• Non ci sono risultati.

Il mistico del moderno

Nel documento Diritto, decisione, caso (pagine 135-138)

CAPITOLO II DECISIONE RAZIONALE

DIRITTO, DECISIONE, SECOLARIZZAZIONE

3. Il mistico del moderno

Il moderno, luogo della laicizzazione più estrema, vede riaffiorare al suo interno forti connotazioni riconducibili alla dimensione del mistico.

Una dimostrazione può essere data dalla lettura di un passaggio della teoria schmittiana, che richiama le categorie della dottrina agostiniana.

Nello scritto giovanile Der Wert des Staates, lo studioso sottolinea l’analogia strutturale tra il concetto di Dio e il concetto di Stato.

357 Karl Barth La teologia protestante nel XIX secolo, Vol. 2, Jaca Book, Milano, 1980.

358 Niklas Luhmann, Osservazioni sul moderno, Roma, Armando Editore, 2006.

359 Hans Blumenberg, Carl Schmitt, L’enigma della modernità, Roma-Bari, Laterza, 2011; si fa inoltre riferimento a Hans Blumenberg, La legittimità dell’età moderna, trad. it. Cesare Marelli, Torino, Marietti, 1992.

136

Lo Stato deriva la propria unità strutturale dall’Idea giuridica e, nello stesso tempo, se ne discosta, poiché ogni realtà empirica non può riprodurre fedelmente l’Idea di diritto. Il comando dunque nasce dalla necessità di rendere effettuale il diritto, operazione che rivela la perenne discontinuità tra la Norma ideale e la contingenza della produzione del diritto. L’analogia tra Dio e lo Stato sembra essere attinta dalla costruzione teologica di Sant’Agostino intorno alla definizione di Dio e in alcun modo pare celata.

Nel De civitate Dei (XI, 24) la Trinità è definita come: origo, informatio, beatitudo della città celeste.

La presenza di Dio che è Padre, Figlio e Spirito Santo si riverbera in tutte le sue opere “universa nobis Trinitas in suis operibus intimatur. Inde est civitatis sanctae, quae in

sanctis angelis sursum est, et origo, informatio et beatitudo”360.

Schmitt riprende questa immagine per definire il diritto quale origine, forma e compimento finale dello Stato.361 Il mondo è una creazione di Dio e tale origine si rivela, non solo nella realtà naturale, ma anche nella realtà politica che da Lui deriva, la città celeste.

Così lo Stato deriva la propria unità dall’Idea giuridica che ne è origine, forma, e fine ultimo. Lo Stato, in Der Wert des Staates è ciò che deriva dalla necessità di rendere efficace l’Idea giuridica e di conferire dunque una regolamentazione alla contingenza degli eventi umani. Il diritto nella sua purezza è infatti una dimensione che non elimina il caos, ma gli conferisce nuova forma. L’origine della forma giuridica è, in parte nell’Idea, la trascendenza e, in parte nell’eccezione, l’empiria, che, radicalizzata in una dimensione contingente, è allo stesso tempo elemento di autoconferma dell’ordine. Lo Stato sintetizza per Schmitt, l’azione politica che mette in forma l’Idea di diritto e che, nella sua produzione più matura, consisterà nella decisione sovrana. È necessario a questo punto effettuare un’indagine filologica che abbia ad oggetto la parola Stato. Nel saggio del 1932 “Il concetto di politico”, Schmitt lo definisce come quella determinata situazione di un popolo, a cui spetta il criterio decisionale nel caso d’eccezione. Il pensatore non si limita a definirlo, conformemente all’accezione moderna, come “status politico di un popolo organizzato su un territorio delimitato”362. Il suo intento è di porre in rilievo il carattere

di status esclusivo di fronte ai possibili status individuali e/o collettivi.

360 Agostino, La città di Dio, a cura di Giuseppe De Libero, Milano, Hoepli, 1977, p. 227 e ss.

361 Carl Schmitt, Der Wert des Staates un die Bedeutung des Einzelnen, Hellerau, Jakob Hegner, 1917, p.

48 e ss.

137

Un’entità chiara, univoca e determinata contrapposta ai gruppi e agli affari non politici, nella quale si condensa tutto l’agire politico in senso specifico. Come è noto, Schmitt sottolinea che tutti i concetti inerenti alla sfera politica sono concetti polemici, connessi ad una situazione concreta, ad un preciso conflitto, che porta allo schieramento, interno allo stato, di due raggruppamenti contrapposti: amico/nemico. I termini: stato, repubblica, dittatura si rivelano vuote astrazioni, se non sono intesi come il luogo dell’individuazione di chi in “concreto deve venir colpito, negato e contrastato”,363 dall’agire politico.

La distinzione amico-nemico, innestata in ogni comportamento politico, riflette la contrapposizione tra i gruppi partitici. Lo Stato, definito nella “Dottrina della Costituzione” come l’unità politica di un popolo, è tale, se comprendendo al suo interno la conflittualità dei partiti, è in grado di neutralizzarla. Tuttavia la possibilità concreta della lotta deve sempre conservarsi viva, affinché possa essere raggiunto “il grado estremo di sviluppo della politica interna”364. Da queste affermazioni si evince che per

Schmitt lo Stato è stasis, guerra civile, il luogo, in cui si consuma la possibilità del conflitto.

Un mondo totalmente pacificato sarebbe un mondo senza politica. Il raggruppamento orientato al caso critico è senz’altro politico. Una sfera totalmente neutrale in cui l’uomo, geneticamente incapace di evitare il conflitto, possa trovare pace, non è configurabile. Lo Stato è la costruzione umana decisiva, la cui funzione è quella di assicurare una pace stabile, in modo da realizzare quella “situazione normale” 365 che costituisce il

presupposto della validità delle norme. Ogni norma presuppone questa situazione. È evidente dunque che il concetto di Stato presuppone quello di politico e, traendo la sua forza da ogni tipo di contrapposizione umana, religiosa, politica o morale, misura e nello stesso tempo riflette “il grado di intensità di un’associazione o di una dissociazione umana”366.

Appare costante nell’intera produzione di Schmitt la preoccupazione di ricercare il fondamento, che assurge anche ad origine, dell’ordinamento giuridico, nel tentativo disperato di colmare il vuoto originario su cui poggia la costruzione politica. Il problema dell’origine in quanto epifania della forma umana aveva interrogato profondamente Sant’Agostino.

363 Carl Schmitt, Dottrina della Costituzione, Milano, Giuffrè, 1984.

364 Carl Schmitt, Il concetto di Politico in Le categorie del politico, cit. p.113. 365 Carl Schmitt, Teologia Politica in Le categorie del Politico, cit., p. 39. 366 Carl Schmitt, Il concetto di Politico in Le categorie del Politico, cit. p.121.

138

L’origo, l’informatio e la beatitudo scaturiscono e trovano compimento finale nella potenza miracolosa di Dio, Colui che riesce a tramutare ogni assenza in presenza, come nella costruzione dogmatica schmittiana, promanano dal sovrano, la cui attività è eretta su di una voragine. La decisione tenta di arginarla, rimanendo perennemente esposta al rischio che la base, da essa costituita, possa tornare a cedere.

Nel documento Diritto, decisione, caso (pagine 135-138)