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Decisione e beatitudo

Nel documento Diritto, decisione, caso (pagine 145-148)

CAPITOLO II DECISIONE RAZIONALE

DIRITTO, DECISIONE, SECOLARIZZAZIONE

6. Decisione e beatitudo

Il sovrano, tracciato dall’impostazione schmittiana, non è solamente l’artefice dell’origine e nello stesso tempo della forma dell’ordinamento. L’origine e la messa in forma dell’ordinamento giuridico sono diretti al raggiungimento dell’ordine, che può essere considerato beatitudo, fine ultimo della costruzione politica.

Come Dio nel pensiero di Sant’Agostino illumina le tenebre della fragilità umana, la decisione irradia l’opacità del disordine. La struttura argomentativa di Schmitt è tesa in maniera evidente alla secolarizzazione del miracolo. L’attività politica costruttiva e distruttiva del sovrano è analoga all’attività miracolosa del Dio. Il miracolo è l’anomalia che sovverte l’andamento regolare degli eventi; una frattura radicale tra ciò che era e ciò che. La decisione è il miracolo, attraverso il quale, il caso concreto non sussumibile nell’architettura delle norme trova una sua collocazione all’interno dell’ordinamento giuridico. Nella decisione la norma trova il suo fondamento e viceversa, senza la norma la decisione è sospesa; così come senza la decisione la norma non può sussistere. La decisione è infatti elemento fondante della comunità politica che, altrimenti, si dissolverebbe a causa di un qualsiasi conflitto.

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Solo l’attività miracolosa del sovrano è capace di colmare una incompletezza, corrispondendo ad una possibilità dell’ordine di prendere forma. Posizione ambivalente quella del sovrano, che si pone al di fuori dell’ordinamento giuridico e simultaneamente all’interno di esso, avendo la competenza di decidere se la costituzione debba essere sospesa in caso di pericolo per la sicurezza e la salute pubblica. L’essere contemporaneamente interno - esterno del sovrano richiama il Dio di Sant’Agostino, che nelle Confessioni, è definito: “Tu autem eras interior intimo meo et superior summo meo” (Conf. 3.6.11)393. Dio è la parte più interna dell’intimo di Agostino e allo stesso tempo la parte più esterna della sua esternalità. Dio è sia nella profondità delle membra, sia nella parte più esterna che va quasi a coincidere con ciò che al di fuori dell’uomo. Accanto alla costruzione teorica schmittiana non può tacersi il tessuto normativo, che faceva da sfondo a questa impostazione. Automatico è il riferimento alla costituzione di Weimar che ai sensi del’art. 42 sancisce espressamente il dovere del Presidente del Reich di proteggere la costituzione e le leggi. Il Presidente è l’individuo che può ergersi al di sopra delle norme, in quanto nel caso critico l’ordinamento giuridico è sospeso. L’art. 48 comma II stabilisce che il Presidente dell’Impero “può prendere le misure necessarie al ristabilimento dell’ordine e della sicurezza pubblica, quando essi siano turbati o minacciati in modo rilevante e, se necessario, intervenire con la forza armata”. Per garantire il ripristino della situazione che precede il caso eccezionale, il sovrano può sospendere in tutto o in parte l’efficacia dei diritti fondamentali. La libertà personale, l’inviolabilità del domicilio, la segretezza della corrispondenza, la libertà di riunione e di associazione, la libertà di opinione e il diritto di proprietà risulterebbero sacrificati da un diritto di ordinanza. Tuttavia secondo il preambolo della Costituzione è il popolo stesso che ha adottato la decisione politica concreta che fissa la forma dell’esistenza del corpo politico: “il popolo tedesco si è dato questa costituzione”. L’art. 1 comma 2 della Cost. di Weimar nel sancire che “il potere dello Stato emana dal popolo”, costituisce il fondamento per ogni successiva normazione. Considerata la base plebiscitaria dell’elezione del Presidente del Reich, la volontà esistenziale del popolo si identifica per definizione nella volontà esistenziale del detentore del potere politico, costituendone la legittimazione originaria. Lo Stato è costruito su una dimensione aporetica che fa del popolo e del sovrano due volontà reciprocamente auto-conformanti. Il popolo è lo spirito

393 Agostino, Confessioni, cit., p. 75.

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che conforma a sé la Costituzione e il sovrano è l’autorità suprema che si conforma allo spirito del popolo.

Tuttavia, nel delicato passaggio tra la crisi della Costituzione di Weimar e l’approvazione dell’atto per mezzo del quale il 24 marzo del 1933 Hitler acquisiva i pieni poteri, il popolo, diviene un vuoto strumento, attraverso il quale il potere del popolo, trova una legittimazione solamente formale394.

L’art. 1 dell’atto dei pieni poteri, sanciva che le leggi varate dal Governo potevano prescindere dalla Costituzione di Weimar, a tempo indeterminato, violando il presupposto dello Stato d’emergenza che si fonda proprio sulla sua revocabilità, una volta superata la crisi. Nel saggio Legalità e legittimità 395Schmitt non esita a definire il Presidente dell’Impero come “ultima fonte di legalità e ultimo fondamento di legittimità”. Queste parole rendono evidente lo snodo cruciale dell’impostazione politico-filosofica di Schmitt. L’ordinamento ruota interamente attorno alla figura imponente del sovrano, il quale attraverso la decisione fonda e precede ogni regolamentazione. La legittimità del potere è irrimediabilmente connessa alla sua effettività. “Il diritto all’esistenza” di ogni corpo politico non è dato dall’applicabilità delle sue norme, ma dal fatto stesso di esistere. È il carisma a legittimare il sovrano della teoria schimittiana. Il potere, secondo l’analisi weberiana, può fondarsi su un modello legale razionale, su un modello tradizionale e su un modello carismatico. La giustificazione del potere carismatico risiede, prendendo in prestito le parole di Weber, nella “dedizione piena di fiducia”396 da parte del popolo, a

ciò che è straordinario. Una scintilla, sorta da un moto inspiegabile dell’animo, accende l’entusiasmo di un gruppo di uomini. Questo potere nasce come dono della grazia, che, per sua natura, non è inglobato in una forma ordinamentale. L’essenza di questo potere è fotografata chiaramente da Weber, che ne sottolinea la forza rivoluzionaria. Il potere carismatico manifesta la sua spinta travolgente dall’interno, operando una “metanoia centrale nella mentalità dei dominati”397; al contrario il potere legale - razionale agisce

dall’esterno. Il carisma sovverte l’ordine dettato dalla tradizione e la regolarità connaturata nel sistema normativo. Potenza che sospende la regola, suscitando soggezione verso ciò fuoriesce da ogni canone preesistente. Tuttavia il carisma è destinato ad essere ingabbiato in una dottrina o in un dogma, ad essere regolato e regolarizzato. È

394 Sulla ricostruzione teorica del totalitarismo si fa riferimento a Hannah Arendt, Le origini del

totalitarismo, trad. it. di Amerigo Guadagnin, Torino, Einaudi, 2004.

395 Carl Schmitt, Legalità e legittimità, cit., p. 214.

396 Max Weber, Economia e società, Milano, Edizioni di Comunità, 1961, p. 435.

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l’impatto con le formazioni sociali permanenti di matrice ecclesiastica o statale che producono effetti di disciplinamento e oggettivizzazione. Il carisma dunque non sfugge all’opera livellatrice della regola. Ogni carisma conserva tracce di un’antica origine, rappresentando una manifestazione della grazia divina. Torna irrimediabilmente alla luce la teoria della persona mixta sviluppatasi nel Medioevo. Il corpo del re corrispondeva al luogo della mescolanza di capacità politiche e attributi spirituali. Una duplice natura è incarnata nel sovrano, una umana, l’altra resa immortale dalla grazia, che si irraggia per mezzo dell’unzione e della consacrazione. Due nature si coagulano in un solo corpo, dogma che rimanda direttamente alla doppia natura398 di Cristo.

Nel documento Diritto, decisione, caso (pagine 145-148)