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R EGO E DERIVATI NEGLI AUTORI CRISTIAN

2.2.1 ‘D ARE FORMA ’

3. R EGO , RECTOR , REGIMEN , REGNVM

3.1 A TTESTAZIONI DI REGO E DERIVATI PRECEDENTI E CONTEMPORANEE AD A GOSTINO

3.1.3 R EGO E DERIVATI NEGLI AUTORI CRISTIAN

Negli autori cristiani precedenti e contemporanei ad A. il numero maggiore di occorrenze di rego e derivati con valore cosmologico è attestato in Lattanzio, l’unico autore in cui il sostantivo regimen supera oltretutto le 10 occorrenze64 (questo lessema è invece del tutto assente nella Vulgata, e in autori come Tertulliano, Cipriano, Minucio Felice, Arnobio il Vecchio, Rufino, Girolamo, Arnobio il Giovane).

Abbiamo osservato che l’uso di questi lessemi in riferimento al governo divino inteso come interesse, diremmo, “individuale” nei confronti del singolo è di matrice biblica (v. supra, 135s.). In Min. Fel. 36,9, questo valore, associato al tema della cura divina, si salda con l’accezione più strettamente cosmologica dei nostri lessemi: il concetto del regimen divino dell’universo è caratterizzato, infatti, non come conduzione razionale delle cose del mondo, ma come relazione di amore tra Dio e le sue creature (deus ... omnium rector et amator suorum). Alla direzione del tempo cosmico attraverso il governo dei pianeti, un tema frequente in ambito pagano (v. supra, 130), si aggiunge la direzione del tempo individuale, della vita del singolo essere umano (cf. Paolin. Nol.

carm. 10,125s.: quo [sc. Christo] mentes tenet atque mouet, quo tempora nostra / et loca disponit).

64 Lact. inst. 1,3,2: mundi regimen; 1,11,51: iustum regimen; 3,29,7: humanarum rerum regimen; epit. 6,1; ira 10,44.

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In Tertulliano la famiglia lessicale di rego è piuttosto rara. Il verbo è attestato in

pat. 15, in riferimento alla patientia, virtù derivata da Dio che, tra il resto, carnem regit

(pat. 15)65, mettendo così in luce la relazione gerarchica tra sfera spirituale e sfera corporea. In Cipriano, invece, rego e derivati esprimono il governo dell’universo (epist. 59,5: cuius [sc. dei] nutu et arbitrio regi et gubernari omnia scimus et credimus; ad

Demetr. 5: mundi dominus et rector et cuncta arbitrio eius et nutu gerantur), ma

ricorrono anche in relazione al tema dell’illuminazione, secondo l’idea di un Dio che ci “fa strada”, conducendoci fuori dalle tenebre verso un percorso di luce (domin. orat. 1:

luce gratiae luminati iter uitae duce et rectore domino teneremus).

Come accennato, in Lattanzio la famiglia lessicale di rego presenta un numero molto alto di occorrenze. Nelle sue opere, questi lessemi ricorrono spesso con accezione cosmologica, con un’evidente matrice filosofica di questi usi, come dimostra il fatto che essi si concentrino soprattutto in passi di carattere dossografico66. La matrice filosofica dell’uso lattanziano si evince anche dal fatto che in questo autore tali lessemi sono spesso associati a sostantivi come mens e ratio, designando così l’azione di un principio razionale posto a governo dell’universo (inst. 2,5,19: sed dei est illa ratio qui et fecit et

regit omnia). Lattanzio insiste soprattutto sul parallelo fra il governo dell’anima sul

corpo e il governo di Dio sull’universo (posti entrambi in posizione sopraelevata: opif. 16,4); sulla unicità di questo principio razionale a fronte della molteplicità delle parti su cui esso interviene (inst. 1,3,20; 1,3,21: quodsi in uno corpore tantarum rerum

gubernationem mens una possidet et uniuersis simul intenta est, cur aliquis existimet mundum non posse ab uno regi, a pluribus posse?; 1,7,3; 3,15,5). Abbiamo visto (a

proposito di Cic. Tusc. 1,63: v. supra, 130) come l’idea della unicità del principio governatore sia un concetto già presente negli autori pagani: numerose sono le metafore che esemplificano questo concetto. In Apuleio (mund. 30; cf. ibid. 35) si trova ad esempio la metafora del comandante dell’esercito, del gubernator della nave, e dell’auriga (rector), immagini in parte riprese da Lattanzio (inst. 1,3,18), alle quali si

65 Anche Cipriano istituisce una relazione tra l’essere umano e Dio nel segno della patientia; in Cipriano, questa virtù disciplinam regit (bono pat. 20).

66 Lattanzio si riferisce agli stoici in inst. 1,2,2: Stoici ... docentes nec fieri mundum sine diuina ratione

potuisse nec constare, nisi summa ratione regeretur; 2,5,19 (cf. epit. 4,3; ira 9,1), si richiama

esplicitamente al De natura deorum di Cicerone in inst.1,2,5 (dei prouidentia regatur hoc omne quod

cernitur) e 1,5,24 (dove cita nat. deor. 2,77). Rego compare inoltre in passi relativi all’epicureismo (epit.

1,1; opif. 2,10); mentre in ira 10,50, la tesi filoprovvidenzialistica è riportata come posizione comune a Socrate e Platone, Pitagora, Zenone e Aristotele (cuius [sc. diuinae prouidentiae] ui ac potestate omnia

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aggiunge la similitudine di carattere politico fra Dio, rector mundi, paragonato al governatore (rector) di una provincia (inst. 2,16,7; cf. ira 10,42)67. Lattanzio si sofferma inoltre sulla diversificazione fra Dio e i destinatari della sua azione (egli non si mescola, per così dire, con il materiale sul quale interviene: inst. 7,3,6; la polemica è con Verg.

Aen. 6,726s.).

In inst. 2,14,9, rego assume poi una valenza morale ed è impiegato per esprimere l’azione del demone socratico sulla vita del filosofo (cuius nutu et arbitrio sua uita

regeretur; cf. epit. 23,2, dove il demone è definito custos e rector della vita di

Socrate)68. Anche in Lattanzio, infine, è spesso presente il concetto di onnicomprensività dell’azione divina (epit. 3,1: omnia regens [sc. unus deus]), che si estende anche alla storia (inst. 5,15,8)69, e l’associazione della famiglia lessicale di rego con i verbi di creazione (un modulo stilistico ben testimoniato da A.: v. infra, 141)70.

La traduzione rufiniana del De Principiis di Origene, presenta diverse attestazioni del nesso prouidentia regi, che ricorre per indicare che un’identica (e unica) azione provvidenziale governa sulla pluralità delle cose del mondo (Orig. Princ. 2,3,6:

eadem dei summi prouidentia agi regique; cf. Rm 1,20: uirtus est qua regit omnia, diuinitas qua replet uniuersa); è la provvidenza a determinare inoltre il numero di

creature razionali presenti nell’universo (Orig. Princ. 2,9,1: ut tantae [sc. rationabiles

creaturae uel mentes] sint, quantae a prouidentia dei et dispensari et regi et contineri possint); ma soprattutto, l’idea del governo della provvidenza è associata al tema della

giustizia, perché negare il primo comporta anche la negazione della seconda (Orig.

Princ. 2,9,5: nec a deo factus esse mundus nec a prouidentia eius regi credetur, et consequenter nec dei iudicium de uniuscuiusque gestis uidebitur expectandum)71.

67 In Lattanzio è inoltre presente la metafora dell’inquilino di una casa; del comandante (gubernator) di una nave; dell’anima diffusa nel corpo (3,20,14; cf. 7,3,6), nonché le figure del pastore, del re, l’immagine del sole; cf. Min. Fel. 18,7: rex unus apibus, dux unus in gregibus, in armentis rector unus. 68 Per il nesso nutu et arbitrio in associazione al verbo rego cf. Cic. Rosc. 131 (si Iuppiter Optimus

Maximus, cuius nutu et arbitrio caelum, terra mariaque reguntur ...); la stessa coppia nominale è in Cypr. epist. 59,5.

69 Cf. ciu. 5,1; e in partic. 11: v. infra, n. 77.

70 Inst. 2,5,19; 3,9,16: mundum deus et fecit et regit; 4,4,11; 5,1,1; ira 10,47: diuina prouidentia mundum

regi sicut et factus est; 10,50; 10,53: conditor rectorque mundi deus; cf. Ambr. hymn. 4,1s.: Deus creator omnium / polique rector ... (citato da A. in conf. 9,12; cf. Sen. Herc. Oet. 1275: ... rector poli); cf. Paolin.

Nol. carm. 22,56s.: ... omnia per quod / facta uigent, quod cuncta regit [sc. uerbum].

71 In Orig. Princ. 3,3,5, l’ammissione del governo onnicomprensivo della provvidenza funge da argomentazione a favore dell’ingiustizia di Dio e della sua responsabilità del male (qui dei prouidentia

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Infine, in Orig. Princ. 3,1,17, l’azione governatrice della provvidenza si attua secondo un criterio di giustizia (prouidentiam dei iuste omnia moderantem et aequissimis

dispensationibus pro singulorum meritis et causis regere inmortales animas)72 e ha lo

scopo di perfezionare le anime in vista della loro vita futura. Anche in questo caso, quindi, il governo della provvidenza ha una funzione educativa e istruttiva (inmortali et

aeterno aequitatis <iure et> moderamine diuinae prouidentiae inmortalis anima ad summam perfectionis adducitur).

In Ambrogio i lessemi membri della famiglia lessicale di rego hanno per lo più una valenza psicologica e morale, un uso già osservato a proposito di guberno e derivati (v. supra, s.uu., 102, n. 60). L’anima stessa deriva direttamente da Dio ed è la facoltà (regale mentis imperium) che ‘regge’ l’uomo (Iacob 1,1,4: uigore ac potestate

regerentur; con un riferimento, quindi, all’uso politico del verbo). Seppure in numero

inferiore, rego e derivati sono presenti, con accezione cosmologica, anche in Ambrogio (off. 1,26,124; epist. 1,4,5: omnia coercet et regit [sc. deus]; epist. 31,1: inuisibilem

deum uisibilis huius mundi rectorem esse; hex. 1,2,7: per quem [sc. deum] omnia reguntur et gubernantur: con funzione antiatomistica). Ambrogio individua inoltre in

Cristo il rector che ci conduce e ci “tiene a freno”, evitandoci di cadere (Isaac 8,64): vedremo come in A. è invece la provvidenza a evitarci di scivolare nella peruersitas attraverso la Scrittura (Gn. litt. 5,23,44, cit. infra, 143). I due livelli, psicologico e cosmologico, si saldano in Noe 17,61, attraverso il riferimento al senso della vista: secondo Ambrogio, infatti, la vista è il senso più importante per l’uomo, perché gli permette di contemplare l’universo e di desumere così la grandezza del suo creatore (anche in questo caso, quindi, il cosmo riveste una funzione strumentale, perché è attraverso la sua contemplazione che l’uomo può raggiungere Dio)73.

Infine, in Girolamo e in Paolino da Nola, la famiglia lessicale di rego esprime l’onnicomprensività dell’azione della provvidenza (Hier. in Ezech. 3,10: cuncta regi

prouidentia; Paolin. Nol. carm. 6,130: ... cuncta regit nutuque gubernat; epist. 16,3), la

iniustitiae culpa diuina prouidentia demonstretur). La risposta origeniana a questa obiezione si fonda

sull’idea dell’anteriorità dell’anima – causa del peccato – rispetto al corpo.

72 Cf. Orig. Princ. 3,1,17: περὶ τῆς ποικίλης προνοίας τοῦ θεοῦ, ἀθανάτου ψυχῆς προνουμένου.

73 Noe 17,61: domestica est [sc. uisio] luminis et per eam aspicientes caelum terram maria, solem

quoque, lunam et stellas ... intellegimus deum esse operatorem mundi atque rectorem nec sine auctore deo tantorumque operum conditore haec potuisse fieri credimus aut posse consistere.

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posizione dei suoi avversari74. Emerge inoltre il tema della onnipresenza di Dio nell’universo (cf. Paolin. Nol. carm. 10,123ss.) e dell’estensione della provvidenza, che coinvolge anche le realtà inferiori75 (apparentemente dominate dal caso), il singolo essere umano, e anche le sue azioni (Paolin. Nol. epist. 16,2: actusque nostros, quos

summi domini potestas regit et pro nostris meritis uertit aut dirigit, uacuis fatorum fortunaeque nominibus; 16,5: Quin potius ... omnia operum dei, in quibus consistimus et quorum pars sumus, omniaque munerum eius, quibus inter uitae istius fragilis et caducae incerta regimur atque seruamur, ad ipsum referamus)76.

3.2USO AGOSTINIANO

Come detto, la famiglia lessicale di rego è in stretta relazione con quelle di administro e di guberno, con le quali è a volte interscambiabile, per variare la terminologia con cui A. si riferisce all’azione divina; altre volte, invece, questi lessemi, associati in coppie verbali o nominali, danno luogo a un cumulo sinonimico (in parte è un tratto caratteristico dello stile agostiniano, in parte riprende un usus già consolidato negli autori precedenti, sia pagani che cristiani: v. supra). Neppure sul piano semantico si riscontrano particolari difformità rispetto agli usi già visti per le famiglie etimologiche di administro e guberno; dal confronto con gli autori a lui precedenti o contemporanei, emerge tuttavia che talora A. si serve di moduli espressivi ormai cristallizzati, che l’autore reimpiega, però, in contesti più vari e in parte diversi rispetto agli autori precedenti (pensiamo, ad esempio, alla versatilità con la quale A. impiega il modulo

diuina prouidentia omnia / cuncta / uniuersum regi o una sua variante).

74 Hier. in Eccl. 5,7: qui negarent prouidentia res humanas regi; Paolin. Nol. epist. 16,2: illisque mare uel

caelum casu regi commouerique uideatur, qui mundum istum aut sine rectore uacuum aut otiante neglectum deo ...

75 Paolin. Nol. carm. 22,138ss.: cuncta deum regere, et nihil ut sine mente putemus / principis esse dei,

dicens non arbore frondem, / aere non uolucrem sine iussu decidere?

76 Rego è attestato in riferimento all’uomo anche in Hier. comm. Mt. 1,865 (homines ... dei regantur

arbitrio), nel commento a Mt 6,26, un versetto a tema provvidenzialistico (respicite uolatilia caeli quoniam non serunt neque metunt neque congregant in horrea et pater uester caelestis pascit illa nonne uos magis pluris estis illis).

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3.2.1 REGO IN ASSOCIAZIONE A UN VERBO DI CREAZIONE; IL GOVERNO