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97riati pubblico-privati ampi e partecipati (Gustafsson and Mellár,

2018). Interventi basati sulla partecipazione, intesa come pro- cesso di informazione, consultazione, ma anche deliberazione e coinvolgimento attivo della comunità.

In Italia l’area della Tecnologia dell’Architettura da sempre esprime una forte tradizione nel campo della progettazione par- tecipata, dalla democrazia progettuale di Marco Zanuso matu- rata con l’esperienza olivettiana, fino alle più recenti esperienze di project anticipation che vedono le neuroscienze affiancare e supportare le discipline del progetto (Fanzini and Rotaru, 2018). Tuttavia questi modelli partecipativi sono difficili da attuare su larga scala, come richiede il progetto eco-sistemico del pae- saggio, per una mancata abitudine al confronto e alla ricerca di compromessi tra interessi diversi, e per un gap culturale nella comunità.

In questo contesto le istituzioni culturali possono assumere il ruolo di driver dello sviluppo, facilitando i processi e contri- buendo alla creazione di capitale sociale, diffondendo la “cultura della sostenibilità”, la ricerca di risposte resilienti alle sfide della globalizzazione e la formazione dei soggetti coinvolti nei pro- cessi deliberativi. È in questa direzione che va letta la loro pro- gressiva apertura verso il territorio e la società, con l’impegno a contribuire in modo concreto al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile, al contrasto al climate change, alla ge- stione delle emergenze e delle emigrazioni, massimizzando gli impatti positivi della cultura sui sistemi locali per accrescere il benessere delle comunità (OECD Secretary-General and ICOM Secretariat, 2018)1. E analogamente va letta anche l’apertura

verso le tecnologie digitali, in quanto strumenti per la comuni- cazione contemporanea in grado di ampliare l’accesso alla cul- tura, e accrescere l’esperienza culturale con contenuti virtuali e di realtà aumentata (Bonacini, 2011; Aliprandi and Dal Pozzolo, 2019).

La cultura sensibilizza la comunità sull’importanza della memoria per la costruzione di un futuro condiviso, stimolando la produzione di “co-narrazioni”, ovvero atti creativi di lettura del passato, ma anche interpretazione dei suoi impatti sul presente e quindi valutazione delle ricadute (Brown et al., 2019).

Con il tramite della cultura si educa all’impiego di strumenti adattivi per la costruzione di “città e comunità aperte”, favoren- do la partecipazione degli abitanti alla definizione di una forma urbana complessa che sia espressione della ricchezza data dalla diversità (Sennett, 2018).

Buone pratiche mutuate dall’esperienza ecomuseale

L’interazione tra sistema fisico, socio-economico e culturale è possibile solo attivando una dimensione comunitaria e identi- taria dei luoghi che, dal rafforzamento del senso di appartenenza, inneschi nella collettività effetti di riappropriazione progettuale. Il primo passaggio di questo processo è la “capacitazione”, per accrescere le competenze affinché ciascuno possa essere porta- tore di conoscenze funzionali al progetto.

Con riferimento a ciò è interessante l’esperienza di ecomusei e musei di comunità. La 24esima Conferenza generale ICOM “Museums and cultural landscapes”, tenutasi a Milano nel 2016, ha riconosciuto loro un ruolo di indirizzo nella gestione dei beni comuni e in particolare del paesaggio. Le buone pratiche matu-

1 In Italia a questo scopo è stato istituito il gruppo di lavoro trasversale “Cultura per lo sviluppo sostenibile” nell’ambito di ASviS Alleanza per lo Sviluppo Soste- nibile.

2 Cfr. Riva, 2017, e Baratti, F. (2012), Ecomusei, paesaggi e comunità. Esperienze, progetti e ricerche nel Salento, Franco Angeli, Milano.

3 Cfr. Piana, S. (2018), “Contratto di lago. Come si concilia la protezione dell’ambiente con la promozione turistica”, Piemontese.it, 31 gennaio, http://www.piemon- temese.it/2018/01/31/contratto-di-lago-come-si-concilia-la-protezione-dellambiente-con-la-promozione-turistica-di-samuel-piana/ (accesso 10 aprile 2020). 4 Cfr. https://www.ecomusei.trentino.it/attivita/bilancio-sociale (accesso 10 aprile 2020).

5 Cfr. Riva, 2017 e http://www.pandisorc.it/ (accesso 10 aprile 2020).

rate in campo ecomuseale - mappe di comunità, contratti di lago e di fiume, bilanci sociali e partecipativi, marchi collettivi, smart turism - prefigurano opportunità per la sperimentazione di for- me avanzate di governance, laboratori di partecipazione a livello urbano per la formazione di una democrazia di prossimità, e a livello culturale per lo sviluppo di una coscienza di tutela attiva dei beni comuni e di gestione condivisa dell’ecosistema urbano (Riva, 2017).

Tra le buone pratiche, le mappe di comunità “raccontano” il territorio dal punto di vista della popolazione, in modo soggetti- vo e contestualizzato. Significativa l’esperienza della Puglia con il coordinamento del Sistema Ecomuseale del Salento dove, a supporto della fase conoscitiva del Piano Paesaggistico Territo- riale Regionale PPTR, sono stati attivati sul territorio laboratori per promuovere la partecipazione attraverso la redazione delle mappe di comunità. I risultati ottenuti sono stati inseriti fra gli strumenti attuativi del PPTR sotto forma di indicazioni per il progetto del paesaggio2.

Risposte resilienti e adattive derivano dai contratti di fiume e di lago, accordi volontari per la gestione ambientale del paesag- gio. Un esempio è il contratto di lago promosso e gestito dall’E- comuseo del Lago d’Orta e Mottarone in Piemonte, stipulato nel 2018 tra Regione, Province di Novara e Verbano-Cusio-Ossola, soggetti economici e associativi. L’accordo è stato siglato con gli obiettivi di valutare la situazione idrogeologica del bacino com- promesso dagli scarichi industriali chimici, migliorare lo stato ecologico delle acque, riqualificare i sistemi ambientali e le aree industriali dismesse, valorizzare il paesaggio e il patrimonio cul- turale diffuso, incentivare la cura e la manutenzione degli spazi pubblici, condividere e diffondere la conoscenza3.

Nell’ambito della redazione dei bilanci sociali interessante è l’esperienza della Rete degli Ecomusei del Trentino che dal 2010, con il finanziamento di Fondazione Caritro, ha avviato un processo per la rendicontazione sociale dei singoli ecomusei e della rete nel suo complesso. Attraverso il bilancio sociale l’eco- museo in una prima fase effettua un’autoanalisi, definisce poi le sue linee strategiche di indirizzo e infine rende conto alla comu- nità delle scelte, del processo e dei risultati sociali conseguiti4.

Nuove economie vengono generate dagli ecomusei attraver- so la creazione di marchi collettivi. In questa direzione si muove l’Ecomuseo delle Acque del Gemonese, in Friuli Venezia Giulia, con il progetto “Pan di Sorc” che ha reintrodotto l’intera filiera produttiva del mais a ciclo vegetativo breve. Oggi il pan di sorc è un marchio collettivo e un presidio Slow Food. La sua reintro- duzione ha portato al recupero del paesaggio agrario storico e a nuove possibilità di impiego5.

In tema di promozione territoriale caso studio interessante è l’Ecomuseo Casilino Ad Duas Lauros nel Municipio Roma V, dove il censimento partecipato delle risorse culturali e naturali è diventato l’occasione per lo sviluppo di nuove infrastrutture tecnologiche per lo studio e la valorizzazione turistico-culturale del territorio. Con la collaborazione del Laboratorio SmarTou- rism dell’Università “Tor Vergata”, dal 2016 l’Ecomuseo si è dotato di una piattaforma tecnologica che organizza i dati con- sentendo di sperimentare declinazioni dello smart tourism, dalle App all’Augmented Reality. I percorsi partecipativi di mappatura del territorio hanno consentito anche di giungere nel 2019 alla redazione di un Piano di assetto urbanistico per il Comprensorio

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Technology and Evolution of the Eco-Systemic Approach to the Design

Casilino a Tor Pignattara, per contrastare abusivismo e specula- zione edilizia, salvaguardando la memoria dell’Agro Romano6.

Non si tratta di strumenti inediti, il valore aggiunto dell’ap- proccio ecomuseale è però dato dall’azione basata sulla parteci- pazione e sulla cooperazione, valorizzando innanzitutto le rela- zioni sociali. Con questa logica opera ad esempio l’Ecomuseo del Paesaggio di Parabiago che a nord di Milano, lungo il fiume Olona, è riuscito a convogliare risorse e interessi di diversi sog- getti per un vero e proprio “rinascimento” ambientale e sociale del territorio7.

Trasferibilità dell’approccio ecomuseale al progetto del pa- esaggio urbano

Gli ecomusei sono ambienti idonei e ricettivi dove sperimen- tare e misurare l’efficacia di modelli avanzati di governance, ed è utile mutuare da essi pratiche di capacitazione e partecipazione in grado di superare l’empasse progettuale che spesso si genera laddove manca la disponibilità ad assumersi l’onere delle scelte, con la rinuncia del pubblico al ruolo di orientamento e coordina- mento, e del privato a sostenere gli interessi della collettività. In particolare tale empasse, più evidente nei contesti urbani dove forti sono le pressioni economiche, mostra l’inefficacia di mo- delli di sviluppo centralizzati, sovraordinati rispetto alle dinami- che delle comunità insediate.

In ambito metropolitano una risposta viene da modelli di svi- luppo che promuovono una democrazia di prossimità. Il caso milanese in questo è emblematico, con le sperimentazioni del bilancio partecipato, il dibattito pubblico sulla riapertura dei Na- vigli, gli interventi di urbanistica tattica per la riqualificazione partecipata di alcune criticità urbane. In realtà si tratta si speri- mentazioni spesso ancora “calate dall’alto”, senza radicamento nella comunità e una reale partecipazione deliberativa, che in molti casi hanno portato a risultati effimeri o di dubbia qualità urbana. Anche nel contesto milanese assumono allora valore le esperienze promosse dalle associazioni e dalle istituzioni cultu- rali per la capacitazione della comunità. Il riferimento è ad esem- pio all’Associazione culturale Urban Curator TAT Tecnologia Architettura Territorio che indaga il tema della qualità urbana, promuovendo un ruolo attivo della popolazione e dei Municipi rispetto all’accentramento nei processi decisionali, avanzando e discutendo con gli stakeholder sperimentazioni progettuali “dal basso” per il comparto sud-orientale della città8. Ma anche alle

attività di sensibilizzazione e formazione della realtà ecomuseale milanese, in forte crescita: all’Ecomuseo Urbano Metropolitano Nord Milano, riconosciuto dalla Regione nel 2009, che opera a Niguarda con il Municipio 9, si sommano oggi i cantieri dell’E- comuseo MUMI Milano Sud attivo nei Municipi 6 e 5, l’Ecomu- seo della Vettabbia e dei Fontanili nell’ambito del Municipio 4, e l’Ecomuseo Martesana nel Municipio 29. Esperienze in grado

di rifondare il progetto del paesaggio urbano, promuovendo la memoria, i saperi locali, la ricucitura della città con i suoi terri- tori contermini, e anche l’impiego delle nuove tecnologie per la comunicazione, l’accesso alle informazioni e il coinvolgimento più ampio della comunità.

6 Cfr. Riva, 2017 e http://www.ecomuseocasilino.it/percorsi/ (accessed 10 April 2020).

7 Cfr. Fanzini, D., Riva, R. e Dal Santo, R. (2019), “Pact for the river renaissance of the Olona Valley”, SMC Sustainable Mediterranean Construction, vol. 10, pp. 69-73.

8 L’Associazione, presieduta da Fabrizio Schiaffonati, è nata nel 2017 su un comune interesse di docenti universitari, architetti, professionisti, urbanisti, studiosi di problemi economico-sociali e cittadini. Per approfondimenti si vedano: UCTAT (ed) (2018), Proposte e progetti per il sud Milano. Il ruolo dei Municipi, No- tizie dal Comune, Milano; e UCTAT (ed) (2020), Una strategia per il sud-est di Milano. L’hub di Rogoredo. Progetti, operatori, infrastrutture e valorizzazione

ambientale, Maggioli, Santarcangelo di Romagna.

9 Per approfondimenti si rimanda ai siti: https://www.eumm-nord.it/, https://www.mumi-ecomuseo.it/, https://www.ecomuseovettabbiafontanili.it/, https://www. ecomuseomartesana.it/it/ (accessed 10 April 2020).

10 È quanto sostiene Francesco Karrer nell’articolo “Riflessioni sulla necessaria riforma urbanistica”, InGenio, 3 aprile 2020: https://www.ingenio-web. it/26380-francesco-karrer-riflessioni-sulla-necessaria-riforma-urbanistica (accessed 10 April 2020).

Tali esperienze mostrano la necessità di aggiornare il proget- to del paesaggio e dello spazio pubblico, mettendo in discussione i processi autorizzativi e le competenze dei decisori e delle com- missioni tecniche a supporto, in favore di una valorizzazione e di un maggior coinvolgimento dei saperi che il territorio esprime. In questo senso ecomusei e associazioni culturali possono assu- mere un ruolo inedito nelle pratiche di progetto, cura e presidio dei beni comuni, partecipando ai tavoli che definiscono l’assetto dei nuovi paesaggi, fornendo un supporto tecnico e culturale ai soggetti intermedi che promuovono una democrazia di prossi- mità, capacitando la comunità e dando concretezza ai principi di sussidiarietà. Un aggiornamento nella direzione di una auspicata riforma dell’urbanistica in grado di supportare efficacemente le politiche per la città, andando oltre la dimensione fisica del terri- torio, verso una trasformazione dell’ambiente costruito nella sua piena dimensione ecosistemica10.

References

Aliprandi, D. and Dal Pozzolo, L. (2019), “Cultura e digital transformation: tracce di una svolta (forse già avvenuta)”, available at: www.symbola.net/ approfondimento/cultura-e-digital-transformation-tracce-di-una-svolta- forse-gia-avvenuta-di-damiano-aliprandi-e-luca-dal-pozzolo/ (accessed 13 March 2020).

Bonacini, E. (2011), Nuove tecnologie per la fruizione e la valorizzazione del

patrimonio culturale, Aracne, Roma, IT.

Brown, K.E., Davis, P. and Raposo, L. (2019), “On Community and Sustainable Museums”, available at : www.eulacmuseums.net (accessed 13 March 2020). Fanzini, D. and Rotaru, I. (2018), “Project anticipation as a tool for built

environment social resilience”, Techne, vol. 15, pp. 101-107.

Fanzini, D., Tartaglia, A. and Riva, R. (2019b), Project challenges: sustainable

development and urban resilience, Maggioli, Santarcangelo di Romagna, IT.

Gustafsson, C. and Mellár, B. (2018), Research for CULT Committee - Best practices in sustainable management and safeguarding of cultural heritage in the EU, European Parliament, Policy Department for Structural and Cohesion Policies, Brussels

OECD Secretary-General and ICOM Secretariat (2018), Culture and local development: maximising the impact. Guide for Local Governments, Communities and Museums, OECD/ICOM, Brussels

Riva, R. (2017), Ecomuseums and cultural landscapes. State of the art and future

prospects, Maggioli, Santarcangelo di Romagna, IT.

Schiaffonati, F. (2019), Paesaggi milanesi. Per una sociologia del paesaggio

urbano, Lupetti, Milano, IT.

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