GLI EFFETTI POLITICI DELLA GLOBALIZZAZIONE E I CAMBIAMENTI DELLE ISTITUZIONI STATALI.
2.1. LO STATO-NAZIONE: GENESI E DECADENZA DI UN’ ISTITUZIONE.
“L’esistenza di una autorità, per quanto tirannica, è preferibile alla totale assenza di autorità”. Thomas Hobbes.
Il cammino di popoli e culture anche molto diversi fra di loro è sempre e soltanto uno: la ricerca della libertà. È questo lo scopo, il fine per il quale combattere, perdere la vita, sacrificare tutto quanto si ha di più caro, a volte anche la stessa libertà così a lungo inseguita, nell‟interesse di una libertà ancora superiore a quella raggiunta, una meta che sembra avvicinarsi e poi di nuovo allontanarsi inaspettatamente a seconda del momento storico, una meta che rimane un‟utopia, un miraggio senza il quale la vita individuale e collettiva sembra non avere più ragione alcuna.
In nome della libertà si è combattuto contro i signori feudali ed a favore dei liberi comuni; contro l‟assolutismo, portando in alto, anche se in un bagno di sangue, gli ideali illuministi di “égalité, fraternité, liberté”; contro il colonialismo e a favore dell‟indipendenza dei popoli; si è inneggiato alla Resistenza contro dittature di ogni colore ed al costo di guerre civili durate anni; si è manifestato a favore di ogni tipo di libertà, siano esse individuali o collettive; la libertà è sempre stata la meta per la quale sacrificare anche quella che Bauman definisce l’auspicata felicità186. È quindi la libertà
il bene più grande, una libertà individuale che la modernità aveva sacrificato in nome della sicurezza sociale, infatti le peculiari sofferenze insite nella modernità nascevano
da quello che potremmo chiamare un “eccesso di ordine” e dalla perdita della libertà, sua inseparabile compagna. (…) in una civiltà impostata sulla garanzia della sicurezza, aumentare la libertà equivaleva a diminuire il grado di frustrazione; mentre in seno a una civiltà che intensificava la sicurezza a spese della libertà, l’incremento e il
consolidamento dell’ordine corrispondevano a un aumento di insoddisfazione e di rivolta 187.
Soprattutto si è combattuto per la libertà di vivere in uno Stato che rappresentasse la totalità dei cittadini, che li proteggesse anche e soprattutto dalle libertà altrui… uno Stato nel quale la paura della povertà e della disoccupazione non avveleni
la libertà individuale di nessuno, ma anzi possa liberare tutti dalla minaccia di una possibile povertà e disoccupazione 188.
L‟epoca moderna è certamente caratterizzata dalla supremazia incontrastata dello Stato sul cittadino, uno Stato che limita la libertà di azione del singolo a favore dalla libertà di azione della collettività, della libertà personale a favore della libertà e della sicurezza collettiva, perché, come giustamente nota Simmel, quando a rimetterci è
la sicurezza, la libertà perde molto del suo primitivo splendore189; ma, superata la modernità, quello che caratterizza il periodo attuale, quello postmoderno è l‟accentuazione dell‟importanza della libertà individuale, vista come vittima sacrificata inutilmente in nome di una solidarietà collettiva mai veramente attuata.
Anche se appare giusta la constatazione che lo stato-nazione aveva
probabilmente concluso il suo ciclo vitale già alla fine della seconda guerra mondiale, quando di fatto i singoli stati divennero dei sotto-insiemi di ognuno dei due blocchi contrapposti 190, le cause della crisi dello Stato non sono da ricercare solamente nella
questione tutta politica della contrapposizione mondiale fra Est ed Ovest dovuta alla Guerra Fredda, ma anche e soprattutto in quella che appare sempre di più l‟apice di una storia evolutiva all‟interno della quale gli attori sociali mettono al primo posto la ricerca della libertà e la libertà è una facoltà di fare quel che piace, un arbitrio di scelta che
implica per l’individuo il diritto di non essere ostacolato da altri nell’esplicazione delle proprie attività191.
Per questo motivo possiamo dire che la politica postmoderna mira al diritto
degli individui liberi di stabilire e garantire le condizioni indispensabili alla loro
187 Ivi, pag. XI. 188 Ivi, pag. 266. 189
Ivi, pag. XII.
190D. ARCHIBUGI – La storia presente, In Archibugi, Falk, Held, Kaldor – Cosmopolis - Il Manifesto
Libri, 1993.
libertà192, libertà in nome della quale si sacrifica l‟istituzione statale per la quale si è
così tanto combattuto nel corso dei secoli.
Il XXI secolo è caratterizzato dall‟esplosione del fenomeno della Globalizzazione, fenomeno che ha fatto sentire i suoi effetti su tutte quelle istituzioni che, fino a pochi decenni fa, erano capisaldi della vita degli individui, la famiglia, il lavoro, il welfare state.
Sotto le panie della globalizzazione è caduto anche lo Stato nazionale, almeno nell‟accezione che ha avuto almeno dal Risorgimento fino alla seconda metà del XX secolo: istituzione che accentrava sotto il suo potere il controllo del territorio e della popolazione a qualsiasi titolo residente entro quel territorio sul quale solamente lo Stato sovrano aveva giurisdizione.
La corrente neoliberista che, sotto la spinta della globalizzazione si sta facendo strada immagina, di contro, una società formata da individui, radicalmente
atomizzata, i cui rapporti si ridurrebbero a scambi formali regolati dal mercato e dalle sue leggi, unico e solo legittimo detentore del potere. La corrente postmodernista invece saluta il venir meno delle forme organizzate di società come l’alba della vera libertà umana e celebra il trionfo del frammento. In entrambe le prospettive la società ordinata del XX secolo lascia il posto ad un grande patchwork, fatto di intrecci e sovrapposizioni, ma privo di trama: la globalizzazione segna la fine della società e dei suoi miti193.
È chiaro quindi che lo Stato così come è giunto fino a noi deve scontrarsi con quelle che sono le nuove richieste e le nuove esigenze dei suoi cittadini, ben diversi dai loro antenati diventati “patrioti” per fondere i vari dialetti in una lingua nazionale,
per riversare nella cultura nazionale le usanze particolari, per sostituire i riti regionali nel calendario delle feste nazionali. Solo lo Stato con il suo monopolio della violenza e il canone dell’istruzione obbligatoria poteva guidare l’omogeneizzazione delle tribù in nazione194, primo passo della storia verso quell‟unità nazionale per secoli auspicata e
ricercata, vera e grande conquista della modernità caratterizzata proprio dall’accorparsi
delle tribù in nazioni, poi dallo svilupparsi delle nazioni in stati, e infine dal
192
Z. BAUMAN – Il disagio della postmodernità – op. cit. - pag. 267.
193 C. GIACCARDI, M. MAGATTI – La globalizzazione non è un destino – Editori Laterza, Bari, 2001,
pag. 99.
trasformarsi degli stati in stati nazionali e delle società in nazioni uniche e indivisibili195.