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DAO, peculiarità e teorie dell’impresa

II. A LGORITMI E NUOVI OPERATORI

3. DAO e impresa commerciale

3.3 DAO, peculiarità e teorie dell’impresa

Al fine di vagliare la predetta ipotesi, giova riprendere le diverse considerazioni di contrattualisti e istituzionalisti sulla natura e sull’interesse dell’impresa, cercando di attualizzarle in chiave moderna in relazione all’organizzazione decentralizzata.

Partiamo, innanzitutto, da una considerazione di fondo sull’origine dell’organizzazione: la DAO, diversamente, ad esempio, dal modello della spa, non costituisce una creatura del diritto e dei pubblici poteri. Al contempo, essa non è solamente il risultato dell’attività contrattuale di un gruppo di soggetti che decidono di costituirla e alimentarla. Essa è soprattutto il prodotto di un’infrastruttura tecnologica che costituisce il risultato dell’iniziativa economica di un gruppo di privati: un gruppo di sviluppatori – poco importa se per il tramite di un modello organizzativo più o meno formalizzato ovvero se animati da uno scopo di lucro o da uno scopo non speculativo – sviluppa un’applicazione che consente ad altri soggetti di intrattenere relazioni contrattuali sulla base di una serie di regole impostate nell’architettura informatica by design. Abbiamo, quindi, un’iniziativa economica a monte, un modello organizzativo “predefinito” aperto a chiunque a valle e, per finire, una serie di regole che orientato il funzionamento del modello organizzativo e che possono essere, a secondo della scelta iniziale, etero-imposte dai programmatori o auto-imposte da chi si avvale del modello.

Tale rilievo ci dice una serie di cose fondamentali per comprendere la natura dell’organizzazione decentralizzata.

In primo luogo, ci dice che la DAO ha fondamentalmente una doppia anima. Da un lato e a monte, essa costituisce il risultato della

2018, p. 153 ss; R.N. LANGLOIS, The Corporation is Not a Nexus of Contracts. It is an iPhone, https://ssrn.com/abstract=2856631.

254 Una serie di studi empirici ha dimostrato il legame tra corporate governance e crisi, specialmente degli istituti bancari. Vedi, D. H. ERKENS-M. HUNG-P. MATOS, Corporate Governance in the 2007-2008 Financial Crisis: Evidence from Financial Institutions Worldwide, in Journal of Corporate Finance, 2012, p. 389.

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“mercificazione” (nella terminologia anglosassone,

commodification255) di un modello organizzativo: la DAO, in altre parole, non è né più né meno che un prodotto, che viene commercializzato sul mercato (DAO-prodotto). Dall’altro lato e a valle, la DAO è il meccanismo che consente a una serie di soggetti di organizzarsi per il perseguimento di uno scopo comune

(DAO-modello). Essa sembrerebbe, dunque, essere al tempo stesso modello e

prodotto. Ciò evidenzia come intorno all’organizzazione decentralizzata orbitino almeno due tipi di interessi, che possono raffigurarsi come due cerchi concentrici: quello più grande rappresenta l’interesse della generalità dei membri del sistema; quello più ristretto raffigura, l’interesse del gruppo iniziale di programmatori. In secondo luogo, ci dice che la componente contrattuale è certamente cruciale: «come tutta la società [è] in definitiva costruita su una piramide di espressi o taciti contratti»256, così la DAO è organizzata per mezzo di una serie di contratti, che hanno ad oggetto l’accesso al sistema informatico. Ciò sarebbe in linea con la tesi, oggi particolarmente diffusa tra gli economisti, che scambio e organizzazione non sono in una relazione di contrapposizione bensì di

255 Può, sul punto, richiamarsi quanto illustrato discutendo dell’attività produttiva di una DAO e sulla sua qualificazione come un mercato in sé stessa (§3.1). Il termine “commodification” è qui inteso nel senso di trattare qualsiasi cosa come soggetta alle leggi di mercato. Vedi, E. ENCARNACION, Contract as Commodified Promise, in Van. L. Rev., 2017, p. 69. Ciò porta a ritenere che una “commodity” sia tale solo se offerta dietro il pagamento di un prezzo. G. CALABRESI, The Future of Law & Economics: Essays in Reform and Recollection, 2016, p. 26. In senso contrario, E. ZAMIR-B. MEDINA, Law, Economics and Morality, Oxford, 2010, p. 111. Sebbene possa esserci una potenziale sovrapposizione tra la qualificazione di una cosa come una “commodity” e l’attribuzione di “property rights”, ciò non costituisce un requisito essenziale. E. ENCARNACION, ibidem, p. 69. In generale, sul concetto di “commodification” devono richiamarsi: M.J. RADIN, Market-Inalienability, in Harvard L. Rev., 1987, pp. 1849 ss. M.J. RADIN, Contested Commodities, Cambridge-London, 1996, p. 2, ove si elabora un concezione particolarmente estesa di commodification (c.d. «universal commodification»): «From the perspective of universal commodification, all things desired or valued – from personal attributes to good government – are commodities».

256 F. DENOZZA, Quattro variazioni sul tema: “contratto, impresa e società nel pensiero di Carlo Angelici”, in Giur. comm., 2013, p. 481. Possono a titolo meramente esemplificativo, richiamarsi le opere sul “contratto sociale” e sulle origini contrattuali delle istituzioni sociali: G. DUSO, Il contratto sociale nella filosofia politica moderna, Milano, 1993; D. C. NORTH, Institutions, Institutional Change and Economic Performance, Cambridge, 1990.

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contiguità257. L’avvicendamento della disciplina del contratto a quella dell’organizzazione258 avrebbe, così, come contraltare tecnologico l’emersione della DAO, come modello dove l’organizzazione costituisce la summa di una serie di contratti tra i partecipanti e tra essi e il sistema. Si tratterebbe, tuttavia, di una contrattazione asimmetrica259, in ragione del fatto che chi programma il sistema informatico è il solo a dettare anche le condizioni dell’accordo plurilaterale tra terzi, le quali, analogamente a quanto avviene in relazione alla contrattazione di massa, possono essere accettate o non accettate. Sicché potrebbe dirsi che la DAO sta al contratto di società esattamente come la contrattazione telematica, con tutti i suoi limiti, sta al contratto di scambio tradizionale.

In terzo e ultimo luogo, il predetto rilievo ci dice che la DAO, similmente all’impresa, può sì concepirsi come un insieme di rapporti tra soggetti e tra soggetti e cose, disciplinati da un insieme di norme260. Ma con una differenza sostanziale. Il nesso di tali rapporti

257 Sulla contrapposizione forte tra contratto e organizzazione, si veda C. ANGELICI, Note minime su “La liberta contrattuale e i rapporti societari”, in Giur. comm., 2009, pp. 1 ss. Tale contrapposizione è stata stemperata con l’evoluzione della disciplina dei contratti, da una incentrata sullo «schema dello scambio (istantaneo) a una incentrata sulla «necessità di parti considerate come istituzionalmente deboli (alla stessa stregua del socio di una spa)». Il profilo è evidenziato da F. DENOZZA, op. cit., pp. 492, 493, 494.

258 Vedi, F. DENOZZA, op. cit., p. 495, ove si afferma che: «tutti i contratti hanno assunto anche una dimensione “strutturalmente societaria”. Tutti i contratti sono cioè concepiti come strumenti per la creazione di un “utile” (il surplus corrispondente alla somma delle maggiorazioni di benessere che si verificheranno in capo ai due contraenti rispetto al punto di non accordo)».

259 In tema, V. ROPPO, Il contratto del duemila, Torino, 2011, p. 87 ss, il quale, in relazione alla debolezza di una delle due parti del rapporto contrattuale, distingue tra contratto di diritto comune e contratto asimmetrico, inteso quest’ultimo quale fattispecie atta ricomprendere tutte le situazioni in cui è evidente la debolezza contrattuale di una parte. Per un inquadramento, si veda, anche, E. TOSI, La dematerializzazione della contrattazione: il contratto virtuale con i consumatori alla luce della recente novella al codice del consumo di cui al d.lgs. 21 febbraio 2014 n. 21, in Contratto e Impresa, 2014, 1281-1282, il quale parla di frantumazione dell’unità del paradigma contrattuale che si innesta nella dinamica negoziale bipolare tra gli opposti estremi della contrattazione individuale, da un lato, e della contrattazione di massa, dall’altro.

260 Tale sembra l’impostazione oggi dominante, propria a una serie di teorie, tra le quali quella dell’impresa come nexus of contracts, (si veda, S.N.S. CHEUNG, The Constractual Nature of the Firm, in Journal of Law & Economics, 1983, p. 1), la teoria dei contratti incompleti (S. GROSSMAN-O. HART, The Costs and Benefits of Ownership: A theory of vertical integration, in Journal of Political Economy, 1986, pp. 691 ss).

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sta nell’intermediazione del sostrato tecnologico, che finisce per

incorporare il contenuto delle predette norme. L’artefatto tecnologico

diventa, in altri termini, il contenitore della regola che ordina il modello organizzativo e di quelle regole che consentono di modificare il modello, indipendentemente dal fatto che alla stessa si attribuisca origine contrattuale o meno. E tali regole si sovrappongono sul piano sostanziale a quelle ad hoc predisposte dall’ordinamento giuridico a tutela di determinati interessi, rendendole di fatto superflue.

Alla luce di tali riflessioni, è opportuno chiedersi quale schema dogmatico dell’impresa meglio si presti a ricomprendere l’organizzazione decentralizzata, ossia, se la DAO sia un contratto o piuttosto un’istituzione o un organismo261 e, per l’effetto, se essa costituisca l’insieme delle regole e degli interessi individuali delle sue parti ovvero se presenti qualità sue proprie. Allo stato attuale del dibattito, non può darsi una risposta univoca ma possono solo offrirsi alcuni spunti di riflessione.

Una prima riflessione attiene al superamento, con l’avvento della DAO, di una delle maggiori critiche mosse alle teorie contrattualiste della società, ossia il fatto che la separazione patrimoniale – che costituisce la più grande innovazione della

organizational law – debba, per forza di cose, derivare da un qualche

riconoscimento giuridico262. In forza dell’intermediazione tecnologica, tale risultato può essere agevolmente ottenuto anche attraverso le regole iscritte nell’artefatto tecnologico. Si pensi alla possibilità di costruire, grazie alle regole iscritte nell’artefatto tecnologico, depositi autonomi di asset atipici, destinati a specifici fini (come, ad esempio, avveniva in TheDAO). Ciò non vuol dire spezzare una lancia a favore dell’origine contrattuale dell’organizzazione decentralizzata: tale circostanza mette piuttosto in evidenza come il medesimo risultato (della separazione patrimoniale e della responsabilità limitata) possa

261 La grande dicotomia tra contrattualisti e istituzionalisti vede i primi tendere a favore di un approccio individualistico e i secondi nella direzione dell’organicismo (la società come organismo dotato di un proprio interesse).

262 Così, H. HANSMAN-R. KRAAKMAN, The Essential Role of Organizational Law, in The Yale Law Journal, 2000, pp. 387-440. H. HANSMAN-R. KRAAKMAN, Organization Law as Asset Partioning, in European Economic Review, 2000, pp. 807-817. Vedi, anche, R.N. LANGLOIS, op. cit., p. 10 («the entity shielding must emerge from law in much the way property rights more generally emerge from law. The corporate entity is in rem not in personam»).

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ottenersi, al di là di ogni disciplina giuridica, per il tramite della

governance della DAO-prodotto.

Una seconda riflessione attiene, invece, all’interesse proprio della organizzazione decentralizzata. In particolare, il parere di chi scrive è che sia il grado di autonomia dell’architettura tecnologica, a dirci se la DAO sia un organismo, se cioè abbia una competenza e un interesse propri. Infatti, l’autonomia dell’artefatto tecnologico, intesa quale intangibilità – non necessariamente assoluta o tecnica (ma anche, ad esempio, reputazionale) – delle regole da esso imposte, costituisce un limite implicito al potere decisionale delle persone la cui attività organizza. Un valido esempio potrebbe essere dato da Bitcoin. Indipendentemente dal numero dei nodi, dei miners e degli sviluppatori, le regole che governano i processi di estrazione rimangono tendenzialmente gli stessi: il maggiore campo di mining al mondo, ad esempio, non sa come dare alla vita il registro Bitcoin, solo Bitcon-sistema, solo la DAO-prodotto, contiene in sé tutte le informazioni per farlo. Ne discende che maggiore è l’autosufficienza dell’infrastruttura tecnologica rispetto alle sue parti (ivi inclusi i programmatori originali), maggiore è la distanza che separa la DAO rispetto alle tesi contrattualiste. E correlativamente maggiore è la vicinanza dell’organizzazione decentralizzata a un vero e proprio organismo, il cui interesse non muta al mutare delle diverse parti che lo compongono. L’ago della bilancia tra contrattualisti e istituzionalisti sembrerebbe, dunque, pendere a favore di una rilettura dell’organizzazione decentralizzata in termini istituzionalisti o organicisti, pur richiedendosi, in forza del ruolo dirompente della tecnologia, l’elaborazione di una nuova ermeneutica giuridica atta a ricomprenderla.