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Adriano Ferrara1, Elisabetta Ginelli2, Elena Mocchio3, Gianluca Pozzi4

Abstract

Partendo da un approccio multidisciplinare e propositivo, il saggio vuole dimostrare come la normazione tecnica volontaria possa e debba es- sere un sostegno imprescindibile al Progetto nell’era digitale. Attraverso una visione e un linguaggio comune per una cultura della progettazione, la normazione tecnica consente di individuare modelli organizzativi di governance, obiettivi, strumenti e un linguaggio comune per identificare la rete di attori e promuovere la diffusione della conoscenza, affinché da dispositivo “passivo” e unidirezionale diventi attivo ed incentivante per “fare bene le cose”.

Keywords: Adattività della norma, Condivisione dell’informazione, Informazione tecnica, Innovazione, Standardizzazione

1 UNI - Ente Nazionale di Normazione, [email protected]

2 DABC - Dipartimento di Architettura, Ingegneria delle Costruzioni e Ambiente Costruito, Politecnico di Milano, [email protected] 3 UNI - Ente Nazionale di Normazione, [email protected]

4 DABC - Dipartimento di Architettura, Ingegneria delle Costruzioni e Ambiente Costruito, Politecnico di Milano, [email protected]

“(…) Grazie all’opera il progetto può diventare definizione normativa e la norma può disvelare un’intenzione progettuale. (…)” (Benvenuto, 1985)

“(…) Solo molto recentemente il progresso e il benessere dell’umanità hanno iniziato a essere (…) dipendenti dall’efficace ed efficiente ge- stione del ciclo di vita dell’informazione” (Floridi, 2017)

Progetto e codici adattivi condivisi

Siamo nell’era dell’informazione e, come dichiara Floridi, l’infosfera sta trasformando il mondo assumendo i contorni della quarta rivoluzione. Ma l’era digitale e l’intelligenza artificiale come trasformano, in particolare, il progetto di architettura? Lo mutano, lo agevolano nel suo evolversi processuale o lo diri- gono, condizionandolo? Lo influenzano drasticamente o lo sup- portano nella fase decisionale? Digitalizzazione ed intelligenza artificiale sono strumenti per trovare e applicare strategie inno- vative? Sono supporti imprescindibili o si tramutano in un con- temporaneo Hal? (2001: Odissea nello spazio).

Nella cultura tecnologica, il progetto vede la fase informa- tiva (di contesto, tecnica, normativa, culturale, ecc.) come un momento cruciale. Compiere esperienze di progetto, affermava Zaffagnini, significa legare l’informazione al processo creativo. La disponibilità di informazione oggi non rappresenta certo un problema. Tutt’altro: questa dimensione permette flessibilità di opzione e innovazione, ma il come si tratta l’informazione è il vero tema. La capacità di scegliere, organizzare e possedere un linguaggio comune; gestire le possibilità di organizzazione, condivisione e trasformazione delle informazioni, gestirne il ciclo di vita senza esserne travolti e condizionati, sono i punti di riflessione generativi del saggio, che conduce a un pensiero conclusivo: vivere con e non nella “società digitale dell’infor- mazione” per non dipendere dallo strumento, ma essere in grado di utilizzarlo e governarlo secondo una visione di progetto che tenga conto del contesto sociale, economico ed ambientale in cui si inserisce, valutando gli impatti diretti ed indiretti della sua realizzazione.

Il digitale è supporto fondamentale per l’innovazione con-

tinua (Arthur, 2009), sia per la capacità di gestire un immenso flusso di informazioni, sia per la resilienza che può mettere in campo attraverso l’elaborazione di soluzioni alternative a patto, però, che abbiano una matrice multidimensionale e multicrite- riale tanto da permettere di affrontare la complessità della realtà progettuale. Il rapporto con la digitalizzazione e l’intelligenza artificiale è a un punto di svolta positivo (Elkhord, 2017), a con- dizione che – e forse ciò che sta avvenendo in questo momento di emergenza COVID-19 è dimostrazione di ciò – si operi in modo tale che: i) permanga una salda e condivisa guida culturale del progetto, in cui società e ambiente, idea e fattibilità possibi- le coesistano realisticamente, in una solidale sinergia tra aspetti ambientali, sociali, economici e istituzionali per intravvedere strategie finalizzate all’equilibrio tra natura uomo e tecnologia; ii) si acquisisca conoscenza sulle potenzialità dello strumento di- gitale; iii) si forniscano norme di “sistema” a supporto del dialo- go tra i diversi aspetti della progettualità, secondo un approccio olistico che vede negli elementi culturali, naturali e tecnologici, un “sistema complesso” che si integra e completa.

Oggetto di riflessione sono, quindi, i seguenti temi metodo- logici: i) l’orientamento strategico che individua il progetto; ii) il progetto della normazione per l’utilizzo delle informazioni; iii) il progetto della normazione per il progetto di architettura. Orientamento strategico del progetto

Progetto-normazione-opera è la triade che la cultura tecno- logica della progettazione ha posto sempre al centro del proprio interesse risultando determinante l’“intenzione”, intesa come direzione, controllo e governance che l’azione progettuale deve avere sulla propria risultante.

Si dichiara che “il digitale scolla l’intelligenza dall’azione” (Floridi, 2017) e rischia di scollare l’opera di architettura dal progetto: la frammentazione (Losasso, 2017) potrebbe vanifica- re l’”agire finalizzato” che da sempre il progetto si pone come obiettivo.

Le citazioni pongono due questioni importanti che atten- gono, la prima, al rapporto con lo strumento e la seconda con

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Technology and Evolution of the Eco-Systemic Approach to the Design

la modalità di gestione delle informazioni. L’atteggiamento progettuale disciplinare rifiuta il semplicistico “numero” della discretizzazione privilegiando input/output multicriteriali, mul- tiscalari e multidimensionali. Il progetto può garantire il valore etico a questi elementi, sottoponendoli ad azione di interpreta- zione, controllo e valutazione con una capacità di lettura che solo la conoscenza e il rafforzamento culturale continuativo sul significato di Progetto come sistema possono fornire.

La digitalizzazione mette in campo la differenza tra caos, come assoluta omogeneità, e disordine come luogo dell’indi- stinto. In uno scritto del 1985, Ciribini si sofferma sul tema della razionalità digitale e della razionalità analogica. La prima, egli dichiara, raggiunge risultati perfetti ma con la caratteristica di essere statistico-probabilistici poiché interpreta l’informazione ad una sola dimensione. La seconda affronta il tema informazio- nale in modo qualitativo. La prima «con un’interpretazione si- mile al valore di scambio delle merci, la seconda si presenta con la sfumata ricchezza della pluridimensionalità del valore d’uso» (Ciribini, 1985).

Tale assunto, basilare, è probabilmente equiparabile alla dif- ferenza sostanziale che esiste tra il significato di complicazione e quello di complessità. In altri termini, senza riferimenti precisi e senza un linguaggio comune interoperabile culturale e tecnico, l’interpretazione del problema progettuale in chiave digitale si manifesta come soluzione di una “complicazione”, con la cer- tezza quindi di trovare una soluzione univoca e presunta perfetta per quella circostanza o, peggio per più circostanze, facendola diventare universale, globale e sensazionale. In questo modo, il rischio, anzi forse addirittura la certezza, è quello di scordarsi il valore del pensiero complesso che invece fa i conti con l’in- certezza. È la certezza dell’incerto la caratterizzazione umana ed è compito della “macchina” aiutarci ad affrontarla, lasciando all’uomo l’autonomia decisionale e la possibilità di individua- re soluzioni innovative. Il “software” è nelle mani dell’uomo, colto, ragionante e ragionevole, pro-attivo, che sa interpretare e guidare lo strumento, per non incorrere nella preoccupazione di “progettare il disegno” anziché “disegnare il progetto” (Giac- chetta, 2019). Tale dichiarazione richiama l’esigenza di un’in- telligenza dinamica e creativa, umana, che sa come connettere i nessi e individuare relazioni, che non si fa affascinare e fago- citare dal dispositivo ma che, attraverso le potenzialità di ela- borazione delle connessioni, sa imporne un orientamento d’uso strategico per mantenere salda l’attenzione sul significato etico del Progetto. In altri termini il protagonista non è l’oggetto, ma colui che lo sa governare interrelando le diverse discipline e i diversi punti di vista convergenti nel progetto.

Contro questa tendenza è possibile, pur sembrando parados- sale, proporre, tra le altre strategie, il concetto di “unificazione” in termini dinamici, che sostanzia l’idea di rendere organico un insieme costituito da parti e affronta la gestione del ciclo di vita dell’informazione, incentivando l’innovazione e la visione mul- tidisciplinare. “Organismo” (edilizio) e “sistema aperto” dipen- dente dalla rete degli eco-sistemi a cui appartiene, è il valore che la cultura tecnologica attribuisce all’opera di architettura. Af- finché ogni componente dell’organismo possa dialogare con gli altri e, insieme, possano dialogare con l’eco-sistema circostante, è necessaria l’assunzione di codici adattivi condivisi, unificati, di interoperabilità, che operino insieme per un determinato fine.

In una ri-appropriazione/assunzione di responsabilità del progetto, la norma tecnica può fornire gli strumenti in grado di supportare l’azione dei progettisti con i restanti attori, soprattut- to istituzionali, in ogni processo decisionale. Questo può avveni- re attraverso un metodo di progettazione che non “standardizza” rigidamente e staticamente l’operare, ma valorizza le differenze

e i risultati incentivando la sperimentazione, l’innovazione, pur garantendo l’univocità del riferimento. Un ruolo che la norma- zione tecnica oggi deve conquistarsi per diventare reale oppor- tunità di azione.

Da un lato quindi la cultura di metodo e di pertinenza e dall’altro lo strumento per lo strumento.

Progetto e strumenti della normazione tecnica per l’utilizzo delle informazioni

Senza standard la vita di tutti i giorni non sarebbe la stessa. Le norme tecniche sono necessarie per garantire sicurezza, qua- lità, affidabilità e interoperabilità (Alreshidi, 2017). Ma rappre- senta anche un contesto di condivisione di conoscenze e di tra- sferimento tecnologico, luogo di confronto e discussione inter- nazionale tra tutti i soggetti socio-economici della società civile.

Fare normazione tecnica, ovvero standardizzare, significa: - studiare, elaborare e pubblicare documenti di applicazione volontaria (norme tecniche, specifiche e rapporti tecnici, prassi di riferimento);

- incentivare e migliorare, garantendo prestazioni certe, la si- curezza, la qualità, il rispetto per l’ambiente, di prodotti, servizi, processi, modelli di business e organizzazioni, in tutti i settori industriali;

- codificare, per prodotti, servizi, professionisti e organizza- zioni, nuove terminologie, metodologie, processi, compe- tenze e modelli di organizzativi e di business, per garantire la salute, la sicurezza, la qualità e l’interoperabilità delle soluzioni utilizzate dal mercato;

- promuovere lo sviluppo di nuovi prodotti, servizi e modelli organizzativi ed il miglioramento degli esistenti attraver- so l’applicazione delle norme tecniche, rappresentando un nuovo strumento di trasferimento e condivisione della co- noscenza per l’ecosistema dell’innovazione;

- codificare il concetto di responsabilità sociale, amplifican- dolo fino ad intercettare il tema più esteso della sostenibi- lità, e tradurre principi e problematiche in azioni efficaci basate su norme internazionali di comportamento, condivi- dendo valori ed approcci metodologici.

Infine, le norme tecniche sono strumenti di trasferimento tec- nologico che, in una logica di eteronomia, supportano la ricerca, l’innovazione e la competitività per facilitare l’accesso ai mer- cati, garantire sicurezza e qualità, promuovere l’interoperabilità, diffondere fiducia all’ecosistema economico e sociale verso i prodotti innovativi, facilitandone l’accettazione.

Un esempio è la norma UNI ISO 26000:2010 “Guida alla responsabilità sociale”, progettata per essere chiara e istruttiva anche per i non specialisti: essa introduce per la prima volta nel contesto della normazione tecnica il concetto di un approccio basato su valori, quali i diritti umani, ed una visione olistica degli impatti che ogni organizzazione e/o individuo, produce rispetto al contesto in cui opera. La norma fornisce una guida su come tutti i tipi di organizzazioni possono operare in modo etico e trasparente e aiuta a comprendere il loro impatto sulla società e come essi possano contribuire allo sviluppo sostenibi- le, suggerendo le azioni per allinearsi con le raccomandazioni internazionali promosse da importanti attori istituzionali quali, ad esempio, le Nazioni Unite, l’OCSE, l’ILO, ecc.

L’approccio olistico – in parte anche multidisciplinare – pro- posto consente di sviluppare un modello di governance che per- metta di individuare le aspettative dei soggetti interessati attra- verso un’analisi del contesto in cui ci si muove, impegnandosi al contempo a rispettarle. Diventa anche strumento per definire azioni prioritarie, secondo un approccio che si basa sull’analisi

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