• Non ci sono risultati.

Terzo pilastro: cooperazione internazionale e sostenibilità

LA FRANCIA AD EXPO

4.2. Gli elementi di partecipazione della Francia all’evento: les quatre piliers

4.2.3. Terzo pilastro: cooperazione internazionale e sostenibilità

Come già ricordato, la Francia direziona i suoi sforzi e progetti in funzione del miglioramento delle condizioni dei paesi maggiormente disagiati e sottosviluppati dove l’accesso giornaliero al cibo non è garantito e diventa questione determinante per la sopravvivenza delle popolazioni. Il concetto che fa capo al terzo pilastro è quello di food safety, ossia creare condizioni favorevoli allo sviluppo e al mantenimento nelle zone più precarie, in particolare quelle rurali dei paesi sottosviluppati, di adeguati livelli di sicurezza ed autosufficienza alimentare; sicurezza, perché vi è l’estremo bisogno di garantire la possibilità di un corretto approvvigionamento e la conservazione di depositi di cibo; autosufficienza, per rendere queste popolazioni in grado di «fare di tutto per

118

produrre, nella misura del possibile, sul proprio territorio le risorse di cui necessitano le

popolazioni locali»82. Le difficoltà e le lacune che si riscontrano nei sistemi agricoli produttivi dei paesi

sottosviluppati sono numerose e si estendono ad una vasta gamma di aspetti inerenti all’attività in oggetto. Le problematiche si rivelano a partire del primo stadio dell’attività, ossia quello della produzione sul campo. I livelli di meccanizzazione e motorizzazione troppo bassi non permettono ai lavoratori di queste zone di far fronte alle condizioni climatiche tipiche dei luoghi più aridi e desertici. La mancanza di adeguate strutture di irrigazione, di semina e raccolta sommata alla carenza di conoscenze tecniche da parte degli agricoltori non consente loro di ottimizzare il raccolto e di sfruttare a pieno le potenzialità offerte dal terreno. Ulteriori ostacoli si evidenziano non solo nelle prime fasi di produzione ma anche nei metodi di trasformazione e seguente distribuzione. Nello specifico, è stata constatata una cattiva gestione nel coordinamento dei passaggi del prodotto da uno stadio all’altro con il risultato di un’elevata perdita del prodotto. Le ragioni vanno ricercate, anche in questo caso, in avverse condizioni climatiche, meccanismi di conservazione e stoccaggio non adatti, incapacità di gestire l’entrata del prodotto sul mercato, scarsità di conoscenze e praticità per affrontare queste determinate problematiche. Tuttavia, purtroppo, la complessità della situazione viene accentuata, e appare essere la conseguenza di una situazione ancor ben più grave che caratterizza questi paesi. Le condizioni economiche, politiche e sociali, infatti, non favoriscono la crescita del settore e lo sviluppo delle filiere agricole. Casi di estrema povertà, di carestia e disordine sociale che sfociano molto spesso nelle atroci violenze di una guerra civile soffocano le comunità dei paesi sottosviluppati i quali si vedono bloccati in una gabbia imposta loro per motivi di interesse o corruzione politica e sociale. Queste situazioni di indigenza pervadono, di conseguenza, anche le attività commerciali del paese le quali operano in una dimensione dove l’incontro tra domanda e offerta è praticamente inesistente e che mette a repentaglio l’esistenza di entrambi i tipi di attori della contrattazione commerciale. Il problema dei paesi sottosviluppati va, dunque, oltre l’aspetto produttivo e l’incapacità di crescita e sviluppo; esso risiede piuttosto nelle condizioni di povertà che colpiscono il

paese senza lasciargli alcuna via di fuga.

82

Pavillon France e Ambassade de France en Italie, Cartella Stampa, Firma del Contratto di

Partecipazione della Francia, Esposizione Universale di Milano 2015 “Nutrire il pianeta. Energia per la vita”, Roma, 13 settembre 2013, http://www.ambafrance-it.org, p. 10.

119

La posizione che la Francia assume nei confronti di queste problematicità diffuse nei paesi sottosviluppati la porta a delineare un piano d’azione caratterizzato dalla presenza di vari elementi. L’investimento ed il progresso passano attraverso l’innovazione e la formazione. Questi strumenti, al servizio di queste realtà, potrebbero portare alla creazione di nuove opportunità commerciali ed essere occasione di rinascita economica a partire dalla ristrutturazione delle attività commerciali del paese. La gestione e la condivisione di conoscenze in campo scientifico e tecnologico con i lavoratori locali potrebbero liberare il paese dalle catene della povertà e del sottosviluppo. Trasferire l’innovazione tecnologica significherebbe, difatti, trasferire sul campo pratiche nuove di coltivazione ed introdurre metodi quali la meccanizzazione e la motorizzazione per accelerare ed ottimizzare l’intero processo produttivo. La sostituzione di attrezzi meccanici a quelli manuali permetterebbe al settore di accrescere e sfruttare al meglio i propri rendimenti ed avere un ritorno dall’attività adeguato all’autosostentamento di quella comunità e di quel territorio. L’avvento della modernizzazione in campo agricolo consentirebbe, inoltre, di affinare tutti gli stadi della filiera, dalla resa del terreno, e così far fronte alle condizioni climatiche non favorevoli a determinate tipologie di colture, come ad esempio, la messa a punto di sistemi di raccolta e distribuzione dell’acqua per l’irrigazione e minimizzazione delle perdite, la risoluzione circa i cospicui sprechi di prodotto lungo i vari stadi della filiera sopracitati. La costruzione di edifici adibiti allo stoccaggio della merce con adeguati impianti di aereazione e refrigerazione manterrebbe intatta la qualità del prodotto e ne determinerebbe di conseguenza il buon proseguimento attraverso gli stadi di trasformazione verso, infine, l’immissione sul mercato. Introdurre elementi meccanici innovativi all’interno di una società così lontana dal mondo industrializzato e dai metodi moderni di produzione rischierebbe di non avere alcun effetto benefico se essi non fossero accompagnati da programmi di formazione ed insegnamento ai professionisti del territorio. Il trasferimento di conoscenze tecniche è fondamentale oltre che per la creazione di basi di lavoro essenziali anche come fonte di stimolo e di ricerche ulteriori da parte degli “allievi” partecipi di questo processo. I due forti sostegni costituiti da innovazione e formazione contribuiranno, in conclusione, a sollevare da questi paesi il velo di sottosviluppo e sottoconsumo che li pervade e fisseranno nuove priorità e nuove condizioni di ripartenza per l’economia ed il settore agricolo locali. L’obiettivo ultimo è quello di rendere questi ultimi il più possibile autonomi e capaci di provvedere, nel medio-lungo termine, alla propria sopravvivenza e sostentamento tramite il buon uso

120

dei mezzi di cui sono dotati. L’indipendenza economica dei paesi in via di sviluppo, tema delicato e più volte discusso, resta tuttavia un miraggio in molte realtà, nelle quali ancora e purtroppo si verificano forme di “sottomissione” o “neo-colonialismo” da parte dei paesi industrializzati, accusati di voler mantenere il controllo sull’economia di questi

paesi e di perseguire interessi di natura commerciale e politica. In Francia, ad operare in questo ambito, è il Centro di Cooperazione

Internazionale in Ricerca Agronomica per lo Sviluppo (CIRAD), già menzionato in occasione del primo pilastro, tutelato dal Ministero francese dell’Insegnamento Superiore e della Ricerca e dal Ministero degli Affari Esteri. Esso è impegnato, in particolare, nella produzione e trasmissione «di nuove conoscenze, per accompagnare il loro [dei paesi sottosviluppati] sviluppo agricolo e contribuire al dibattito circa le grandi sfide mondiali dell’agronomia»83

. Questo centro di studi e di ricerche si fa carico di una serie di compiti e problematiche proprie ai paesi del Sud del mondo quali la sicurezza alimentare, la gestione e distribuzione delle risorse alimentari e naturali, la lotta contro povertà, ineguaglianze, razzismo e violenza ed ulteriori casi di sottomissione e discriminazione. Grazie ai rapporti di partenariato e collaborazione sia a livello regionale sia internazionale con più di 90 paesi e la messa in campo di ricerche scientifiche in campo sociale, tecnico ed ingegneristico applicato all’alimentazione, il Centro intende dar vita ad una rete di sviluppo che si propaghi «dal terreno al laboratorio, dal locale al globale»84. La Francia è, inoltre, impegnata in altri ambiti di respiro ancor più internazionale quali il G20, istituito nel 1999 con l’intento di offrire sostegno ai paesi emergenti e che opera tuttora a sostegno dell’economia mondiale con un piano ancora più forte a partire dal 2008 in risposta alla crisi economica mondiale e al bisogno di un intervento congiunto immediato. Esso gode del contributo di numerose importanti istituzioni quali FMI, OSCE, WTO, ONU. La Francia, in questo contesto, ha ricevuto l’incarico di presiedere il G20 nell’anno 2011 ed, in quell’occasione, durante la conferenza tenutasi a Cannes, sono state definite una serie di priorità per il futuro dell’economia globale, tra cui «dare nuova dinamicità alla crescita economica, creare occupazione, assicurare stabilità finanziaria, favorire l’integrazione sociale e porre la globalizzazione al servizio dei (nostri) popoli»85. Secondariamente, l’impegno francese

83

http://www.cirad.fr: «produit et transmet de nouvelles connaissances, pour accompagner leur développement agricole et contribuer au débat sur les grands enjeux mondiaux de l’agronomie», (ultima consultazione : gennaio 2015);

84

Ivi : «du terrain au laboratoire, du local au planétaire», (ultima consultazione : gennaio 2015); 85

Déclaration finale du Sommet de Cannes: Pour bâtir notre avenir commun, renforçons notre action

121

è forte anche in relazione alla FAO e si è intensificato ulteriormente proprio nel corso del 2014 con la firma di due accordi in materia di agro-ecologia, biodiversità, salute animale, sprechi alimentari e riforme agrarie con accento particolare all’eradicazione della fame, della malnutrizione e della povertà. Gli obiettivi prefissati, in questa circostanza, vertono sul sostegno alla sostenibilità delle attività agricole, di pesca e forestali delle zone rurali meno sviluppate del sud del mondo, sulla messa in opera di sistemi agricoli più aperti ed efficaci e sulla fornitura dei mezzi necessari a far fronte a catastrofi climatiche.