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HARDT , A NEGRI Impero Il nuovo ordine della globalizzazione – op cit pag 57.

GLI EFFETTI POLITICI DELLA GLOBALIZZAZIONE E I CAMBIAMENTI DELLE ISTITUZIONI STATALI.

2.2.3 – DECRESCITA E MOVIMENTI SOCIALI: I NUOVI PROTAGONISTI DELLA SCENA GLOBALE.

M. HARDT , A NEGRI Impero Il nuovo ordine della globalizzazione – op cit pag 57.

Un movimento sociale è tale se risponde a tre criteri fondamentali: possiede un‟identità, ha un avversario ben definito e un altrettanto ben definito modello di società, alternativo a quello presente, che vorrebbe veder realizzato.

Una moltitudine di persone, nel tentativo di superare le divisioni imposte dal

comando nazionale, coloniale ed imperialistico301 cerca, anch‟essa, una voce unica, globale e per questo più forte, che possa finalmente competere con quella dei poteri imperanti, unendosi in movimenti di protesta che lamentano la perdita di controllo sulle

proprie vite, sul proprio ambiente, sui propri posti di lavoro e sulle economie, sui rispettivi governi e paesi, e, infine, sul destino stesso del pianeta. (…) La resistenza si oppone al dominio, la presa di coscienza reagisce all’impotenza, e progetti alternativi sfidano la logica implicita del nuovo ordine globale, sempre più percepito come disordine da un numero crescente di persone in tutto il mondo302.

È anche per questa pretesa di globalità che i movimenti sociali sono accusati da Michael Hardt e Antonio Negri di aver contribuito a diffondere il nuovo modello delle reti comunicative, utilizzate come nuovo sistema di comunicazione veloce, pratico e globale ma strettamente legato all‟emergere del nuovo ordine mondiale del quale è, nello stesso tempo, causa ed effetto.

La comunicazione non solo esprime, ma soprattutto, organizza il movimento della globalizzazione. Lo organizza moltiplicando e strutturando delle interconnessioni attraverso reti. Esprime il movimento e controlla sia il senso sia la direzione dell’immaginario che corre lungo queste connessioni comunicative. In altre parole, l’immaginario viene guidato e canalizzato all’interno della macchina comunicativa303

. In questo modo, usando gli stessi mezzi di tutto ciò contro cui dicono di combattere, i nuovi movimenti sociali non fanno altro che aiutarne non solo l‟espansione, ma anche e soprattutto la legittimazione: questa legittimazione non deriva

dai precedenti accordi internazionali e, neppure, dall’azione delle prime embrionali organizzazioni sovranazionali, (…) deriva, almeno in parte, dalla industrie della comunicazione e cioè dalla trasformazione del nuovo modo di produzione in una

301 Ivi, pag. 55.

302 M. CASTELLS – Il potere delle identità – op. cit. - pag. 78.

macchina304, macchina alimentata anche dalle proteste che, di fatto, ne integrano il funzionamento.

D‟altro canto è anche vero che è stato grazie alla Rete che movimenti

relativamente isolati sono riusciti a costruire reti globali di solidarietà e sostegno e a diffondere informazioni in tempo reale, diventando meno vulnerabili alla repressione sul territorio305 perché nel mondo postmoderno solo con un alto grado di visibilità si

può sopravvivere al dominio incontrastato dei poteri forti che fondano la loro legittimità sull‟esercizio della forza.

Peculiarità propria dello Stato nazione che basava sul monopolio della violenza la difesa da nemici sia esterni che interni, oggi la nuova macchina imperiale

prevede l’esercizio della forza fisica sui suoi territori globali306

, si muove in assenza di

limiti e con tutta una serie di interventi di diverso tipo, dalla prevenzione alla repressione alla criminalizzazione delle attività di coloro che di volta in volta sono additati come nemici, mantenendo alto l‟allarme sociale in modo da facilitarne il controllo e da giustificare il ricorso alle “guerre giuste” utilizzate sia in fase di prevenzione che di repressione per imporre il proprio ordine morale e legittimare così la propria sovranità.

Questo genere di intervento continuo, morale e militare a un tempo, è, di fatto, la forma logica di esercizio della forza deducibile da un paradigma della legittimazione basato su uno stato di eccezione permanente e sull’azione della polizia. Gli interventi sono sempre eccezionali anche se si verificano di continuo; hanno l’aspetto di azioni di polizia in quanto hanno il compito di mantenere l’ordine interno. In questo modo, l’intervento diviene un meccanismo efficace che, attraverso l’azione della polizia, contribuisce direttamente alla costruzione dell’ordine morale, normativo e istituzionale dell’Impero307.

Un nuovo ordine morale imposto con la forza e perseguito attraverso nuove forme di criminalizzazione della povertà ma anche del dissenso, portato avanti sia a livello locale con l‟ampliamento dello stato penale a scapito di quello sociale, ma anche a livello globale attraverso il tentativo di repressione di molte di quelle voci di dissenso

304 Ivi, pag. 47. 305

M. CASTELLS – Il potere delle identità – op. cit. - pag. 166.

306 M. HARDT , A. NEGRI - Impero. Il nuovo ordine della globalizzazione – op. cit. - pag. 49. 307 Ivi, pag. 52.

che hanno come unico tentativo di salvezza la possibilità di fare ascoltare le proprie ragioni sfruttando le nuove forme di comunicazione che, in un lasso di tempo brevissimo, li rendono noti in tutto il mondo.

Notorietà che però spesso viene offuscata, almeno nel mondo sviluppato, all‟interno della miriade di notizie che quotidianamente raggiungono i nostri occhi e le nostre orecchie. Siamo tutti vittime del cosiddetto “over load informativo”: abbiamo così tante notizie da tutto il mondo che diventa sempre più difficile fare ordine nella conoscenza dei fatti, distinguere quelli importanti da quelli che non lo sono e prendere una posizione ben chiara a favore di chi combatte ad armi impari per la propria esistenza.

Solo i movimenti sociali, quelli che Castells chiama “l‟altra faccia della Terra”, unendo sotto una voce comune migliaia di persone che si oppongono alla legge del più forte, possono denunciare queste situazioni e cercare, per quanto possibile, di cambiarle.

La realtà dei movimenti sociali è complessa ed eterogenea, per questo è difficile catalogarli in maniera semplice ed univoca rispetto a quelli che sono i loro ideali, valori ed obiettivi. Quello che certamente si può affermare è la loro convergenza

a partire da fonti molteplici (ambientalismo, diritti del lavoro, diritti sociali, solidarietà contro la povertà, diritti degli indigeni, diritti delle donne e via dicendo) per contrastare un processo di globalizzazione percepito come ingiusto308. È proprio questo il collante di ogni movimento, locale o globale, l‟opposizione al processo di globalizzazione in corso, dominato dall‟imperativo neoliberista della liberalizzazione ad ogni costo e volto unicamente agli interessi del capitalismo delle grandi imprese, con lo scopo di ricondurci ad un mondo più giusto, come recita lo slogan di quello che è, forse, il movimento più conosciuto ed etichettato come no global: “un altro mondo è possibile”, un mondo diverso ed alternativo da raggiungere attraverso la rivendicazione di istituzioni democratiche globali.

Consci del fatto che senza istituzioni o con istituzioni molto deboli, solo l‟ingiustizia può proliferare, si può affermare che, in linea generale, obiettivo di tutti i movimenti sociali sono la democrazia partecipativa e la giustizia globale come principi

guida per nuove e democratiche istituzioni di governance globale309portati avanti in maniera, purtroppo, tutt‟altro che unitaria.

Obiettivo comune ma perseguito con modalità e tempi molto diversi fra loro, differenziazioni che ne indeboliscono gli effetti portati alla ribalta principalmente proprio dall‟efficace uso delle tecnologie dell‟informazione e da quella presenza mediatica che Hardt e Negri tanto hanno criticato.

Presenza mediatica e uso delle tecnologie sono infatti le uniche ed essenziali armi che ogni movimento che voglia mettere in atto una incisiva forma di comunicazione con il mondo intero, sono anzi essenziali per l’esistenza stessa di questi

movimenti310.

La loro abilità nell’uso dei media è un fondamentale strumento di lotta, mentre i manifesti politici e le armi sono mezzi per creare eventi che ottengano menzione su TV e giornali311.

Azioni esemplari, atti spettacolari che attirino, almeno per un po‟ di tempo tutta l‟attenzione degli spettatori su quelli che sono i soggetti e gli obiettivi della lotta; una lotta a torto considerata localista e reazionaria, di difesa integerrima del locale contro il globale definito omogeneizzante e all‟interno del quale scomparirebbero tutte le identità naturali faticosamente conservate per secoli dalle comunità senza tener conto del fatto che locale e naturale non sono affatto sinonimi: le differenze locali non sono né

preesistenti, né naturali: sono effetti di un regime di produzione312.

Forte critica ai movimenti sociali e a tutta quella parte politica che si rispecchia nella sinistra, accusata di resistenza e di difesa del locale che è dannosa

poiché, in molti casi, ciò che sembra identità locale non è né autonomo, né in grado di autodeterminarsi ma, di fatto, alimenta e sostiene lo sviluppo della macchina capitalistica imperiale313.

Questa nuova sinistra non porta avanti ma ribalta completamente gli obiettivi dell‟internazionalismo proletario sovranazionale e globale, del quale si ritiene erede, contrario alle identità nazionali in favore di bisogni comuni, senza confini e frontiere. 309 Ivi, pag. 174. 310 Ivi, pag. 176. 311 Ibidem.

312 M. HARDT , A. NEGRI - Impero. Il nuovo ordine della globalizzazione – op. cit. - pag. 57. 313 Ivi, pag. 58.

Lo stato nazione era visto solamente come agente dello sfruttamento capitalistico da distruggere in nome di una solidarietà internazionalista come progetto

per la distruzione dello stato nazione e per la costruzione di una comunità globale314 e le lotte secolari del proletariato sono state disattese dal mondo politico e sociale, solo la

globalizzazione, nel momento stesso in cui realizza una vera deterritorializzazione delle precedenti strutture dello sfruttamento e del controllo, diviene realmente una condizione di liberazione della moltitudine315.

Quello di cui gli autori sembrano non tener conto in questa critica è che la globalizzazione, in realtà, non si è affatto imposta come portatrice di libertà e che gli stessi movimenti sociali, nati certamente con intenti esclusivamente localistici, basati sull‟identità, finalizzati al mantenimento dello status quo, si sono evoluti in una

molteplicità di progetti in cui l’identità culturale, gli interessi economici e le strategie politiche si sono combinati a formare un intreccio sempre più complesso: il tessuto dei movimenti sociali nella società di rete316che sono riusciti se non a bloccare per lo meno a frenare il grande progetto neoliberista di abbattimento di limiti e confini mirante a

concentrare l’informazione, la produzione e i mercati nelle mani del segmento della popolazione che crea valore317relegando tutti gli altri nella privazione e nell‟ignoranza.

Sotto l‟etichetta di “movimenti sociali” vediamo ricompresa quella parte del mondo che rifiuta la globalizzazione capitalistica e l’informazionalizzazione

tecnologica, dove sogni del passato e incubi del futuro abitano un mondo caotico fatto di passione, generosità, pregiudizio, paura, fantasia, violenza, strategie fallimentari e colpi di fortuna. L’umanità insomma318

.

314 Ivi, pag. 61. 315 Ivi, pag. 63. 316

M. CASTELLS – Il potere delle identità – op. cit. - pag. 178.

317 Ibidem. 318 Ivi, pag. 80.

2.2.4 – LA CRIMINALITA’ GLOBALE OVVERO L’EFFETTO PERVERSO

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