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Le voci e le esperienze dei giovani all’estero: testimonianze direttamente da Guatemala, Brasile, Grecia e Romania

Il diritto dei giovani: dal piano internazionale a quello nazionale, passando per quello europeo.

4. Le voci e le esperienze dei giovani all’estero: testimonianze direttamente da Guatemala, Brasile, Grecia e Romania

Come è stato affermato nel paragrafo precedente, la mia partecipazione diretta al progetto, soprattutto allo scambio avvenuto a Palermo, ha suscitato in me un forte interesse nel voler approfondire maggiormente ciò che va oltre l‟apparenza di un semplice momento.

Voler capire, conoscere, sapere, indagare è uno degli aspetti più naturali e “intelligenti” dell‟essere umano, un modo per migliorare se stesso e, di conseguenza, anche la realtà che gli sta attorno. Ascoltare gli altri, le loro voci, conoscere i loro “mondi”, le loro culture, la loro quotidianità arricchisce in maniera sproporzionata rispetto a una vita vissuta esclusivamente nel proprio contesto.

È quello che ho percepito grazie a questa esperienza che, tradotta in termini di politiche pubbliche, mi ha permesso di approfondire la fase di valutazione con la somministrazione di due differenti test da me elaborati – uno rivolto alle organizzazioni partecipanti, l‟altro direttamente ai giovani – le cui risposte dirette mi sono servite a trarre delle conclusioni generali, sull‟intero lavoro e sulla materia trattata (come si vedrà di seguito). In entrambi i casi, i test sono state tradotti nelle lingue parlate dai Paesi partecipanti (portoghese per il Brasile e spagnolo per il Guatemala) o comunque nella lingua veicolare (inglese, per Grecia e Romania).

Nella fase di elaborazione dei test ho ritenuto opportuno effettuare una distinzione tra le organizzazioni partecipanti e i giovani che di esse fanno parte e che sono stati i principali protagonisti del progetto.

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Il test240 creato per le organizzazioni partecipanti è costituito da 18 domande, alcune a risposta aperta, altre a risposta chiusa. Queste, mi hanno consentito di capire meglio la loro natura, i loro interessi, le loro intenzioni future dopo questa esperienza, nonché le loro considerazioni sul progetto241.

Si tratta di organizzazioni diverse tra loro che, accomunate dalla voglia di migliorare e di migliorarsi, sono riuscite a intersecare al meglio le proprie differenze.

Per facilitare la comprensione, d‟ora in poi si farà riferimento ai Paesi piuttosto che ai nomi delle organizzazioni stesse.

Ciò che è emerso dalle risposte che ho ricevuto dai test è che per Brasile, Guatemala e Romania si è trattato della prima esperienza di partecipazione a un progetto di Youth in Action che prevedesse lo svolgimento di attività da parte dei propri componenti in un Paese estero anche se, il Brasile aveva già realizzato precedentemente alcuni programmi di mobilità per giovani, bambini e anziani nel territorio nazionale. Ciò che ha spinto le organizzazioni a partecipare al progetto è stata, come accennato, la voglia migliorare, di sviluppare – com‟è stato riferito dalla Romania – un nuovo tipo di programma fino a quel momento non esplorato che avrebbe e, di certo, ha favorito la creazione di una nuova rete di relazioni ed esperienze a esso connesse. E, come sottolineato dal Guatemala, sarebbe stato un modo anche per conoscere le esperienze giovanili e i giovani di altri Paesi, permettendo di evidenziare le differenze col proprio.

Se per Brasile e Guatemala non è stato identificato alcun ostacolo, di nessun genere, prima della partenza per la partecipazione allo scambio giovanile, l‟organizzazione rumena ha, invece, sottolineato le difficoltà relative alla scelta dei partecipanti. Tale scelta è stata basata sui criteri espressi dall‟organizzazione che ha promosso il progetto e in relazione ai requisiti fondamentali evidenziati dalla Commissione Europea per questo tipo di attività, esplicitati nei programmi a

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In appendice. Test di valutazione per le organizzazioni. 241

Purtroppo, per motivi non chiaramente espressi, non è pervenuto il feedback di una delle quattro organizzazioni (AENAO, Grecia).

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essi dedicate. L‟individuazione dei partecipanti è avvenuta circa un mese prima della partenza per la Conferenza di Palermo.

Uno degli aspetti su cui ho voluto maggiormente soffermare l‟attenzione, tra le domande rivolte alle organizzazioni, è quello legato alla partecipazione attiva dei giovani e alle eventuali differenze in seguito allo scambio, dopo essersi confrontate con le realtà degli altri Paesi. Ciò che è emerso dalle risposte ai test evidenzia come i tre Paesi siano accomunati da uno stesso livello di partecipazione attiva dei giovani, o meglio dallo stesso interesse al suo sviluppo attraverso, per esempio, riunioni, tavole rotonde, laboratori educativi, seminari, workshop. Se da un lato, per l‟organizzazione rumena, la partecipazione al programma di Youth in Action non ha apportato rilevanti modifiche – se non quella legata alle modalità di mobilitazione delle risorse già esistenti, ma in modo più significativo) – dall‟altro, invece, quella guatemalteca ha e sta tuttora incrementando la partecipazione attiva dei giovani all‟interno dell‟organizzazione stessa e sta anche rafforzando le attività di volontariato da parte dei giovani, attraverso processi di formazione e attività sociali in grado di far prendere loro la consapevolezza della realtà in cui vivono. Un altro aspetto che è stato sottolineato da quest‟ultima organizzazione riguarda il suo impegno nel voler operare attivamente nel proprio Paese al fine di frenare il problema dell‟esclusione sociale.

Le differenze tra i diversi Paesi sono venute fuori durante le attività svolte a Palermo: oltre che a differenze culturali e linguistiche sono emerse anche differenze anche di tipo metodologico – come è stato sottolineato dalla Romania – e in considerazione delle tecniche di coinvolgimento e partecipazione. Brasile e Guatemala hanno dimostrato di far ricorso ad approcci più dinamici rispetto alla Romania che utilizza, invece, metodi più teorici. Anche queste differenze sono state considerate come un fattore del tutto positivo e un modo per poter conoscere e condividere esperienze diverse, opinioni, bisogni, nonché la quotidianità delle organizzazioni degli altri Paesi partecipanti, suscitando un interesse nel voler approfondire i rapporti appena instaurati. Si tratta di un interesse che, tradotto in termini pratici, significa volontà di migliorare se stessi. L‟organizzazione brasiliana, infatti, sottolinea quanto abbia trovato i membri partecipanti più maturi

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ed efficienti al rientro, con delle visioni più aperte in relazione al futuro proprio e dell‟organizzazione stessa. Quella guatemalteca ha, invece, messo in evidenza come l‟esperienza sia servita a rafforzare le conoscenze e le pratiche, volte a un maggiore stimolo alla partecipazione e all‟integrazione da parte di altri giovani all‟interno dell‟organizzazione, reso possibile grazie alla pratica di attività di natura e dimensioni diverse, che abbiano come obiettivo comune quello di dar spazio ai giovani riducendo anche il problema dell‟esclusione sociale.

Nei propri Paesi, le organizzazioni operano in settori giovanili di diversa natura in base al contesto di provenienza: il Brasile tratta principalmente temi legati alla salute, all‟educazione, allo sport; il Guatemala promuove il rafforzamento delle capacità dei giovani all‟interno delle organizzazioni stesse, lavorando sugli aspetti riguardanti la leadership, l‟educazione civica, la prevenzione della violenza sui giovani, la sessualità, la questione di genere, nonché la cultura e lo sport. L‟organizzazione rumena, invece, è maggiormente attiva nel campo giovanile dei gruppi vulnerabili, della disoccupazione, delle questioni migratorie, nonché dell‟imprenditoria sociale.

Spesso, le organizzazioni non lavorano da sole ma collaborano con altre e fanno parte di reti più ampie all‟interno delle quali condividono pratiche, interessi, nonché la partecipazione a determinati progetti. Tra le tre organizzazioni, quella maggiormente inserita in questa cernita sembra essere l‟organizzazione guatemalteca la quale ha affermato di collaborare con varie organizzazioni che operano nel settore della gioventù. Esempi a tal proposito sono: il Coordinatore della Gioventù del Guatemala, la Coalizione Centro-americana per la prevenzione contro la violenza, l‟Assemblea Nazionale dei Giovani del Guatemala, la Commissione Nazionale per l‟Infanzia e l‟Adolescenza, il Movimento sociale per i diritti dei Bambini e dei Giovani, in tutti gli spazi relativi al lavoro di coordinamento, consulenza e partecipazione alle attività giovanili a livello locale e nazionale.

Uno degli obiettivi principali del progetto, in linea con quelli fissati dall‟Erasmus+ è, come si è visto, l‟aumento e il miglioramento delle competenze grazie a processi di educazione non formale, considerati spesso come modalità di

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apprendimento più efficiente rispetto a quelli di tipo formale. Questo è stato anche uno dei più importanti riscontri dello scambio giovanile, le cui attività sono state basate principalmente su attività di apprendimento non formale. Partendo da queste considerazioni, è stato mio interesse volerle approfondire con una esplicita domanda all‟interno del test somministrato alle organizzazioni. Ho chiesto loro quale fosse il valore che l‟organizzazione in questione attribuisce ai percorsi/cammini di educazione non formale. Le risposte pervenute sembrano convergere tutte nella stessa direzione, seppur con qualche differenza. L‟organizzazione del Guatemala, per esempio, ha sottolineato che l‟educazione non formale risulta molto importante, in quanto è considerata un‟alternativa che si può implementare grazie al lavoro che realizza con i giovani, e la gente può utilizzarla per favorire sia il proprio sviluppo personale che intellettuale. Per questo, la considera come strumento principale e la pone alla base di progetti rivolti ai giorvani che prevedono metodologie alternative per lo sviluppo delle proprie attività.

L‟organizzazione rumena è ufficialmente certificata dal Ministro del Lavoro Rumeno e dal Ministro dell‟Educazione Rumena per condurre corsi di formazione non formali in materia di imprenditorialità, competenze sociali e civiche e opportunità di lavoro. Questi sono promossi attraverso tutti i programmi da essa presentanti, dalle brochures, dai volantini, nonché dagli incontri con i vari partner.

Anche l‟organizzazione brasiliana riconosce l‟importanza dei processi di apprendimento non formale, fortemente valorizzati al suo interno. Innanzitutto sottolinea l‟importanza che dà e che tutti dovremmo dare all‟educazione in generale e, successivamente, anche a quella non formale perché anche senza alcun mezzo e strumento si può insegnare ciò che bisogna fare. Il rappresentante di questa organizzazione, nonché il fondatore della stessa, ha affermato a tal proposito, che “Senza educazione non esiste nazione; l‟educazione è un tesoro che

non ha prezzo”, a sottolinearne l‟importanza che gli attribuisce. Questo è

testimoniato dalle numerose attività gestite e organizzate dall‟organizzazione brasiliana: corsi di informatica, di lingua, di sport, di artigianato, attività ricreative, e così via.

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Una simile importanza da parte di tutte e tre le organizzazioni è attribuita anche al volontariato, considerato una delle attività maggiormente formative per i giovani, in quanto volta ad accelerare la loro crescita personale, favorendo in diversi modi anche gli altri. L‟organizzazione della Romania prevede la partecipazione dei volontari sia nazionali che internazionali (grazie alla collaborazione con l‟Università di Roma) da quando è stata riconosciuta come entità legale, considerando i giovani come le principali risorse per lo sviluppo delle sue attività. E, come sottolineato dall‟organizzazione guatemalteca, anche per lo sviluppo della società dato che può cambiare le “direzioni di vita” dei giovani del Paese. Qui, lo Stato sta anche cercando di promuovere il servizio civile anche se non con la dovuta attenzione, ma favorendo la pratica di attività di beneficenza da parte del Governo. Secondo quanto affermato dal Brasile, i giovani si sentono in dovere di voler aiutare il popolo, probabilmente perché si identificano con i loro problemi, arricchendo in questo modo la loro anima piuttosto che le loro tasche. Opera, quindi, anche grazie alla collaborazione di diversi volontari che sostengono e permettono la realizzazione dei progetti promossi al suo interno.

Nonostante ciò, nessuna delle tre organizzazioni è accreditata dall‟Agenzia per il Servizio Volontario Europeo, ma nulla esclude che tale situazione possa cambiare in futuro.

Come è stato accennato sopra, le tre organizzazioni collaboravano già prima dello scambio con altre che operano nel settore giovanile. Lo scambio ha sicuramente permesso di estendere il proprio raggio d‟azione: entrare a contatto con le altre partecipanti è stato anche un modo per ampliare la propria rete di relazioni e i propri raggi d‟azione non escludendo, di conseguenza, una collaborazione per la realizzazione di progetti futuri in materia di politiche giovanili. È emersa anche la loro volontà di partecipazione a esperienze simili a quella qui discussa: l‟organizzazione rumena, infatti, ha già effettuato la candidatura per altri progetti promossi grazie all‟Erasmus+ con simili obiettivi. Lo stesso vale anche per il Guatemala, sia su base locale che regionale.

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Uno degli aspetti su cui le organizzazioni hanno dato maggiore rilievo nell‟esprimere le proprie considerazioni sul progetto è legata proprio alla possibilità che lo scambio ha dato loro per la creazione di una rete di interazione e collaborazione con le altre partecipanti. Hanno potuto trarre ogni beneficio dallo scambio sotto tanti punti di vista, sfruttando al meglio l‟occasione concessa. Si tratta di organizzazioni più o meno “giovani”, con più o meno esperienza, ma che sono state in grado di porsi allo stesso livello per il raggiungimento degli obiettivi, ma allo stesso tempo per migliorare e crescere professionalmente, oltre che a livello personale (dal punto di vista degli individui partecipanti). Ciò che è stato sottolineato dall‟organizzazione del Guatemala e che, secondo questa, ha contribuito a dare una valutazione positiva allo scambio è la capacità di aver messo a confronto e unito culture molto diverse tra loro ma con condizioni giovanili piuttosto simili. La cosa più soddisfacente è stata – come ha affermato la rappresentante di tale organizzazione – quella di “conoscere la vita sociale, culturale, politica dell‟Europa e dell‟America (Latina), nonostante le difficoltà di interazione date dalle differenze linguistiche.” Ogni Paese ha avuto libertà di espressione, in relazione alla propria cultura, ambiente, educazione, istruzione, nonché alle problematiche riguardanti principalmente i giovani, non escludendo anche la possibilità di creare nuove amicizie. È quanto è stato sottolineato dal Brasile, la cui organizzazione ha ritenuto il progetto abbastanza completo e ricco di opportunità formative da diversi punti di vista, come si è visto finora.

Come è stato accennato all‟inizio del paragrafo, ciò che mi premeva era il dare voce direttamente ai protagonisti perché non esiste modo migliore per poter valutare un lavoro, un progetto, o qualsiasi altro tipo di esperienza. Dopo essermi immedesimata nelle organizzazioni partecipanti per capire le fasi antecedenti e post realizzazione dello scambio ho ritenuto opportuno far esprimere ai giovani, protagonisti per eccellenza, le loro considerazioni su di esso, chiaramente in relazione alle loro vite e realtà nei propri Paesi, come si vedrà di seguito.

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Anche il questionario rivolto ai giovani242 è stato tradotto nelle lingue dei Paesi di destinazione o nella lingua inglese, considerata la lingua veicolare del progetto. Tale questionario è costituito243 da venti domande, tre delle quali dedicate esclusivamente ai giovani europei. Di seguito, ho elaborato le considerazioni ottenute sulla base dei feedback ricevuti, i quali sono stati inseriti in un file di raccolta dati per una più facile e rapida valutazione.

Ciò che è emerso dal test di valutazione rivolto ai giovani ha messo in evidenza come per la maggior parte di loro, esattamente per 10 intervistati su 13, si è trattato della prima esperienza di partecipazione a uno scambio giovanili; soltanto la restante parte aveva, in passato, partecipato a programmi simili. Questo è un dato significativo, in quanto ci permette di concentrarci su due aspetti fondamentali. Il primo non è altro che la conferma dell‟atteggiamento assunto dai giovani stessi durante lo scambio: disorientamento, confusione e smarrimento iniziali anche durante le prime tavole rotonde e le prime attività collettive sono la testimonianza di una mancata esperienza in questo campo che, insieme alle difficoltà linguistiche ha in qualche modo rallentato lo svolgimento delle stesse. Lo dimostra, infatti, un cambiamento progressivo riscontrato di giorno in giorno durante la conferenza tenutasi a Palermo. Se i progressi sono stati già visibili in una sola settimana anche in relazione alle proposte a livello pratico nelle materie affrontate, riesce facile immaginare come un maggiore incremento di tali progetti ed esperienze possa portare a un incremento nello sviluppo sia delle competenze professionali che a una più rapida crescita personale. Questo è, infatti, la seconda considerazione che emerge dai dati sopra riportati. Se la percentuale di partecipanti aumentasse, di conseguenza aumenterebbero anche le competenze e i benefici a livello globale. Lo testimoniano altresì i feedback sulle altre domande che evidenziano un interesse, per la totalità dei giovani, nel voler intraprendere percorsi similari, nonché la partecipazione a progetti di scambio anche in un futuro piuttosto imminente, dimostrando così che 4 SOUTH sia stato in grado di

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I test sono stati inviati a 17 partecipanti, di cui 13 hanno inviato il loro feedback e 4 non pervenuti.

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stimolare in qualche modo la loro crescita. È stato sicuramente un modo per tutti loro per poter aprire estendere i propri orizzonti, per individuare analogie e differenze con le realtà degli altri Paesi, cercando di trarne gli aspetti positivi per cercare di migliorare la propria.

Ma cosa ha spinto i giovani a partecipare? Di certo le motivazioni che hanno portato i partecipanti a intraprendere questa esperienza variano da persona a persona, in base a diversi fattori. C‟è chi è stato attratto dall‟opportunità di conoscere coetanei provenienti da altre parti del mondo e, di conseguenza, la loro cultura, la loro realtà di provenienza; c‟è chi ha dato maggiore rilevanza agli argomenti che sarebbero stati affrontati durante lo sviluppo dell‟intero progetto. Altri hanno affermato che sarebbe stato formativo per la propria formazione sia a livello professionale che personale, ma allo stesso tempo un modo per testimoniare e rappresentare in un certo qual modo punti di forza e di debolezza della propria Nazione di appartenenza. È pur vero che, la maggior parte di loro hanno mostrato un particolare interesse e curiosità nell‟approcciarsi con realtà differenti dalla propria: alla base della scelta di partecipazione della quasi totalità dei partecipanti risiede la voglia di conoscere il “diverso”, di intraprendere un dialogo interculturale con i giovani di Paesi diversi dal proprio.

Prima della partenza per la conferenza di Palermo non tutti conoscevano le peculiarità dei Paesi con cui si sarebbero confrontati, ma non per questo hanno dimostrato di avere avuto dei pregiudizi, anzi. Qualcun altro era, invece, consapevole di tali “differenze” e, il confronto diretto non è stato altro che una conferma della propria idea di partenza. Qualcuno – nello specifico, una giovane partecipante del Guatemala – ha anche sottolineato come non riuscisse a credere che, trattandosi di Paesi più sviluppati rispetto al proprio, avrebbero potuto trovare degli aspetti comuni su cui discutere, considerando che ciascuno organizza la propria “gioventù” in base alle necessità e alle differenze a partire dal proprio contesto. Lo scambio ha smentito questo preconcetto e lo testimonia il fatto che la maggior parte di loro si siano “arricchiti” dopo il suo svolgimento e abbiano espresso la volontà di continuare a mantenere i rapporti e la collaborazione con gli altri Paesi, sottolineando l‟interessante combinazione tra questi.

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Dai test è emerso che se da un lato il dover accettare le differenze culturali non è stato affatto un problema per 12 intervistati su 13, dall‟altro il problema relativo alle differenze linguistiche ha per certi versi destabilizzato la metà degli stessi. Non è stato possibile utilizzare come lingua veicolare l‟inglese durante tutte le attività perché i giovani del Guatemala parlano esclusivamente spagnolo e i brasiliani soltanto il portoghese. Così, è stato il gruppo di italiani (me compresa) a dover gestire i dialoghi e a fungere da interpreti tra i diversi gruppi, traducendo e agevolando nel miglior modo possibile lo scambio di informazioni. Non è stato facile, considerando che questo processo ha dilungato di molto i tempi, ma grazie allo sforzo da parte di tutti si sono raggiunti ottimi risultati.

Uno degli aspetti negativi sottolineati da una giovane greca (che parla inglese fluentemente) in merito alle differenze linguistiche è stata la difficoltà di apprendere degli altri Paesi più di quanto avrebbero potuto, limitando così i benefici dell‟opportunità messa loro a disposizione. “Se tutti avessimo parlato inglese – afferma un‟altra appartenente allo stesso gruppo – l‟interazione sarebbe risultata più facile”, ma la stessa sottolinea anche come non sia stato complicato trovare un modo “non formale” per riuscire a comunicare e a interagire con gli altri. Anche in questo caso, il trascorrere dei giorni è stato utile a ridurre e a smussare queste prime difficoltà e, con positività e una buona dose di volontà, è emerso come possano altresì essere superate questo tipo di barriere e “confini” apparentemente invalicabili.

Così, le differenze linguistiche sono state maggiormente problematiche per