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2.1.1 – SPLENDORI E MISERIE DELLO STATO SOVRANO.

GLI EFFETTI POLITICI DELLA GLOBALIZZAZIONE E I CAMBIAMENTI DELLE ISTITUZIONI STATALI.

2.1.1 – SPLENDORI E MISERIE DELLO STATO SOVRANO.

“Nessuna epoca si propone compiti che non è in grado di eseguire; se invece se li propone, significa che possiede i mezzi necessari per eseguirli. Karl Marx.

“Stato è lo Status politico di un popolo organizzato su un territorio chiuso196”.

“Stato è un comunità umana la quale, nell’ambito di un determinato territorio pretende per sé (con successo) il monopolio dell’uso legittimo della forza fisica197”.

Sono solo due definizioni della parola Stato che indicano con precisione quelle che sono le caratteristiche fondamentali di questa istituzione: il territorio, il popolo e il potere sovrano. È innegabile, infatti che, per essere percepito come tale, uno Stato ha bisogno di un territorio ben definito e definibile attraverso dei chiari confini geografici. Lo Stato fa tutt’uno con il territorio che controlla essendone sovrano: lo

protegge, dall’interno, assicurando la sicurezza dei suoi sudditi e, dall’esterno, contrastando i pericoli provenienti da altre forme di potere198.

Ma ha bisogno anche di un popolo che risieda su questo territorio e che si senta parte di una comunità unita sotto una storia comune, una bandiera comune, una lingua comune ma, soprattutto, parafrasando Schutz, grazie ad un insieme di

rappresentazioni della realtà quotidiana da parte del senso comune199 con le quali riusciamo ad orientarci nel nostro ambiente biologico e socioculturale perché questo stesso ambiente è già stato reinterpretato per formare la conoscenza a nostra disposizione dandoci un mondo dei sensi e dei significati già pronto e facilmente

195 Ivi – pag. 244. 196

Cfr. C. SCHMITT – Le categorie del politico - Il Mulino, Bologna, 1998.

197 Cfr. M. WEBER – Economia e società - Donzelli Editore, Roma, 2003.

198 A. BORGHINI – Metamorfosi del potere – Franco Angeli, Milano, 2003, pag. 35. 199 Z. BAUMAN – Il disagio della postmodernità – op. cit. - pag.8.

fruibile grazie alla reciprocità delle prospettive che sola ci permette di vedere le nostre esperienze personali come comuni a tutto il resto del mondo.

All‟interno di questo Stato per noi cittadini così “familiare”, non può mancare un‟organizzazione politica in grado di esercitare il potere di comando mantenendo la pace sociale attraverso il monopolio legittimo della violenza; in poche parole, limitando la libertà individuale nel nome di più alti interessi generali definiti una volta per tutte dal diritto, anch‟esso di pertinenza esclusiva dello Stato e facendo di esso

una comunità di individui stabilmente insediata su di un territorio e retta da autonome regole costituenti un ordinamento giuridico200 e che riconoscevano l‟indiscutibile sovranità e legittimità dello Stato-nazione.

Oltre al territorio e al popolo i punti cardine attorno ai quali ruota la forza dello Stato nazionale sono la sovranità e la legittimità riconosciutegli da tutti i cittadini e dagli altri Stati che a loro volta sono sovrani su altri territori. Sovranità e legittimità sono i meccanismi attraverso i quali lo Stato detiene il potere legittimo grazie al consenso dei propri cittadini ma anche al rispetto delle leggi che esso stesso si è dato e di cui impone il rispetto attraverso il monopolio della forza legittima e delle misure di coercizione e di punizione per il loro mancato rispetto. Detiene anche il monopolio della leva fiscale e militare, fonti di gettito patrimoniale per la successiva redistribuzione a favore della totalità dei cittadini, e di gettito umano in caso necessità di uso della forza per difesa dell‟interesse nazionale.

Tutte queste condizioni sono esaudite finché l’autorità politica dello stato poggiava saldamente sul treppiede della sovranità militare, economica e culturale201ma proprio queste sovranità sono oggi messe in discussione e proprio dagli stessi cittadini che fino a ieri vi si erano volentieri sottomessi in nome della solidarietà e della sicurezza nazionali. Gli stati moderni non sono più autosufficienti nel difendere le proprie frontiere e i propri cittadini da attacchi stranieri; le barriere doganali sono state abbattute così come ogni forma di protezionismo in nome di una mobilità del capitale che ha portato gli stati ad inseguire i capitali con seducenti proposte di basso costo del lavoro, sgravi fiscali e abolizione delle tasse; la rete informatica globale ha contribuito a recidere le radici della politica culturale che appare sempre di più orientata a diventare globale.

200 A. BORGHINI – Metamorfosi del potere – op. cit. - pag. 33. 201 Z. BAUMAN- Il disagio della postmodernità – op. cit. - pag. 245.

La sovranità dello stato nazionale appare oggi fortemente messa in discussione a causa di un fenomeno come la globalizzazione che possiamo definire “esterno” allo stato e che, dall‟alto, ha fatto e sta facendo sentire i suoi effetti. Ma la crisi dello stato può essere ricercata anche nella sua evoluzione storica che, nelle diverse forme che ha assunto nel corso dei secoli, ha decretato i suoi momenti di grandezza a cui, inevitabilmente è seguita una lenta ma inesorabile decadenza.

La massima espressione di sovranità si ha con lo stato assolutistico: "l’Etat

c’est moi”, Stato e Re sono la stessa cosa; il monarca non deve scendere a compromessi

con la società né con gli individui che la compongono. Ha diritto di vita e di morte, impone la propria volontà a tutti i sudditi proprio perché detiene il potere assoluto che gli deriva non dalla volontà popolare, che non ha importanza alcuna, ma per diritto divino; quindi con assolutismo possiamo intendere la concentrazione e unificazione

della titolarità e dell’effettivo esercizio del potere nei suoi aspetti più squisitamente politici in una sola istanza (lo stato, o meglio, il re)202.

Le monarchie assolute rappresentano la nascita dello Stato moderno in Europa allorché la supremazia dello Stato e l‟autonomia della politica si impongono rispetto alla grande feudalità, alla Chiesa e alle libere città espropriando e concentrando su di sé i loro poteri; lo sviluppo dello Stato moderno viene ovunque promosso

dall’avvio dato dal principe all’espropriazione (…) di coloro che posseggono per proprio diritto i mezzi per condurre l’amministrazione, la guerra e la finanza, o per conseguire comunque un fine politico. (…) Vediamo che nello Stato moderno la facoltà di disporre di tutto il complesso dei mezzi occorrenti all’esercizio dell’azione politica converge di fatto in un unico centro, e nessun funzionario singolo è più proprietario a titolo personale del denaro che spende o degli edifici, delle scorte, degli strumenti, delle macchine da guerra di cui dispone203.

Si ha una centralizzazione e una monopolizzazione del potere in mano al sovrano assoluto che accentra su di sé la vita politica del Paese ed impone la propria supremazia su tutte le altre sfere del sociale pur riconoscendo legittimità alle altre classi sociali, clero, nobiltà e terzo stato in Francia, ma sottoposti ed inferiori alla figura dello Stato/Re.

202 A. BORGHINI – Metamorfosi del potere – op. cit. - pag. 37.

203 M. WEBER – La politica come professione – in: Il lavoro intellettuale come professione – Einaudi,

Questo stato di cose rimane vigente per secoli; l‟affermazione dello Stato assoluto relega tutte le altre categorie sociali, eccetto forse la classe aristocratica, nella comune denominazione di sudditi, categoria che, nel periodo storico che va dal XVIII al XX secolo lotta per conquistare la dignità di cittadini, status che viene conferito a

coloro che sono membri a pieno diritto di una comunità204, comunità politica che inizia ad affermare la sua autonomia e la sua centralità sociale determinando anche l‟evoluzione delle forme dello Stato, da assoluto a liberale a democratico, che contraddistingue la modernità e che sono indissolubilmente collegate all‟espansione della sfera dei diritti civili, politici e sociali e della cittadinanza.

Cambiamento ed evoluzione veicolati dalla borghesia, nuova classe sociale emergente, che, acquisendo sempre più forte coscienza della propria importanza rivendica un ruolo di maggiore peso dando vita ad un nuovo soggetto storico,

l’opinione pubblica, che arriverà a porsi come parametro e fonte della legittimità politica205.

Il grande timore di Luigi XIV, la dangereuse démocratie reformée206, si estrinseca proprio nelle rivendicazioni del principio di sovranità popolare come criterio di legittimità che inizia ad erodere la concentrazione del potere del sovrano assoluto e porta all‟avvio dello Stato costituzionale, grande vittoria delle idee illuministe e di pensatori liberali come Locke e Hobbes che aiutano la società a guadagnare una propria sfera di autonomia rispetto allo Stato, ma dà l‟avvio alla decadenza del principio della sovranità e della legittimità dello Stato sovrano centrale e centralista.

La società ha bisogno dello Stato per esistere, e al tempo stesso deve guardarsi dal suo potere207 essendo i poteri dell‟una e dell‟altro inversamente

proporzionali perché all‟aumentare dell‟uno diminuisce inevitabilmente quello dell‟altra ed il loro bilanciamento, il loro equilibrio, rimane in bilico sul sottile filo della democrazia.

204 R. SEGATORI – Politica, Stato e cittadinanza in Manuale di sociologia politica – Carocci Editore,

Roma, 2006, pag. 75.

205 D. SPINI – La società civile postnazionale – Meltemi Editore, Roma, 2006, pag. 26. 206 Ivi, pag. 28.

2.1.2 – DELLA LIBERTA’ DEGLI ANTICHI E DELLA LIBERTA’ DEI

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