• Non ci sono risultati.

Cenni introduttivi sulla condizione giovanile

2. Importanza dei giovani e del loro ruolo in società

3.1. Definizione europea e cenni storic

Come è stato già detto diverse volte è necessario contestualizzare ciò di cui si parla. Nel caso in questione risulta importante vedere come si è sviluppato il concetto di “politiche giovanili” in Europa, cercando anche di dare una definizione più o meno concreta.

Se è vero che le politiche giovanili in Europa risalgono al secondo dopoguerra in merito ad azioni pubbliche per la tutela della componente più debole della popolazione, è negli anni ‟70 che concretamente nacquero i primi progetti rivolti ai giovani. In questo caso si fa riferimento ai giovani considerando solo l‟età anagrafica e non il ruolo che ricoprono in società – lavoratori, disoccupati,studenti etc. – o eventuali disagi – esclusione sociale, malattie, etc.

I giovani iniziano così ad acquisire spazio in società, ma anche all‟interno di istituzioni e organizzazioni europee. Per esempio, l‟ONU ha dimostrato tale interesse dichiarando il 1985 l‟ “Anno Internazionale della Gioventù”; o ancora, come si vedrà nel prossimo capitolo, per mezzo del Consiglio d‟Europa si terrà la Prima Conferenza Europea dei Ministri per la Gioventù. Questo sicuramente favorisce il protagonismo giovanile, aumenta e stimola la partecipazione attiva di questa parte della società all‟interno di essa.

È il Trattato di Maastricht65- e non il precedente Trattato di Roma – che, negli articoli 149 e 150, dà la piena titolarità all‟Unione Europea di occuparsi delle politiche riguardanti i giovani: si fa particolare riferimento alla cooperazione transnazionale in ambito giovanile nei settori che riguardano l‟istruzione, l‟educazione non formale e la formazione in generale.

65

Chiamato anche Trattato dell’Unione Europea, firmato il 7 febbraio 1992 a Maastricht dai dodici Paesi membri (Italia, Germania, Spagna, Lussemburgo, Francia, Portogallo, Paesi Bassi, Belgio, Danimarca, Grecia, Regno Unito, Irlanda) dell’allora Comunità Europea, oggi Unione Europea ed entrato in vigore il 1° novembre del 1993. Questo trattato si proponeva di fissare le regole politiche e i parametri economici per poter entrare a far parte di tale Unione.

67

Dal 1989 la Comunità Europea ha attuato anche dei programmi sperimentali per gli scambi interculturali tra i giovani dei Paesi membri che risulta vincente non tanto per il tipo di attività che vengono finanziate, e cioè volontariato, scambi, etc., ma perché sono basati su66:

- Centralità e protagonismo dei giovani nella creazione, realizzazione e valutazione dei progetti realizzati a loro beneficio e alle comunità locali;

- L‟importanza dell‟educazione non formale come occasione di crescita per i giovani;

- La dimensione europea e locale degli interventi che vengono attuati sul territorio per favorire l‟azione e la partecipazione attiva dei giovani, coinvolgendo anche giovani provenienti da altri Paesi e sfruttando le risorse comunitarie per promuovere lo sviluppo della cittadinanza europea e il dialogo tra le diverse culture.

Tali argomenti vengono ripresi anche successivamente, e con esattezza nel 2001, dalla Commissione Europea nel Libro Bianco “Un nuovo impulso per la

gioventù europea”67. Qui, le politiche giovanili vengono considerate come delle misure che abbiano lo scopo di congiungere e associare la dimensione locale con quella europea, le attività specifiche per settore con una visione d‟insieme, in modo tale da affrontare i cambiamenti68 in atto con un‟azione comune che sia efficace e coordinata.

Ne consegue, da quanto detto finora e soprattutto da quanto espresso dal Consiglio dei Ministri dell‟Unione Europea69

, che ciò che le politiche giovanili si propongono è la facilitazione della transizione dei giovani alla vita adulta,

66 Ibidem, p. 8. 67 Vedi: http://www.fidae.it/AreaLibera/politiche%20scolastiche%20ue/CE,%20Un%20nuovo%20impulso %20per%20la%20giovent%C3%B9%20europea.pdf

68 Quando si parla di cambiamenti si fa riferimento soprattutto all’evoluzione demografica e sociale tenendo sempre conto anche dei flussi migratori; al processo di integrazione europea; all’importante e diffusissimo fenomeno della globalizzazione che ormai ha preso il sopravvento su tutto; ai mutamenti delle forme di vita e di lavoro che riguardano principalmente la gioventù. 69

Risoluzione n° 15131/09: un quadro rinnovato di cooperazione europea in materia di gioventù per il periodo 2010-2018. (Bruxelles 17 novembre 2009). È consultabile tramite il seguente link: http://register.consilium.europa.eu/doc/srv?l=IT&f=ST%2015131%202009%20INIT

68

consentendo loro di godere di una maggiore autonomia e interdipendenza. Per cercare di mettere i giovani nelle condizioni per mettere in partica al meglio le proprie potenzialità, occorre investire su di essi “attivando maggiori risorse per

sviluppare i settori politici che confluiscono sulla loro vita quotidiana e migliorano il loro benessere, ma anche emanciparli, promuovendone l‟autonomia e le potenzialità al fine di contribuire allo sviluppo sostenibile della società e della realizzazione dei valori e obiettivi europei”70. Risulta, così, necessaria anche una cooperazione tra le politiche giovanili e i diversi settori politici a esse connessi, quali istruzione, cultura, sanità, inclusione sociale, occupazione.

Per far fronte a quanto appena detto, la Risoluzione prosegue definendo i due obiettivi principali in materia di gioventù, e cioè71:

- Creare per tutti i giovani, all‟insegna della parità,maggiori

opportunità nell‟istruzione e nel mercato del lavoro;

- Promuovere fra tutti i giovani la cittadinanza attiva,

l‟inclusione sociale e la solidarietà.

Il raggiungimento di tali obiettivi da parte degli Stati membri, comporta l‟applicazione di un duplice approccio orientato allo sviluppo e alla promozione di72:

- Iniziative specifiche nel campo dei giovani, ossia politiche e

azioni rivolte specificatamente a loro in settori quali l‟apprendimento non formale, la partecipazione e il volontariato, l‟animazione socioeducativa, la mobilità e l‟informazione;

- Iniziative d‟integrazione, ossia iniziative che s‟iscrivono in

un approccio trasversale nel quale si tiene conto delle tematiche inerenti ai giovani nell‟elaborare, attuare e valutare le politiche e azioni in altri settori che hanno ripercussioni considerevoli sula vita dei giovani. 70 Ibidem, p.5 (punto 5). 71 Ibidem, p.5 (punto 1). 72 Ibidem, p.6 (punto 3).

69

Viene, inoltre, sottolineato che tale cooperazione dovrebbe essere strettamente connessa al sistema internazionale dei diritti umani e, per questo, si dovrebbe73:

- Promuovere il principio della parità di genere e combattere

la discriminazione in qualsiasi forma, rispettando i diritti e osservando i principi riconosciuti tra l‟altro agli articoli 21 e 23 della Carta dei diritti fondamentali dell‟Unione Europea;

- Tener presenti le possibili differenze fra i giovani in termini

di condizioni di vita, bisogni, aspirazioni, interessi e atteggiamenti, dipendenti da vari fattori, riservando attenzione particolare ai giovani che, per motivi diversi, potrebbero godere di minori opportunità;

- Riconoscere che ciascun giovane rappresenta una risorsa

per la società e affermare il diritto dei giovani di partecipare all‟elaborazione delle politiche che hanno ripercussioni sulla loro vita, mediante un dialogo strutturato costante con i giovani e le organizzazioni giovanili.

Secondo una definizione europea, i giovani devono, quindi, essere coinvolti nelle decisioni che riguardano le misure, le politiche e i provvedimenti di loro interesse nelle diverse fasi: programmazione, valutazione e attuazione. L‟ Unione Europea mette, infatti, a disposizione di organizzazioni e istituzioni uno strumento di comunicazione bottom-up, il cosiddetto dialogo strutturato, tra i giovani e le istituzioni. Questo ha lo scopo di diminuire le distanze tra le due parti, coinvolgendole direttamente nei processi di decision making sui temi che li riguardano da vicino e, di conseguenza, producendo raccomandazioni comuni sulle eventuali strategie politiche da presentare alle varie Istituzioni europee,74 una recente e importante Risoluzione del Consiglio e dei rappresentanti degli Stati membri risale al 20 maggio 2014 e riguarda appunto il dialogo strutturato,

73

Ibidem, p. 7 (punto 1). 74

70

comprendendo anche l‟inclusione sociale dei giovani75

. Al suo interno “rammenta” che76

:

- (…) ciascun giovane rappresenta una risorsa per la società e ha messo

in risalto l‟importanza di affermare il diritto dei giovani di partecipare all‟elaborazione delle politiche che hanno ripercussioni sulla loro vita, mediante un dialogo strutturato costante con i giovani e le organizzazioni giovanili;

- (…) la priorità tematica generale della cooperazione europea in

materia di gioventù (…) è l‟inclusione sociale.

La legislazione europea in materia di gioventù e politiche giovanili è abbastanza ricca, ma non verrà ulteriormente approfondita in questa sede. Troverà ampio spazio nei prossimi capitoli, in particolar modo affrontando e analizzando i programmi comunitari rivolti ai giovani che puntano alla valorizzazione delle loro competenze attraverso, per esempio, la mobilità.