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Gli effetti della PCP in Francia

2.1.3 Gli effetti della PAC in Francia

2.2.2. Gli effetti della PCP in Francia

La Francia, da sempre grande potenza nel settore della pesca ed acquacoltura, ha dovuto, nel corso degli anni, adattarsi alle evoluzioni di questa politica. Dapprima, nei primi anni di vita della PCP, la Francia e i suoi pescatori hanno dovuto «accettare, nella ZEE francese, la presenza di pescherecci di altri Stati Membri, in particolare spagnoli»35 o ancora, l’imposizione dei suddetti TAC per area geografica e per specie, i quali sono stati oggetto di progressive riduzioni anno dopo anno oppure la sospensione di aiuti pubblici alla costruzione di nuovi pescherecci a partire dal 1° gennaio 2005

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Guillaume J., La France dans l’Union Européenne, Paris, édition Belin, 2007, p.74 « accepter, dans la ZEE française, la présence de bateaux d’autres états membres, notamment espagnols ».

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determinando un ulteriore ostacolo per le navi francesi al rinnovamento e alla modernizzazione delle loro strutture. Il bersaglio della PCP è, in seguito, mutato ponendo sempre maggiore enfasi sull’importanza della protezione della risorsa e sullo sviluppo sostenibile dell’attività, forse, addirittura troppa enfasi, rischiando di trascurare il benessere dei pescatori e l’organizzazione del mercato36

. La PCP ha tuttavia cercato di migliorarsi e colmare le sue lacune mettendo in campo nuove riforme e disposizioni riguardo le quali la Francia ha assunto sin dalle prime elaborazioni della più recente riforma posizioni ben definite. Nel Memorandum francese relativo alla riforma della politica comune della pesca redatto nel 2010 in occasione della presentazione della riforma, la Francia prende posizione circa gli aspetti della nuova riforma traducendone ed esemplificandone gli elementi cruciali, offrendo un proprio punto di vista e possibili suggerimenti al testo della riforma. Le linee generali caratterizzanti la presa di posizione francese riguardano molteplici aspetti con un forte accento sulla sostenibilità a vari livelli. La Francia, ad esempio, preconizza una prospettiva globale di applicazione della PCP con una nota marcata a temi dell’alimentazione, alla salute del consumatore e alla promozione del settore su scala internazionale; lo Stato appare, inoltre, favorevole, da una parte, al processo di regionalizzazione realizzabile con la costituzione di Comitati Europei della Pesca che «raggrupperebbero i rappresentanti della professione, della società civile e delle amministrazioni degli Stati Membri, […] [con il compito di] stabilire delle proposte di misure di gestione alla Commissione»37 e, dall’altro, all’intervento in tematiche strettamente inerenti alla dimensione lavorativa con regole più ferree tese alla protezione del lavoratore sul posto di lavoro ed una formazione e preparazione scolastiche e professionali più ampie e complete. A questo andrebbe aggiunto, inoltre, la creazione di relazioni con istituti scientifici e di ricerca per la distribuzione di dati, statistiche e la realizzazione di nuove sperimentazioni sul campo. Ultimo, ma non meno importante, è un utilizzo efficiente delle risorse finanziarie a disposizione con particolare interesse agli aspetti della transizione verso «la sostenibilità delle pratiche, la sicurezza dei pescherecci, l’efficienza energetica e l’alimentazione dei consumatori europei»38. In sintesi, la Francia appare molto coinvolta in queste tematiche che vengono inscritte in un’ottica futura di incrementata sostenibilità. Tutte le misure

36

Guillaume J., La France dans l’Union Européenne, Paris, édition Belin, 2007, p. 76;

37

Ministère de l’Alimentation, de l’Agriculture et de la Pêche, Mémorandum français relatif à la réforme

de la politique commune de la pêche, 2010, http://agriculture.gouv.fr, p. 10 « regrouperait à la fois les

représentants de la profession, de la société civile et des administrations des états membres […] d’établir des propositions de mesures de gestion à la Commission »;

38

Ivi, p. 5 « durabilité des pratiques, de sécurité de navires, d’efficience énergétique et d’alimentation

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nelle quali lo Stato è pronto ad impegnarsi, per quanto differenti effettivamente possano sembrare, hanno come obiettivo ultimo la crescita congiunta dell’economia della pesca e della responsabilità sociale in vista di un ecosistema più vivibile sia per l’uomo che per gli animali.

La Francia a proposito avanza la possibilità di mettere in campo un modello a livello europeo di Aree Marine Protette (AMP) ossia degli spazi in cui si possa combinare l’attività della pesca ad una gestione sostenibile di quella medesima area nella prospettiva di una crescita futura dell’attività stessa, da allargare e promuovere poi a livello mondiale nell’ambito degli accordi internazionali che vedranno l’UE coinvolta. Lo Stato intende, in aggiunta, esprimere la volontà di impegnarsi al fine di restaurare l’equilibrio tra la capacità di pesca delle flotte e le risorse disponibili tramite una nuova gestione delle TAC e delle quote individuali le quali, dal punto di vista francese, dovrebbero essere gestite collettivamente a livello nazionale. Nel caso dei rigetti in mare, la Francia, invece, propone un percorso graduale verso la totale eliminazione di questa pratica. D’altronde, la sospensione immediata dei rigetti in mare non sarebbe immaginabile e bisognerebbe, contrariamente, permettere ai pescherecci di adattarsi via via a questo nuovo sistema che si dirige verso l’istituzione dell’obbligo di sbarco. La Francia si dimostra oltremodo favorevole riguardo alle disposizioni riguardanti lo sviluppo e il sostegno previsto per le attività di acquacoltura con l’istituzione di un comitato apposito. Pur tuttavia, il progetto sembra non riuscire a muovere da solo i primi passi, ancora troppo dipendente dalle disposizioni della Commissione lasciando

così poco spazio di manovra agli Stati Membri in questo ambito. La Francia appare pronta ad intraprendere questo nuovo cammino. Come è

emerso sino ad ora, il settore della pesca ed acquacoltura francese ha bisogno di passi in avanti in termini di competitività e sostenibilità e la nuova PCP sembra prendersi in carico questi bisogni investendo su un rilancio delle filiere e puntando ad una crescita individuale ma anche complementare e congiunta con quella di tutte le altre filiere per mantenere alto il ruolo del settore a livello europeo.

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PARTE III

EXPO 2015

Il quadro generale finora presentato composto da analisi e studi dettagliati circa il settore agroalimentare francese, le peculiarità di ogni specifica filiera, i punti di forza e le debolezze in ciascuna di esse e l’inquadramento a livello europeo ha già permesso in parte di immergersi nel panorama che costituisce l’evento universale, ad oggi tuttora in corso, di EXPO 2015 e sulla partecipazione della Francia all’esposizione. Il percorso sul quale questa tesi continuerà a svilupparsi intende fornire al lettore tutti gli strumenti essenziali per comprendere a pieno il significato di questa esposizione universale, un insieme di tanti piccoli tasselli, a partire dalla descrizione di ciascuna attività, le implicazioni, influenze, obiettivi, sfide e scommesse che il settore agroalimentare si trova ad affrontare al giorno d’oggi fino a trovare la sua più ampia esplicazione durante l’evento. Tuttavia, prima di passare allo studio specifico della presenza della Francia a EXPO 2015, è opportuno in questo frangente proseguire, dapprima, con una presentazione generale del quadro EXPO ed, in un secondo momento, concentrarsi esclusivamente sul ruolo che la Francia assume in questa dimensione. Questo approccio consente, infatti, di capire quali sono gli intenti e gli obiettivi generali del tema di questa esposizione, nonché di fornire una descrizione delle motivazioni che hanno portato l’Europa a tale scelta, informazioni riguardo i paesi partecipanti, il contesto internazionale, le ragioni che hanno condotto, anche da un punto di vista storico, all’organizzazione negli anni delle varie esposizioni universali e da un punto di vista più pratico e strutturale, la descrizione del sito espositivo e della sua composizione ed organizzazione attuali. I vari capitoli di questa tesi sono collegati l’uno all’altro da un filo tematico conduttore che si dipana e si sviluppa via via in dimensioni diverse dall’ambito agroalimentare, a quello europeo ed ora nel panorama EXPO, fino ad approdare ad ogni specifica realtà e rappresentare spunto e stimolo per ulteriori interpretazioni e riflessioni collegate ai vari campi di competenza.

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