• Non ci sono risultati.

L’EROSIONE DELLA SOVRANITA’

COSMOPOLITISMO E GLOBAL GOVERNANCE: LE NUOVE FRONTIERE DELLA POLITICA GLOBALE.

3.1. SOVRANITA’ E DEMOCRAZIA: I CONFINI MODERNI DELLO STATO

3.1.3 L’EROSIONE DELLA SOVRANITA’

“Il bene pubblico è la legge suprema”. Cicerone.

La nostra epoca sta sempre di più mettendo in evidenza la crisi della forma

statale, di una configurazione spazialmente organizzata secondo canoni ottocenteschi ed oggi incapace di gestire problemi e dinamiche che attraversano e travalicano i suoi confini territoriali376.

La globalizzazione, causa della destrutturazione di spazio e tempo, ha accelerato ed accentuato la crisi dello stato nazionale posto oggi di fronte all‟incrinarsi delle proprie sicurezze e che si trova, come ogni altro attore sociale, in balìa dei venti tempestosi che soffiano sulle società contemporanee.

Ci troviamo sulla soglia di uscita dai mondi rispazializzati nel corso dell’età moderna377e ogni stato si trova di fronte al grande problema di rinnovarsi per affrontare la nuova globalità che abbatte e allarga i confini fisici e culturali dell‟epoca in cui viviamo, nel quale la globalizzazione è la condizione empirica del mondo moderno:

quella che chiamerò connettività complessa. Con ciò mi riferisco al rapido sviluppo e al costante infittimento della rete di interconnessioni e interdipendenze che caratterizzano la vita sociale moderna378.

374 D. ZOLO – Cosmopolis – op. cit. - pag. 48. 375

Ivi, pag. 51.

376 A. BORGHINI – Metamorfosi del potere – op. cit. – 2003, pag. 35. 377 MAGATTI – Globalizzazione e politica – op. cit. - pag. 300.

Assistiamo oggi ad un ripiegamento degli stati su loro stessi, ripiegamento che si estrinseca nell‟inasprimento delle politiche repressive e securitarie inseguite nel tentativo di interpretare le paure e le richieste dei cittadini, spaventati ed impauriti di fronte a nuovi pericoli che, dall‟esterno, minacciano la sicurezza di tutti.

L‟immagine convenzionale dello stato non corrisponde più ai bisogni e alle situazioni quotidiani; anche se formalmente sovranità e monopolio della forza restano

ancora prerogative dello stato, le interdipendenze crescenti della società mondiale rendono più problematica la premessa per cui la politica dello stato combacia aprioristicamente (nel quadro di un territorio definito dai confini di stato) con il destino effettivo della società nazionale379.

All‟orizzonte si delineano attori nuovi e diversi, i quali scavalcando gli stati

nazionali (…) disegnano frontiere diverse le quali vengono a rivestire per le faccende nazionali un significato quasi altrettanto importante delle vecchie frontiere territoriali380, sono quelle organizzazioni internazionali che dovrebbero concentrarsi su

temi che necessitano di un‟azione collettiva, basta pensare all‟istruzione, alla salute, alla difesa, al‟inquinamento, alla stabilità economica.

Prima esistevano settori in cui se i vantaggi vengono raccolti principalmente

a livello locale, devono essere condotte a livello regionale, mentre quelle che vanno a vantaggio dei cittadini di un intero paese devono essere intraprese a livello nazionale381; ora, a seguito degli influssi della globalizzazione l’intervento in molti settori ha conseguenze che si ripercuotono a livello globale ed è proprio in questi che si richiede un’azione collettiva e si sente la necessità di un sistema di governo globale382

.

La sovranità statale è erosa dal basso, con la crescita dei poteri regionali e locali che rivendicano la propria autonomia economica e culturale spesso con spinte separazionistiche; ma è erosa anche dall‟alto, in particolare attraverso la moltiplicazione degli accordi e delle reti internazionali, lo sviluppo di accordi e istituzioni sovranazionali.

Secondo le stime 383 esistono oggi più di duemila organizzazioni internazionali, più di cento tribunali internazionali di varia natura e con varie funzioni,

379 J. HABERMAS – La costellazione postnazionale – op. cit. - pag. 44. 380

Ivi, pag. 45.

381 J. STIGLITZ – La globalizzazione e i suoi oppositori – op. cit. - pag. 227. 382 Ibidem.

altrettanti organi quasi-giurisdizionali, un grandissimo e crescente numero di norme universali rivolte sia alle amministrazioni nazionali sia ai privati.

Sono in corso inoltre grandi processi di integrazione regionale di livello continentale, l‟Unione europea, il Mercosur, l‟Asean, l‟Unione africana per citarne solo alcuni, che tendenzialmente comportano processi di riallocazione e spartizione di poteri e funzioni statuali, non solo di natura economica.

L‟antica pretesa sovranistica vedeva nello stato il “tutto”, sempre di più sta diventando “una parte” all‟interno del panorama globale, costretto a negoziare il proprio ruolo e il proprio potere con altre “parti” equivalenti come la società civile, i poteri locali e regionali, gli enti internazionali e sovranazionali, uniti in percorsi di governance multi attore e multilivello.

Il moltiplicarsi dei rischi ambientali, le minacce di catastrofe nucleare, l’anarchia dei mercati capitalistici globali, l’espandersi sregolato delle pratiche culturali oltre i “confini” culturali delle nazioni, permesso dalla comunicazione globale: sono tutte minacce che non rientrano in quella sorta di piano grandioso che può essere associato alla modernità in quanto “progetto”. Così sono i principi assiali dell’ordine, della pianificazione, del progetto, del controllo, dello sviluppo ecc. a subire la sfida della globalità, che invece è disordinata, sistematica, “non-orientata”384

.

Seguendo l‟eterno cammino dell‟umanità, siamo arrivati al punto del superamento dello stato nazione come conquista della modernità, in un‟ottica universale, anche legislativa, fondata su precetti attorno ai quali tutto il mondo deve convergere.

In fondo l’umanità è al tempo stesso l’inizio e l’ultimo coerente anello di

una serie che ha la propria origine nel singolo individuo (uguale a ogni altro, con la sua ragione e i suoi diritti che gli pertengono per natura), che prosegue nella cittadinanza (garantita, come insieme di diritti civili e sociali uguali per tutti, dallo stato (…)) e che culmina nell’ideale della cosmopoli, dell’universale uguaglianza e solidarietà in cui gli esseri umani vivono e agiscono secondo libertà, cioè sviluppano liberamente la propria natura, i propri diritti e la propria dignità essenziale385.

Una libertà senza vincoli che per molti pensatori risiede proprio nella fine dello stato e delle sue prerogative, visti, sempre di più, non come una garanzia di diritti

384 J. TOMLINSON – Sentirsi a casa nel mondo – op. cit. - pag. 62.

per ogni cittadino, ma come una limitazione delle libertà fondamentali di ogni individuo.

In questa visione utopica di una nuova libertà individuale, rimaniamo in bilico fra un‟anarchia istituzionale data dalla scomparsa tout court dello stato senza alcuna sostituzione, rimanendo orfani di ogni istituzione a garanzia di quei diritti fondamentali ed essenziali che ci sono stati dati per natura, e un governo mondiale formato senza alcun mandato democratico ma esclusivamente in base alla forza dimostrata sul campo di guerre tanto globali quanto fratricide.

In entrambe le situazioni quello che si prospetta è l‟inesorabile fine verso cui corrono gli stati nazionali erosi in quelle che sono le loro fondamentali prerogative, la sovranità, la legittimità e il potere.

Outline

Documenti correlati