l’esistenza di

organizzazioni internazionali determina una diminuzione del potere e dell’efficacia dei governi nazionali e mina la legittimazione delle istituzioni democratiche448; secondo altri, al contrario, la globalizzazione aumenterebbe la democrazia all‟interno degli stati nazionali senza pertanto minacciarne i caratteri essenziali e, anzi, le organizzazioni

globali aiutano le democrazie nazionali a prevenire l’elite tyranny e la majority tyranny, proteggono i diritti delle minoranze, facilitano la rappresentanza degli interessi esclusi, rinforzano le epistemic virtues, incrementano la tutela di beni pubblici di valore globale449.

444

A. BORGHINI – Limiti e prospettive di una teoria generale della global governance – op. cit. - pag. 39.

445Ivi, pag. 40. 446 Ibidem. 447

A. PALUMBO – Governance dello Stato e stato della governance: una panoramica - op. cit. - pag. 20.

448 S. CASSESE – Il diritto globale – op. cit. - pag. 161. 449 Ivi, pag. 162.

Possiamo, in quest‟ultima ipotesi, parlare di “good governance” come dello

strumento in grado di perseguire uno sviluppo centrato su trasparenza amministrativa, democrazia delle decisioni, partecipazione, (…) fornire servizi pubblici efficienti, garantire un sistema giudiziario e legale indipendente e in grado di far rispettare i contratti, consentire un’amministrazione dei fondi pubblici responsabile; promuovere la libertà di stampa e il rispetto della legge e per i diritti umani da parte di tutti i livelli di governo450.

Ma la differenza fra il piano normativo e quello tecnico rimane notevole: sulla carta i propositi sono ottimi, è la loro reale applicazione, quanto la loro applicabilità, che rimane molto elusiva.

In particolare non è stata trasposta dal piano nazionale al piano globale la condivisione di un contesto storico-culturale né di comuni obiettivi e finalità solidaristiche e identitarie. Il buon funzionamento della governance passa,

necessariamente per la condivisione di una collective identity or solidarity che appare però ancora lontana dal realizzarsi451.

In particolare quello che manca per giungere al buon funzionamento della governance, è la creazione di apposite istituzioni in grado di armonizzare la cooperazione, controllare l‟ordine e la sicurezza, coordinare le decisioni, scardinando di fatto le gerarchie nazionali in un‟ottica di collaborazione trasparente fra i vari soggetti coinvolti posti, lo ribadiamo ancora una volta, su un piano paritario.

Infatti, la good governance costituirebbe una prosecuzione in mutate

condizioni storiche e politiche dei progetti di modernizzazione, l’edificazione di un nuovo ordine mondiale452.

Per giungere ad un governo mondiale democratico occorre una revisione e

un recupero del fattore statale, la necessità di inserire la governance in un processo di crescente istituzionalizzazione, l’opportunità di dare nuova centralità e spazio all’attore pubblico, tutti elementi che passano ovviamente per una presa di coscienza di limiti (…) dello strumento governance453

, limiti che possono e devono essere superati

450 A. BORGHINI – Limiti e prospettive di una teoria generale della global governance – op. cit. - pag.

40.

451 Ivi, pag. 43. 452 Ivi, pag. 44. 453 Ivi, pag. 48.

in una comune visione dell‟attuazione della politica come good governance efficace ed efficiente a livello planetario.

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