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Per “metodologia” si intende la logica del metodo di ricerca e cioè quell‟insieme di procedure logiche che riguardano la formulazione delle ipotesi di ricerca, la formazione e il trattamento dei concetti, la scelta dei casi e delle variabili, le modalità del controllo empirico. Lo scopo di tutto ciò è quello di minimizzare al massimo gli errori legati all‟interpretazione della realtà e massimizzare il più possibile l‟argomentazione scientifica.

Per la formulazione di un qualsiasi quesito di ricerca, è necessaria l‟individuazione di cinque criteri che possono essere così elencati:

- Attenzione e interesse nei confronti del problema che si

vuole studiare. Questo criterio rinvia a un aspetto essenziale, nonché ai valori e agli atteggiamenti di fondo del ricercatore stesso sul tema che ha scelto; si tratta, infatti, molto spesso, di suoi interessi scientifici personali e propensioni individuali, visti come punti di partenza. Ciò che è stato appena affermato, non è però condiviso da tutti; infatti c‟è chi come Bobbio crede nella cosiddetta “avalutatività, virtù dello scienziato”. 33

- Rilevanza del tema, nonché la potenzialità che una ricerca

possa costituire la base per le decisioni politiche, oppure possa influenzare le opinioni politiche e le posizioni di élites o gruppi ampi di persone, o riguardi anche solo indirettamente un numero molto ampio di persone.

- Conoscenza della letteratura. Nel quesito di ricerca diventa

inevitabile il ricorso a ciò che già si sa su quel determinato fenomeno,

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“A nessuno verrebbe in mente di suggerire a un giudice che, essendo difficile essere imparziale,

tanto vale non esserlo”. Sempre secondo Bobbio uno studioso che voglia fare ricerca “fa uso di tutte le tecniche di ricerca che gli permettono per quanto è possibile, di eliminare quell’universo del pressappoco in cui si insinuano più facilmente le valutazioni personali”. Diventa così

opportuno espellere le proprie preferenze politiche e più in generale i propri valori dalla ricerca empirica. Per facilitare questo arduo compito è necessario ricorrere a delle tecniche di analisi, nonché a insiemi di regole costruite anche per massimizzare l’oggettività dell’argomentazione scientifica.

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grazie alla letteratura esistente in materia. Acquisire queste conoscenze, permette allo studioso di vedere il fenomeno da un punto di vista critico, d‟altro canto la ricerca su un fenomeno nuovo ha ulteriori vantaggi legati, per esempio, all‟originalità, che passa attraverso alla conoscenza di fenomeni simili o precedenti e connessi a quello a cui si sta mostrando interesse.

- Formulazione precisa del quesito che, empiricamente,

richiede l‟indicazione sia dello spazio in cui è collocato il fenomeno che dell‟arco di tempo a cui ci si vuole riferire. Diventa anche necessario che si abbiano chiari i significati dei termini usati.

- Controllabilità empirica della formulazione. La formulazione deve essere necessariamente analizzabile fino a giungere a spiegazioni controllate. Questo presuppone una conoscenza fatta di riferimenti, nonché di ipotesi e spiegazioni.

Il rispetto di questi criteri non è sempre semplice in quanto potrebbe significare porre dei limiti alle conoscenze, riducendo notevolmente la precisione empirica.

Una volta che si è in possesso della definizione del fenomeno che si sta studiando grazie alla cosiddetta operazionalizzazione – e cioè l‟insieme dei passaggi attraverso cui si attribuisce un contenuto empirico a concetti non immediatamente osservativi (Bruschi34) – diventa opportuno effettuare una ricognizione del fenomeno, analizzando come esso stesso si presenta nella realtà con tutte le sue varietà. Si effettua una classificazione: si individua un criterio distintivo di differenziazione tra diverse realtà e si attribuiscono delle singole classi a queste realtà. Spesso, in scienza politica si ricorre alle cosiddette tipologie e cioè alle operazioni intellettuali che consentono di descrivere la realtà sulla base di più di un criterio distintivo.

Per far ciò in maniera corretta, Mill35 individua due importanti criteri:

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BRUSCHI, Metodologie delle scienze sociali, Mondadori, 1999. 35

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- L‟esclusività, secondo cui la classificazione debba essere formulata in modo tale che un determinato caso sia di appartenenza esclusiva di una classe e non possa appartenere contemporaneamente a un‟altra;

- L‟esaustività, secondo cui le classi che scaturiscono

dall‟articolazione di quel determinato criterio debbano comprendere tutti gli oggetti o le realtà assumibili entro il fenomeno più generale che si sta studiando.

Giungendo a questo punto della ricerca, la fase di costruzione e di raccolta dei dati necessari è già avvenuta o è in corso, tenendo conto degli obiettivi ben precisi e ricorrendo a diverse fonti e modalità. Tale raccolta può avvenire innanzitutto attingendo a fonti secondarie e cioè, sia prendendo i dati da banche già esistenti, sia facendolo da altre ricerche che sono già state pubblicate. I dati, inoltre, possono essere raccolti attraverso interviste con risposte aperte oppure somministrazione di questionari di massa che spesso sono strutturate a scelta multipla. Da tenere in considerazione sono anche il reperimento e l‟esame di documenti, nonché l‟osservazione partecipazione di chi è presente all‟evento- fenomeno che si vuole analizzare.

Queste fasi portano alla formulazione di ipotesi che possono essere controllate attraverso quattro diversi metodi:

- Metodo sperimentale;

- Metodo statistico;

- Metodo comparato;

- Studio del caso.

A differenza di quanto accade il terzo metodo, i primi due sono molto limitati nella ricerca politica. Lo studio del caso può essere considerato come una strategia particolare di comparazione, la cui caratteristica principale è quella di considerare un unico caso, ottenendo la possibilità di analizzarlo più a fondo, come nel caso del presente lavoro in cui, nell‟ultimo capitolo verrà utilizzato come caso studio un progetto a cui ho partecipato personalmente.

47 5. Conclusioni

Prima di addentrarsi nel pieno dell‟argomento che verrà trattato nell‟intero lavoro e che vedrà i giovani come protagonisti indiscussi, si è ritenuto necessario in questo primo capitolo analizzare ciò che sta al di sopra di essi, ciò che agisce su di essi, a ciò che viene fatto per loro e così via. In sintesi, analizzare le politiche pubbliche risulta fondamentale per capire meglio sia il contenuto della tesi e il contesto all‟interno il quale è inserita, sia le metodologie e i criteri utilizzati per il suo svolgimento che, implicitamente o meno segue delle fasi precise.

Lo studio delle politiche pubbliche, come è facile intuire, presuppone quello della politica in generale. Il termine “politica” viene spesso usato nel linguaggio comune, in situazioni e circostanze formali e non, ma riuscire a dare una definizione univoca risulta piuttosto complicato. Nonostante ciò, si è visto come diversi filosofi, storici e studiosi di scienza politica abbiano mostrato un interesse in materia, essendo consapevoli della rilevanza dei tema ai giorni nostri. Si tratta, infatti, di un qualcosa che coinvolge diversi ambiti e definirne i confini risulta abbastanza difficile.

La politica ha tre facce distinte: la politics, cioè lo studio del potere e la sua natura; la polity, cioè la definizione dell‟identità e dei confini della comunità politica; e, infine, la policy, ovvero i programmi di azione, provvedimenti e interventi che vengono proposti dagli attori politici e decisi nelle sedi politiche e che ricadono, di conseguenza, sulla vita quotidiana dei cittadini. Ed è proprio in quest‟ultimo caso che si fa riferimento alle politiche pubbliche, analizzate nell‟intero capitolo.

Anche in questo caso, trovare una definizione univoca di politiche pubbliche è piuttosto difficile. Sono state individuate definizioni ampie o ristrette in base agli attori, all‟intenzionalità e alla dinamicità e, allo stesso tempo, punti di giunzione in positivo o in negativo delle stesse.

È facile capire quanto sia stata diffusa la volontà di creare diverse classificazioni delle politiche pubbliche in relazione al modus operandi. A tal

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proposito, la più comune e nota è quella dello scienziato politico Lowi, il quale le classifica in: politiche distributive, redistributive, regolative e costituenti.

L‟eterogeneità della materia in esame ha portato molti studiosi di scienza politica a individuare le diverse fasi delle politiche pubbliche, per esemplificare nel migliore dei modi anche le attività di ricerca e non solo. La classica differenziazione delle fasi è quella basata, in ordine, sui seguenti punti: individuazione di un problema, formulazione di una politica, decisione, attuazione della decisione, valutazione dei risultati, continuazione o fine della politica (analizzate singolarmente e dettagliatamente nel paragrafo 1.2.2.). Analogamente, è stato ritenuto opportuno fare una classificazione degli attori che prendono parte a tali processi decisionali (il Parlamento, il Governo, i Partiti, la Pubblica amministrazione, i gruppi d‟interesse, gli esperti). La fase di implementazione, nonché della cosiddetta “messa in opera”, e quella della valutazione sono state le fasi maggiormente prese in esame nella stesura del lavoro – e in particolar modo dell‟ultimo capitolo – strettamente connesse con la metodologia della ricerca. Con “metodologia” della ricerca si intende quell‟insieme di procedure logiche che riguardano ciò che si vuole studiare (nel mio caso si tratta di un progetto sulle politiche giovanili del programma Youth in Action, intitolato “4 SOUTH: Da Nord-Sud a Sud-Sud” che ha anche previsto uno scambio interculturale, anch‟esso oggetto di studio) ed è basata su criteri specifici, quali: attenzione e interesse nei confronti del problema (mio interesse personale come punto di partenza, anche e soprattutto in qualità di giovane); rilevanza del tema (potenzialità che la mia ricerca possa essere d‟aiuto o anche semplicemente come spunto per decisioni future; conoscenza della letteratura (è stato necessario il ricorso sia alla letteratura in materia di cui ero a conoscenza – grazie al percorso accademico, ma anche a quello esclusivamente personale – sia la ricerca e l‟approfondimento di una letteratura a me fino al momento sconosciuta); formulazione precisa del quesito (contestualizzazione esatta di tempi e luoghi, grazie anche alla mia partecipazione diretta); controllabilità empirica della formulazione (sono state elaborate ipotesi e spiegazioni dei risultati ottenuti mediante la formulazione di questionari rivolti ai partecipanti). Nel mio caso specifico, la formulazione delle ipotesi è stata controllata dallo “Studio del caso”: questo fa parte di quella corrente definita

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come “approccio naturalistico”, laddove con quest‟ultimo termine si fa riferimento al fatto che una parte delle informazioni e dei dati si ricavano dalla diretta osservazione di “contesti naturali”. La metodologia utilizzata è caratterizzata, appunto, da descrizioni ricche di informazioni che provengono da varie fonti e soprattutto dall‟osservazione diretta. La raccolta dei dati, fondamentale nello fase di ricerca, può essere basata su interviste (è il mio caso: ho sottoposto un questionario ai partecipanti, costituito da domande sia a risposta aperta che chiusa); metodi etnografici (ho cercato di calarmi il più possibile nel contesto di provenienza dei partecipanti); osservazione diretta (ho osservato anche i loro comportamenti dall‟esterno); osservazione partecipante (ho preso parte alle attività); i giudizi degli esperti (ho sentito i pareri degli esperti, partecipanti al progetto anche solo come organizzatori); documenti, rapporti (ho ricercato anche le generalità dei progetti come quello a cui ho preso parte, risalendo a ciò che sta al di sopra e a priori). Questo verrà approfondito nell‟ultimo capitolo.

50 Capitolo II