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Nuove forme di cooperazione nel settore alimentare

3.2.1 Gli attor

3.3.2. Nuove forme di cooperazione nel settore alimentare

Si è già più volte accennato nei paragrafi precedenti alla forte presenza che i paesi in via di sviluppo e sottosviluppati hanno sullo scacchiere della produzione alimentare internazionale. Questa sezione approfondirà questo particolare aspetto ed esplorerà quali risultati possono essere raggiunti grazie alla creazione di nuove relazioni e partenariati commerciali ed economici con i paesi industrializzati.

Il fenomeno della globalizzazione ed il commercio internazionale hanno reso i diversi paesi del mondo, nel corso del tempo, sempre più interconnessi tra di loro. Le dinamiche di cooperazione alimentare si inscrivono in questo contesto e rappresentano uno dei tanti tasselli che operano all’interno del processo di sviluppo dei paesi più disagiati. Ognuno di questi tasselli ha un effetto domino su tutti gli altri e rende bene l’idea di come la situazione economica e di sviluppo dei paesi più poveri abbia poi ricadute significative sull’economia dei paesi più agiati. Questa immagine rappresenta allo stesso tempo il concetto di globalizzazione che gioca un ruolo molto importante in relazione ad Expo, accusata più volte di essere la causa di un processo di omogeneizzazione tramite l’imposizione di determinati modelli culturali o di stili di vita. Expo vuole dimostrare e far cambiare idea ai suoi visitatori circa la valenza e le reali opportunità che invece si possono cogliere proprio in questo sistema. Essa rappresenta l’occasione per considerare il processo di globalizzazione da un diverso

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Le développement du thème, 2012, http://www.bie-paris.org, p. 132: « les effets potentiels concernant la santé de l’homme, les brevets relatifs aux nouveaux produits, la certification de qualité, la transparence vis-à-vis des consommateurs ».

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punto di vista: il suo intento è di convertirlo in un vero e proprio motore di crescita condivisa nel rispetto e valorizzazione delle diversità culturali. E, in quest’ottica, appunto, l’evento lascerà ampio spazio a ciascun paese e ai popoli di esprimere il proprio essere e il proprio concetto di nutrizione, il proprio modo di vivere e di comunicare. Sarà, oltremodo, un momento di promozione della diversità culturale e culinaria, in questo caso, per onorare e far conoscere le caratteristiche specifiche a un popolo o a una cultura al mondo. Ma questo non deve essere motivo di competizione, tutt’altro. L’incontro sarà fonte di dialogo e di confronto, di conoscenza ed ampliamento

dei propri orizzonti. Il numero di persone che ad oggi soffrono la fame e muoiono a causa di

un’alimentazione scarsa o, in alcuni casi, praticamente assente deve diventare lo stimolo per intervenire a favore di un cambiamento duraturo delle condizioni di queste popolazioni. La realizzazione e la messa in opera di questi obiettivi, tuttavia, sembra ancora molto distante e difficile da raggiungere. In questo senso stanno operando da qualche anno proprio le Nazioni Unite con la dichiarazione del Millennio, una risoluzione adottata da ben 189 capi di stato nell’anno 2000 nella quale vengono elencati, tra gli altri, punti ed obiettivi specifici relativi il tema dell’alimentazione e della salute di tutti gli esseri umani da realizzare negli anni a venire. In particolare, la risoluzione si propone di «dimezzare entro il 2015 il numero di persone il cui salario sia inferiore ad un dollaro al giorno ed il numero di persone che soffrono la fame»63 e, allo stesso tempo, di garantire l’accesso a risorse d’acqua in condizioni igieniche controllate. La risoluzione, nel suo insieme, insiste poi su questioni riguardanti la pace, la sicurezza ed il disarmo al fine di proteggere i popoli dalle guerre o dai pericoli provenienti da armi di distruzione di massa, terrorismo internazionale e altre forme di criminalità. Gli stati firmatari si impegneranno poi a favore dello sviluppo e al raggiungimento di livelli di vita sani e dignitosi nelle realtà più disagiate adottando misure politiche, economiche e governative all’interno di questo programma. Essi agiranno, oltremodo, per assicurare adeguati piani di istruzione scolastica e di formazione, per mettere in campo misure protettive per la salute delle persone e combattere così la diffusione di malattie quali HIV/AIDS, per garantire il rispetto dei diritti umani, dei governi e della democrazia, per proteggere l’ambiente e gli ecosistemi.

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Resolution adopted by the General Assembly 55/2. United Nations Millennium Declaration, 2000, http://www.un.org, p. 5: «to halve, by the year 2015, the proportion of the world’s people whose income is less than one dollar a day and the proportion of people who suffer from hunger».

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Expo vuole offrire l’opportunità di riflettere su tutte queste tematiche ed in particolar modo di valutare le politiche ad ora esistenti e le loro modalità di applicazione sul campo, gli eventuali successi o insuccessi, i motivi di questi ultimi e possibili rimedi. Poter dare sicurezze circa gli andamenti futuri dei contesti appena presentati rimane tuttavia un’impresa piuttosto ardua da realizzare, rischiando di proporre scenari non raggiungibili e sfociare così in illusioni evidenti. Ma ciò che è importante per ora nell’ambito di Expo è la presa di coscienza dell’esistenza di un problema e la conseguente volontà di cambiamento. Expo rappresenta la volontà, il desiderio di ripartire, di far nascere qualcosa di nuovo e di migliore, la determinazione e la tenacia che spingono verso nuovi orizzonti.

Ripensare al futuro significa innanzitutto operare per una riorganizzazione dei flussi commerciali. I paesi in via di sviluppo in molti casi non hanno modo di beneficiare direttamente dei prodotti locali esportati all’estero. Qui non si tratta solamente di una questione di promozione o marketing, ma di qualcosa che vada più a fondo e che possa mutare le relazioni con i settori produttivi dei paesi d’origine. C’è sempre di più la necessità di creare nuove alleanze commerciali coi i produttori locali nell’ottica di un partenariato più forte che superi gli ostacoli legati ad accordi commerciali o doganali troppo restrittivi, la mancanza di un flusso di informazioni diretto ed immediato. A loro volta, anche i paesi destinatari e più sviluppati potranno trarne beneficio acquistando un valore aggiunto nella qualità dei prodotti importati. A questo va coniugato un aiuto su misura per i piccoli produttori locali la cui attività viene messa giornalmente a dura prova dalla mancanza di fondi, dall’insicurezza nel mantenimento delle proprietà terriere, dall’inefficienza delle infrastrutture e da un’industria agroalimentare estremamente debole e poco sviluppata. Expo vuole mettere in primo piano i bisogni di questi produttori e pensare per loro a nuovi metodi di finanziamento e aiuti strutturali di base per renderli un settore più dinamico e autonomo. Incoraggiare il microcredito per dare un supporto valido alle piccole attività ed accompagnarle verso una futura crescita così come incentivare la creazione di associazioni di produttori atte a strutturare ed organizzare il settore agroalimentare sono i mezzi su cui maggiormente si concentra l’attenzione degli Stati, organizzazioni internazionali ed ONG.

Oltre ad interventi riguardanti la sfera commerciale e la localizzazione degli ostacoli esistenti alla liberalizzazione dei mercati e delle possibilità di accesso ai mercati da parte dei paesi più poveri, le opere di sensibilizzazione sono altrettanto importanti

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per istituire forme di cooperazione decentralizzate e favorire così la circolazione di informazioni sulle condizioni attuali del commercio e sulle possibilità esistenti di partenariato con ONG o altri tipi di associazioni. Ogni paese avrà l’opportunità di gestire al meglio le proprie risorse per metterle a disposizione dei paesi svantaggiati ed evitare in questo modo ulteriori sprechi od una gestione malfunzionante delle materie prime.