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Differenti condizioni giovanili in differenti contest

Cenni introduttivi sulla condizione giovanile

1. Differenti condizioni giovanili in differenti contest

Negli ultimi decenni le condizioni di vita di vita sono cambiate notevolmente e in maniera piuttosto rapida in relazione a diversi punti di vista. Se è vero che da un lato la crescita economica, sociale e culturale ha fatto aumentare proporzionalmente le possibilità per i giovani che vivono in questa società, di contro è anche vero che questo fenomeno ha generato difficoltà legate proprio alla grande varietà di tale offerta.

Si fa particolare riferimento al caso europeo: l‟Europa, infatti, ha subìto negli ultimi anni importanti cambiamenti dal punto di vista socioculturale ed economico che hanno avuto particolare influenza sulla gioventù e sui giovani in generale. Questi ultimi hanno cambiato le loro aspettative future e non e, per far pronte a tutto ciò, la Commissione Europea ha deciso di adottare il cosiddetto “Libro bianco sulla Gioventù41”, attraverso cui ha fornito ai giovani gli strumenti

necessari per esprimere al meglio le proprie idee e per meglio operare in società. L‟obiettivo principale era, ed è tuttora, quello di proporre un quadro rinnovato di

cooperazione fra i diversi operatori del settore della gioventù, al fine di coinvolgere maggiormente i giovani nei settori che li riguardano. Si prefigge di porre rimedio all‟accentuata disaffezione dei giovani nei confronti delle forme

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Il Libro bianco – Un nuovo impulso per la gioventù europea- è stato adottato dalla Commissione Europea il 21 novembre 2001, a seguito delle ampie e dovute consultazioni con ciascuna delle parti interessate, sia a livello nazionale che europeo.

53 tradizionali di partecipazione alla vita pubblica e invita a realizzare una maggiore partecipazione civile e attiva dei giovani europei42. Secondo quanto

affermato dalla Commissione, i giovani costituiscono oggi un gruppo in divenire che risulta caratterizzato da un accesso all‟occupazione e alla fondazione di una famiglia sempre più ritardati, da assidue vicissitudini in relazione a lavoro e studio, e soprattutto da percorsi individuali che non risultano lineari.

Nella maggioranza delle realtà attuali sembra normale il susseguirsi di un incrocio e un‟intersezione tra le diverse fasi della vita; i giovani si ritrovano spesso, infatti, contemporaneamente a essere studenti, lavoratori, ad avere responsabilità familiari, a vivere presso i genitori o lontano da essi, passando in maniera disinvolta e talvolta anche rapida e frequente da una di queste condizioni all‟altra. Questo, di conseguenza, rallenta il conseguimento delle diverse tappe del progetto di vita di ciascun individuo: dalla fine degli studi all‟accesso al lavoro, dalla creazione di una famiglia alla crescita dei figli, etc per motivi economici, demografici, socioculturali43.

Per lungo tempo, i media hanno pensato che vi fosse una particolare differenza tra i Paesi “Mediterranei” – quali Spagna, Italia, Grecia e Portogallo – e gli altri Paesi europei – con particolare riferimento a quelli del nord – in relazione alle tematiche appena discusse. In realtà, non è così. È emerso che vivono in Belgio e Svezia i giovani che hanno maggiori difficoltà ad abbandonare la casa dei genitori per vivere da soli. Tale fenomeno sembra interessare tutto il mondo occidentale, includendo anche gli Stati Uniti e l‟Australia e diversi studi hanno cercato di dimostrarlo e di trovare delle motivazioni valide.

All‟interno dell‟Unione Europea risulta più o meno facile individuare le differenze tra i diversi Paesi, soprattutto in relazione al mercato del lavoro, ma

42 Vedi: http://europa.eu/legislation_summaries/education_training_youth/youth/c11055_it.htm 43

Con la nascita delle politiche giovanili, negli anni ’70 si assiste appunto a un cambiamento che vede il rallentamento di ogni tappa della vita che avverrà sempre in una fase più avanzata e si fa riferimento a:

1. Fine degli studi;

2. Trovare un lavoro stabile; 3. Uscire dalla casa dei genitori; 4. Matrimonio;

5. Figli.

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non solo. I Paesi del Mediterraneo si contraddistinguono per la crescente percentuale di lavoratori precari e sottopagati, anche come conseguenza delle diverse condizioni nei diversi mercati dell‟abitazione e nelle diverse politiche sociali. A differenza dei Paesi del nord dove, invece, risulta più facile diventare indipendenti grazie agli interventi dello Stato che consentono ai giovani di gravare il meno possibile sulla famiglia. Se in quest i ultimi Paesi l‟assistenza e la cura degli individui, per esempio, viene affidata allo Stato tentando di massimizzare la qualità delle risorse a disposizione (indipendentemente dai rapporti familiari), in quelli mediterranei questo “compito” è quasi totalmente affidato alla famiglia, creando una sorta di dipendenza tra gli individui e quest‟ultima.

Un esempio riguarda la differenza dei sussidi che ricevono i giovani disoccupati: al Nord è lo Stato a fornirli loro; al Sud, invece, i giovani devono fare affidamento principalmente sui genitori.

O ancora un ulteriore esempio che può essere preso in considerazione è la creazione di alloggi pubblici e sociali che risultano più numerosi nei Paesi settentrionali rispetto a quelli del Sud. I giovani di Paesi come Olanda, Francia e Germania, hanno l‟opportunità di ricevere dalle banche un mutuo per l‟acquisto della prima casa più facilmente rispetto ai giovani di Paesi come Spagna, Portogallo, Grecia e Italia, ottenendo anche un interesse inferiore.

Di natura diversa è il fattore religioso che, in relazione al peso che le famiglie gli attribuiscono, può influire in maniera più o meno pesante sulla crescita dell‟individuo. Non di minore importanza è l‟aspetto più “pratico” della disoccupazione, per esempio; da questo fenomeno è dipeso notevolmente il flusso migratorio dei giovani verso altri Paesi, capaci in grado di garantire loro maggiori forme di sussistenza e possibilità di crearsi un futuro più sicuro.

I fenomeni che rallentano, quindi, il processo di crescita e il raggiungimento di una propria autonomia sono di natura diversa: ha sicuramente influito su di esso l‟allungarsi del periodo di sviluppo della scolarizzazione che ha, di conseguenza, ritardato l‟accesso dei giovani al mondo del lavoro e ha anche apportato dei cambiamenti alla loro condizione sociale e ai loro valori.

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In merito a questo, risulta interessante un convegno sulla condizione giovanile in Europa organizzato a Milano, l‟11 dicembre del 2002, da Assolombarda44

e Iard45, intitolato “I giovani in Europa: dal Libro bianco alle politiche locali”. Qui, infatti, si sottolinea che “la permanenza dei giovani nei canali educativi è sempre

più lunga e sempre minore è la percentuale di coloro che lasciano precocemente la scuola. (…). Anche se la maggior parte dei Paesi ha attuato riforme per aumentare la frequenza scolastica, vi sono notevoli differenze nei modelli formativi, nella partecipazione, nelle opportunità e nei risultati educativi. (…). Questo innalzamento dell‟età di istruzione ha prodotto una riduzione del numero dei giovani alla coorte dei lavoratori, provocando la necessità di integrare il percorso formativo sempre più qualificato con l‟esigenza di anticipare l‟ingresso nel mondo del lavoro”.46

Vengono individuati soprattutto tre “must” per poter attuare una politica educativa volta alla riduzione delle disuguaglianze sociali e cioè: limitare l‟uscita precoce dalla scuola, incoraggiare i giovani ad acquisire competenze avanzate, stimolare le relazioni tra credenziali educative e mercato del lavoro, attraverso un forte legame tra l‟istruzione e il lavoro. L‟avere buone possibilità di occupazione è senz‟altro un aspetto fondamentale per facilitare la transizione all‟età adulta anche se, come è noto, negli ultimi decenni, le condizioni lavorative hanno subito un recesso. Nei Paesi mediterranei, come per esempio in Italia, avere ottime credenziali educative e competenze non è infatti una garanzia per l‟occupazione. Così, “le disuguaaglianze intergenerazionali,

sempre più manifeste, rendono più fragile la solidarietà, facendo diventare i giovani meno disponibili a favorire l‟integrazione sociale e il benessere delle generazioni precedenti.”47

Di fronte a questa situazione è chiaro come la fonte di

reddito dei giovani dei diversi Paesi europei cambi: per alcuni (appartenenti a Paesi come per esempio Germania, Francia, Austria, Irlanda,etc.) essa è

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È l’associazione degli industriali delle province di Milano, Lodi e Monza-Brianza che, per dimensioni e rappresentatività è l’associazione più importante di tutto il sistema Confindustria. 45 Si tratta di un ente attivo nel campo della ricerca sociologica, finalizzata allo studio dei processi culturali, educativi e formativi, con un approccio metodologico e trasversale rispetto alle scienze sociali. 46Vedi: http://dimensionesperanza.it/aree/famiglia-giovani-anziani/aspetti-pastorali-e- sociali/item/1077-la-condizione-giovanile-in-europa.html 47 ibidem.

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riscontrabile nel mercato del lavoro, a differenza di altri (appartenenti per esempio all‟Italia, alla Spagna, al Belgio, alla Grecia) in cui essa si identifica con le famiglie. Questo perché nel primo caso lasciare la famiglia di origine è vista come una transazione alla vita adulta, nel secondo caso lasciarla significherebbe crearne una propria, “nuova”. È pur vero, però, che i Paesi europei sono accomunati da un fattore: la diminuzione del tasso di fertilità. Considerevole è anche l‟interesse verso valori che riguardano la qualità della vita, piuttosto che quelli legati al benessere economico. In alcuni Paesi è più importante il lavoro rispetto ad altri; la famiglia sembra accomunare un po‟ tutti e l‟amicizia sembra preponderante nei Paesi in cui i giovani godono di maggiore indipendenza dalla famiglia, come Danimarca, Svezia, Norvegia, Paesi Bassi.

Ciò che emerge da una ricerca condotta dall‟Unicef48

, promossa per indagare la condizione degli adolescenti nel mondo, è che i progressi non si sono verificati in egual misura in tutti i Paesi del globo terrestre, causando così problematiche diverse nei vari contesti. E nel rapporto Unicef49si intende, di conseguenza50:

- Mettere in evidenza gli ostacoli e le difficoltà che molti giovani – soprattutto coloro che vivono nei Paesi in via di sviluppo – devono affrontare;

- Sottolineare la necessità di realizzare programmi e politiche a sostegno dei diritti delle nuove generazioni in tutto il mondo.

Così, su piano internazionale, emergono differenze nei vai contesti a cui si fa riferimento, sempre partendo da criteri di analisi specifici. Innanzitutto, come accennato sopra, la ricerca ha come punto di riferimento gli adolescenti secondo la definizione dell‟ONU che considera appartenenti a questa categoria quella fascia di giovani d‟età compresa tra i 15 e i 19 anni. Se si considerano i matrimoni precoci, per esempio, una ragazza su quattro appartenente a questa fascia, è già

48 Con l’acronimo di United Nations International Children’s Emergency, tale agenzia delle Nazioni Unite nacque a New Yoek nel 1946 dopo la Seconda Guerra Mondiale con lo scopo di aiutare I bambini vittime del conflitto. Ha sede centrale a New York, è presente in 158 Paesi e si occupa di assistenza umanitaria ai bambini e alle madri in tutto il mondo, specialmente nei Paesi in via di sviluppo.

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È consultabile tramite il seguente link: http://www.unisa.it/uploads/2405/ricerca_23.pdf 50

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sposata nei Paesi in via di sviluppo (ad eccezione della Cina): questo comporta conseguenze negative, come l‟abbandono degli studi per dedicarsi alla famiglia; problemi di salute legati alla gravidanza e al parto; eccessiva differenza d‟età con il partner;etc. Sempre in questi Paesi, rimane basso anche il livello d‟istruzione e il problema di violenze, malattie come l‟AIDS, violenze, suicidi causa la morte di circa 1,4 adolescenti ogni giorno. Come sottolineato dalla suddetta ricerca, il ruolo delle istituzioni nazionali e internazionali dovrebbe giocare un ruolo fondamentale per migliorare le condizioni di tali contesti anche perché risulta necessario “identificare gli adolescenti come veri agenti del cambiamento nelle loro

comunità. Le politiche sociali (…) dovrebbero far leva sull‟attitudine dei giovani alla creatività, all‟innovazione, all‟energia e coinvolgerli nella risoluzione dei problemi che li riguardano”.51

All‟interno delle numerose culture e di altrettanti contesti, si trovano diversi stili di giovani che, contemporaneamente hanno anche caratteristiche comuni. “Vediamo giovani manipolati da una economia adulta, che prolunga la catena di consumatori passivi e robotizzati. Soggetti di consumo, protagonisti di una storia di uso e di disumanizzazione”. O ancora “giovani ecologisti, giovani legati a organizzazioni sociali, a cause di volontariato universale, a lotte planetarie contro la povertà, l‟esclusione, l‟emarginazione. Giovani con una forte ricchezza spirituale e in cerca di senso per le loro vite e altri completamente indifferenti davanti alla loro religione”52

. Non da meno è il bisogno da parte di alcuni giovani di trovare uno spazio vitale in cui si sentano apprezzati e riconosciuti, in cui sia riconosciuta l‟identità che essi stessi hanno costruito con fatica o meno.

Oggi, quindi, è possibile riscontare una frammentazione della condizione giovanile contemporanea legata sia a fattori tradizionali – famiglia, occupazione,religione,consumi – sia a nuovi cleavage, risultato della capacità dei giovani di essere al centro o al margine di determinati contesti relazionali, ma

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Ibidem.

52 M. ARAUJO (Brasile), L. FRANCO (Colombia), A. ANTOÑANZAS (Spagna), V.HERVÉ (Francia), K. MARUOKA (Giappone), C. MUÑOZ (Messico). Il ruolo dei giovani nella costruzione di nuove

identità e di una nuova società

Vedi:http://www.lestonnac.org/cap_general_09/pdf/fichas2/aportaciones_it/4_1aportacion_it.p df

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anche della loro capacità di controllo emotivo e psicologico. A questo si aggiungono anche elementi “locali” che comportano la formazione di clan di giovani a geometria variabile, in cui le relazioni di tipo amicale si compongono e scompongono in base ai contesti e alle situazioni.