LA FRANCIA AD EXPO
4.2. Gli elementi di partecipazione della Francia all’evento: les quatre piliers
4.2.2. Secondo pilastro: quantità vs qualità
Tuttavia, concentrarsi sul mero aspetto quantitativo condurrebbe a conclusioni erronee. In questo campo, ciò che la Francia si prefigge non è lo sfruttamento di ulteriori suoli agricoli, ma continuare ad operare sui medesimi terreni tramite la messa in opera di tecniche innovative per aumentare la produttività dei terreni. Dal concetto di food security, dominante nel primo pilastro, si passa qui ora al fulcro del secondo pilastro, ossia al concetto di sostenibilità produttiva al fine di poter assicurare l’approvvigionamento di cibo a tutte le comunità del mondo. Per far ciò, è necessaria la riorganizzazione del sistema produttivo e di distribuzione ed attuare il passaggio dall’aumento delle quantità prodotte, all’aumento delle misure che preservino la qualità sia della risorsa che dell’ecosistema da cui essa è estratta. Immaginare un possibile scenario futuro caratterizzato dall’assenza di queste condizioni significherebbe delineare una situazione caratterizzata dall’uso eccessivo da parte dell’uomo dei rendimenti produttivi di una risorsa naturale e dal conseguente esaurimento del bene stesso, in quanto verrebbe a mancare la base fondamentale che garantisca il proseguimento dell’attività.
La preoccupazione del secondo pilastro della partecipazione della Francia ad EXPO si gioca proprio su questo piano. La Francia ipotizza un futuro del settore agricolo mondiale caratterizzato da uno sfruttamento smisurato degli ambienti e degli ecosistemi nell’intento di raggiungere quelle quantità produttive sufficienti a soddisfare la richiesta crescente di prodotti agricoli che, secondo stime della FAO, potrebbe
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aumentare, da qui al 2050, di ben il 60%. Qualora il sistema produttivo venisse lasciato a se stesso senza l’intervento di istituzioni o senza l’imposizione di misure regolatrici, la pressione posta sulle risorse naturali raggiungerebbe livelli talmente insopportabili da compromettere l’intera produzione e l’esistenza stessa della risorsa. Esempio lampante è la diminuzione progressiva delle aree forestali mondiali; «infatti, tra il 1990 e il 2008, più di 127 milioni di ettari di foreste sono scomparsi, soprattutto nei paesi tropicali (a seguito di un’opera) di riconversione delle terre destinate a soddisfare la domanda di
paesi terzi»80. La scommessa che la Francia si prefissa, in questo caso, intende lasciare da parte,
parzialmente, l’obiettivo di produrre in quantità maggiori, quanto invece di produrre “meglio” ed in modo diverso. Questi ultimi attributi sono inclusivi di molteplici e importanti significati e propositi per l’avvenire. Produrre meglio, innanzitutto, comprende la messa in opera di una serie di programmi tesi da una parte a mantenere i livelli di produzione comunque a stadi alti nella volontà di soddisfare l’incremento previsto nella richiesta di questi beni; dall’altra, tuttavia, a porre una sorta di confini e limiti invisibili all’attività produttiva sotto forma di regole che impediscano un uso improprio dei terreni e la compromissione dell’ambiente naturale dai quali questi beni provengono. Lo scopo assume quindi una duplice direzione: conservare alti livelli produttivi e, allo stesso tempo, preservare e proteggere gli habitat naturali e la risorsa stessa. Il bersaglio da centrare è quello della sostenibilità e della concorrenza. La necessità di mantenere alti livelli di concorrenza sullo scacchiere economico e commerciale mondiali rimane comunque ben presente. A questo però deve aggiungersi un tentativo di diminuzione degli sprechi alimentari ed un accento sulla conservazione e sul rispetto dell’ambiente. Un connubio questo che deve dar avvio ad una modalità di produzione più consapevole, ragionata ed intelligente, due elementi inevitabilmente legati tra loro e dipendenti l’uno d’altro la cui sintonia e complementarietà dipende e viene agevolata anche grazie all’intervento sul campo, ancora una volta, della tecnologia e delle ricerche scientifiche. La messa in opera di nuovi metodi di coltivazione, nel corso degli ultimi anni, ha già permesso in parte di correre ai ripari e cambiare l’inesorabile cammino senza scappatoie che stava per essere intrapreso: tra questi ad esempio l’uso dell’energia solare, la sostituzione dei pesticidi con sostanze
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Pavillon France e Ambassade de France en Italie, Cartella Stampa, Firma del Contratto di
Partecipazione della Francia, Esposizione Universale di Milano 2015 “Nutrire il pianeta. Energia per la vita”, Roma, 13 settembre 2013, http://www.ambafrance-it.org, pag 8.
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naturali, nuovi sistemi di irrigazione per evitare lo spreco dell’acqua, diminuzione di
azoto e nitrati e molti altri. Le soluzioni portate avanti dalla Francia in questo contesto provengono da un
forte impegno delle istituzioni sia governative-ministeriali che scientifiche dando vita a progetti che coinvolgono specificatamente il settore agricolo e agro-ecologico, nell’intento di offrire strumenti validi ed assicurare un futuro al settore, in funzione dei nuovi contesti sociali ed economici e dei bisogni sempre maggiori e sempre più differenziati dei consumatori di tutto il mondo. In questo senso, è stato messo a punto il “Progetto agro-ecologico per la Francia” lanciato nel 2012 con la finalità di dare all’agricoltura francese un nuovo orientamento dal punto di vista ambientale, ecologico, sociale ed economico. Al suo interno, a sua volta, si inscrivono altre numerose iniziative modellate sulla base delle specificità e delle richieste del settore agricolo francese e presenterà proposte riguardanti il campo della formazione, in materia di sostegno pubblico, di ricerca pubblica e privata e di rilancio della produzione anche nel settore del biologico. Questo progetto ha il fine ultimo di «occuparsi di questioni di ecologia e agricoltura, senza operare una divisione od una separazione delle stesse, quanto iscrivendole nella logica del sistema. È questa la novità di questo progetto sull’agro- ecologia»81, come espresso dalle parole di Stéphane Le Foll, Ministro francese dell’Agricoltura, dell’Agroalimentare e della Foresta.