II. A LGORITMI E NUOVI OPERATORI
4. Onde e particelle: la DAO come nuovo «ordine economico»
L’analisi della DAO è stata così sublimata a livello teorico attraverso la proposta di una nuova categoria da parte di quella corrente di studi, che, inserendosi nel solco della tradizione economica neo-istituzionalista, si è interessata ai profili della governance del sistema blockchain.
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In particolare, in un saggio del 2018, Davinson, De Filippi e Potts263 hanno sostenuto come, dall’avvento della blockchain, alle tradizionali istituzioni economiche del capitalismo – ravvisate queste nell’impresa, nel mercato, nel common, nel contratto relazionale e nelle istituzioni pubbliche – si sia andata affiancando la blockchain come nuova ‘istituzione’ per il coordinamento delle attività economiche all’interno di un gruppo. Partendo appunto dalle teorie neo-istituzionaliste di Williamson264 e Alchian e Demsetz265 sui costi di transazione, viene spiegato perché tali organizzazioni emergano come alternativa all’impresa. La blockchain viene, in questo senso, definita come una «istituzione tecnologica», che, combinando i fondamentali della moderna crittografia con un software open source, una tecnologia a registro distribuito e un sistema di incentivi, darebbe vita a un «motore del consenso», una macchina decentralizzata per assicurare la fiducia tra le parti di una transazione al di fuori dell’intermediazione di una qualsiasi autorità centrale.
Evidenti le implicazioni per l’economia dei costi di transazione. Può, in effetti, agevolmente cogliersi come la fiducia riduca i costi di transazione sul mercato e come, di converso, l’assenza di fiducia spinga gli individui a strutturarsi in organizzazioni266. Eppure, taluni hanno rilevato che assicurare la fiducia all’interno di un’organizzazione sia un’operazione che presenta talvolta un costo estremamente elevato, dovendosi prevedere meccanismi di monitoraggio interno e sistemi capillari di enforcement267. Ed è proprio in questi casi – quando, cioè, i benefici derivanti dall’organizzazione sono in massima parte ridotti dai costi organizzativi interni– che la tecnologia blockchain si presenta come un’opzione ulteriore. In estrema sintesi, la blockchain, abbattendo i
263 S. DAVINSON-P. DE FILIPPI-J. POTTS, Blockchain and the economic institutions of capitalism, in Journal of Institutional Economics, 2018, pp. 639 ss.
264 In generale, si rinvia a O.E. WILLIAMSON, Transaction cost economics: the governance of contractual relations, in Journal of Law and Economics, 1979, 233 ss; O.E. WILLIAMSON, The Economic Institutions of Capitalism, New York, 1985.
265 A. ALCHIAN-H. DEMSETZ, Production, Information costs, and the economic organization, in American Economic Review, 1972, 777 ss. Si rinvia al nt n. 31.
266 O.E. WILLIAMSON, Markets and Hierarchies: Analysis and Antitrust Implications, New York, 1975, p. 64; L. ZUCKER, Production of Trust: Institutional Sources of Economic Structure, in B. STAW-L. CUMMINGS (a cura di), Research in Organization Behaviour, Greenwich, 1986, pp. 53 ss.
267 P. BROMILEY-L.L. CUMMINGS, Transaction Costs in Organizations with Trust, 1995, p. 231-232.
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costi di transazione, in particolare quelli dipendenti dalla necessità di controllare comportamenti opportunistici, si pone in determinate aree di mercato quale alternativa alla organizzazione gerarchica e alla contrattazione relazionale, aumentando l’efficienza. Da un lato, infatti, i meccanismi di mercato interni al sistema – si pensi al sistema di incentivi basato sui token – renderebbero sconveniente un qualsivoglia tentativo di compromissione del ledger268. Dall’altro, l’enforcement automatico del contratto per il tramite di smart
contract, insieme alla trasparenza delle transazioni, ridurrebbero le
asimmetrie informative e gli eventuali costi connessi alla contrattazione.
L’organizzazione collaborativa decentralizzata viene allora definita come un nuovo tipo di «ordine economico»269, che presenta le caratteristiche di «coordinamento del mercato», le «forme di
governance di un common»270, e le garanzie «costituzionali, giuridiche e monetarie di uno stato di diritto»271.
Si afferma, in particolare, che essa si vale delle proprietà di coordinamento del mercato (prezzi) per il tramite dei token senza costituire in sé un mercato, prevalendo al suo interno la produzione sopra lo scambio; che essa è un’organizzazione, costituendo un unico centro di interessi, ma non gerarchica, presentando processi decisionali orizzontali e partecipati; non da ultimo, che essa è sorretta da un protocollo informatico, da un algoritmo, il quale, sulla base delle regole in esso iscritte, assemblerebbe e de-assemblerebbe le
268 Il microsistema di incentivi alla base dei sistemi blockchain c.d. permissionless è basato su complessi meccanismi del consenso (e.g. PoW, PoS, PoA) per fare in modo che coloro che aggiungono transazioni alla catena siano disincentivati a comprometterla o falsificarla. Sul punto, si rinvia a P. TASCA-C. TESSONE, A Taxonomy of Blockchain Technologies: Principles of Identification and Classification, in Ledger Journal, 2019, pp. 1 ss.
269 Il riferimento qui è alle tesi Stringham sullo sviluppo di ordini economici spontanei di natura privatistica. Si veda, E. STRINGHAM, Private Governance, Oxford, 2015.
270 Per una definizione di ‘common”, si veda Y. BENKLER, The Wealth of Networks. How Social Production Transforms Markets and Freedom, New Heaven, 2006, p. 61, secondo cui «Commons refers to a particular institutional form of structuring the right to access, use and control resources. It is the opposite of property».
271 Si vedano, con specifico riferimento alle garanzie giuridiche di un sistema blockchain aperto, P. TASCA-R. PISELLI, The Blockchain Paradox, in P. HACKER-I. LIANOS-G. DIMITROPOULOS-S. EICH (a cura di), Regulating Blockchain: Political and Legal Challenges Oxford, 2019; in relazione alle garanzie di una DAO, si veda, M. ATZORI, Blockchain technology and decentralized governance: is the State still necessary?, 2015, https://doi.org/10.2139/ssrn.2709713.
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varie componenti in un sistema fluido, dove tendenzialmente è agevole tanto l’ingresso come l’uscita di nuovi partecipanti.
Più che con le imprese, le DAO presenterebbero, dunque, elementi di contiguità con i sistemi di produzione collettiva P2P (le c.d. common-based peer production systems), teorizzati da Yonchai Benkler272. Si tratterebbe, cioè, di comunità virtuali, il cui sviluppo è favorito dalla innovazione tecnologica273, cui sono sottesi modelli di produzione che non sono fondati su transazioni di mercato ma sulla collaborazione tra membri di network decentralizzati tra pari274 (e.g. Wikipedia, Linux, FLOSS etc). D’altronde, i sistemi blockchain si fondano su sistemi open source, i quali, come noto, costituiscono l’esempio paradigmatico di organizzazioni di produzione orizzontale275.
I sistemi di produzione collettiva P2P sarebbero accomunati da tre elementi caratteristici rispetto alle imprese tradizionali276: (1) l’applicazione della logica della decentralizzazione alla scelta e all’esecuzione delle decisioni; (2) lo sfruttamento a fini collettivi di un ventaglio ampio di motivazioni personali di natura non monetaria; (3) l’avvalersi di meccanismi di governance e gestione che non si fondano sulla proprietà e sul contratto.
Nell’ambito di tali sistemi, la proprietà e il contratto, che costituiscono gli istituti cardine del moderno capitalismo economico – cui è sottesa una pura logica ‘appropriativa’ – vengono sostituiti da una logica di gestione collaborativa della risorsa: dalla proprietà si passa all’accesso; dal contratto traslativo di diritti esclusivi si migra verso il patto di appartenenza a una comunità, a uno status. La terza via tra gestione privata e pubblica sembrerebbe così affermarsi quale paradigma organizzativo di tali entità, portando a interrogarsi circa i
272 Y. BENKLER, Peer production and cooperation, in J.M. BAUER-M. LATZER (a cura di), Handbook on the Economics of the Internet Cheltenham-Northampton, 2014.
273 Sul collegamento tra tecnologia e comunità virtuali deve richiamarsi, H. RHEINGOLD, The Virtual Community, Cambridge-London, 2000.
274 Y. BENKLER, The Wealth of Networks, op. cit., 2006, p. 62, fornisce la seguente definizione: «The term “peer production” characterizes a subset of commons-based production practices. It refers to production systems that depend on individual action that is self-selected and decentralized, rather than hierarchically assigned».
275 Y. BENKLER, ibidem, p. 63.
276 Y. BENKLER, Peer production, the commons and the future of the firm, in Strategic Organization, 2017, p. 265.
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residuali margini di utilità del modello dell’impresa speculativa nell’ecosistema delle DLT.