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131zione, la misura e il monitoraggio dei parametri ambientali post

alla base degli interventi di rigenerazione urbana attuati, abbia- mo analizzato l’ultimo Assessment Synopsis Technical Report del 2021, con particolare attenzione alle tre città finaliste: Lahti, Lille e Strasbourg.

A Lathi (Finlandia), si è operato per promuovere la natura e la biodiversità in città; ridurre il rumore; migliorare la qualità dell’aria attraverso la ciclabilità e camminabilità urbana; favo- rire attività produttive verdi secondo un piano di eco-innova- zione e governance. Attraverso l’adozione dell’app Porukka-the Crowd sono stati coinvolti i cittadini di tutte le fasce d’età e con- dizione – in particolare anziani, bambini e disabili – per mappare la presenza di aree naturali in città e sensibilizzare sulla qualità urbana e sostenibilità ambientale. Inoltre, per implementare il profilo “circolare” della città sono stati creati 20 diversi centri per il riuso e l’upcycling.

A Lille (Francia), con un esteso tessuto urbano e 1,2 mln di abitanti, negli ultimi anni si è agito sulla mitigazione e adatta- mento ai cambiamenti climatici; sulla riduzione del rumore e sulla qualità dell’aria, implementando la mobilità sostenibile; sull’uso sostenibile dei suoli e sulla gestione dei rifiuti. Inoltre, dal 2002 è stato promosso “Lille 2030”, un piano di rigenera- zione urbana delle aree industriali dismesse e di quelle residen- ziali abbandonate, favorendo la mixité sociale e la varietà delle funzioni residenziali. Anche in questo caso, tramite un’app gli abitanti sono stati coinvolti nel monitoraggio della qualità am- bientale urbana e dell’esposizione ai rumori percepiti. Sempre tramite app, si è avviato un esteso piano di coinvolgimento at- tivo degli abitanti nella gestione responsabile dell’acqua e degli spazi pubblici per limitare gli effetti delle frequenti alluvioni cui la città è naturalmente soggetta.

Strasbourg è la capitale della Grand Est region della Francia. Nel corso degli anni, la città ha avviato ampie misure di miti- gazione e adattamento ai cambiamenti climatici potenziando la mobilità sostenibile, grazie ad estese piste ciclabili e al traspor- to pubblico; migliorando la biodiversità, grazie a nuovi habitat naturali dove numerose specie animali hanno potuto insediarsi favorite attivamente dagli abitanti. Inoltre, un esteso interven- to di rigenerazione urbana ha permesso il miglioramento delle performance energetiche degli edifici esistenti, trasformati in positive and low energy buildings attraverso l’impiego di mate- riali eco-sostenibili e naturali. Anche a Strasbourg, l’implemen- tazione della qualità urbana è stata sostenuta da un’infrastruttura informatica, PSET (Project Sustainability Evaluation Tool), uno strumento interattivo che promuove l’input collaborativo e un approccio integrato per coinvolgere tutti gli stakeholders (abi- tanti; aziende; privati e pubblici) nei processi di rigenerazione della città.

Al di là dei valori dei singoli parametri adottati1, Lathi vince

grazie al carattere integrato delle iniziative multifattoriali attuate e per gli interventi site-specific basati sulla valorizzazione delle risorse disponibili e delle potenzialità ambientali locali, ottenen- do una riconnessione della città al territorio attraverso interventi area-based.

Anche nelle precedenti edizioni dello European Green Ca- pital Award, gli interventi di rigenerazione urbana presentavano un forte carattere di integrazione delle azioni progettuali, come “messa in relazione” e valorizzazione di spazi, edifici, abitanti, ambiente e risorse locali2. Negli anni, le strategie e gli interventi

1 Come l’emissione di CO2 (t/procapite/anno); la quantità di popolazione che abita entro 300 mt di distanza da aree verdi o dal trasporto pubblico; la quantità di rifiuti prodotta (kg/procapite/anno); l’utilizzo domestico di acqua (lt/procapite/giorno); l’utilizzo di energia (kWh/procapite).

2 Ormai molto oltre lo urban renewal così come preconizzato da Couch C., (1990) nel suo Urban Renewal: Theory and Practice; ma anche in piena coerenza con le indicazioni della Dichiarazione di Toledo del 22 giugno 2010.

3 Si vedano in particolare i primi effetti della nuova La “Disciplina regionale sulla tutela e l’uso del territorio” dell’Emilia Romagna (L.R. legge regionale n. 24 del 21 dicembre 2017) che ha introdotto la misurazione degli impatti ambientali negli interventi di rigenerazione urbana e di riqualificazione del costruito

di rigenerazione urbana sono stati progressivamente coadiuvati dai digital tool, impiegati in particolare per il coinvolgimento attivo della popolazione nei processi di comprensione e perce- zione del valore ambientale residuo o perduto delle città. Tali strumenti sono quindi impiegati sia in fase progettuale per rap- presentare più accuratamente i luoghi e restituire uno stato di fatto propedeutico all’intervento, sia in fase di esercizio, moni- torando i risultati ottenuti, soprattutto in termini di qualità am- bientale.

Ora, in prospettiva futura, essendo le città i principali collet- tori di risorse materiali ed energetiche (oltreché le maggiori fonti di inquinamento atmosferico e di produzione di rifiuti), sempre più emerge la necessità di misurare l’impronta ecologica dell’in- tervento di rigenerazione a scala urbana nel tentativo di ridurne gli effetti ambientali3; ciò non solo tramite politiche sull’uso del-

la mobilità e dell’energia, ma soprattutto attraverso la chiusura dei cicli metabolici di risorse materiali ed energetiche (Zubalzu et. al., 2016). Pertanto, se si considera la città come un sistema dotato di un “suo” metabolismo, confinato soprattutto in sotto- servizi, infrastrutture, edifici e materiali, la conoscenza e il mo- nitoraggio delle risorse in essi incorporate appare indispensabile nella definizione di credibili strategie di rigenerazione che ten- gano in debito conto e siano concretamente in grado di incidere positivamente sugli impatti ambientali correlati orientando le scelte progettuali.

Urban mining tools per un approccio eco-sistemico alla rige- nerazione del costruito

Lo stock di risorse, energia e materia incorporate nel costru- ito suggerisce l’adozione di strategie di rigenerazione della città environmental friendly (Balaban et al., 2014) attraverso l’imple- mentazione dell’efficienza energetica, la densificazione, il riuso e la riqualificazione degli edifici e dei suoli; la riconversione di aree dismesse; l’occupazione dei vuoti urbani; la configurazione di nuove aree verdi o la riqualificazione di quelle preesistenti; la protezione della natura e del paesaggio naturale intorno alle città. Si tratta di valorizzare le risorse preesistenti ed ottimizza- re quelle incorporate nel costruito, contribuendo d’altra parte al contenimento della produzione di rifiuti da attività di costruzio- ne e demolizione, per evitare che gli impatti ambientali superino i miglioramenti attesi (Munarin et al., 2016). Nel caso di edifici massivi, costruiti con metodi tradizionali che incorporano una quantità di energia grigia più elevata, la riqualificazione può pro- durre maggiori vantaggi ambientali permettendo di redistribuire l’energia grigia incorporata su un periodo più lungo della durata di utilizzo cinquantennale generalmente assegnata ad un edifi- cio (Gaspar and Santos, 2015); sia privilegiando l’integrazione degli elementi costruttivi esistenti alla loro sostituzione sia con- tribuendo alla riduzione dei rifiuti da costruzione e demolizione. Infatti, se la quantità di rifiuti prodotti da una società è un valido indicatore della sua efficienza materica, è facile comprendere come la relativa riduzione permetta di aumentare l’efficacia am- bientale nei processi produttivi di beni e servizi. Così, la soste- nibilità degli interventi di rigenerazione urbana incrocia quasi inevitabilmente l’approccio del metabolismo urbano. La città infatti, sempre più può essere considerata come un ecosistema con un metabolismo caratterizzato dal consumo e dall’accumulo delle varie forme di risorse, materia, energia e acqua, e dal rila-

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Technology and Evolution of the Eco-Systemic Approach to the Design

scio di rifiuti, calore e reflui.

I primi bilanci ambientali su area vasta di Abel Wolman nel 1965, mettono a punto una serie di indici per misurare gli im- patti relativi alle infrastrutture fognarie, agli acquedotti e alle emissioni atmosferiche, considerando i bilanci delle portate in ingresso e in uscita, la produzione, il consumo e lo stoccaggio. Successivamente l’Unesco, col programma Man and Biosphere, studia le relazioni tra sistemi naturali e sociali; mentre la scuo- la di Vienna sottolinea l’interscalarità degli scambi di materiale tra i nuclei urbani e le regioni circostanti, nonché l’importan- za delle città come luoghi di accumulo dei materiali. Wacker- nagel e Rees, nel 1996, propongono l’indicatore dell’impronta ecologica per valutare gli impatti ambientali dovuti ai processi antropici alla scala dell’intero sistema insediativo. Adottando il principio del decoupling delle risorse rispetto alla crescita eco- nomica, per implementare i margini di sostenibilità nei processi di sviluppo, Cagnoli (2017) suggerisce di: limitare la massa di materia prima per produrre i beni; sostituire le materie prime e i prodotti associati a maggiori emissioni carboniche (low-carbon economy), ridurre il prelievo di risorse naturali e incentivare il riciclo e il recupero; incentivare le fonti energetiche rinnovabili (FER); ridurre i rifiuti generati dalle attività produttive e i rifiuti urbani. In tale prospettiva si colloca l’approccio urban mining (Cossu et. al., 2015), guardando all’ambiente costruito come un enorme giacimento di materiali di origine antropica, da cono- scere, individuare, quantificare adeguatamente e valorizzare per ottenere effettivi bilanci ambientali positivi nella rigenerazione del costruito.

Parallelamente è richiesto lo sviluppo di una nuova estetica della post-produzione (Bourriaud, 2002), che comincia ad appa- rire in progetti di recupero che partono dalla materialità dell’e- sistente, operando per modifiche e aggiunte senza ricostruirne l’immagine, come il Palais de Tokyo di Lacaton e Vassal (2014) o la Cristalerias Planell a Barcellona di Harquitectes (2016). In questo scenario, che progressivamente assume contorni sempre più complessi dovuti al contemperamento di molteplici istanze che intervengono nel processo progettuale, i digital tool giocano un ruolo importante offrendosi quali strumenti di supporto “ine- diti” che consentono correlazioni multiscalari tra le variabili in campo.

Guardando quindi alla riduzione degli impatti ambientali nei processi di rigenerazione urbana, i digital tools permettono l’implementazione delle strategie di urban mining attraverso una preliminare mappatura della consistenza del costruito, una suc- cessiva conoscenza della potenzialità residue performance-ba- sed, una valutazione delle alternative di intervento in ottica life cycle; favorendo inoltre la valorizzazione delle risorse con la realizzazione di un database che ne renda disponibile la catalo- gazione e la collocazione propedeutica e preliminare alle scelte di intervento, come nel progetto Rotor Deconstruction (available at: https://rotordc.com).

Così, la rigenerazione urbana, integrata e sostenibile, privi- legiando la “rieditazione” del costruito attraverso la valorizza- zione delle risorse in esso incorporate, sul piano del progetto implica anche un’innovazione della cultura tecnologica come sintesi tra spazio e costruzione in chiave di circolarità delle ri- sorse (Durmisevic, 2019).

Alcune considerazioni conclusive

In questo quadro il progetto di rigenerazione è chiamato ad indagare nuove possibili configurazioni costruttive e relazionali tra spazio architettonico, tecnologia e ambiente operando “caso per caso”, secondo un approccio coerente con le teorie del re-

generative, speculative and critical design (Cole, 2012); inol- tre, valorizzando materia ed energia preesistenti e riducendo il consumo di risorse e la produzione di rifiuti, si potenzia anche il carattere eco-sistemico del progetto.

Le pratiche e le policies finora attuate testimoniano del carat- tere multifattoriale e multiscalare che, sempre più, caratterizza le strategie e gli interventi per una rigenerazione urbana sostenibi- le. I digital tools permettono la conoscenza (quindi la misura e il controllo) degli aspetti indotti dai processi integrati di rigenera- zione, anche attraverso approcci di participative design e coin- volgimento attivo degli abitanti nella definizione della qualità urbana percepita; mentre in chiave di urban mining permettono di mappare la consistenza materica del costruito per valorizza- re le risorse in esso incorporate. Tutto ciò secondo un processo iterativo che conduce dal singolo edificio al comparto urbano, fino al controllo delle scelte di progetto su area vasta; ma anche nell’ottica di una nuova cultura tecnologica orientata ad un ap- proccio che superi le visioni specialistiche in favore di una reale visione integrata tra ambiente e abitante, mediata dal costruito. Contributo finanziato per entrambi gli autori con fondo Ateneo per la ricerca, anno 2019 - Università di Sassari

References

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