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127dere alle diverse esigenze che si presentano in momenti divers

dell’anno, che rappresenterebbe inoltre un elemento di ricono- scibilità di uno spazio pubblico o di un quartiere, è una sfida che intercetta le limitazioni insite nelle due tipologie di sistema. Un esempio in questo senso è rappresentato dal padiglione spagnolo realizzato nel 2008 per l’expo di Saragozza su progetto dell’ar- ch. Francisco José Mangado (Fig. 4), uno spazio con una co- pertura di grandi dimensioni (sulla quale sono collocate vasche per la raccolta dell’acqua piovana) e numerose colonne in cotto lungo tutto il perimetro. Le colonne, che presentano un nucleo metallico centrale rivestito di strati di ceramica, sono attraversa- te al loro interno da un flusso d’acqua continuo. In parte l’acqua si deposita nella vasca basamentale che circonda interamente gli spazi espositivi, mentre una quota viene nebulizzata verso la zona del portico, rinfrescando gli spazi esterni al padiglione. Le colonne contribuiscono a schermare la radiazione solare diretta all’interno del padiglione, rappresentano un contributo in ter- mini di massa termica per ridurre il rischio di surriscaldamento all’interno, veicolano l’acqua raccolta sulla copertura per por- tarla dove può essere utilizzata in vari modi, e in particolare per raffrescare lo spazio esterno.

È possibile sistematizzare questo tipo di approccio nel mo- mento in cui si prevede un sistema che previene gli effetti nega- tivi dei cambiamenti climatici?

Uno spazio come una piazza della pioggia, che per il 98%

del tempo si comporta come una normale piazza, che non può essere vegetata perché sotto la pavimentazione non c’è suolo ma una camera d’acqua per il filtraggio e trattamento dell’acqua, oltre magari ad un set di sottosistemi urbani (reti tecnologiche e impiantistiche), potrebbe ospitare sistemi che siano allo stesso tempo strutture che generano aree raffrescate tramite getti, lami- ne o acqua nebulizzata (Fig. 5), e nel caso di sistemi come gli alberi d’aria, anche ombreggiate. Occorre certamente tenere in considerazione questioni di configurazione fisica dello spazio, e strutturali, ma dall’altra, se si vuole pensare ad un sistema che utilizza per raffrescare la stessa acqua raccolta (se non quella della strada almeno quella dei tetti), occorre pensare a come sa- nificare l’acqua prima di riutilizzarla. La piazza della pioggia, per questioni legate alla qualità dell’acqua, consente il ristagno dell’acqua per non più di 32 ore. Attualmente, l’acqua raccolta in cisterne sotto la piazza, viene poi convogliata nel sistema fogna- rio una volta passato il momento di crisi. Nel caso di un sistema di nebulizzazione dell’acqua le minuscole gocce evaporano e non arrivano a terra.

Nel caso, per esempio, di getti o lamine d’acqua lungo una superficie, l’integrazione di sistemi sarebbe possibile nel mo- mento in cui l’acqua piovana raccolta attraverso sistemi di biori- tenzione, andasse, una volta sanificata, ad alimentare, almeno in parte, il sistema dell’acqua usata per raffrescare lo spazio urbano (Fig. 6).

Fig. 2

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Technology and Evolution of the Eco-Systemic Approach to the Design

Conclusioni

La flessibilità dei sistemi basati sull’uso dell’acqua rappre- senta una possibile risposta alla necessità di ottimizzare l’uso e la gestione di questo elemento, che, anche se in generale risul- ta sempre più scarso e prezioso in determinate situazioni viene considerato elemento da dissipare.

Nei contesti urbani in cui si cerca di far fronte per gli effet- ti dei cambiamenti climatici sia per l’eccesso di calore, sia le piogge eccessive, è importante che i sistemi progettati e imple- mentati riescano ad assumere un ruolo nei differenti momenti di criticità. Essi devono rappresentare anelli di una catena che tiene insieme strutture verdi e blu in contesti molto mineralizzati in cui spesso queste infrastrutture si interrompono non riuscendo più a garantire percorsi e aree di sosta confortevoli. La presen- za dei sistemi basati sull’uso dell’acqua rende questi spazi dei luoghi riconoscibili come spazi della comunità, cioè elementi legati alla vivibilità urbana, ma anche termicamente confortevoli e in grado di assorbire e recuperare l’acqua piovana in eccesso, assumendo una funzione importante anche nell’ottica del meta- bolismo urbano.

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Fig. 6

Fig. 1 - Mappa delle aree in Europa dove è possibile l’applicazione delle tecniche di raffescamento evaporativo. Fonte: Salmeròn J. M. et al., 2012 Fig. 2 - Planimetria del bulevar de la naturaleza a Vallecas a Madrid, con evidenziati i tre alberi d’aria (in alto). Essi si auto-alimentano per la presenza di un sistema di pannelli fotovoltaici nella sommità. La prima foto in basso a sinistra riporta il cilindro rivestito di vegetazione rampicante, la terza foto in basso il “South Air Tree”, che raffresca l’aria attraverso l’erogazione di acqua nebulizzata. La seconda e la quarta foto in basso riportano i due cilindri illuminati di notte. Foto: Emilio P. Doitza

Fig. 3 - I diversi assetti di una piazza dell’acqua in funzione della presenza dell’acqua. A sinistra in alto la piazza senza acqua si comporta come uno spazio urbano convenzionale. In alto a destra la piazza dopo una leggera pioggia che concentra l’acqua stagnante in poche aree al centro dell’area. In basso a sinistra la piazza completamente allagata durante un’intensa precipitazione (una volta all’anno). In basso a destra quando la piazza è caratterizzata dalla presenza di acqua ghiacciata e dove è possibile pattinare sul ghiaccio. Fonte: De Urbanisten

Fig. 4 - Vista esterna del padiglione spagnolo all’expo di Saragozza nel 2008, in cui si evidenzia lo sporto della copertura e la fitta rete di colonne (a sinistra), e (a destra) la vasca basamentale nella quale terminano le colonne in ceramica. Foto: P. Pegenaute

Fig. 5 - La possibile integrazione di un sistema di raffrescamento basato sull’uso di acqua nebulizzata in una piazza della pioggia. Schema della piazza allagata in seguito a precipitazione intensa (in alto) e (in basso) rappresentazione dello spazio con un sistema di nebulizzazione durante la stagione calda. Credits: A. de Agostini

Fig. 6 - Paley Park, a Manhattan (NY), piccolo spazio urbano confinato su tre lati e caratterizzato dalla presenza di vegetazione; la cascata d’acqua con i suoi 6,5 m di altezza delimita lo spazio su un lato e contribuisce al raffrescamento (Foto: Bill Browning). A destra schemi di integrazione di sistemi di raccolta dell’acqua/raffrescamento; in alto durante le precipitazioni l’acqua viene raccolta grazie ad un sistema di bioritenzione (rain garden) e riutilizzata in un secondo momento (in basso) come acqua lungo una parete in uno spazio esterno. Credits: A. de Agostini

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Technology and Evolution of the Eco-Systemic Approach to the Design

RIGENERAZIONE URBANA INTEGRATAE URBAN METABOLISM: RI-PROGETTAREIL COSTRUITOIN CHIAVE

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