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Culture e tradizioni alimentari nel mondo

3.2.1 Gli attor

3.3.4. Culture e tradizioni alimentari nel mondo

Ultimo ma non meno importante, ampio spazio durante l’esposizione è destinato al lato più ludico, divertente e culturale inerente al cibo. Expo esplora i meandri delle culture culinarie e gastronomiche dei vari paesi partecipanti, offrendo l’occasione per riflettere sul rapporto tra tradizioni culturali ed alimentazione nelle varie popolazioni del mondo. In particolare, l’evento sembra portare avanti la tesi, risalente al filosofo Feuerbach, “noi siamo ciò che mangiamo”, una frase che racchiude in sé un significato che va oltre il mero collegamento al cibo, ma che include una serie di aspetti propri alla

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Le développement du thème, 2012, http://www.bie-paris.org, p. 146: «[…] transformer en lieu privilégié de la formation de base qui intègre des notions sur la nutrition et profitent des opportunités offertes par les repas scolaires».

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vita dell’uomo che si trovano direttamente o indirettamente concatenati al fattore alimentazione.

Primo fra tutti, la volontà di voler condividere assieme agli altri la propria cucina e le proprie pietanze durante i pasti principali. L’atto di mangiare insieme crea comunità, sentimento di condivisione, occasione di confronto ed unione. Il cibo va a creare un vincolo, un legame, un rapporto tra i commensali fino alla creazione di una piccola comunità. Pur tuttavia, all’interno di questa comunità le differenze, soprattutto se culturali, si mantengono e si riflettono proprio sul cibo proponendo sapori, odori o fragranze tipiche di un popolo, di una cultura. Il cibo diventa in questo modo un elemento distintivo delineatore di identità ed origini culturali, espressione di tradizioni, usi e costumi. In tempi più contemporanei, la condivisione e l’inclusione nelle proprie pietanze di sapori e prodotti provenienti da altre tradizioni gastronomiche diventa simbolo di accettazione di nuove culture, desiderio di conoscenza e di allargare i propri

confini, di accogliere e dare ospitalità allo straniero e, con esso, alla sua cultura. Oltre che cultura, inoltre, il cibo è anche arte e diventa nel corso della storia

protagonista principale di opere letterarie ed artistiche. Esso ha ispirato numerosi artisti che hanno voluto nelle proprie opere esprimere, in maniera diversa ed innovativa, il valore del cibo ed il significato ad esso congiunto di convivialità. Si pensi ad esempio alle opere di noti artisti quali Rembrandt, Michelangelo, Leonardo, Caravaggio e molti altri. O ancora, il cibo, nella musica o nel cinema, nella scrittura od architettura, è stato al centro di vere e proprie correnti e diventa protagonista di mostre ed eventi in occasione di Expo quali ad esempio “Il cibo nell’arte. Capolavori dei grandi maestri dal

Seicento a Warhol” in esposizione a Brescia dal 24 gennaio al 14 giugno 2015, tutte a celebrare l’indissolubile rapporto tra uomo e alimentazione, tra culture diverse, generatore di abitudini, comportamenti, stili di vita modellati sul modo di produrre il

cibo e di consumarlo. Purtroppo, oggigiorno, le tradizioni gastronomiche incontrano lungo il proprio

cammino ostacoli e minacce alla propria sopravvivenza. Le tradizioni culinarie ai tempi della globalizzazione devono affrontare e farsi spazio in un mondo sempre più omogeneo e caratterizzato da stili di vita e comportamenti sviluppati nei ed esportati dai paesi che più influenzano lo scenario mondiale a scapito delle specificità di altri paesi mettendo a rischio l’esistenza stessa delle più piccole identità culturali. Da una parte, esso ha dato avvio ad un vivo e dinamico scambio di informazioni e conoscenze tra popoli culturalmente distanti tra loro. Ha permesso la conoscenza reciproca,

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l’avvicinamento, la scoperta di nuove realtà, la nascita di nuove forme di dialogo, la comunicazione verbale e gestuale tra le comunità. Dall’altra parte, questo fenomeno è stato più volte accusato di voler omologare le differenti realtà le une alle altre, livellando le particolarità che le caratterizzano, creando ed “imponendo” forme standardizzate di comportamenti e stili di vita, incluso il modo di nutrirsi e di condividere il cibo. In seguito a questo processo, si è assistito ad un progressivo venir meno delle tradizioni gastronomiche dei singoli popoli, ad una riduzione nella varietà dei cibi consumati ed una perdita di ricchezza e diversificazione culturale. Oltre a questo, ha cominciato sempre più ad imporsi, soprattutto nei paesi più industrializzati caratterizzati da stili di vita frenetici, la cultura degli snack o dei pasti già pronti. Il tempo dedicato al pasto si sta riducendo inesorabilmente dovuto ad uno stile di vita impegnato ed occupato da altre attività, quali in primis il lavoro. La tradizione del pasto come momento di unione e convivialità sta via via scomparendo per lasciare spazio a pasti frugali o davanti ai televisori, consumando cibi già pronti e poco salutari. Expo vuole rappresentare, in questo scenario alquanto preoccupante, la controtendenza a queste abitudini. Essa si erge a difesa delle tradizioni culturali culinarie dei popoli, intende rivalorizzarne le proprietà e le specificità rendendole il più possibile visibili e a disposizione di tutti coloro vogliano approcciarvisi. Vuole, oltremodo, far riscoprire la valenza del cibo, della condivisione come occasione di unione e di incontro; vuole rendere le aziende del settore consapevoli circa l’importante ruolo che esse giocano in questo scacchiere e dimostrare che, a piccoli passi, la situazione può mutare grazie a loro e alla loro offerta sul mercato; Expo punta, infine, alla diffusione di stili di vita che contribuiscano al benessere fisico e mentale delle persone tramite l’opera di promozione e riconoscimento da parte delle organizzazioni internazionali le quali sanciscano l’importanza di questi patrimoni e ne proteggano il valore per le generazioni future.

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PARTE IV